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Tuesday, January 31, 2023

Crescita, per il Fondo monetario Italia e Germania non andranno in recessione - Il Fatto Quotidiano

Nonostante guerra in Ucraina e inflazione l’eurozona quest’anno riuscirà a evitare la recessione. E in generale il 2023 potrebbe rappresentare una “svolta” per l’economia mondiale: “siamo ben lontani” da ogni segnale di “recessione globale”, ha detto il capo economista del Fondo monetario internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas, commentando le nuove stime contenute nell’aggiornamento del World Economic Outlook. Che sono decisamente più ottimistiche rispetto a quelle dello scorso ottobre. Anche l’Italia non vedrà il pil calare dello 0,2%, come si stimava in autunno, ma al contrario è ora vista in crescita dello 0,6% dopo il +3,9% del 2022. L’economia tedesca a sua volta scamperà la contrazione, pur fermandosi a un progresso dello 0,1%. La Spagna segnerà uno sprint (+1,1%), positiva anche la performance della Francia a +0,7%. Il fanalino di coda della crescita mondiale sarà la Gran Bretagna, data a -0,6%, 0,9 punti in meno rispetto a ottobre per colpa della crisi energetica e dei rialzi dei tassi di interesse da parte della Bank of England. Al contrario la Russia, dopo il -2,2% del 2022 segnato dalle sanzioni occidentali (meno incisive del previsto), metterà a segno un +0,3%.

A livello globale, dopo il +3,4% del 2022 il pil è atteso frenare quest’anno al +2,9%, 0,2 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre, per poi salite del 3,1% nel 2024 (-0,1). “I rialzi dei tassi delle banche centrali per combattere l’inflazione e la guerra in Ucraina continuano a pesare sulla ripresa economica”, nota il Fmi. “I rischi restano al ribasso” ma sono “moderati” rispetto all’ottobre 2022. In ogni caso la “strada per una piena ripresa, con una crescita sostenibile, prezzi stabili e progressi per tutti, è solo all’inizio”.

Anche la Cina è data in “forte ripresa” nel 2023. con una crescita del 5,2%: la riapertura del paese dopo i lockdown da Covid “avrà un impatto sulle catene di approvvigionamento ma anche in termini di domanda interna. Per ogni punto di crescita di pil in Cina ci sono effetti sull’economia mondiale dell’ordine dello 0,3%”, afferma il capo economista dell’Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas.

L’Eurostat ha intanto comunicato l’andamento del pil dell’area euro nel quarto trimestre del 2022: è salito dello 0,1% rispetto al terzo trimestre e dell’1,9% rispetto al quarto trimestre del 2021. L’economia italiana ha viaggiato a un ritmo inferiore alla media europea, con il pil dello 0,1% rispetto al terzo trimestre contro la crescita, seppur lieve, dello 0,1% dell’area euro e la variazione nulla dell’Unione europea. Nel confronto con le altre economie europee per le quali sono al momento disponibili i dati, emerge la distanza da Spagna (+0,2%) e Francia (+0,1%). La Germania fa invece peggio con una variazione negativa dello 0,2%. Piuttosto unico in Europa il caso dell’Irlanda che registra tra ottobre e dicembre una crescita del 3,5% su base trimestrale e addirittura del 15,7% su base annua.

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Fondi pensione, il 2022 anno nero: i rendimenti perdono il 10 per cento - ilmessaggero.it

Una vera e propria batosta: i rendimenti dei fondi di previdenza integrativa nel 2022 hanno perso in media il 10%. Nello stesso periodo il Tfr lasciato in azienda si è rivalutato dell’8,3%. Lo rivela l’ultimo report della Covip, la commissione vigilanza sui fondi pensione. Nel primo caso non ha aiutato l’andamento negativo dei mercati azionari. Nel secondo caso (Tfr) invece ha influito l’alta inflazione (attraverso il meccanismo automatico di rivalutazione). 

Tfr quindi batte fondi di previdenza integrativa? Nel 2022 si. In un orizzonte più lungo - «proprio del risparmio previdenziale» - invece la partita resta aperta. Nei dieci anni tra l’inizio del 2013 e fine 2022, ad esempio, a fronte di una rivalutazione annua del Tfr pari al 2,4%, «il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti». 

Si tratta di dati molto importanti anche per il confronto sulla riforma della previdenza. Perché di fronte a questi risultati, la tesi che i fondi di previdenza complementare siano indispensabili per chi, come gli attuali giovani, rischia di avere in futuro una pensione quasi da fame, vacilla. A meno che non vengono rafforzate notevolmente le agevolazioni fiscali. 

I DATI

Nel dettaglio nel 2022 i rendimenti netti sono stati pari al -9,8% per i fondi negoziali, al -10,7% per i fondi aperti e del -11,5% per i PIP (Piani pensionistici individuali). Gli iscritti sono aumentati (+5,4% pari a 564.000 posizioni in più) arrivando a 9,2 milioni. Circa la metà dei nuovi iscritti sono “obbligati” : 200.000 arrivano dai contratti collettivi che prevedono l’iscrizione automatica dei nuovi assunti; 80.000 sono i neoassunti del pubblico impiego per i quali è scattato il silenzio-assenso. Sono aumentate anche le entrate da contributi (+4,2% per un totale di 13,9 miliardi di euro ), ma le risorse a disposizione della prestazioni sono diminuite di 7,7 miliardi di euro attestandosi a 205 miliardi di euro. 
 

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Monday, January 30, 2023

I costi dell’energia affossano la bilancia commerciale italiana (-25 miliardi nel 2022) - Il Fatto Quotidiano

Salgono in dicembre le esportazioni italiane fuori dall’Unione europea che segnano un incremento su base annua del 18,2%. Le importazioni aumentano invece dell’11,3%. Il saldo, ovvero la differenza tra valore dell’export e dell’import, è positivo per 4 miliardi e 42 milioni di euro, circa il doppio rispetto all’anno prima. Meno buoni i dati congiunturali, ossia rispetto a novembre 2022, entrambi in flessione. Le destinazioni del made in italy che mostrano i maggiori rialzi sono gli Stati Uniti (+ 22% rispetto al dicembre 2021), la Svizzera (+ 24%), il Giappone (+ 22%), la Cina (+ 17%) e la Turchia che segna un + 38%. Crollano invece le vendite verso la Russia, giù del 27%.

Tuttavia il continuo incremento delle esportazioni verso la Turchia potrebbe lasciare suppore qualche forma di triangolazione per le spedizioni italiane. Per quanto riguarda le importazioni salgono (principalmente per effetto delle alte quotazioni di petrolio e gas) quelle dai paesi Opec (+ 75%) e quelle dagli Usa (+ 37%). Precipitano del 62% gli acquisti dalla Russia. Nell’intero 2022 le esportazioni extra europee segnano un rialzo del 20% raggiungendo i 295 miliardi di euro, mentre l’import sale di ben il 54% a 321 miliardi. Il saldo è dunque negativo per circa 25 miliardi di euro. Al netto dell’energia per la quale l’interscambio è stato negativo per 112 miliardi, il saldo commerciale italiano extra Ue a 27 è stato positivo per 86 miliardi

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Alleanza Renault Nissan: ecco cosa cambia - AlVolante

UNO SCOSSONE DOPO DECENNI - La notizia ha del clamoroso: l’assetto societario dell’alleanza tra Renault e Nissan vedrà a breve un profondo cambiamento che interesserà i due partner più grandi. L'annuncio è arrivato dopo quasi quattro mesi di intensi colloqui che, secondo fonti della Reuters, sono stati piuttosto travagliati soprattutto per questioni legate alla condivisione della proprietà intellettuale anche perché Renault si è attivata per costruire una serie di accordi con società esterne a quelle che formano l’Alleanza. Un segno di queste difficoltà traspariva dalle parole di Luca De Meo che parlava di “treno in partenza e di viaggiatori che dovevano decidere se salire a bordo” (qui la notizia). Dal comunicato stampa leggiamo che “l’ambizioso obiettivo è quello di rafforzare ulteriormente i legami dell’Alleanza e accentuare al massimo la creazione di valore per tutti gli stakeholder con un approccio in tre fasi”. La prima prevede un rilancio della partnership con progetti operativi a forte creazione di valore basati in America Latina, India ed Europa e che si svilupperanno lungo le direttrici dei mercati, dei veicoli e delle tecnologie. Non c’è molto di rivoluzionario in questa parte dell’accordo, ma le cose cambiano già leggendo della seconda fase.

TURBINIO DI AZIONI - Nel secondo punto si parla infatti di come “Nissan investirebbe in Ampere, la società del settore elettrico e del software fondata dal Gruppo Renault, per diventarne un azionista strategico”. Sappiamo che Ampere (il fisico francese che ha introdotto il concetto di intensità della corrente si chiamava André-Marie Ampère) è il nome di una delle nuove divisioni del Groupe Renault che potrebbe essere quotata in borsa già da quest’anno (qui per saperne di più). 

La dichiarazione non ha dettagliato la consistenza di questa quota, ma una persona che ha familiarità con i negoziati, citata da Automotive News, ha affermato che Nissan è pronta a investire fino al 15%. Il business legato al motore a scoppio vedrebbe come azionisti Renault al 40%, Geely al 40% mentre una compagnia petrolifera avrebbe il 20%, con quest’ultima che conferirebbe expertise nello sviluppo dell'idrogeno verde e dell'infrastruttura necessaria a distribuirlo per rendere le auto a celle a combustibile a idrogeno più accessibili. Secondo Reuters la compagnia in questione sarebbe la potentissima Aramco, il produttore petrolifero statale dell'Arabia Saudita che è ovviamente interessato anche nei motori a scoppio. 

Ancor più dirompente è la terza fase, al termine della quale “Il Gruppo Renault e Nissan manterrebbero una partecipazione incrociata del 15%, con un impegno di lock-up (impegno a non vendere prima di un periodo prestabilito) e un obbligo di massimale delle partecipazioni. Sarebbero entrambe in grado di esercitare liberamente i diritti di voto connessi alla partecipazione diretta del 15%, con un tetto massimo del 15%”.

RIVOLUZIONE SOCIETARIA - Questa semplice frase segna in realtà un cambiamento profondo nelle partecipazioni incrociate tra Renault e Nissan, che sono state a lungo fonte di tensione e frustrazione all'interno di Nissan perché molto sbilanciate a favore dei francesi (la Renault detiene oggi il 43% della Nissan e quest'ultima il 15% della Renault). Quest’ineguaglianza era un ‘residuo’ del salvataggio che Renault ha svolto a favore di Nissan: l’azienda giapponese nel 1999 era sull’orlo di una bancarotta e la casa francese l’ha recuperata acquisendo una quota azionaria di controllo che gode inoltre di sostanziosi privilegi in termini di diritti di voto.

A complicare i rapporti l'arresto in Giappone nel 2018, per mai chiariti fino in fondo motivi fiscali e finanziari, dell'ex presidente dell'Alleanza Carlos Ghosn, espressione di Renault. Il top manager, dopo esser fuggito in Libano, si è dichiarato ‘vittima di un complotto’ e si è tolto vari sassolini dalle scarpe (qui per saperne di più). Questo ribilanciamento azionario sarebbe distensivo nei rapporti fra Renault e Nissan perché anche la revisione dei rapporti societari nota con il nome Restated Alliance Master Agreement è stato anch’esso oggetta di discussioni.

UN TRUST PER VENDERE - Per scendere al 15% dell’azionariato “Il Gruppo Renault trasferirebbe il 28,4% delle sue azioni Nissan in un fondo fiduciario francese, in cui i diritti di voto sarebbero ‘neutralizzati’ per la maggior parte delle decisioni ma in cui i diritti economici (dividendi e proventi dalla vendita delle azioni) andrebbero sempre interamente a vantaggio del Gruppo Renault fino alla vendita delle azioni stesse. Il Gruppo Renault impartirebbe al fondo fiduciario l’ordine di vendere le azioni Nissan con un processo ordinato e organizzato, se le condizioni economiche risultassero ragionevoli per il Gruppo Renault, ma non avrebbe l’obbligo di venderle entro un lasso di tempo specifico e predeterminato”. Questo sostanzioso pacchetto di azioni continuerebbe quindi a portare vantaggi economici per Renault, ma non avrebbe un potere decisionale perché depositato in un trust. L’Alliance Operating Board continuerebbe ad essere l’organo di coordinamento e l’accordo sarà sottoposto ai consigli di amministrazione del Gruppo Renault e di Nissan per l’approvazione definitiva.

NEL NOME DEGLI EV (CONNESSI) - Anche la grande società attiva nei semiconduttori, Qualcomm, dovrebbe entrare in Ampere, che si concentrerà principalmente sullo sviluppo e la vendita di veicoli elettrici e quindi conformi alle prossime rigide normative europee sulle emissioni, che culminerà nello stop totale delle vendite di veicoli con motori termici nel 2035, salvo revisioni nel 2026. In effetti Qualcomm ha già importanti patnership con Renault e LG per l’infotainment di bordo OpenR Link (qui la notizia) e i legami si stringeranno ancora. 

Nissan e la sua controllata Mitsubishi Motors avranno accesso alla tecnologie di Ampere per le loro gamme europee anche se Nissan dovrebbe continuare lavorare sulle proprie tecnologie EV, secondo una fonte anonima. Il filo di questo accordo, che potrebbe essere esplicitato già a febbraio, è che la transizione elettrica procede (per proprio conto rispetto al business tradizionale), ma è costosa e quindi occorrono nuovi finanziamenti. I nuovi partner tecnologici curano inoltre la parte elettronica e infotelematica, ‘componenti’ ormai alla pari con quelli meccanici, e questo fa capire quanto le automobili della Renault saranno informatizzate e connesse.

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Risparmio e investimenti, ecco il super portafoglio del 2023: più bond che azioni I consigli dei gestori - Corriere della Sera

La rivincita delle obbligazioni (non di Stato)

Se fino a pochi mesi fa la recessione sembrava inevitabile, ora i gestori sono (quasi) equamente divisi sul futuro dell’economia, e «solo» il 56,5% vede un 2023 in negativo. Segno che lo scenario peggiore potrebbe essere stato evitato, grazie a un’inflazione che non viene più indicata come il rischio principale da cui doversi difendere. E in un contesto in cui la stretta monetaria delle banche centrali è prossima ad arrivare a fine corsa, a offrire i migliori rendimenti dovrebbe essere il mercato obbligazionario. È quando emerge dal sondaggio realizzato da L’Economia del Correre della Sera a cui hanno partecipato 24 società di gestione del risparmio. In particolare, secondo gli esperti, l’attenzione nel 2023 dovrà essere rivolta in primis alle obbligazioni societarie (l’82,6% dei rispondenti) e poi alle azioni (56,5%), con un focus sullo stile value (65,2%) e sulle società a più larga capitalizzazione (73,9%). Dove investire? In primis nei Paesi emergenti (60,9%), con la Cina che cattura l’attenzione del 39,1% dei rispondenti, e poi in Europa (47,8%), dove Germania (39,1%) e Italia (30,4%) potrebbero giocare un ruolo da protagoniste. Tra i rischi da seguire con attenzione, infine, in cima ai pensieri dei gestori ci sono i tassi delle banche centrali (82,6%), seguiti dalla guerra tra Russia e Ucraina (43,5%) e poi dall’inflazione (30,4%). «Il 2023 potrebbe riservarci delle sorprese positive – commenta Maurizio Vitolo, amministratore delegato di Consultinvest sgr –. È vero che il processo di rialzo dei tassi delle banche centrali non è finito, ma è altrettanto vero che le economie si stanno mostrando estremamente resilienti alla stretta monetaria, grazie ad alcuni driver che stanno spingendo la domanda, come le nuove tecnologie e i progetti di ristrutturazione e rinnovamento. Di conseguenza, non vediamo una fase recessiva all’orizzonte – aggiunge –. Ci sarà un piccolo rallentamento, ma sarà salutare e consentirà alle banche centrali di normalizzare la politica monetaria. E i mercati reagiranno positivamente».

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Sunday, January 29, 2023

Multe e tasse non pagate, i chiarimenti sulla tregua fiscale: ecco le istruzioni per rottamare le cartelle esa - ilmessaggero.it

Cartelle esattoriali, arriva la circolare dell'Agenzia delle entrate con i chiarimenti sulla tregua fiscale. Fari accesi sulle definizioni agevolate della legge di Bilancio 2023. Pronte le istruzioni per i contribuenti che intendono beneficiare delle misure di tregua fiscale previste dall’ultima manovra (legge n. 197/2022).

La circolare

Con una circolare “omnibus”, le Entrate illustrano tutte le possibilità e le modalità per usufruire delle norme agevolative volte a supportare imprese e famiglie nell’attuale situazione di crisi economica. La circolare di oggi segue quella sulla definizione degli avvisi bonari, pubblicata lo scorso 13 gennaio. In particolare, il documento di prassi contiene indicazioni sulla regolarizzazione delle irregolarità formali relative a imposte sui redditi, Iva e Irap commesse fino al 31 ottobre 2022, sul “ravvedimento speciale” previsto per le violazioni sulle dichiarazioni relative al periodo d’imposta 2021 e precedenti, sull’adesione e definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento e su come regolarizzare gli omessi pagamenti di rate dovute a seguito di acquiescenza, accertamento con adesione, reclamo o mediazione e conciliazione giudiziale. Il documento contiene inoltre indicazioni sulla cancellazione dei debiti minori di importo fino a 1.000 euro affidati all’Agente della riscossione dal 2000 al 2015 e sulla definizione agevolata dei carichi affidati dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Spazio inoltre alle indicazioni sulle misure in materia di contenzioso pendente (definizione agevolata delle controversie tributarie, conciliazione agevolata delle controversie tributarie innanzi alle Corti di giustizia tributaria, rinuncia agevolata dei giudizi tributari pendenti innanzi alla Corte di cassazione).

Come regolarizzare le irregolarità formali

Nel documento, l’Agenzia delle Entrate spiega che per regolarizzare le violazioni formali occorre versare una somma pari a 200 euro per ciascun periodo d’imposta cui si riferiscono le violazioni e rimuovere le irregolarità od omissioni. Il versamento va eseguito in due rate di pari importo, la prima entro il 31 marzo 2023 e la seconda entro il 31 marzo 2024. Le Entrate chiariscono quali violazioni possono essere regolarizzate e quali no: tra gli esempi di violazioni formali ammesse alla regolarizzazione rientra, per esempio, l’omessa comunicazione della proroga o della risoluzione del contratto di locazione soggetto a cedolare secca. Tra quelle non ammesse rientrano invece le violazioni formali già contestate in atti divenuti definitivi al 1° gennaio 2023, e quelle contenute negli atti di contestazione o irrogazione delle sanzioni emessi nell’ambito della procedura di collaborazione volontaria (voluntary disclosure).

Il nuovo ravvedimento speciale

Il “ravvedimento operoso speciale” introdotto dalla Legge di Bilancio 2023 permette di regolarizzare le violazioni concernenti le dichiarazioni validamente presentate relative al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2021 e ai periodi di imposta precedenti. Questa agevolazione permette ai contribuenti di versare un importo pari a un diciottesimo del minimo edittale delle sanzioni previsto dalla legge, oltre all’imposta e agli interessi dovuti. Entro il 31 marzo 2023 va effettuato il pagamento dell’intero importo oppure della prima rata nel caso di pagamento rateale. Sempre entro il 31 marzo andranno rimosse le irregolarità e le omissioni oggetto del ravvedimento. La circolare di oggi chiarisce che è possibile regolarizzare le violazioni “sostanziali” dichiarative e le violazioni sostanziali “prodromiche” alla presentazione della dichiarazione. Non sono invece definibili le violazioni rilevabili ai sensi degli articoli 36-bis del DPR n. 600 del 1973, e 54-bis del DPR n. 633 del 1972, e le violazioni formali. Nel caso del ravvedimento speciale è possibile ricorrere all’istituto della compensazione. In ogni caso, per beneficiare della regolarizzazione è necessario che, alla data del versamento di quanto dovuto o della prima rata, le violazioni non siano state già contestate con un atto di liquidazione, di accertamento o di recupero, contestazione e irrogazione di sanzioni, comprese le comunicazioni di cui all’articolo 36-ter del DPR n. 600/1973.

Adesione agevolata e definizione agevolata

La legge di Bilancio ha previsto poi la definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento riferibili ai tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate. In questo caso, il beneficio derivante dalla definizione agevolata consiste nell’applicazione delle sanzioni previste nella misura di un diciottesimo della sanzione prevista dalla legge. Possono essere definiti:

- gli accertamenti con adesione relativi a processi verbali di constatazione consegnati entro il 31 marzo 2023, ad avvisi di accertamento e avvisi di rettifica e di liquidazione non impugnati e ancora impugnabili alla data del 1° gennaio 2023 e quelli notificati successivamente, ma entro il 31 marzo 2023, agli inviti al contraddittorio ex articolo 5-ter del d.lgs. n. 218 del 1997, notificati entro il 31 marzo 2023;

- gli avvisi di accertamento, gli avvisi di rettifica e di liquidazione e gli atti di recupero, qualora alla data del 1° gennaio 2023, non siano stati impugnati e siano ancora impugnabili; o siano notificati dall’Agenzia delle entrate successivamente a tale data, fino al 31 marzo 2023.

Cartelle esattoriali, pace fiscale al via: le istruzioni. Come funzionano le sanatorie, dallo stralcio al ravvedimento speciale

Regolarizzazione degli omessi pagamenti di rate

La procedura prevista prevede la possibilità di regolarizzare, mediante il versamento integrale della sola imposta, l’omesso o carente versamento delle rate successive alla prima relative alle somme dovute a seguito di accertamento con adesione o di acquiescenza degli avvisi di accertamento e degli avvisi di rettifica e di liquidazione, nonché a seguito di reclamo o mediazione, scadute al 1° gennaio 2023 e per le quali non sono stati ancora notificati la cartella di pagamento ovvero l’atto di intimazione. La procedura di regolarizzazione si applica inoltre agli importi, anche rateali, relativi alle conciliazioni scaduti al 1° gennaio 2023 e per i quali non sono stati ancora notificati la cartella di pagamento oppure l’atto di intimazione. Nell’ipotesi di regolarizzazione di omessi pagamenti di rate è esclusa la possibilità di procedere alla compensazione. Il perfezionamento avviene con il pagamento integrale di quanto dovuto, a prescindere dal pagamento rateale. La circolare chiarisce che alla data del 1° gennaio 2023 la rata da regolarizzare deve essere scaduta, deve quindi essere decorso il termine ordinario di pagamento. È possibile regolarizzare l’omesso pagamento anche quando, alla data del 1° gennaio 2023, sia intervenuta una causa di decadenza da rateazione ai sensi dell’articolo 15-ter del Dpr n. 602/1973.

Stralcio dei debiti fino a euro 1.000

D’intesa con l’Agenzia delle entrate-Riscossione, la circolare dedica spazio ai chiarimenti sullo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 e sulla definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

Definizione agevolata delle controversie tributarie

La definizione agevolata delle controversie tributarie riguarda le controversie attribuite alla giurisdizione tributaria, in cui è parte l’Agenzia delle entrate ovvero l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, pendenti al 1° gennaio 2023 in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione e quello instaurato a seguito di rinvio e richiede il pagamento di un determinato importo correlato al valore della controversia e differenziato in relazione allo stato e al grado in cui pende il giudizio da definire. Al riguardo, la circolare specifica che possono essere definite non soltanto le controversie instaurate avverso atti di natura impositiva, quali gli avvisi di accertamento e atti di irrogazione delle sanzioni, ma anche quelle inerenti atti meramente riscossivi. La definizione agevolata si perfeziona con la presentazione di una domanda di definizione e con il pagamento eseguito, entro il 30 giugno 2023, dell’integrale importo dovuto per ciascuna controversia autonoma. È esclusa la possibilità di fruire della compensazione prevista dall’articolo 17 del d.lgs. n. 241 del 1997. Nel caso in cui gli importi dovuti superino euro 1.000 è ammesso il pagamento rateale in un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo, da versare, rispettivamente, entro il 30 giugno, 30 settembre, 20 dicembre e il 31 marzo di ciascun anno.

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Saturday, January 28, 2023

Cartelle esattoriali, arrivate oltre 65mila domande di rottamazione: come funziona - Sky Tg24

A pochi giorni dall’attivazione del servizio sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, sono già tantissime le richieste di rottamazione, che fanno riferimento a debiti compresi tra il 2000 e lo scorso 30 giugno. Ecco cosa serve sapere per attivare la procedura, dai carichi che si possono includere ai tempi e alle modalità di pagamento

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Caro bollette, la Cgia: nel 2022 un aumento di 91,5 miliardi - TGCOM

Se nel 2022 il prezzo dell'energia elettrica è più che raddoppiato (+142%), passando da 125 (media 2021) a 303 euro per MWh (media 2022), quello del gas, invece, è rincarato addirittura del 167%, salendo da 46 euro (media 2021) a 123 euro (media 2022). Il peggio, comunque, sembra essere ormai alle spalle: nei primi 26 giorni del 2023 la media del prezzo dell'energia è scesa a 176 euro e quello del gas a 68 euro. Importi comunque superiori rispettivamente del 190 e del 240% se comparati con quelli di inizio 2021.

In seguito ai rincari dei prodotti energetici, però, non tutti ci hanno rimesso: molte aziende energetiche, ad esempio, nel 2022 hanno registrato un enorme aumento dei ricavi. Per questa ragione il Governo Draghi ha provveduto a istituire il contributo di solidarietà che doveva consentire alle casse dello Stato di incassare da questa misura complessivamente 10,5 miliardi di euro. Dopo il saldo del 30 novembre, però, l'erario ha "ricevuto" solo 2,7 miliardi di euro. Pertanto, tra i 44,5 miliardi di extragettito incassati provvisoriamente in più nei primi 11 mesi del 2022, mancano sicuramente all'appello altri 7,8 miliardi di euro.

La Corte dei Conti ha cercato di individuare le ragioni di questo flop, segnalando le criticità: l'identificazione dei soggetti a cui si applica il contributo; le modalità di determinazione della base imponibile; i possibili problemi di costituzionalità del tributo; l'indeducibilità del tributo; la possibile traslazione del contributo sul consumatore finale. L'Agenzia delle Entrate, da parte sua, ha annunciato che nei prossimi mesi avvierà controlli mirati sugli extraprofitti realizzati dalle grandi aziende energetiche.


Per quanto riguarda invece le misure messe in campo dal governo Draghi e quelle previste nel decreto Aiuti quater approvato dall'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, famiglie e imprese italiane hanno ricevuto nel 2022 circa 70 miliardi di euro di aiuti contro il caro bollette. Pertanto il maggiore aumento in capo a famiglie e imprese è stato di circa 20 miliardi: un importo però puramente teorico, perché le imprese hanno utilizzato solo la metà degli aiuti messi a disposizione.

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Bonus ristrutturazione: via libera a detrazione, cessione e sconto in fattura nel caso di diversi fornitori - Informazione Fiscale

Si possono scegliere la detrazione, la cessione del credito e lo sconto in fattura nel caso di importi corrisposti a diversi fornitori per gli interventi relativi al bonus ristrutturazione? L'Agenzia delle Entrate fornisce risposta positiva nel corso di Telefisco 2023

Si possono scegliere sia la detrazione, sia la cessione del credito, sia lo sconto in fattura nel caso in cui i fornitori siano diversi?

Il quesito relativo agli interventi che rientrano nel bonus ristrutturazioni ha trovato risposta da parte dell’Agenzia delle Entrate nel corso di Telefisco 2023, l’evento de Il Sole 24 Ore del 26 gennaio 2023, giunto alla 32esima edizione.

Deve essere rispettato il massimale di spesa agevolabile per ciascun intervento effettuato.

Bonus ristrutturazione: via libera a detrazione, cessione e sconto in fattura nel caso di diversi fornitori

Il quesito posto all’Agenzia delle Entrate, la cui risposta è stata fornita nel corso di Telefisco 2023, riguarda le spese relative ad interventi che rientrano nel bonus ristrutturazioni, sulla base dell’articolo 16-bis del TUIR.

Il contribuente ha sostenuto diversi interventi:

  • di muratura;
  • idraulici;
  • elettrici;
  • di falegnameria.

Nello specifico per gli interventi della prima categoria l’impresa ha concesso l’utilizzo dello sconto in fattura, il soggetto ha quindi pagato il 50 per cento della spesa.

Gli altri tre tipi di interventi sono invece stati pagati integralmente dal contribuente.

Il soggetto chiede se può optare per la cessione del credito o per la fruizione diretta dell’agevolazione attraverso la detrazione per le spese sostenute per i diversi fornitori.

L’Agenzia delle Entrate richiama innanzitutto il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate dell’8 agosto 2020, che fornisce chiarimenti sulle modalità per l’esercizio delle opzioni previste dall’articolo 121 del decreto Rilancio in alternativa all’utilizzo diretto della detrazione.

Al punto 3.3 del documento di prassi viene chiarito quanto di seguito riportato:

“L’importo della detrazione spettante è calcolato tenendo conto delle spese complessivamente sostenute nel periodo d’imposta, comprensive dell’importo non corrisposto al fornitore per effetto dello sconto praticato. In presenza di diversi fornitori per il medesimo intervento, la detrazione spettante è commisurata all’importo complessivo delle spese sostenute nel periodo d’imposta nei confronti di ciascuno di essi.”

Come chiarito al punto 3.1 del medesimo documento di prassi, anche l’importo dello sconto in fattura è determinato attraverso quanto indicato nel punto 3.3 e non può essere superiore al corrispettivo dovuto.

Il contribuente può quindi beneficiare della detrazione nella dichiarazione dei redditi per le spese sostenute per alcuni dei fornitori.

Per altri fornitori può invece scegliere la strada dello sconto in fattura o della cessione del credito.

In ogni caso deve essere rispettato il massimale di spesa agevolabile, relativo all’intervento effettuato.

Bonus ristrutturazione e bonus edilizi: strada in salita per la cessione dei crediti

Sebbene venga confermata la possibilità di beneficiare dell’agevolazione attraverso la cessione del credito, soprattutto per i bonus edilizi diversi dal superbonus la strada è tutta in salita.

Da diverso tempo, ormai, il Governo è alla ricerca di una soluzione per sbloccare i crediti incagliati e permettere alle banche e agli intermediari finanziari di ottenere maggiore capienza fiscale.

I crediti fermi nei cassetti fiscali di contribuenti, imprese e banche, nel mese di dicembre 2022, ammontava a 99 miliardi di euro.

Di questi circa 52 miliardi sono legati a spese che rientrano nel superbonus, mentre i rimanenti riguardano gli altri bonus edilizi. Il valore dei crediti del bonus facciate ammonta a quasi 25 miliardi di euro.

Per risolvere la questione sono state avanzate diverse proposte, dall’ampliamento della compensazione con F24 all’allungamento delle rate per la fruizione della detrazione, passando per l’acquisto da parte degli enti locali.

Al momento la soluzione è tutt’altro che vicina e sono necessari interventi in materia da parte del Governo.

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Bonus ristrutturazione: via libera a detrazione, cessione e sconto in fattura nel caso di diversi fornitori - Informazione Fiscale
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Tregua fiscale al via: le istruzioni delle Entrate dal nuovo ravvedimento speciale allo stralcio ... - Il Sole 24 ORE

- gli avvisi di accertamento, gli avvisi di rettifica e di liquidazione e gli atti di recupero, qualora alla data del 1° gennaio 2023, non siano stati impugnati e siano ancora impugnabili; o siano notificati dall'Agenzia delle entrate successivamente a tale data, fino al 31 marzo 2023.

Regolarizzazione degli omessi pagamenti di rate

La procedura prevista prevede la possibilità di regolarizzare, mediante il versamento integrale della sola imposta, l'omesso o carente versamento delle rate successive alla prima relative alle somme dovute a seguito di accertamento con adesione o di acquiescenza degli avvisi di accertamento e degli avvisi di rettifica e di liquidazione, nonché a seguito di reclamo o mediazione, scadute al 1° gennaio 2023 e per le quali non sono stati ancora notificati la cartella di pagamento ovvero l'atto di intimazione. La procedura di regolarizzazione si applica inoltre agli importi, anche rateali, relativi alle conciliazioni scaduti al 1° gennaio 2023 e per i quali non sono statiancora notificati la cartella di pagamento oppure l'atto di intimazione. Nell'ipotesi di regolarizzazione di omessi pagamenti di rate è esclusa la possibilità di procedere alla compensazione. Il perfezionamento avviene con il pagamento integrale di quanto dovuto, a prescindere dal pagamento rateale. La circolare chiarisce che alla data del 1° gennaio 2023 la rata da regolarizzare deve essere scaduta, deve quindi essere decorso il termine ordinario di pagamento. È possibile regolarizzare l'omesso pagamento anche quando, alla data del 1° gennaio 2023, sia intervenuta una causa di decadenza da rateazione ai sensi dell'articolo 15-ter del Dpr 602/1973.

Stralcio dei debiti fino a euro 1.000 e definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione

D'intesa con l'Agenzia delle entrate-Riscossione, la circolare 2/E dedica spazio ai chiarimenti sullo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 e sulla definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

Definizione agevolata delle controversie tributarie

La definizione agevolata delle controversie tributarie riguarda le controversie attribuite alla giurisdizione tributaria, in cui è parte l'Agenzia delle entrate ovvero l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, pendenti al 1° gennaio 2023 in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione e quello instaurato a seguito di rinvio e richiede il pagamento di un determinato importo correlato al valore della controversia e differenziato in relazione allo stato e al grado in cui pende il giudizio da definire. Al riguardo, la circolare specifica che possono essere definite non soltanto le controversie instaurate avverso atti di natura impositiva, quali gli avvisi di accertamento e atti di irrogazione delle sanzioni, ma anche quelle inerenti atti meramente riscossivi. La definizione agevolata si perfeziona con la presentazione di una domanda di definizione e con il pagamento eseguito, entro il 30 giugno 2023, dell'integrale importo dovuto per ciascuna controversia autonoma. È esclusa la possibilità di fruire della compensazione prevista dall'articolo 17 del d.lgs. n. 241 del 1997. Nel caso in cui gli importi dovuti superino euro 1.000 è ammesso il pagamento rateale in un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo, da versare, rispettivamente, entro il 30 giugno, 30 settembre, 20 dicembre e il 31 marzo di ciascun anno.

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Friday, January 27, 2023

Europa consolida il rally 2023, Milano regina dei listini a +11,5% - Il Sole 24 ORE

5' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Ottava in buon rialzo per le Borse europee, che consolidano il rally 2023 con Milano che, con il +0,83% di venerdì e il +2,6% settimanale, si conferma prima della classe portando il bilancio di gennaio a +11,5%. Gli investitori da un lato soppesano i dati macro (negli Stati Uniti confermata una crescita trimestrale migliore delle previsioni e inflazione in rallentamento) e dall'altro guardano alle trimestrali e alle decisioni di Fed e Bce sui tassi, in arrivo la settimana prossima. La speranza è che arrivi un ammorbidimento della politica monetaria, finora improntata all'aggressività. Se Piazza Affari è stata la regina di denari, è comunque andato bene anche il resto del Vecchio Continente: Parigi +1,4% nella settimana e +9,6% da inizio anno, Francoforte +0,8% nei 5 giorni e +8,8% nel 2023, Londra sulla parità nell’ottava e +4,2% da inizio anno e Madrid +1,6% nella settimana e +10,1% da inizio anno.

In Europa in territorio positivo quasi tutti i settori, con le performance migliori per le auto (+3,3% lo Stoxx Europe 600), le banche (+3,2%, che in Italia dalla settimana prossima saranno chiamate alla prova dei conti) e i tecnologici (+3,6%). In Italia le small cap (+0,3% il Ftse Italia Small Cap Index) e il comparto bancario (+5,9%) e le utility (-3,5%) hanno segnato le performance migliori, le utility (-1,6%) la peggiore. Infatti, sul Ftse Mib, su base settimanale i rialzi maggiori sono stati quelli di St (+14,7%), dopo i conti brillanti, Intesa Sanpaolo (+7,8%), Unicredit (+6,2%) e Leonardo (+7,2%), mentre i ribassi più sostenuti sono stati quelli di Snam (-3%), Enel (-2,9%) e Campari (-2,5%). Anche in Europa hanno brillato i tecnologici (Infineon la migliore, con un +9,9% a Francoforte) e i titoli del lusso (Kering +4,9% a Parigi).

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Venerdì seduta positiva, occhi su conti e banche centrali

Nella seduta di venerdì, hanno tenuto banco in particolare il rallentamento dell'inflazione americana in linea con le stime e la stagione delle trimestrali ormai nel vivo (protagoniste a breve anche le grandi banche italiane, con Unicredit il 31 gennaio). Così il 27 gennaio gli indici hanno chiuso poco distanti dalla parità (CAC 40 di Parigi, DAX 40 di Francoforte, IBEX 35 di Madrid, FT-SE 100 di Londra e AEX di Amsterdam).Discorso diverso per Milano, come detto maglia rosa, confermandosi ai massimi in un anno poco sotto i 26.500 punti. L'indice principale di Piazza Affari è trainato dai petroliferi (Tenaris, Saipem), dagli industriali con Buzzi Unicem e ancora da Stmicroelectron, già protagonista alla vigilia dopo i conti 2022 e outlook per l'anno in corso sopra le stime.

Inflazione Usa rallenta in linea con stime

L'inflazione americana è rallentata a dicembre a livelli che non si registravano dall'ottobre 2021. Va detto che il dato sui prezzi è stato in linea con le aspettative. Infatti, l'inflazione Pce calcolata in base alle spese per consumi si è attestata al 5% annuo dal 5,5% di novembre (+0,1% la variazione congiunturale). La componente "core", depurata dagli elementi volatili, è cresciuta dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 4,4% rispetto a un anno prima, come previsto dagli analisti, dopo il +4,7% di novembre. I prezzi energetici sono diminuiti del 5,1% in un mese e sono aumentati del 6,9% in un anno, quelli dei generi alimentari sono diminuiti dello 0,7% in un mese e sono aumentati dell'11,2% in un anno. I redditi personali, inoltre, sono aumentati in linea con le attese, mentre le spese per i consumi sono diminuite più del previsto. Infine, le spese per i consumi sono diminuite di 41,6 miliardi di dollari, -0,2% rispetto al mese precedente, contro attese per un -0,1%.

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In crescita nel 2021 la ricchezza pro capite degli italiani, ma inferiore agli altri Paesi - Economia - Agenzia ANSA

Alla fine del 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane, misurata come somma dei attività reali (abitazioni, terreni) e finanziarie (depositi, titoli, azioni) al netto delle passività finanziarie, era pari a 10.422 miliardi, ossia 176 mila euro pro capite. La ricchezza è aumentata di oltre 300 miliardi a valori correnti rispetto all'anno precedente (+3%), proseguendo il trend del 2019 non interrotto dalla pandemia. Lo si legge in una nota Istat-Bankitalia in cui si precisa però che in termini reali la ricchezza si è ridotta dell'1,1%, in controtendenza rispetto al 2020 (+1,7%), e in rapporto al reddito è scesa da 8,71 a 8,66.

Le passività finanziarie delle famiglie italiane, inoltre, sono aumentate del 3,7%, superando a fine 2021 la soglia dei 1.000 miliardi. "Si è osservato in particolare un incremento della componente dei prestiti (+3,8%)", sottolinea l'indagine.

Le attività reali, pari a 6.186 miliardi di euro, sono aumentate dello 0,3% a prezzi correnti (+16 miliardi), soprattutto per effetto delle abitazioni (+0,4%; +23 miliardi), il cui valore ha registrato una crescita per la prima volta dal 2012. Il valore degli immobili non residenziali si è invece ridotto (-1,5%), proseguendo la fase di contrazione in atto dal 2012. Le attività finanziarie (5.237 miliardi) hanno segnato una crescita più robusta rispetto a quelle reali, pari al 6,6% (per un controvalore di 325 miliardi), trainata  prevalentemente dalle azioni (+150 miliardi) e dalle quote di fondi comuni (+89 miliardi).

È stata rilevante, sottolineano Istat e Bankitalia, anche la crescita dei depositi (+70 miliardi), seppure meno accentuata di quanto osservato nel 2020 (+104 miliardi). Lo stock di titoli obbligazionari continua a calare dal 2012. Le passività finanziarie sono aumentate del 3,7%, superando la soglia dei 1.000 miliardi. Si è osservato in particolare un incremento della componente dei prestiti (+3,8%). 

A differenza di quanto registrato nel 2020, la crescita della ricchezza finanziaria delle famiglie è tornata a beneficiare ampiamente dei guadagni in conto capitale (+4,3%, per un aumento complessivo di 210 miliardi), legati soprattutto alle azioni e alle quote di fondi comuni, mentre il contributo delle transazioni si è collocato attorno al 2,3%.

Misurata in rapporto alla popolazione, la ricchezza netta pro capite delle famiglie italiane alla fine del 2021 era inferiore a quella di tutti gli altri Paesi, ad eccezione della Spagna (dove l'ultimo dato disponibile è del 2020). Secondo il rapporto Istat-Banca d'Italia, dal 2018 la crescita della ricchezza pro capite è stata modesta per le famiglie di Francia, Regno Unito, Germania e Italia e più sostenuta per le famiglie canadesi e statunitensi, grazie alla dinamica favorevole delle attività finanziarie. 

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Thursday, January 26, 2023

Azienda Rheinmetall pronta a fornire 139 Leopard se serve - Agenzia ANSA

(ANSA) - ROMA, 24 GEN - Il gruppo di armamenti tedesco Rheinmetall potrebbe consegnare un totale di 139 carri armati Leopard di tipo 1 e di tipo 2. Il suo portavoce lo ha detto alla rete editoriale RND mentre Berlino ancora discute se trasferire in Ucraina i tank. "Abbiamo ancora 22 veicoli Leopard 2A4 che potremmo preparare per l'uso", ha detto a Rnd. "La riparazione di questi veicoli richiederebbe quasi un anno. La consegna sarebbe possibile a fine 2023/inizio 2024. Ci sono anche 29 Leopard 2A4 che abbiamo in lavorazione e che avremo pronti entro aprile/maggio 2023". Il portavoce ha aggiunto: "Dal Leopard 1 potremmo rendere disponibili 88 veicoli". (ANSA).
   

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Wednesday, January 25, 2023

Superbonus al 110%, novità per case popolari e cooperative: l’ipotesi - QuiFinanza

Possibili novità in arrivo per il superbonus al 110% fino al 2026 che interesserebbe solo case popolari e cooperative: è questa l’ipotesi alla quale starebbe lavorando il Governo in scia, in particolare, al pressing di Forza Italia che ha chiesto al MEF una proroga del bonus da inserire nel decreto Milleproroghe.

Superbonus, novità in arrivo?

Secondo quanto ricostruito da il Messaggero, FI, dunque, spinge per andare in soccorso delle fasce di popolazione in maggior difficoltà economica. Le modifiche – che saranno oggetto degli emendamenti al decreto Milleproroghe in discussione in queste ore – dovrebbero dunque interessare esclusivamente alloggi popolari – ossia in gestione a Comuni o regione -e cooperative con l’ipotesi, appunto, di agevolazione piena (scaduta al 2022) fino al 2026 al 110%.

M5S torna alla carica

Intanto, i Cinquestelle sono tornati alla carica sulle villette ma qui la strada verso il semaforo verde è decisamente più difficile. “Il M5S, in occasione del passaggio al Senato del dl Milleproroghe, ha presentato emendamenti per ridare slancio al Superbonus . Per consentire la fruizione del Superbonus sulle case unifamiliari, ancora con il 110%, intendiamo prorogare al 30 giugno 2023 il termine per la conclusione dei lavori e al 31 dicembre 2022 lo stato avanzamento lavori al 30%”,. annuncia Patuanelli, capogruppo M5S in Commissione bilancio del Senato.

Intanto, sembra che il Superbonus sia diventato meno “attrattivo”. L’abbassamento della detrazione fiscale, legata ai Superbonus, dal 110% al 90% per l’anno 2023, determinerà quasi sicuramente un netto ridimensionamento della propensione all’utilizzo degli incentivi” ed il ‘décalage’ previsto “sia per il 2024, che per il 2025 avrà effetti ancora più disincentivanti. Per questo, tale modalità di programmazione del livello di detrazione fiscale dovrebbe essere totalmente riprogrammata, adottando un orizzonte di vigenza degli incentivi fiscali quanto più lontano possibile”. Lo si legge nella memoria portata dal Consiglio nazionale degli ingegneri, presieduto da Angelo Domenico Perrini in Commissione Finanze, al Senato.

Superbonus meno attrattivo

Per la categoria tecnica, “l’Italia deve sin da ora pensare ad incentivi, ad esempio al 90%, duraturi nel tempo, validi per almeno 15, o 20 anni in modo da permettere ad una platea estremamente ampia e difforme di proprietari di immobili di programmare la fattibilità, soprattutto finanziaria, dei singoli interventi”.

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Borse europee caute in chiusura, Milano a galla (+0,24%) con le banche. Gas sotto 60 euro - Il Sole 24 ORE

4' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Seduta senza mordente per le Borse del Vecchio Continente, alla continua ricerca di spunti, tra dati macro e trimestrali, per cercare di capire lo stato di salute dell’economia e, quindi, le future mosse della Bce. A Milano il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni sopra la parità (+0,24%) grazie alle banche. A Parigi il Cac40 è salito dello 0,26% e a Francoforte il Dacx40 è rimasto pressoché invariato (-0,07%). In leggero calo il Ftse100 a Londra (-0,35%).

A rendere prudente il clima della giornata ci ha pensato la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ieri sera a mercati chiusi aveva spiegato che i tassi d’interesse «dovranno ancora aumentare significativamente». Parole solo in parte controbilanciate poco fa dal collega Fabio Panetta, per il quale le valutazioni si faranno a marzo: «Qualsiasi indicazione incondizionata, ossia slegata dall’evoluzione prospettica dell’economia, che vada oltre febbraio si discosterebbe dal nostro approccio basato sui dati». Tra un messaggio dell’Eurotower e l’altro, in mezzo sono anche arrivati gli indici Pmi europei, a sorpresa sopra le attese. Ennesima indicazioni che potrebbe lasciare mano libera ai banchieri centrali sui futuri ritocchi del costo del denaro. Attenzione anche stagione delle trimestrali, al via anche in Italia mentre negli Stati Uniti è già nel vivo.

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Giornata di volatilità per i prezzi del petrolio, con gli occhi sulla domanda cinese, che appare in recupero dopo la fine della politica restrittiva contro il Covid. In calo del 10% sotto i 60 euro al megawattora i prezzi del gas naturale. Sul valutario l'euro si conferma vicino a 1,09 sul biglietto verde.

Wall Street debole. Problemi tecnici al Nyse

Wall Street chiude debole. Il Dow Jones sale dello 0,31% 33.733,83 punti, il Nasdaq perde lo 0,27% a 11.334,27 punti mentre lo S&P 500 cede lo 0,07% a 4.016,82 punti. In avvio di seduta si sono verificati dei problemi tecnici al Nyse che hanno provocato la sospensione di decine di titoli. Tra quelli fermati risultano delle società Morgan Stanley, Verizon, AT&T, Nike e McDonald’s, secondo il sito del Nyse. Molti titoli avevano mostrato una quantità abnorme di contrattazioni, portando alla sospensione. La maggior parte dei titoli fermati ha ripreso le contrattazioni alle 9.45 (le 15.45 in Italia). Questa settimana, non sono previsti interventi dei massimi funzionari della Fed. L'attesa è poi per una serie di trimestrali, tra questa e la prossima settimana, che daranno un quadro della situazione, permettendo una più puntuale valutazione dello stato dell'economia statunitense; oggi, la più attesa è quella di Microsoft Corp, che sarà pubblicata dopo la chiusura dei mercati.

A Milano bene le banche, deboli i petroliferi

Il Ftse Mib di Milano è riuscito a tenersi a galla grazie alla tenuta degli istituti di credito, tutti in cima al listino - che mostrano di apprezzare la prudenza di Panetta - a partire da Intesa Sanpaolo (+2,05%), Unicredit (+1,5%), Bper (+1,43%), Banco Bpm (+1,27%) e Mediobanca (+0,62%). Andamento positivo anche per molti titoli del comparto utility-energia. Chiusura con il segno più per A2A (+0,76%), Hera (+0,6%) ed Enel (+0,55%). Il dietrofront del greggio ha pesato invece su Saipem (-3,35%), Eni (-1,53%) e Tenaris (-1,26%).

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Tuesday, January 24, 2023

E sulla rottamazione delle cartelle è falsa partenza - ilGiornale.it

Rottamazione quater, falsa partenza. Da venerdì scorso è attiva la procedura per aderire alla nuova rottamazione di una cartella o di una parte degli avvisi di pagamento, per i debiti fino a mille euro, senza interessi, sanzioni, mora e aggio. Ma ci sono molte incognite che rischiano di vanificare lo sforzo. Vediamo perché.

L'Erario ha pubblicato sul sito il software per presentare le domande. «Il contribuente può presentare diverse istanze di rottamazione con l'unico vincolo che la stessa cartella può essere inclusa in una sola istanza, pertanto la domanda entro il 30 aprile 2023 è sempre integrabile», spiega al Giornale Antonio Gigliotti, responsabile del Centro Studi Fiscal Focus. Chi presenta la domanda viene escluso dal novero del soggetti inadempienti, si sospende la riscossione, così come i termini di prescrizione e decadenza e le eventuali azioni esecutive. Entro 72 ore chi ha aderito riceverà un link per confermare la domanda, pena l'esclusione. Un problema non da poco, visto che molti dei 19 milioni di debitori non hanno le competenze informatiche necessarie e dovranno comunque rivolgersi ai Caf. Chi ha in corso la rottamazione ter può evitare di pagare la rata in scadenza il 28 febbraio. Solo entro il 30 giugno le Entrate comunicheranno l'ammontare del dovuto, tenendo conto dell'avvenuto stralcio automatico. La riscossione procederà solo se già avviata. Entro il 31 luglio 2023 i contribuenti dovranno infine versare la prima o unica rata dei versamenti dovuti. In caso di scelta del pagamento rateale le somme dovute dovranno essere versate nel numero massimo di diciotto rate.

«L'Agenzia Riscossione non ha dimostrato di conoscere la legge - sottolinea il commercialista Alberto Arrigoni nella sua newsletter - i primi moduli infatti mostrano carenze e dovranno essere integrati, così i tempi già stretti si riducono». Nella domanda telematica infatti non è riportato «il riferimento al carico definibile», cioè all'importo dovuto. Né «è evidenziato che l'interesse da applicare non è l'interesse legale, anche questa una anomalia, ma un interesse del 2% annuo». Problemi formali, certo. Che però potrebbero indurre comunque molti soggetti ad accelerare i termini di manifestazione di volontà, prima che i moduli vengano rivisti. Il mancato, insufficiente o tardivo pagamento degli importi dovuti determinerà automaticamente il mancato perfezionamento della procedura: «Allora perché l'Agenzia non ha inserito tutte le cartelle in automatico? Il contribuente che sa l'importo da pagare solo a giugno potrebbe non essere in grado di procurarsi la provvista necessaria», ragiona il commercialista Gianluca Timpone.

La speranza è che la valanga di cartelle di cui sono pieni gli archivi dell'ex Equitalia, che assieme valgono più di mille miliardi di euro, finiscano in cenere: «Il meccanismo delle riscossioni non funziona. Bisogna capire come evitare l'accumulo», dice Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze del Senato. Buone notizie anche sugli italiani «sovraindebitati incolpevoli» previsto dalla legge 3 del 2012, come ricorda l'avvocato Claudio Defilippi. Il nuovo modulo presentato venerdì a mezzanotte ricalca le misure previste dal governo Conte I e dà più poteri all'Organismo di composizione della crisi, che così potrà sospendere tutte le esecuzioni, anche quelle immobiliari. «È possibile anche presentare entrambe le domande, si risparmia in media fino al 50% delle cartelle dal 2000 al 15 giugno 2022», ricorda Defilippi.

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Crescono i prezzi di benzina (+0,88%) e gasolio (+0,61%). I consumatori: è l’effetto sciopero - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

3' di lettura

Cresce dello 0,88% il prezzo della benzina (1,83 euro circa), così come quello del gasolio che registra un aumento dello 0,61% (1,87 euro circa) mentre è in diminuzione, seppur di uno scarno 0,23%, il costo del Gpl (0,79 euro circa). Secondo le rilevazioni del ministero dell’Ambiente datate 23 gennaio è cresciuto ancora il prezzo medio giornaliero dei carburanti alla pompa rispetto alla rilevazione del 16 gennaio scorso. Per benzina e gasolio la rilevazione fa riferimento esclusivamente ai prezzi self-service, mentre per il Gpl si prende in considerazione solo il carburante per autotrazione. Nello stesso periodo del 2022 - per effetto del taglio delle accise - il prezzo della benzina era di 1,75 euro al litro (rilevazione 17 gennaio), quello del gasolio di 1,62 euro e il Gpl di 0,81 (qui la rilevazione risale al 10 gennaio dello scorso anno). Per i consumatori si tratta dell’effetto sciopero. E invocano l’intervento dei prefetti.

L’ira dei consumatori

«Si assiste all'ennesima speculazione a danno dei cittadini: in concomitanza con l'avvio dello sciopero, i prezzi di benzina e gasolio stanno registrando rialzi in tutta Italia, approfittando dell'esigenza degli automobilisti di fare il pieno per non ritrovarsi a secco nei due giorni di protesta - attacca Furio Truzzi, presidente di Assoutenti -. Una situazione che dimostra ancora una volta come sia necessario intervenire sul fronte della trasparenza e della formazione dei prezzi dal pozzo alla pompa, e anche per questo stiamo studiando le contro-misure da intraprendere contro benzinai e compagnie petrolifere disonesti, con una evasione denunciata di circa 14 miliardi di euro ann». E mentre Confcommercio che per bocca del segretario generale Luigi Taranto in audizione alla Camera getta acqua sul fuoco sottolineando «l'insussistenza di pratiche speculative da parte dei rivenditori all'origine dell'incremento dei prezzi dei carburanti», Assoutenti chiede l’intervento dei prefetti «per precettare i benzinai e costringere i distributori a rimanere aperti». Rincara la dose il Codacons che annuncia di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio.

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Le associazioni del trasporto passeggeri

Preoccupate anche le sigle che rappresentano il Tpl e i bus granturismo. «Nella situazione attuale, ipotizzando che non vi siano ulteriori rialzi del prezzo industriale del gasolio, né interventi, si stima che nel solo primo trimestre del 2023 resteranno a carico delle imprese di trasporto passeggeri con autobus maggiori costi per l'acquisto di gasolio per oltre 100 mln di euro rispetto al medesimo periodo del 2021», spiega Nicola Biscotti presidente Anav. «Si tratta di più del doppio rispetto all'incremento medio registrato in ciascun trimestre 2022 (rispetto al 2021), allorquando, grazie al taglio lineare delle accise e alle misure compensative previste a favore del trasporto con autobus (complessivamente 250 mln di euro), i maggiori oneri per l'aumento del prezzo del gasolio effettivamente gravanti sulle imprese sono stati in media di circa 48 mln di euro rispetto ai corrispondenti trimestri del 2021. E la stima - conclude - può essere ritenuta prudente».

La protesta Ncc

«Lo sciopero dei benzinai del 24/26 gennaio è un problema serio per tutti e dovrebbe spingere ad alcune riflessioni, prima di tutto da parte del Governo. In questi giorni si vedono tanti attacchi ai benzinai ma in realtà il problema è legato ai continui rincari e all'immobilismo dell'esecutivo» È lo sfogo del presidente di Azione Ncc Francesco Ruoche aggiunge: «Esprimiamo forte preoccupazione, per noi Ncc è l'ennesima mazzata che si aggiunge alla concorrenza sleale dei taxi e ai rincari. Al Governo chiediamo di pensare a un piano serio per contenere i prezzi. Ci sono troppe accise e speculazioni da ogni parte».

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Panetta (Bce): «No a rialzi prestabiliti dei tassi dopo febbraio» - Il Sole 24 ORE

3' di lettura

La Banca centrale europea non dovrebbe impegnarsi su alcun rialzo dei tassi specifico oltre febbraio, soprattutto perché c’è motivo di cauto ottimismo sull’inflazione: lo ha detto il membro del consiglio direttivo della Bce, Fabio Panetta, in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, il 24 gennaio (pubblicata sul sito della Bce). «C’è troppa incertezza nell’economia per impegnarsi preventivamente e incondizionatamente su una linea specifica», ha affermato Panetta. «Oltre febbraio qualsiasi guidance incondizionata, ovvero non correlata alle prospettive economiche, si discosterà dal nostro approccio basato sui dati».

Panetta ha affermato che le decisioni devono essere basate sull’evoluzione dell’inflazione, dei salari, dei prezzi dell’energia, degli sviluppi della guerra della in Ucraina, dell’economia globale e di quella dell’Eurozona: «Ci sarà una recessione?».

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«Le nostre proiezioni di dicembre - ha spiegato - prevedevano un’inflazione superiore al nostro obiettivo del 2% fino alla metà del 2025. Era ragionevole aumentare i tassi a dicembre e segnalare un passo simile a febbraio». A marzo ci saranno nuove proiezioni «e dovremmo rivalutare la situazione».

Falchi e colombe

La Bce si è sostanzialmente impegnata ad aumentare il tasso di riferimento di mezzo punto percentuale il 2 febbraio, portandolo al 2,5%, ma stanno emergendo orientamenti diversi per marzo, suggerendo che il dibattito è aperto, nonostante l’indicazione per un significativo inasprimento della politica monetaria a ritmo costante. Alcuni membri del board, inclusi i governatori delle Banche centrali olandese e slovacca, hanno chiesto specificamente un aumento di 50 punti base a marzo. Altri, inclusi i governatori delle Banche centrali greca e italiana, preferiscono maggiore cautela e gradualità.

Ribadito l’impegno a «fare tutto il necessario per ridurre l’inflazione al 2% senza indebiti ritardi, al minimo costo per l’economia», secondo Panetta, «una discussione pubblica e dettagliata delle effettive misure politiche, sui punti base, sarebbe inappropriata. Tale discussione dovrebbe svolgersi all’interno del consiglio direttivo della Bce».

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Lagarde alla Borsa tedesca, "manterremo la rotta sul rialzo dei tassi" Da Investing.com - Investing.com Italia

Lagarde alla Borsa tedesca, © Reuters.

Di Alessandro Albano 

Investing.com - La Banca centrale europea non staccherà i piedi dall'aumento dei tassi. Questo, in sintesi, quanto affermato lunedì dalla presidente Christine Lagarde in un discorso tenutosi alla Deutsche Boerse (ETR:), che ha ricalcato quanto detto pochi giorni fa al Wef di Davos. 

Spiegando che in meno di sei mesi la Bce ha alzato i tassi di interesse di 250 punti base, l'aumento "più rapido della nostra storia", Lagarde ha chiarito che i tassi "dovranno ancora aumentare significativamente a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi e rimanere a quei livelli per tutto il tempo necessario".

"In altre parole - ha aggiunto - manterremo la rotta per garantire il tempestivo ritorno dell'inflazione al nostro obiettivo". 

Prima degli interventi in Svizzera e l'ultimo di ieri in Germania, i mercati finanziari avevano inziato a prezzare un pivot da parte della Bce sulla falsa riga di quanto previsto per la Fed, dopo che gli ultimi dati macro hanno cominciato a mostrare gli effetti della stretta monetaria delle banche centrali. 

Ma nonostante l'inflazione in Europa sia rallentata (9,2% a/a novembre), l'ex Fmi ha ribadito che i prezzi restano su livelli "decisamente troppo alti, in parte a causa della nostra vulnerabilità ai cambiamenti geopolitici dell'energia", facendo riferimento al "decoupling dalla Russia" che "ha spinto l'inflazione energetica nell'area euro a livelli straordinari".

Se da una parte l'inflazione energetica è recentemente scesa, l'inflazione sottostante "continua a salire", di conseguenza, ha aggiunto Lagarde, "è fondamentale che i tassi di inflazione al di sopra dell'obiettivo del 2% della BCE non si radicano nell'economia. Dobbiamo abbassare l'inflazione. E raggiungeremo questo obiettivo".

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Lagarde alla Borsa tedesca, "manterremo la rotta sul rialzo dei tassi" Da Investing.com - Investing.com Italia
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Bond Eni, richiesta record: ecco a chi andranno e come funziona il riparto - Corriere della Sera

Lotto minimo e riparto

Tutti i richiedenti avranno il lotto minimo pari a due obbligazioni (cioè duemila euro), poi scatterà il riparto sull’ammontare di emissione che eccede il lotto minimo totale (618 milioni di euro). Le obbligazioni residuali saranno assegnate in misura proporzionale al valore delle richieste non soddisfatte. Se dovesse esserci un ulteriore residuo, sarà assegnato con sorteggio tra i richiedenti che hanno partecipato al riparto. Saranno le banche a comunicare in questi giorni ai risparmiatori quante obbligazioni si sono aggiudicati. «Il successo di questa operazione — ha commentato il ceo di Eni Claudio Descalzi — è un fortissimo riscontro in termini di fiducia. Tantissimi italiani hanno creduto in quello che stiamo facendo, sia in termini di progressiva evoluzione verso processi industriali e prodotti decarbonizzati, sia di garanzia della sicurezza energetica».

I target di sostenibilità

Il bond è collegato al raggiungimento di due obiettivi di sostenibilità: la riduzione delle emissioni nette di gas serra associate alle attività di esplorazione ed estrazione di idrocarburi (-65% sul 2018) e l’incremento entro fine 2025 ad almeno 5 Gigawatt della capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili. Il bond quinquennale offre un rendimento lordo minimo del 4,3%, pari al 3,18% al netto dell’imposta del 26 per cento. Una remunerazione leggermente superiore al Btp di pari durata.

Il rendimento «extra»

Ma se Eni non dovesse raggiungere anche solo uno dei target (il cosiddetto «step up»), il tasso salirà dello 0,5% nell’ultimo anno di vita del bond. Dunque il tasso di rendimento lordo medio annuale sarà del 4,39 per cento.

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Avvisi bonari: quanto conviene la definizione agevolata con sconto sulle sanzioni - Ipsoa

Chi

Contribuenti persone fisiche, soggetti titolari di partita IVA (imprenditori, società, esercenti arti e professioni), enti non commerciali per le comunicazioni di irregolarità (avvisi bonari o avvisi di pagamento) concernenti le imposte sui redditi (art. 36-bis, D.P.R. n. 600/1973) e l’IVA (art. 54-bis, D.P.R. n. 633/1972):

a) relative ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, al 31 dicembre 2020 e al 31 dicembre 2021,

b) per le quali il termine di pagamento (30 giorni dal ricevimento della comunicazione ex art. 2, comma 2, D.Lgs. n. 462/1997, 90 giorni in caso di avviso telematico), non è ancora scaduto alla data del 1° gennaio 2023, ovvero recapitate successivamente a tale data (art. 1, commi da 153 a 159, legge n. 197/2022).

Cosa

Le somme dovute dal contribuente a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni in materia di imposte sui redditi e di IVA, relative ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, al 31 dicembre 2020 e al 31 dicembre 2021, richieste con le comunicazioni di irregolarità (avvisi bonari), per le quali il termine di pagamento non è ancora scaduto alla data del 1° gennaio 2023 ovvero recapitate successivamente, possono essere definite con il pagamento:

- delle imposte e dei contributi previdenziali,

- degli interessi e delle somme aggiuntive.

In tal caso, le sanzioni sono dovute nella misura del 3% (rispetto al 10% ordinariamente applicabile in sede di comunicazione degli esiti) delle sanzioni dovute sulle imposte non versate o versate in ritardo, senza alcuna riduzione delle imposte stesse.

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In pratica, le imposte, i contributi previdenziali, gli interessi e le somme aggiuntive sono dovuti per intero, mentre le sanzioni sono ricalcolate nella misura del 3% delle imposte non versate o versate in ritardo.

Rientrano nella definizione:

- le comunicazioni recapitate ai contribuenti a partire dal 1° dicembre 2022 e gli avvisi telematici messi a disposizione degli intermediari a partire dal 2 ottobre 2022 (circolare 13 gennaio 2023, n. 1/E, par. 1);

- le comunicazioni recapitate successivamente alla data del 1° gennaio 2023.

Le violazioni di omesso o tardivo versamento che rientrano nella definizione agevolata di cui si parla non possono essere regolarizzate, in alternativa, mediante il ravvedimento speciale (art. 1, comma 174 e ss., legge n. 197/2022), anche qualora non sia ancora pervenuta la comunicazione di irregolarità (invece, per le annualità diverse da quelle indicate, in caso di mancata notifica dell’avviso bonario, il contribuente, in presenza di tutte le condizioni previste, può ricorrere al ravvedimento speciale o ordinario - art. 13, comma 1-bis, D.Lgs. n. 472/1997).

Rateazioni in corso

Rientrano nella possibilità di definizione agevolata anche le comunicazioni, riferite a qualsiasi periodo d’imposta (quindi, anche anteriore al 2019), per le quali alla data del 1° gennaio 2023 è “regolarmentein corso il pagamento rateale (art. 3-bis, D.Lgs. n. 462/1997). In tal caso, gli avvisi bonari possono essere definiti con il pagamento del debito residuo a titolo di imposte e contributi previdenziali, interessi e somme aggiuntive, con la rideterminazione delle sanzioni pari al “3 per cento dell’imposta (non versata o versata in ritardo) che residua dopo aver considerato i versamenti rateali eseguiti fino al 31 dicembre 2022”, ivi compresi “gli importi di eventuali rate scadute entro il 31 dicembre 2022 ma non ancora versate (il cui versamento dovrà essere eseguito, nella misura originariamente prevista, entro la scadenza della rata successiva)” (circolare 13 gennaio 2023, n. 1/E, par. 2 e nota 6).

Nota bene

A tal proposito, è stato chiarito che per “rateazioni in corso al 1° gennaio 2023” si intendono le rateazioni regolarmente intraprese in anni precedenti (a prescindere dal periodo d’imposta), per le quali, alla medesima data, non si è verificata alcuna causa di decadenza ai sensi dell’art. 15-ter del D.P.R. n. 602/1973 (circolare 13 gennaio 2023, n. 1/E, par. 2).

Come

La definizione si ottiene effettuando il versamento delle somme dovute, comprese le sanzioni ridotte, entro i termini previsti.

Il pagamento delle somme dovute deve avvenire utilizzando il modello F24.

In caso di versamento rateale, le somme possono essere versate in un numero massimo di 20 rate, a prescindere dall’ammontare (art. 1, comma 159, legge n. 197/2022), con i relativi interessi di rateazione, pari al 3,5% annuo (art. 5, comma 2, D.M. 21 maggio 2009), calcolati dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di elaborazione della comunicazione. Le rate trimestrali nelle quali il pagamento è dilazionato scadono l'ultimo giorno di ciascun trimestre (art. 3-bis, D.Lgs. n. 462/1997).

Rateazioni in corso

Il pagamento rateale delle somme dovute, come rideterminate a seguito della definizione agevolata, prosegue secondo le modalità e i termini previsti (art. 3-bis, D.Lgs. n. 462/1997). Condizione necessaria per beneficiare della riduzione sanzionatoria è che il pagamento rateale prosegua, senza soluzione di continuità, secondo le scadenze previste dall’originario piano di rateazione, ovvero, nei casi di importo originario non superiore a 5.000 euro, usufruendo dell’estensione fino a 20 rate (art. 1, comma 159, legge n. 197/2022).

Quando

Il pagamento delle somme dovute, con le sanzioni ridotte al 3%, deve avvenire nei termini ordinari, vale a dire:

a) in unica soluzione, entro 30 giorni (90 giorni in caso di avviso telematico) dal ricevimento della comunicazione originaria o della comunicazione definitiva contenente la rideterminazione degli esiti (art. 2, D.Lgs. n. 462/1997);

b) in forma rateale, versando la prima rata entro il termine di 30 (o 90) giorni e le rate successive entro l’ultimo giorno di ciascun trimestre successivo, con i relativi interessi di rateazione (art. 3-bis, D.Lgs. n. 462/1997).

La definizione agevolata non viene meno nelle ipotesi di lieve inadempimento (lieve tardività nel versamento delle somme dovute o della prima rata, non superiore a 7 giorni; lieve carenza nel versamento delle somme dovute o di una rata, per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10.000 euro; tardivo versamento di una rata diversa dalla prima entro il termine di versamento della rata successiva, art. 15-ter, D.P.R. n. 602/1973), salva l’applicazione delle sanzioni per la carenza e/o il ritardo.

In caso di omesso o tardivo pagamento delle somme dovute, oltre i limiti del lieve inadempimento, la definizione non produce effetti e si applicano le ordinarie disposizioni in materia di sanzioni e riscossione, mediante iscrizione a ruolo delle somme dovute, con sanzioni calcolate nella misura piena (art. 13, D.Lgs. n. 471/1997).

Calcola il risparmio

La norma prevede l’applicazione automatica della riduzione delle sanzioni, in caso di definizione degli avvisi bonari, relativi alle annualità 2019, 2020 e 2021.

Il contribuente, quindi, nella scelta tra definire l’avviso bonario o attendere l’iscrizione a ruolo e impugnare l’atto deve considerare che la riduzione della sanzione per omesso versamento non è pari a due terzi (dal 30 per cento al 10 per cento) ma pari al 90 per cento (dal 30 per cento al 3 per cento).

Caso n. 1

Avviso bonario relativo all’anno d’imposta 2018 (dichiarazione 2019) consegnato il 3 dicembre 2022.

Imposta non versata: 2.000

Sanzione (10%): 200

Interessi: 120

In questo caso, non è possibile beneficiare della riduzione delle sanzioni al 3% perché il controllo automatizzato non riguarda i periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, al 31 dicembre 2020 o al 31 dicembre 2021.

Caso n. 2

Avviso bonario relativo all’anno d’imposta 2018 (dichiarazione 2019) consegnato il 3 settembre 2022.

Imposta non versata: 2.000

Sanzione (10%): 200

Interessi: 80

Il contribuente ha optato per il pagamento in 8 rate trimestrali di pari importo, pagando la prima rata di euro 285 entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione. Importo residuo totale (imposta, interessi e sanzioni): 1.995

Poiché al 1° gennaio 2023 è in corso la rateazione, il contribuente può beneficiare della riduzione delle sanzioni dal 10% al 3%

Le somme residue possono essere definite con il pagamento del debito residuo a titolo di imposte e contributi previdenziali, interessi e somme aggiuntive, con le sanzioni rideterminate al 3%, senza alcuna riduzione sulle imposte residue non versate o versate in ritardo. Sul totale imposta ancora da versare sono dovute le sanzioni pari al 3% (euro 52,5).

Importo residuo totale da versare: 1.872,5

Caso n. 3

Avviso bonario redditi 2019 (dichiarazione 2020), consegnato il 5 aprile 2023.

Imposta non versata: 12.000

Sanzione (3%): 360

Totale: 12.360 oltre interessi

Nel caso in cui il contribuente non intendesse definire l’avviso bonario con pagamento entro 30 giorni (90 in caso di comunicazione telematica), le somme iscritte a ruolo sarebbero pari a:

Imposta non versata: 12.000

Sanzione (3%): 3.600

Totale: 15.600 oltre interessi

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