"Non abbiamo ancora ricevuto un dettaglio sulle regioni, ma solo sulle aree. Quello che posso dire è che la maggior parte dei posti di lavoro (che saranno tagliati, dei 3'000 preventivati ndr) si trovano a Zurigo o nei dintorni". Sono parole di Natalia Ferrara, co-direttrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB), intervistata dalla RSI nel giorno in cui UBS ha annunciato importanti novità sull’acquisizione di Credit Suisse.
" In Ticino già in passato ci sono stati dei tagli importanti. Credo che riusciremo a gestire l’impatto sul Ticino. Ci sarà un accompagnamento che prevediamo di fare e in questo senso siamo già in contatto con il Consiglio di stato e con la Sezione del lavoro e con il Centro di studi bancari, per far sì che le persone siano concretamente accompagnate e aiutate”.
Londra ha chiuso in calo dello 0,45%, Parigi dello 0,65%, Madrid dello 0,34%, Milano dello 0,29% e Francoforte è l'unica Borsa che è riuscita a mantenersi in terreno positivo (+0,35%). Passa così sotto traccia il rally di Ubs (+6%), oscurata dai timori per il rapporto sull'occupazione negli Usa che sarà diffuso domani.
Nel frattempo, fanno notare gli analisti, l'inflazione dell'Eurozona ha smesso di rallentare riportando il focus sul tema dei tassi che la Bce potrebbe decidere di alzare nuovamente.
L'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS comporterà probabilmente un totale di 3’000 licenziamenti in Svizzera: 1’000 di questi riguardano l'integrazione di CS Svizzera nel gruppo bancario, mentre altri 2’000 concernono altre aree di attività locali dell'istituto rilevato.
TG 12:30 di giovedì 31.08.2023
Lo ha dichiarato giovedì mattina il presidente della direzione di UBS Sergio Ermotti in una teleconferenza con gli analisti. Di primo mattino con un comunicato UBS aveva annunciato che avrebbe integrato completamente l'unità elvetica di Credit Suisse. Questa soluzione è "di gran lunga" la migliore, ha sostenuto Ermotti.
TG 12:30 di giovedì 31.08.2023
Le analisi hanno inoltre anche confermato la necessità dell'acquisizione. Per CS non era solo una questione di liquidità: l'istituto non avrebbe più potuto sopravvivere da solo, ha argomentato il 63enne.
ASIB: maggior parte dei posti di lavoro salvaguardati
Nonostante l’integrazione di Credit Suisse da parte di UBS, in Svizzera moltissimi posti di lavoro nel settore bancario verranno salvati, ha dichiarato per parte sua Natalia Ferrara. La co-direttrice dell’ASIB, l’Associazione svizzera degli impiegati di banca, ospite della trasmissione RSI Modem in mattinata, prima del'annuncio ufficiale, aveva dichiarato: “Nel corso della mattinata Sergio Ermotti (direttore generale di UBS, ndr) riferirà personalmente dell’impatto sui posti di lavoro in Svizzera e vi posso dire che sono dispiaciuta che il marchio sparisca e per le molte collaboratrici e collaboratori che fino a questa mattina speravano che ci sarebbe ancora stata nel Paese una seconda banca importante, ma posso però anche dire che la maggior parte dei posti di lavoro nella Confederazione verranno salvaguardati”.
Si ipotizzavano infatti fino a 10'000 posti di lavoro cancellati in Svizzera.
Ai nostri microfoni, Ferrara ha poi spiegato che l’ASIB vede in questa decisione “un’importante assunzione di responsabilità da parte di UBS” e che la scelta “è il risultato del lavoro di tutti i partner sociali”.
Il Governo deplora i tagli
Il Consiglio federale ha reagito con una presa di posizione scritta alle novità annunciate giovedì da UBS e in particolare alla notizia dei 3'000 esuberi nei prossimi anni in Svizzera. Il Governo deplora i tagli, ha fatto sapere Guy Parmelin. Il ministro dell'economia, tuttavia, sottolinea anche la soddisfazione dell'Esecutivo per il fatto che i partner sociali - l'istituto da una parte e i rappresentanti del personale dall'altra - abbiano saputo trovare un'intesa.
«Dopo oltre un anno di significativa stretta monetaria, l’outlook dell'area euro rimane altamente incerto. L'attività si è visibilmente attenuata e gli indicatori previsionali segnalano una debolezza futura sebbene rimangano importanti sacche di resilienza, soprattutto nel mercato del lavoro». Lo ha detto Isabel Schnabel, membro del Consiglio direttivo Bce, inaugurando i lavori di una conferenza sulle dinamiche dell’inflazione organizzata a Francoforte dalla Banca centrale europea e dalla Fed di Cleveland.
In questo contesto di incertezza, ha aggiunto Schnabel, la Bce nel corso delle prossime riunioni valuterà attentamente i rischi sia al ribasso che al rialzo per le dinamiche di inflazione. «Se dovessimo ritenere che l’orientamento della politica non è in linea con un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%, questo renderebbe giustificato un ulteriore aumento dei tassi di interesse. In un contesto di mercati del lavoro vicini alla piena occupazione e venti inflazionistici strutturali, ciò assicurerebbe anche contro il persistente rischio elevato che l’inflazione rimanga sopra il nostro obiettivo per troppo tempo. Al contrario, se la nostra valutazione della trasmissione della politica monetaria suggerisse che il ritmo della disinflazione sta procedendo come desiderato, potremmo permetterci di attendere fino alla nostra prossima riunione per raccogliere ulteriori prove su come la frenata della domanda aggregata si rifletterà nel tempo su prezzi e salari».
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«In base a questo approccio dipendente dai dati - ha aggiunto Schnabel - non possiamo prevedere quale sarà il tasso massimo né per quanto tempo i tassi dovranno essere mantenuti a livelli restrittivi. Non possiamo neanche impegnarci in azioni future, il che significa che non possiamo scambiare la necessità di ulteriori restrizioni della politica monetaria oggi con la promessa di mantenere i tassi a un certo livello più a lungo».
È il grande caldo di fine mese, che con ogni evidenza sembra ora svanito, a spiegare la risalita momentanea dei prezzi nel mercato elettrico. Semplicemente, l’ingente utilizzo dei condizionatori nelle case e negli uffici comporta un aumento della domanda di energia e dunque una crescita del prezzo. Nell’ultima decade di agosto la curva ha toccato i massimi degli ultimi trenta giorni, superando nel picco quota 160 euro al megawattora. Il valore medio, in ogni caso, è pari circa a un quinto di quello che si registrava nell’agosto 2022, quando l’impatto delle tensioni geopolitiche scaturite dal conflitto ucraino era ben più permeante. Anche sul gas il discorso è analogo: nulla a che vedere con il trimestre estivo dello scorso anno, ma i prezzi sono ancora al di sopra dei livelli pre-crisi.
Gli aumenti e la scelta tra mercato libero e maggior tutela
Dopo l’impennata del 2022, il costo della materia prima si è relativamente stabilizzato nei primi sei mesi dell’anno in corso. In particolare, però, a giugno la discesa dei prezzi ha conosciuto una battuta d’arresto. Questo ha portato l’Arera a preannunciare un aumento dello 0,4% nel terzo trimestre. Nel cosiddetto “anno scorrevole”, compreso tra il 1 ottobre 2022 e il 30 settembre 2023 la spesa stimata per una famiglia-tipo è di 1.1550 euro, in aumento del 7,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ma dei rincari sui mercati internazionali le famiglie italiane sentiranno l’effetto nelle prossime bollette. Per Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, «Se rimangono questi i prezzi è certo che ci sarà un aumento sulla prossima bolletta dell’elettricità. Dal primo ottobre ci sarà un balzo fra il 7 e il 10% delle tariffe elettriche per l’ultimo trimestre, il primo aumento, un po’ pesante, del 2023».
Inoltre, è il caso di notare che nell’ultimo quinquennio il Prezzo unico nazionale (Pun) - riferimento per l’energia elettrica - e il Punto di scambio virtuale (Psv) - riferimento per il gas - sono sempre aumentati nel periodo tra agosto e settembre, con la sola eccezione del 2022 che, però, fa storia a sé per le ragioni legate alla guerra e al riassetto delle forniture. Considerando, dunque, pressoché inevitabili i rincari per il mese alle porte, quali sono le differenze tra Mercato a maggior tutela e Mercato libero?
Il Mercato tutelato
Le condizioni economiche del servizio a maggior tutela, con cui si intende la fornitura di energia elettrica ad abitazioni e microimprese, sono aggiornate all’inizio di ogni trimestre dall’Arera in base alle proiezioni dei prezzi all’ingrosso per quel periodo. Per quanto riguarda il gas naturale, invece, l’aggiornamento delle quotazioni avviene su base mensile seguendo, come si diceva, l’andamento dell’indice Psv del mercato all’ingrosso. Il passaggio dal meccanismo trimestrale a quello mensile per la valutazione del prezzo del gas è stato introdotto da Arera proprio per poter stabilire un valore più in linea con il mercato all’ingrosso e far fronte all’onda dei rincari.
In ogni caso, tale mercato, detto anche a maggior tutela, non permette ai clienti di scegliere le tariffe che preferiscono, differentemente dal Mercato libero dove, invece, l’utente può optare per soluzioni a prezzo bloccato o a prezzo variabile, con lo scopo di individuare il fornitore che offre il servizio al costo più vantaggioso in quel momento.
Il Mercato libero
Il mese scorso l’Arera, in occasione della pubblicazione della Relazione annuale, ha comunicato dati in merito: il 69,3% degli utenti domestici è passato al mercato libero, il 66,8% per il gas naturale.
Il regime di Maggior Tutela, in ogni caso, cesserà il 1° gennaio 2024, dopo vari rinvii, traghettando per un primo momento in un regime transitorio, definito a “Tutele Graduali”.
I prezzi bloccati per 36 mesi: pro e contro
Ma anche all’interno del Mercato libero è possibile scegliere offerte con prezzo bloccato fino a 36 mesi, di modo da non esporsi alle continue oscillazioni del mercato all’ingrosso. Di contro, decidendo di affidarsi a soluzioni a prezzo fisso, sarà impossibile beneficiare di eventuali vantaggi in caso di cali nel mercato all’ingrosso. Da considerare anche che, nel breve periodo, tali tariffe presentano una spesa superiore rispetto a quelle a prezzo variabile: il prezzostabilito dal fornitore è, mediamente, più alto rispetto a quello che viene a determinarsi nel mercato all’ingrossoe, pertanto, almeno in un primo momento, potrebbe tradursi in una maggiore spesa in bolletta. I dati Arera, comunque, confermano una propensione della clientela a scegliere tariffe bloccate per almeno 12 mesi, che nel caso dell’energia elettrica costituiscono il 76% dei contratti.
(Teleborsa) - Seduta al ribasso per le principali borse del Vecchio Continente. Tiene invece la piazza di Milano che si posiziona sulla linea di parità, con l'attenzione degli investitori che è focalizzata su numerosi dati macroeconomici, i quali potrebbero anche avere un effetto sul percorso della politica monetaria della BCE. In particolare, oggi sono in programma i report sull'inflazione della Germania (alle 14 ore italiana) e della Spagna (+0,5% mese +2,6% anno ad agosto), che forniranno ulteriori indizi sulle pressioni dei prezzi nella regione, in vista dei numeri complessivi Eurostat di domani.
Sempre sul fronte macro, l'Istat ha comunicato che ad agosto, la diminuzione dell'indice di fiducia delle imprese italiane ha espresso un generalizzato peggioramento in tutti i comparti, attestandosi sul valore più basso da novembre 2022. Anche a livello di Euro Zona, è peggiorata la fiducia di imprese e consumatori.
L'Euro / Dollaro USA continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a +0,06%. Sostanzialmente stabile l'oro, che continua la sessione sui livelli della vigilia a quota 1.938,3 dollari l'oncia. Lieve aumento del petrolio (Light Sweet Crude Oil) che sale a 81,55 dollari per barile.
Sui livelli della vigilia lo spread, che si mantiene a +167 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 4,23%.
Tra i mercati del Vecchio Continente sottotono Francoforte che mostra una limatura dello 0,32%, sostanzialmente tonico Londra, che registra una plusvalenza dello 0,35%, e deludente Parigi, che si adagia poco sotto i livelli della vigilia.
Nessuna variazione significativa per il listino milanese, con il FTSE MIB che si attesta sui valori della vigilia a 28.923 punti; sulla stessa linea, si muove intorno alla parità il FTSE Italia All-Share, che continua la giornata a 30.942 punti. In frazionale progresso il FTSE Italia Mid Cap (+0,52%); sulla parità il FTSE Italia Star (+0,06%).
Tra le migliori Blue Chip di Piazza Affari, buoni spunti su Banca MPS, che mostra un ampio vantaggio del 2,21%. Guadagno moderato per Leonardo, che avanza dell'1,26%. Piccoli passi in avanti per Banco BPM, che segna un incremento marginale dell'1,18%. Giornata moderatamente positiva per Saipem, che sale di un frazionale +1,13%.
I più forti ribassi, invece, si verificano su STMicroelectronics, che continua la seduta con -0,99%. Fiacca Recordati, che mostra un piccolo decremento dello 0,90%. Discesa modesta per Prysmian, che cede un piccolo -0,87%. Pensosa Moncler, con un calo frazionale dello 0,56%.
I più forti ribassi, invece, si verificano su Caltagirone SpA, che continua la seduta con -2,44%. Tentenna GVS, con un modesto ribasso dell'1,29%. Giornata fiacca per Ariston Holding, che segna un calo dell'1,07%. Piccola perdita per MutuiOnline, che scambia con un -1%.
Dacia continua a crescere e oggi proietta le sue ambizioni verso orizzonti più elevati. Il marchio di origine rumena ha conseguito risultati positivi nel 2022 sul mercato europeo, posizionandosi al 12esimo posto a fine anno. Ai tempi dell'insediamento dell'amministratore delegato Luca de Meo è stata espressa la volontà di proprsi in una fascia più prestigiosa senza però abbandonare il suo core di accessibilità.
Considerando che attualmente nel panorama europeo non esiste un concorrente diretto di rilievo al marchio Jeep, non sarebbe irragionevole ipotizzare che Dacia possa in futuro assumere tale ruolo, dotandosi di una gamma adeguata e di soluzioni in grado di conferire maggiore credibilità a questa aspirazione. Facciamo il punto della situazione:
Nuovi modelli di auto Dacia in arrivo
Così Dacia intende sfidare i marchi cinesi
Nuovi modelli di auto Dacia in arrivo
La futura gamma della Dacia Bigster sarà caratterizzata da più configurazioni possibili con pacchetti tematici. L'offerta motoristica potrebbe comprendere diverse alternativi, tra cui un propulsore turbo a benzina da 1.0 litri a tre cilindri, disponibile in versioni standard con 90 CV e versioni bifuel benzina-Gpl da 100 CV. Potrebbe essere presentato un motore turbo a benzina da 1.3 litri a quattro cilindri o un'opzione diesel da 1.5 dCi. Vi è anche la prospettiva di una variante ibrida, che sfrutta il powertrain full hybrid adottato sulla Renault Clio.
Dacia Fastback è un suv a sette posti caratterizzato da un design elegante, intenzionato a competere con modelli quali Peugeot 5008, Nissan X-Trail e Volkswagen Tiguan Allspace. Malgrado l'obiettivo di mantenere un prezzo accessibile, Dacia si pone come obiettivo quello di evitare optional superflui, offrendo una probabile opzione di elettrificazione. Quest'ultima potrebbe ricalcare l'approccio del modello più grande, presentando un sistema di ibridazione da 145 CV derivato dalla gamma Renault.
Dacia sta esplorando la possibilità di lanciare un veicolo elettrico a basso costo per l'uso urbano, tratto in parte dall'ispirazione fornita dalla Citroen Ami. Questo modello potrebbe avere un prezzo stimato intorno ai 5.000 euro.
Dacia è impegnata anche nello sviluppo di un nuovo suv compatto chiamato Dacia C-Neo, il cui design combinerà elementi delle Citroen C4 e delle Skoda Scala. Con una lunghezza di circa 4,40 metri, presenterà una lieve elevazione da terra e un tetto ispirato alle forme tipiche delle auto aziendali.
La prossima generazione della Dacia Dokker offrirà una varietà di opzioni motoristiche, tra cui una propulsione ibrida benzina da 145 CV e una propulsione elettrica da 136 CV, basate sulla piattaforma modulare CMF-B. Sarà anche possibile scegliere il motore a benzina 1.2 TCe da 115 CV, equipaggiato con la tecnologia mild hybrid advanced da 48 V e potenzialmente offerto anche nella versione Eco-G a Gpl.
Così Dacia intende sfidare i marchi cinesi
Dacia si è affermato come un costruttore con una base di clientela affezionata che ricerca vetture a costi contenuti, mentre altri marchi stanno introducendo veicoli elettrici a prezzo più elevato. Con un totale di quasi 292.000 veicoli venduti nella prima metà del 2023, rappresentando un incremento del 30% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, Dacia si rivela più popolare che mai. Questo successo la pone in una posizione di competere alla pari con l'arrivo di numerosi costruttori cinesi nel settore automobilistico.
Il brand ha abbracciato da tempo lo stile di vita all'aperto, presentando accessori e edizioni speciali dedicati. Con il prossimo Duster, Dacia proporrà un approccio più orientato a questa tendenza predominante. Dopo il lancio del Duster, seguirà quindi il Bigster che sarà venduto a un prezzo superiore rispetto alle proposte di base, ma resterà inferiore rispetto a concorrenti come Jeep. Dacia si impegna a non raggiungere mai i livelli di costo dei modelli premium.
Al fine di mantenere la dinamica positiva delle vendite e contrastare la crescita dei marchi cinesi, è già pianificato per la primavera del 2024 il lancio dell'aggiornata city car elettrica, la Spring. Previsto l'arrivo sul mercato della terza generazione della Duster, il modello che ha dato inizio al fenomeno Dacia. Questo suv compatto, oltre alle sue capacità di fuoristrada moderato, aprirà la strada a un nuovo piano strategico per Dacia, il quale mira a riaffermarsi come un'alternativa accessibile ai marchi storici, come ad esempio Jeep.
Il suo nome era già stato fatto nei mesi precedenti, poi sembrava l’idea fosse sfumata, mentre ora torna la conferma: il governo pensa ancora a Daniele Franco come candidatura per ricoprire il ruolo di presidente della Bei (Banca europea per gli investimenti). È quanto emerge al termite del colloquio avvenuto con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’esecutivo ritiene Franco la proposta più valida, che nelle ultime settimane ha ricevuto numerosi consensi anche tra le istituzioni e i vari ambienti europei. Per la presidenza della Bei sarà una gara a cinque: oltre alla rappresentanza italiana, che rimane tra i favoriti, ci sono anche la ministra dell’Economia spagnola, Nadia Calviño; a commissaria europea per la Concorrenza e vice presidente della Commissione Margrethe Vestager; infine, due nomi interni alla Bei, Tereza Czerwinska e Thomas Östros, rispettivamente ministra delle finanze polacca ed ex ministro dell’energia svedese.
Le candidature
L’incarico dell’attuale presidente Bei, il tedesco Werner Hoyer, per il secondo mandato, è in scadenza alla fine dell’anno e il suo successore sarà scelto dagli Stati membri dell’Unione europea. Nel corso della settimana, infatti, i 27 Paesi dovranno raccogliere le proprie candidature. Dopo una prima scrematura, prenderanno il via le trattative così da giungere a una decisione definitiva, che spetta al board dei governatori della Bei, la quale non si esclude possa arrivare in occasione del Consiglio Ecofin informale a Santiago di Compostela, in programma per il 15 e il 16 settembre 2023. Il mese scorso, da parte dell’Italia sembrava esserci stato tra le carte del governo un nuovo rimescolamento: il nome di Franco era stato fatto anche come possibile successore di Fabio Panetta, prossimo governatore della Banca d’Italia, nel comitato esecutivo della Bce, in un certo senso surclassando quella che fino a quel momento era stata la prima scelta del governo, cioè Piero Cipollone.
Daniele Franco, gli studi
Quest’ultimo sarebbe stato il prescelto in merito delle sue competenze, in linea con quelle di Panetta, essendo un membro del direttorio e vicedirettore generale della Banca d’Italia dal primo gennaio 2020. Nei giorni scorsi, però, è emersa una possibile correzione di rotta, con il nome di Daniele Franco, ora nuovamente associato al ruolo alla Bei. Franco è un economista, banchiere e funzionario. Nato il 7 giugno 1953 a Trichiana, una frazione del comune di Borgo Valbelluna, ha studiato al liceo scientifico Galilei di Belluno e successivamente si è laureato in Scienze politiche all’Università degli Studi di Padova nel 1977. Ha, poi, conseguito un master in organizzazione aziendale presso la Fondazione Cuoa (Centro universitario di organizzazione aziendale) di Altavilla Vicentina nel 1978. L’anno successivo si trasferisce in Gran Bretagna dove ottiene un altro master of science in Economia all’università di York.
La carriera
Da quello stesso anno, quindi il 1979, è entrato a lavorare in Banca d’Italia, precisamente al Servizio studi, dove rimane fino al 1994. Nei tre anni successivi ha ricoperto il ruolo di consigliere economico presso la direzione generale degli Affari economici e finanziari della Commissione europea. Dopodiché, nel 1997, è tornato in Bankitalia come direttore della direzione Finanza pubblica del Servizio studi, incarico che ha rivestito per dieci anni. Dal 17 maggio 2013 al 14 maggio 2019 è stato il 20esimo Ragioniere generale dello Stato, nominato dal presidente del Consiglio Enrico Letta. Il 20 maggio 2019 è diventato vicedirettore generale della Banca d’Italia, affiancando Fabio Panetta, per poi succedergli pochi mesi dopo, con la nomina di quest’ultimo a membro del Comitato esecutivo della Bce, come direttore generale il primo gennaio 2020 e presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, su proposta di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia . Il 12 febbraio 2021 Mario Draghi lo ha nominato ministro dell’Economia e delle finanze nel suo governo tecnico, succedendo così a Roberto Gualtieri. Una carica che, da quel giorno, gli ha fatto perdere il ruolo di direttore generale della Banca d’Italia, dove è subentrato l’allora vicedirettore generale, Luigi Federico Signorini.
Nei primi scambi Piazza Affari amplia il cauto ottimismo dell'avvio e sale dello 0,6% nell'indice Ftse Mib, facendo meglio di qualche frazione rispetto agli altri listini in Europa, dove si va da un rialzo dello 0,4% di Londra a un movimento attorno alla parità di Francoforte e Amsterdam. Piatta anche Mosca con il gas in calo del 2% a 34 euro al megawattora e il rublo debole a quota 104 contro l'euro. In lieve rialzo a 165 punti base lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi a 10 anni. Sui mercati il clima appare tranquillo, con gli operatori che sembrano attendere soprattutto i dati sull'inflazione dell'Eurozona e le minute della Bce di domani mentre venerdì sono in programma i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, tutti indicatori che potrebbero condizionare le scelte sui tassi di Fed e Bce in settembre. A Milano in evidenza Mps con un rialzo del 2,6% a 2,65 euro dopo che l'istituto senese ieri ha collocato un bond da 500 milioni ed è al centro di notizie di stampa su una possibile privatizzazione. Bene anche Saipem (+2,4%), con le banche generalmente toniche (Bper +1,5%, Intesa +1,4%). Piatta Tim, incerte A2a ed Enel, che ondeggiano attorno alla parità.
Seduta ampiamente positiva per la Borsa di Milano, la migliore in Europa con Londra: l'indice Ftse Mib ha concluso in aumento dell'1,21% a 28.889 punti, l'Ftse All share in rialzo dell'1,19% a quota 30.897. I mercati azionari del Vecchio continente sono comunque tutti in crescita: Londra ha concluso in aumento dell'1,7% allineandosi agli aumenti della vigilia quando era chiusa, seguita dalle Borse di Francoforte e Madrid in rialzo finale dello 0,9%. Parigi è salita dello 0,6%, mentre Amsterdam ha chiuso in crescita di mezzo punto percentuale. Piatta Mosca, mentre il prezzo del gas ha concluso in evidente ribasso: il future sul metano con consegna a settembre ha chiuso in calo dell'8% a 35 euro al megawattora. Debole il rublo, che ha perso oltre l'1% contro l'euro. Gli operatori sembrano attendere soprattutto i dati sull'inflazione dell'Eurozona e le minute della Bce di giovedì, mentre il giorno dopo sono in programma i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, indicatori che potrebbero condizionare le scelte sui tassi di Fed e Bce in settembre. Ma intanto in questa seduta si è registrato un chiaro ribasso dei rendimenti dei titoli di Stato mondiali dopo i dati dagli Stati Uniti sulla fiducia dei consumatori americani in agosto e sulla creazione di nuovi lavori in luglio. I rendimenti sono infatti scesi tutti contemporaneamente nel pomeriggio e, trattandosi di un movimento generalizzato, lo spread Italia-Germania non si è mosso particolarmente, chiudendo la seduta a 163 punti base contro i 165 dell'avvio. Il rendimento del prodotto del Tesoro è al 4,14%. In questo quadro, in Piazza Affari nel paniere a elevata capitalizzazione il titolo migliore è stato Erg, salito del 2,4%, seguito da Stm (+2,1%), Unicredit (+1,9%), Saipem e Stellantis, entrambi in rialzo finale dell'1,7%. Piatta Tim, in controtendenza Nexi, che ha segnato un calo dello 0,6%. Tra i titoli 'minori', molto bene Saras, che ha concluso in aumento di oltre il 4% anche su un report positivo di Equita.
ROMA - Anche quest'anno Opel partecipa al Caravan Salon 2023 di Düsseldorf (dal 25 agosto al 3 settembre) e presenta il suo flessibile Vivaro, nello Stand D42 di Stellantis, Padiglione 16. Lo spazioso furgone, infatti, è il veicolo base perfetto per allestire un camper, come dimostreranno direttamente in fiera diversi specialisti dell'allestimento. Con il Vivaro sarà possibile scegliere tra due diverse lunghezze: "M" (4,95 metri) e "L" (5,30 metri). La versione più cortapresente a Düsseldorf è configurata nella versione due posti e offre spazio e capacità di carico variabili, in grado di soddisfare ogni esigenza. Le porte scorrevoli manuali su ciascun lato del veicolo consentono di entrare e uscire facilmente dall'abitacolo, mentre i vetri laterali e posteriori oscurati proteggono da sguardi indiscreti. Gli interessati possono scegliere tra l'Opel Vivaro Electric a batteria, a zero emissioni locali, con 100 kW/136 CV (batteria da 50 o 75 kWh), e le efficienti motorizzazioni turbodiesel da 1.5 e 2.0 litri con potenze da 75 kW/102 CV a 130 kW/177 CV. - Foto: ufficio stampa Opel - . col3/sat/com 29-Ago-23 17:32
John Elkann non è più presidente della Giovanni Agnelli Bv, la cassaforte che controlla il 52% della holding Exor, e non siede più nel suo board. Mantiene però il comando all’interno del gruppo che fa capo alla famiglia. La notizia è emersa con la pubblicazione dei documenti che ufficializzano l’acquisizione da parte di Exor del 15% della società olandese Philips. Scelta che Elkann spiega al Financial Times dicendo che Exor sente “una forte affinità con l’assistenza sanitaria” e che “i primi risultati” dell’investimento di oltre 800 milioni di euro effettuato lo scorso anno nel gruppo sanitario francese Institut Mérieux hanno rafforzato la convinzione del gruppo “sull’importanza di questo settore e sul suo potenziale di crescita“.
A succedere a Elkann al timone della Giovanni Agnelli è Jeroen Preller, avvocato olandese, partner dello studio legale NautaDutilh. Nella cassaforte, che ha la sede in Olanda, restano sei esponenti dei tre rami della famiglia Agnelli: Andrea Agnelli, Nicolò Camerana, Benedetto Della Chiesa, Luca Ferrero Ventimiglia, Filippo Scognamiglio e Alexandre Von Furstenberg. Oltre a Elkann hanno lasciato Alessandro Nasi e Tiberto Brandolini D’Adda.
La Giovanni Agnelli Bv è una società privata di diritto olandese che raggruppa i discendenti del fondatore della Fiat Giovanni Agnelli ed è stata costituita con l’obiettivo di mantenere l’unità e la continuità nella partecipazione in Exor. L’azionista più rilevante con circa il 38% è la società Dicembre che continua a essere presieduta da Elkann. Ci sono poi gli eredi di Maria Sole (12,32%) e di Umberto (11,85%) e a seguire gli altri esponenti della famiglia. Ogni anno Exor, che controlla Stellantis, Ferrari, Cnh, Iveco e la Juventus, stacca 100 milioni di euro di dividendi e il 52% va alla Giovanni Agnelli.
La decisione di Elkann, che ha già lasciato all’indiano Ajay Banga la presidenza di Exor mantenendo la carica di amministratore delegato, viene spiegata con la volontà di concentrarsi sul ruolo operativo. La finanziaria ha nel mirino in particolare le tecnologie e la salute, come dimostra l’acquisizione per 2,6 miliardi di euro del 15% della Philips, colosso olandese che per oltre un secolo è stato un big dell’elettronica di consumo, con le sue radio, i giradischi, le tv e i lettori cd. Exor è diventato primo azionista e avrà un posto nel consiglio di amministrazione. L’investimento fa quindi parte di un’evoluzione della holding familiare che concentra ora gli investimenti nei settori della salute, della tecnologia e del lusso.
In positivo Milano e le altre piazze del Vecchio Continente dopo la seduta già in rialzo di ieri. Sulla borsa italiana occhi su Telecom Italia e su Saipem
In positivo Milano e le altre piazze del Vecchio Continente dopo la seduta già in rialzo di ieri. Sulla borsa italiana occhi su Telecom Italia e su Saipem. In mattinata il Tesoro ha collocato due tranche di BOT registrando il tutto esaurito con rendimenti in crescita.
Alle 16.50 il FTSE Mib sale dell'1,11% a 28.860 punti mentre l'All Share avanza dell'1,09%. Meno ampi, ma vicini al punto percentuale, i progressi del Mid Cap (+0,95%) e dello Star (+0,85%).
Tra i titoli a maggior capitalizzazione in rialzo Telecom Italia TIM (+0,42%). Nella giornata di ieri, con un decreto legge e un Dpcm, è arrivato dal consiglio dei ministri l'approvazione della spesa di 2,2 miliardi di euro per l'ingresso dello Stato nella rete. Di fatto l'esecutivo ha così convalidato il memorandum of understanding siglato lo scorso 10 agosto tra il Mef e il fondo Usa Kkr, che prevede una partecipazione statale strategica del 20% nella NetCo che rileverà la rete dell'ex monopolista e di Sparkle, un 35% destinato invece a una compagine italiana e il rimanente 65% che andrà al fondo USA.
In progresso dello 0,82% Saipem. Il gruppo ha reso noto - in riferimento al memorandum of understanding firmato con BWG per la vendita dell'unità galleggiante di produzione, toccaggio e scarico (FPSO) Cidade de Vitória, comunicato il 27 giugno 2022 - di aver ricevuto notifica del perfezionamento dell’operazione Golfinho tra BW Energy e Petrobras, in base alla quale BW Energy ha acquisito il 100% dei diritti di sfruttamento del giacimento di Golfinho. Ai sensi del MOA, il corrispettivo che BW Energy verserà a Saipem per la vendita della FPSO è pari a 73 milioni di dollari, di cui 38 milioni al perfezionamento dell’operazione Golfinho e 35 milioni in 18 rate mensili successivamente al trasferimento dell’unità.
Bancari complessivamente in frazionale rialzo, con IntesaSanpaolo che sale dello 0,67%, BPER Banca dello 0,72% e BancoBPM dello 0,18%. Meglio fa UniCredit, in progresso dell'1,71%.
Via libera dal Consiglio dei ministri alla discesa in campo dello Stato nel dossier rete Tim. Il primo Cdm dopo la pausa estiva ha approvato il Dpcm (decreto della presidenza del Consiglio dei ministri) che formalizza la sottoscrizione del memorandum siglato lo scorso 10 agosto fra il ministero dell’Economia e il fondo americano Kkr per mandare avanti il progetto Netco, alias la creazione della newco in cui andranno a confluire gli asset di rete Tim (Sparkle inclusa) nell’ambito del piano industriale presentato dall’Ad Pietro Labriola.
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Meloni: “Abbiamo una strategia”
“Difendiamo l’interesse nazionale”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Sul tavolo del Consiglio dei ministri è arrivato un provvedimento estremamente importante e che riguarda uno dei grandi dossier industriali che questo Governo ha ereditato, che si trascina da decenni e che nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare. Mi riferisco a Tim: non entro nel dettaglio dell’operazione proposta dal Mef, ma voglio sottolineare in questa sede il significato politico delle nostre decisioni. Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione europea permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo, ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni. La direzione intrapresa dal Governo è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro. Quello di oggi è un primo passo, al quale seguiranno ovviamente logiche di mercato, ma finalmente possiamo dire che in Italia c’è un Governo che su un dossier così importante si attiva a difesa dell’interesse nazionale e dei lavoratori. E che ha una strategia”.
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Per il Mef partecipazione di minoranza per massimo 2,2 miliardi
Il fondo Kkr ha presentato un’offerta che entro fine settembre dovrà diventare vincolante: il valore è fra i 21-22 miliardi. Il Tesoro potrà rilevare fino al 20% di Netco e il ministro dell’Ecomomia Giancarlo Giorgetti ha spiegato in conferenza stampa che l’impegno del Mef sarà “fino a un massimo di 2,2 miliardi”, al fianco di Kkr ed eventuali altri attori anche statali. “La partecipazione del Mef sarà di minoranza e volta ad assicurare la capacità di incidere in termini di strategia e sicutezza su una infrastruttura decisiva per il futuro del Paese. Speriamo che così si possa dare un quadro stabile a una vicenda che da qualche tempo vive una situazione di empasse e che invece a breve potrebbe avere una soluzione definitiva”, ha detto Giorgetti.
In dettaglio il decreto approvato “autorizza a partecipare a un’offerta di acquisto fino al 20% di Netco insieme a kkr e altri soggetti istituzionali eventualmente interessati fino a un importo di 2,2 miliardi. È una partecipazione finalizzata ad assicurare l’esercizio dei poteri speciali cioè la capacità di incidere in termini di sicurezza sula rete che noi riteniamo strategica anche per il futuro del Paese“.
Giorgetti ha aggiunto che “vogliamo assicurare a tutti gli italiani la possibilità di accedere a Internet ad alta velocità. La rete è infrastruttura strategica, inclusa l’infrastruttura di Sparkle, ci sono già miliardi nel Pnrr e lo Stato ci sarà”.
Il ruolo di Cassa depositi e prestiti
Il ministro Giorgetti ritiene “possibile” che Cdp partecipi a Netco, affiancando Kkr e Mef nell’acquisto della rete da Tim, ma “tenendo conto dei vincoli Antitrust”. Cdp è azionista di Tim con una quota alla soglia del 10% e, soprattutto, detiene il 60% di Open Fiber al fianco del fondo Macquarie.
Quanto novità nel mese di agosto 2023 con l'industria automobilistica ha presentato diverse novità, includendo modelli come la Hyundai i20 e la Peugeot 2008, oltre a edizioni limitate come la Mini Clubman Final Edition e veicoli esclusivi come la Ferrari Roma Spider e la Maserati GranTurismo Folgore. Nel nuovo Codice della strada, importanti cambiamenti includono l'introduzione dell'ergastolo per gravi infrazioni e della figura della safety car per gestire incidenti stradali. Le modifiche nel Codice prevedono anche un processo semplificato per l'approvazione degli autovelox, sollevando preoccupazioni sulla loro accuratezza.
Nuovi incentivi auto sono in fase di elaborazione a livello governativo, mentre in Sicilia è stato reintrodotto l'ecobonus per veicoli elettrici e full hybrid. I prezzi dei carburanti sono aumentati con le scorte ridotte di prodotti raffinati e le fermate di alcune raffinerie influenzano i prezzi. Il prezzo del petrolio Brent si avvicina agli 83 dollari, preannunciando ulteriori aumenti dei prezzi dei carburanti. Facciamo il punto:
Nuovi modelli di auto arrivati ad agosto
Cosa cambia con il nuovo Codice della strada
Autovelox, importanti modifiche in vigore
Bonus e incentivi per gli automobilisti
Prezzi carburanti, cosa è successo
Nuovi modelli di auto arrivati ad agosto
L'attività dell'industria automobilistica ha proseguito senza interruzioni nel mese di agosto 2023, portando una serie di novità. Tra queste segnaliamo Hyundai i20 e Peugeot 2008. Sono state presentate edizioni limitate come la Mini Clubman Final Edition e vetture esclusive quali la Ferrari Roma Spider e la Maserati GranTurismo Folgore. Particolarmente rilevante è stata la rivisitazione della terza generazione della Hyundai i20, avvenuta dopo tre anni e caratterizzata dall'introduzione di molteplici innovazioni. Gli interventi di restyling si sono concentrati sulla parte anteriore, con modifiche al paraurti e alla mascherina, conferendo al veicolo un design più aggressivo. Peugeot ha poi comunicato i prezzi della rinnovata Peugeot 2008, che sarà disponibile sul mercato italiano con un prezzo base di 25.850 euro. La gamma si articolerà in tre allestimenti: Active, Allure e GT.
Cosa cambia con il nuovo Codice della strada
Con l'aggiornamento del Codice della Strada sono state introdotte rilevanti modifiche di natura normativa. Tra queste la previsione dell'ergastolo come pena per gravi infrazioni, insieme all'istituzione della figura della safety car per il coordinamento delle situazioni d'emergenza stradale. Ecco po i corsi di formazione destinati agli studenti per promuovere una guida sicura. Questo ampio quadro di cambiamenti coinvolge altresì i monopattini elettrici, la cui regolamentazione è oggetto di interventi legislativi da tempo. All'esterno delle reti autostradali, è stato introdotto l'obbligo di esposizione del prezzo medio regionale nelle stazioni di servizio, calcolato in base ai dati forniti dai gestori delle medesime. Questo meccanismo agevola la verifica della congruenza dei prezzi praticati rispetto alla media regionale.
Autovelox, importanti modifiche in vigore
Fino a questo momento, le amministrazioni pubbliche hanno utilizzato autovelox che hanno superato il processo di omologazione per la rilevazione delle infrazioni stradali. Ma a seguito delle modifiche apportate dal Consiglio dei ministri, l'approvazione degli autovelox richiederà una procedura semplificata, eliminando il più rigoroso processo di omologazione. Questa modifica potrebbe consentire l'impiego di strumentazioni che non hanno superato i test sul campo certificati e affidabili. Gli esperti del settore hanno evidenziato che questa modifica potrebbe aumentare il numero di sanzioni a causa della possibile diminuzione dell'accuratezza nella rilevazione della velocità da parte degli autovelox, ora privi della procedura di omologazione obbligatoria. Questo scenario potrebbe rendere più complessa la presentazione di ricorsi da parte degli automobilisti contro le sanzioni ricevute, dato che mancherebbe una standardizzazione affidabile delle prove.
Bonus e incentivi per gli automobilisti
Sono in fase di preparazione i nuovi incentivi governativi nel settore automobilistico. Ma sono già a disposizione nuovi incentivi regionali, tra cui quelli siciliani. Qui è stato reintrodotto l'ecobonus, un sostegno economico rivolto a chi opta per la demolizione di veicoli datati e inquinanti a benzina o gasolio per acquistare veicoli elettrici o ibridi completi. L'obiettivo del governo regionale è modernizzare la flotta circolante in Sicilia, riducendo il numero di veicoli inquinanti e migliorando la qualità dell'aria urbana. L'obiettivo è eliminare dal parco veicoli le automobili classificate come euro 0, euro 1, euro 2 ed euro 3 in termini di standard ambientale. Gli incentivi riguardano l'acquisto di nuovi veicoli elettrici e ibridi completi di classe ambientale euro 6 e possono essere cumulati con l'ecobonus nazionale. La Regione Sicilia fornisce un contributo di 5.000 euro per l'acquisto di veicoli elettrici e di 2.500 euro per l'acquisto di veicoli ibridi completi.
Prezzi carburanti, cosa è successo
I costi della benzina e del diesel crescono con le medie nazionali dei prezzi praticati alle stazioni di rifornimento in notevole crescita. La benzina self-service ha superato i 1,88 euro al litro, raggiungendo i massimi degli ultimi 12 mesi, durante i quali era in vigore uno sconto sulle accise di 30 centesimi al litro. Il gasolio è arrivato a 1,73 euro al litro, toccando i massimi da aprile. Eni ha alzato i prezzi consigliati di benzina e gasolio di due centesimi al litro, mentre Q8 ha registrato un rialzo di un centesimo al litro. Il prezzo della benzina nei servizi autostradali è aumentato a 2,2 euro. Questo aumento è stato determinato dalla diminuzione delle riserve di prodotti raffinati negli Stati Uniti, unita alle temporanee chiusure di alcune raffinerie in Europa, Stati Uniti e Asia. Il valore del petrolio Brent, che impatta sul mercato dei carburanti, si sta avvicinando a 83 dollari.
Tre grandi aree economiche si sono contese l’attenzione degli investitori tra il 26 e il 28 luglio scorsi. In gara, e nell’ordine, la Banca centrale degli Stati Uniti, la Banca centrale europea e la Banca del Giappone. Le previsioni, rispettate, erano per un aumento di 0,25 punti del livello del rispettivo tasso di riferimento, sulle due sponde dell’Atlantico, e di un nulla di fatto in Estremo Oriente. Sotto esame, come già da molti mesi, l’incremento annuale del costo della vita: l’obiettivo, più volte ricordato dai presidenti delle banche centrali, è di riportarne l’aumento al 2% annuale. Le misure fin qui adottate, in ogni caso, hanno sensibilmente diminuito l’impatto dei rialzi dei costi delle materie prime, ma, soprattutto in Eurozona, la situazione appare ancora abbastanza complessa. La scarsità delle materie prime nel Vecchio Continente è la causa principale della lentezza con cui il tasso d’inflazione di Eurozona diminuisce. Le aziende sono costrette ad importarle, soggiacendo ad incrementi spesso rilevanti dei prezzi da parte di chi le detiene. Rialzi che, inevitabilmente, si sono riversati sui costi di produzione e, cascata, sui prezzi al dettaglio.
Le variazioni dopo le decisioni delle Banche centrali
Nelle date dei nuovi rialzi si sono registrate modeste variazioni sia degli indici azionari, sia dei rendimenti delle emissioni governative. Gli scambi di strumenti finanziari, nella quarta settimana di luglio, hanno convissuto non solo e non tanto con l’attesa dell’aumento di valore dei tassi di riferimento delle banche centrali, quanto del timore che le comunicazioni delle principali aziende quotate nelle Borse internazionali, che avranno luogo via via, possano evidenziare fatturati non brillanti e utili potenzialmente in calo. Un aspetto negativo, quest’ultimo, per gli investitori in azioni, e parzialmente favorevole per chi detiene in portafoglio prevalentemente strumenti obbligazionari. Perché, a fronte del possibile inizio di una frenata delle economie del globo, non solo le politiche monetarie dovrebbero evitare ulteriori aumenti dei tassi di riferimento, ma, paradossalmente, iniziare a ipotizzare cambi radicali nella strategia. Anche se, in effetti, ridurre immediatamente il costo del denaro sembra pressoché Impossibile. Ma, come spesso accade, le prospettive aziendali, gli utili in particolare, si stanno rivelando quanto mai positive. Insensibili, per ora, al divenire della politica monetaria «restrittiva». Fondamentale è, e resta, l’obiettivo della durata degli investimenti a medio e lungo termine.
Tra rischio e sicurezza
In quest’ambito, chi può rischiare, dovrebbe inserire in portafoglio sia titoli azionari legati al comparto tecnologico, sia a quello finanziario, perché il sistema bancario godrà ancora di una fase favorevole, grazie al perdurare di rendimenti medio alti. Al tempo stesso, potrebbe essere interessante seguire anche la strategia che contempla la presenza di emissioni obbligazionarie con durata medio lunga, perché, in una prospettiva non lontana, la fase di incremento dei tassi delle banche centrali e dei rendimenti di mercato, lascerà spazio ad una situazione diametralmente opposta. La scadenza decennale dei Btp è parte di una strategia a rischio emittente medio basso, ma foriera di una redditività di livello interessante. Per le emissioni decennali non si deve pensare solamente alla scadenza 2033, ma a durate anche di poco inferiori, portatrici, anch’esse di un buon ritorno in termini di rendimento. In ottica di strategia, è sempre importante ricordare che investire in emissioni con scadenze lontane non significa automaticamente mantenere in portafoglio lo strumento fino alla naturale data di rimborso. Soprattutto perché, laddove i rendimenti di mercato riprendessero la china discendente, probabilmente già nella seconda parte del prossimo anno, il valore di mercato di questi strumenti salirebbe discretamente. Fase in cui si dovrà optare o per incamerare un guadagno in conto capitale o mantenere il titolo in portafoglio, per incassare ancora cedole di valore medio alto.
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Il tentativo della Cina di rivitalizzare il suo mercato dei capitali galvanizza anche i listini europei che archiviano rapidamente i timori seguiti al meeting di Jackson Hole e chiudono in rialzo una seduta in grande spolvero. Pechino ha infatti deciso di dimezzare l’imposta di bollo sulle transazioni azionarie, cercando di infondere fiducia agli investitori, scossi dalla crisi delle grandi società immobiliari e soprattutto dalla crescita anemica dell’economia cinese. Una mossa che di rimbalzo ha sostenuto i mercati del Vecchio Continente, dove tech, industria e costruzioni hanno tirato la volata ai listini (ma la chiusura di Londra ha ridotto la media degli scambi). E questo nonostante i messaggi del presidente della Fed, Jerome Powell, che venerdì scorso aveva lasciato aperta la porta a eventuali e ulteriori aumenti dei tassi, seguito a stretto giro da Christine Lagarde della Bce, convinta anche lei nel voler portare avanti la stretta monetaria. Tra le Borse migliori a fine giornata c’è Milano, che con il FTSE MIB, assieme a Parigi (CAC 40), Francoforte (DAX 30) e Madrid (IBEX 35).
Wall Street in rialzo, in settimana nuovo round dati
In progresso anche Wall Street, in scia ai guadagni di venerdì 25 agosto. Gli analisti attendono una serie corposa di dati, in settimana, sull'occupazione e l'immobiliare, sui redditi personali e le spese per i consumi, sul Pil statunitense del secondo trimestre e sul manifatturiero. Venerdì il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha detto che l'inflazione è ancora troppo alta e che potrebbero essere necessari altri rialzi dei tassi d'interesse. Al momento, secondo il FedWatch Tool di Cme Group, c'è l'80,5% di possibilità che la Banca centrale statunitense decida, a settembre, di mantenere inalterati i tassi; a novembre, c'è il 47,8% di possibilità che si decida per un aumento dei tassi di altri 25 punti. La Fed ha alzato i tassi in undici delle ultime dodici riunioni. Passando all'azionario, nonostante la correzione del 4% di agosto, l'indice S&P 500 è cresciuto di oltre il 14% dall'inizio dell'anno. Si avvia alla conclusione, intanto, la stagione delle trimestrali: in arrivo i risultati di Salesforce, Crowdstrike, HP e Dell.
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A Piazza Affari balza Tim, deboli energetici e utility
Tra le Borse migliori a fine giornata c’è Milano, che con il Ftse Mib guadagna l’1,1% e registra l’exploit di Telecom Italia in attesa dell’ok del Consiglio dei ministri all’ingresso del Mef fino al 20% nella società della rete con il fondo Kkr. Acquisti su Prysmian e sui principali bancari, spinti dall’ipotesi di modifiche in Parlamento alla tassa sui cosiddetti extraprofitti. In coda Erg, deboli energetici e utility.
Dalla Fed attesi nuovi ritocchi dei tassi, ma «con cautela»
Dalla riunione dei banchieri centrali nel Wyoming, venerdì 25 agosto il presidente della Fed, Jerome Powell, ha detto agli investitori che la banca centrale «procederà con cautela» su eventuali ulteriori aumenti dei tassi, ma ha anche avvertito che gli aumenti precedenti non hanno rallentato del tutto l'inflazione e una crescita forte e sostenuta potrebbe richiedere interventi restrittivi. Il mercato si aspetta che la Fed mantenga i tassi stabili a settembre, ma vede la possibilità di un altro aumento a novembre o dicembre.
La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha concluso la giornata di colloqui con un discorso nel quale ha ribadito la volontà della sua istituzione di portare avanti la sua politica restrittiva. Secondo Lagarde, l'attuale livello di inflazione implica «che la Bce fissi i tassi di interesse a un livello sufficientemente restrittivo per tutto il tempo necessario a riportare l'inflazione al nostro obiettivo del 2% nel medio termine».
L’Emilia-Romagna é la regione nella quale il numero di imprese artigiane é calato maggiormente. Peggio di Reggio fanno Parma (-23%) e Modena (-19%)
REGGIO EMILIA – Continua a diminuire il numero degli artigiani presenti in Italia. Dal 2012 sono scesi di quasi 325 mila unità (-17,4 per cento). L’Emilia Romagna risulta la regione italiana con il calo maggiore di imprese artigiante: negli ultimi 10 anni ne sono spartite oltre 37mila: seguono il Veneto, il Piemonte e la Lombardia.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta dalla Cgia di MestRe, Associazione Artigiani e Piccole Imprese il cui ufficio studi é considerato tra i più autorevoli nel nostro Paese.
In provincia di Reggio tra il 2012 e il 2022 si é passati da 28.480 a 23.090 imprese artigiane: un calo di 5.390 realtà, pari a un meno 18,9%.
Reggio occupa la 44esima posizione a livello nazionale in questa preoccupante classifica: la provincia con la diminuzione maggiore risulta Vercelli con -27%, poi Teramo e Lucca.
In Emilia Romagna il territorio con il calo di artigiani maggiore é Parma (-23%), mentre Modena ha fatto registrare un -19%.
La provincia in cui l’artigianato tiene maggiormente é invece Bolzano con un calo pari a solo il 2,3%.
Secondo gli autori della ricerca a determinare la crisi delle imprese artigiano sono il forte aumento dell’età media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno spinto molti artigiani a gettare la spugna.
L'aumento delle vendite delle automobili con il marchio Dr testimonia la crescente popolarità di questa casa automobilistica, che è passata da una posizione iniziale di costruttore di nicchia per diventare una realtà sempre più rilevante nel panorama dell'industria automobilistica italiana.
La trasparenza dei prezzi e l'inclusione di dotazioni avanzate nei veicoli hanno contribuito a consolidare la fiducia dei clienti nel marchio Dr. Proprio per queste ragioni, la realizzazione di un nuovo modello di city car non può che attirare l'attenzione e far crescere l'attesa:
Verso una nuova city car Dr 2023-2024, cresce l'attesa
Dr 1, successi e apprezzamenti per la più piccola della gamma
Verso una nuova city car Dr 2023-2024, cresce l'attesa
Dr punta ad ampliare la sua gamma di veicoli e a farsi largo anche nel segmento di mercato sempre vivo delle city car. Questo nuovo modello, che forse sarà marchiato con il nome Evo oppure sarà il frutto della collaborazione con Baic, si unirà all'esistente Dr 1.0, per consolidare la presenza del marchio nel mercato delle vetture urbane.
In linea con la missione di Dr di fornire soluzioni di mobilità all'avanguardia, la progettazione della city car Evo sarà improntata alla ricerca di un equilibrio ottimale tra efficienza, prestazioni ed eco-sostenibilità.
Il lancio della nuova city car rappresenta una chiara affermazione dell'impegno di Dr a continuare ad esplorare nuove opportunità di crescita e a rafforzare la sua presenza sul mercato automobilistico. L'azienda si è fatta portavoce di una filosofia orientata all'automobilista. Di conseguenza, anche per questa nuova produzione ci aspettiamo un equilibrio tra prezzo e prestazioni.
Per quanto riguarda le specifiche tecniche della city car, ci si attende che la vettura sia dotata di una gamma di motorizzazioni ecologiche, in grado di offrire prestazioni all'altezza dei modelli già in vendita e una guida dinamica sia in contesti urbani che extraurbani. La ricerca e lo sviluppo mirati alla massimizzazione dell'efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni saranno prioritari, rispecchiando così l'impegno di Dr per la sostenibilità ambientale.
L'arrivo della city car Evo si aggiunge alla gamma di veicoli di Dr, rafforzando la posizione dell'azienda come emergente nel settore automobilistico. Grazie a questa nuova aggiunta alla sua line-up, Dr si propone di catturare una fetta di mercato tra coloro che sono alla ricerca di una city car all'avanguardia, adatta alla vita moderna e alle esigenze di mobilità sostenibile.
La city car Evo si prepara a solcare le strade portando con sé la promessa di un'esperienza di guida soddisfacente e un futuro più sostenibile per il mondo dell'auto.
A dimostrazione dell'attivismo della casa automobilistica, ecco il nuovo Dr 8.0 è un veicolo caratterizzato da una lunghezza prevista di 472 cm e si contraddistinguerà per le avanzate opzioni di propulsione e la sua versatilità. Tra le motorizzazioni a benzina disponibili, saranno offerti due propulsori ad alta potenza. La prima opzione sarà un motore 1.6 turbo da 200 CV, che fornirà prestazioni agili e reattive. La seconda opzione sarà un motore 2.0 turbo da 260 CV, offrendo prestazioni ancora più dinamiche e sportive. Prevista una versione ibrida plug-in hybrid, che combinerà un motore a combustione interna con un sistema elettrico. Il prezzo previsto per il Dr 8.0 si collocherà tra i 28.000 e i 30.000 euro.
Non solo, per il 2025, Dr sta valutando la possibilità di lanciare sul mercato italiano il nuovo suv di grandi dimensioni, Dr 9.0, che sarà ispirato a un modello cinese, il Chery Tiggo 9, presentato al Salone di Shanghai nel 2023. Dr 9.0 avrà una lunghezza di 482 cm e un passo di 282 cm. La gamma di motorizzazioni includerà una versione ibrida plug-in hybrid con una potenza totale di 365 CV. Potrebbe essere disponibile anche un motore a benzina 2.0 turbo da 260 CV, incluso nella versione Thermohybrid alimentata a Gpl. Dr 9.0 sarà disponibile anche in una versione sportiva denominata Sportequipe 9, con un prezzo iniziale previsto di circa 40.000 euro.
Dr 1, successi e apprezzamenti per la più piccola della gamma
Dr 1.0 è una city car compatta caratterizzata da un design moderno. La vettura è dotata di tre porte e offre quattro posti, con attenzione al comfort di due passeggeri. Il bagagliaio, seppur dalle dimensioni ridotte, offre comunque una discreta capacità di carico. Gli interni presentano sedili in tessuto, mentre la plancia è equipaggiata con un display da 9,7 pollici caratterizzato da un inserto di tipo metallico, contribuendo a un'esperienza di guida al passo con i tempi.
Il veicolo offre prestazioni sufficienti per un utilizzo urbano, grazie alla batteria da 31 kWh che, sebbene possa garantire un'autonomia limitata, risulta adeguata per gli spostamenti cittadini. La ricarica della batteria all'80% richiede circa 50 minuti, garantendo così un rapido rifornimento energetico. Oggi è disponibile una sola versione del veicolo e l'unico optional presente sono gli adesivi personalizzabili.
La dotazione di serie della Dr 1.0 è completa, ma a causa delle caratteristiche della city car, non include dispositivi di sicurezza avanzati, come i moderni sistemi di assistenza alla guida. La vettura è stata progettata con l'obiettivo di garantire un alto livello di sicurezza nei contesti urbani.
Sul fronte economico, il prezzo base della Dr 1.0 parte da 25.000 euro, pur rimanendo soggetto a eventuali incentivi o agevolazioni offerte dalle autorità o dal mercato. Questo prezzo competitivo, unito alle dimensioni compatte e all'efficienza energetica, rende il veicolo un'opzione interessante per chi è alla ricerca di una soluzione di mobilità urbana sostenibile e dal design accattivante.