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Wednesday, August 31, 2022

Il caso dei 17 terawattora di energia di Stato inutilizzati per colpa della burocrazia - Corriere della Sera

Diciassette terawattora di energia da fonti rinnovabili fermi, inutilizzati. Un cuscinetto di emergenza comprato dallo Stato in questi mesi proprio perché qualcuno, al governo, immaginava si sarebbe arrivati sin qui. Con le aziende affamate di energia ma travolte dai prezzi impazziti del gas: con gli impianti a scartamento ridotto perché produrre non conviene più essendo completamente saltati i margini di guadagno. Diciassette terawattora, un quarto del fabbisogno industriale dell’Italia, secondo Paese manifatturiero d’Europa, acquistati sul mercato domestico dal Gse, il gestore dei servizi energetici controllato dal ministero del Tesoro, al prezzo di 124 euro a megawattora, un valore molto più contenuto se consideriamo i livelli attuali dell’energia ad oltre 500 euro.

Un «tesoretto» che già a fine aprile il governo immaginava di voler attingere per rivenderlo al prezzo di costo alle utenze energivore per evitarne i fermi di produzione, tanto da averlo scritto all’articolo 16bis del decreto Aiuti. Eccolo: «Al fine di garantire la piena remunerazione degli investimenti in fonti rinnovabili nel mercato elettrico, nonché di trasferire ai consumatori partecipanti al mercato elettrico i benefici conseguenti, il GSE offre un servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili prodotta da impianti stabiliti nel territorio nazionale, mediante la stipulazione di contratti di lungo termine di durata pari ad almeno tre anni».

Un assist lungimirante alla grande industria sprecato dalla burocrazia o, peggio, dalla dimenticanza.

Resta pendente un decreto attuativo per stabilire le priorità di accesso a questa energia di Stato e immaginiamo che non siano infrequenti le divergenze di vedute a chi assegnare la patente di azienda non interrompibile.

Confindustria proprio in questi giorni sta realizzando un sondaggio interno tra gli associati per definire quali sono i settori (e gli impianti) strategici a cui destinare una corsia preferenziale e a quali ridurre volontariamente la domanda di gas perché maggiormente sacrificabili.

Ma è chiaro che rallentare i cicli produttivi, anche a chi accetta di farlo, comporta perdita di competitività e di quote di mercato, e l’accesso agli ammortizzatori sociali per i dipendenti.

L’incubo dei razionamenti, con il blocco totale delle forniture di gas da Mosca, sta comportando una serie di analisi sui codici Ateco sulla falsariga di quello che avvenne nel periodo più duro della pandemia, mentre la Germania sta già attingendo alla fiscalità generale con un meccanismo di aste incentivanti per chi accetta di fermarsi. In alternativa lo Stato potrebbe percorrere anche una via alternativa ove ritenesse prioritario tutelare la domanda delle utenze residenziali. Potrebbe dare mandato al Gse di vendere questa energia in eccedenza al prezzo attuale per finanziare acquisti di gas compensando così gli oltre 4 miliardi già spesi erogati dal Tesoro. In ogni caso sarebbe un’operazione di finanza pubblica a saldi invariati. Respiro per le casse dello Stato sotto stress per il caro bollette tra gli oneri di sistema azzerati e i crediti d’imposta alle imprese sempre più pesanti per l’erario.

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Nuova Mercedes Gla 2022-2023, Suv compatto di alta qualità dal prezzo davvero sorprendente - Business Online

Mercedes Gla 2022-2023 sembra sicuramente più premium del suo predecessore per via dei tantissimi dettagli di stile che lo legano ai modelli più grandi. A differenza di molti suv, è elegante con molta attenzione alla sua aerodinamica e probabilmente sembra più esclusiva della Classe A su cui si basa.

Mercedes Gla 2022-2023: alta qualità per il suv compatto

Mercedes Gla 2022-2023 offre un design molto diverso dal suo predecessore, tutto nella rotondità. Pur essendo leggermente ristretto in lunghezza, è invece nettamente aumentato in altezza, senza dimenticare i piccoli centimetri aggiuntivi di altezza da terra. Il motivo è semplice: assumere finalmente la sua vocazione di suv.

È soprattutto il frontale che colpisce e si sente davvero la qualità del lavoro sui materiali, la vernice o la firma luminosa. Per i più esigenti, la versione ibrida plug-in è identica a quelle termiche, solo i loghi o ovviamente i due portelli richiamano la differente propulsione.

All'interno ci si sente completamente immersi nell'universo Mercedes degli ultimi anni. Troviamo ovviamente il bellissimo volante e una piacevole illuminazione ambientale per l'abitacolo, oltre a tantissima tecnologia. Lo spazio a bordo non è affatto male. Nella parte posteriore, due adulti possono tranquillamente sedersi purché non abbiano le gambe troppo lunghe.

Non c'è che l'imbarazzo della scelta sotto al cofano, con un 1.3 turbo a benzina da 160 CV a trazione anteriore come il modello più basso della gamma. Tra i diesel, la scelta è tra i GLA 200 d con trazione anteriore o quattro ruote motrici e il GLA 220 d con quattro ruote motrici da 2,0 litri, che sviluppano rispettivamente 150 CV e 190 CV. Il modello più potente della gamma GLA è il GLA 250 a benzina da 225 CV, ma la gamma è superata dall'ibrida plug-in GLA 250 e da 218 CV, che è a trazione anteriore.

Considerazioni su Mercedes Gla 2022-2023

Grazie alla tecnologia EQ Power, Mercedes ha accelerato notevolmente l'elettrificazione dei suoi modelli e ora ha una gamma completa. Dalla compatta alla grande berlina, compresi alcuni suv, ce n'è per tutti i gusti. Non resta che scegliere tra ibrida, ibrida plug-in o elettrica al 100%. In termini di comfort, Mercedes Gla 2022-2023 non sarà il benchmark della gamma, ma regge comunque molto bene.

A dimostrazione della ricchezza degli equipaggiamenti, di serie sono presenti autoradio, climatizzatore, sensore pioggia, controllo automatico velocità, controllo adattivo velocità, airbag laterali, airbag testa, frenata di emergenza, bluetooth, avviso cambio corsia, riconoscimento segnali stradali, retrocamera, vetri elettrici posteriori, sedile guida regolabile in altezza, vetri elettrici anteriori, bracciolo sedili anteriori, retrovisori ripiegabili elettrici, retrovisori elettrici, indicatore temperatura esterna, radio Dab.

I principali optional sono cerchi lega, vernice metallizzata, navigatore satellitare, fari Led, fendinebbia, sensori parcheggio, antifurto, tetto apribile, tetto panoramico. Il tutto per un prezzo d'ingresso di circa 28.000 euro.

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Agosto da brivido per le Borse Ue con perdite fino a 5%. Prezzi gas +25,2% in un mese - Il Sole 24 ORE

5' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Se l'ultima seduta del mese si è chiusa con cali tutto sommato contenuti (-1,2% per Milano e ribassi sostanzialmente in linea per le altre piazze principali), agosto è stato un mese da dimenticare per le Borse europee, con ribassi anche superiori ai 5 punti. Hanno pesato il rally del gas (-9,58% a 239,907 euro al megawattora il 31 agosto, ma +25,24% rispetto ai 190,915 euro del 31 luglio), il taglio delle stime di crescita mondiale di Moody’s per il 2022 e 2023 e la conferma che la Federal Reserve proseguirà in modo aggressivo nella lotta all'inflazione, quindi con continui rialzi del tassi, anche se questo dovesse provocare una recessione. L'inflazione, del resto, è volata a nuovi record anche in Europa (9,1% nell’Eurozona, e 8,4% in Italia, il massimo dal 1985).
Così lo Stoxx Europe 600 ha ceduto il 5,29% in agosto e l'Euro Stoxx dell'Eurozona il 5,07%. Non è andata meglio agli indici continentali, con Milano giù del 3,78%, Francoforte del 4,81%, Parigi del 5,02%, Londra dell'1,88%, Madrid del 3,31% e Amsterdam del 6,74%. Da segnalare, invece, il riasso dei prezzi del petrolio, con il Wti che nel mese ha ceduto il 9,65% e il Brent che è sceso del 12,04%.

Anche se il rischio recessione aumenta, come ammesso anche dalla presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester, la Banca centrale americana non sembra orientata ad allentare la presa sui tassi, che, come ha detto ancora Mester, potranno arrivare oltre il 4% nel 2023 (attualmente sono al 2,25%-2,50%) e questo non fa altro che alimentare la tensione dei mercati. Nel frattempo, resta centrale il dibattito sui prezzi del gas: l’apertura della Germania a un possibile tetto europeo ha contribuito al ribasso dei contratti, che, pur se sotto i record delle scorse settimane ben sopra i 300 euro, restano a livelli alti (per fare un paragone erano sotto 200 euro a inizio agosto e attorno ai 30 euro un anno fa). Il tema è cruciale anche nella campagna elettorale italiana, con i partiti che si scontrano sul rigassificatore di Piombino, un eventuale tetto ai prezzi e la disgiunzione dei prezzi del gas e dell’elettricità.

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Wall Street contrastata dopo tre cali, ma verso mese in rosso

Wall Street, reduce da tre sedute in calo, procede contrastata e il bilancio del mese di agosto al momento è negativo. Gli investitori temono la linea aggressiva delineata dalle maggiori banche centrali sui rialzi dei tassi d'interesse, necessari per frenare l'inflazione. Rialzi che potrebbero causare dei danni all'economia, ma non alzare i tassi, hanno ribadito i banchieri centrali, ne creerebbe di più. A settembre, ci sarà un rialzo di 50 o 75 punti base, la decisione di settembre dipenderà dai prossimi dati macroeconomici, a partire dai prezzi al consumo e dal rapporto sull'occupazione di agosto, quest'ultimo previsto venerdì. Intanto, il rapporto sull'occupazione nel settore privato mostra un rallentamento delle assunzioni (dalle 270.000 di luglio alle 132.000 di agosto, contro attese per 225.000), dovuto in parte ai segnali contrastanti arrivati dall'economia.

Gas, seduta volatile. Primo giorno di chiusura di Nord Stream

Un'altra seduta all'insegna della volatilità per il gas Ttf ad Amsterdam. I contratti di ottobre hanno segnato un -10,5% a 237 euro al megawattora, dopo essere scesi a un minimo di giornata di 232 euro. Pur se sotto i record delle scorse settimane ben sopra i 300 euro, i prezzi restano a livelli alti (per fare un paragone erano sotto 200 euro a inizio agosto e attorno ai 30 euro un anno fa). Il 31 agosto è il giorno della chiusura da parte di Gazprom del gasdotto Nord Stream 1 per tre giorni, una chiusura che era stata già anticipata nei giorni scorsi. Intanto, in Europa si aspetta la riunione dei ministri dell'Energia del 9 settembre, mentre sembra compattarsi un fronte comune per affrontare il tema dei rincari energetici. «Ciò che il mercato teme maggiormente - dicono gli analisti di Mps Capital Services - è che tra tre giorni possa essere annunciato un problema tecnico che posticiperebbe la riapertura. Inoltre, Gazprom ha ridotto le forniture all’utility francese Engie a causa di disaccordi su alcuni contratti, un segnale non proprio incoraggiante».

Nuovo record per l'inflazione in Europa, + 9,1% ad agosto

Ad agosto l'inflazione dell'area dell'euro ha registrato un aumento del 9,1% tendenziale, in accelerazione rispetto al +8,9% di luglio. Su base mensile i prezzi al consumo sono saliti dello 0,5 per cento. Secondo Eurostat il comparto dell'energia è quello che ha registrato il rialzo più sensibile ad agosto (+38,3%, rispetto al +39,6% di luglio), seguito da cibo, alcol e tabacco (+10,6%, rispetto al +9,8% di luglio), beni industriali non energetici (+5%, rispetto al +4,5% a luglio) e servizi (+3,8%, contro il +3,7% di luglio).

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Tuesday, August 30, 2022

Germania, l’inflazione riprende a salire in agosto. In Belgio il carovita torna sui valori del 1976 - Il Fatto Quotidiano

Il tasso di inflazione in Germania ad agosto è nuovamente salito toccando il 7,9%. Se armonizzato ai criteri di calcolo europei il carovita si attesta all’8,8% ossia il valore più elevato da 40 anni. I prezzi dell’energia sono saliti in un anno di oltre il 35%, quelli degli alimentari del 16,6%. La risalita dell’inflazione è avvenuta nonostante il governo abbia introdotto una serie di misure per calmierare i costi dei trasporti e le bollette. Interventi che, se non rinnovati, termineranno a settembre. La Banca centrale tedesca (Bundesbank) si attende che l’inflazione raggiunga il 10% negli ultimi mesi del 2022. L’inflazione è cresciuta anche in Belgio dove ha raggiunto il 9,9%, il livello più alto registrato dal marzo del 1976. Domani verranno diffusi i dati degli altri paesi (Italia inclusa) e dell’intera area euro per cui si attende un valore prossimo al 9%.

Il surriscaldamento dei prezzi aumenta la pressione sulla Banca centrale europea in vista del consiglio direttivo del prossimo 9 settembre quando verrà deciso un nuovo rialzo dei tassi. Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le voci che auspicano un intervento di oltre mezzo punto percentuale. Ieri Philip Lane, membro del comitato esecutivo della Bce. ha però frenato spiegando che molteplici piccoli aumenti di tassi sono meno pericolosi di meno incrementi ma più ampio . “C’è incertezza sulla trasmissione” dei tassi, cosa che “rende sensato consentire al sistema finanziario di assorbire i cambi passo dopo passo”, ha detto Lane. In particolare “è meno probabile che lo stesso aumento cumulativo” di tassi, “in un intervallo di tempo fissato, generi effetti negativi se assume la forma di una serie calibrata di passi piuttosto che un numero più piccolo di aumenti grandi”, ha affemrato.

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Deridevano chi non investiva: coi fondi è andata peggio che tenendo i soldi sul conto

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Monday, August 29, 2022

Nuova Toyota C-HR 2022-2023 in più versioni per Suv con bassi consumi e ottimo prezzo - Business Online

Toyota ha rilasciato nuovi allestimenti per il C-HR 2022-2023 ovvero una edizione speciale ancora più lussuosa e sicura. Toyota C-HR 2022-203 pone l'accento sulle cose che contano.

Il lungo elenco di caratteristiche standard è perfettamente coerente con le decisioni del costruttore giapponese. Approfondiamo allora:

Come sono le nuove versioni di Toyota C-HR 2022-2023

La nuova vettura Toyota C-HR in edizione speciale si chiama Mode-Nero Safety Plus III, il successore della serie C-HR Mode-Nero Safety Plus, in circolazione dal 2020. Come prima, la nuova Toyota C-HR Mode-Nero Safety Plus III è stata sviluppata dalle varianti ibrida C-HR G e GT con motore turbo. Ora ciò che rende speciale Mode-Nero Safety Plus III è il suo aspetto esterno completamente nero.

In questa terza versione, Toyota fornisce il C-HR Mode-Nero Safety Plus in nero Inazuma Parking Black Glass Flake. Il colore nero è abbinato a cerchi neri opachi da 18 pollici con bulloni scuri. Toyota C-HR Mode-Nero Safety Plus III ottiene anche fari a LED Bi-Beam con decorazioni nere.

Entrando negli interni, Toyota dona un tocco di lusso sotto forma di sedili avvolti in pelle nera con accenti marroni e cuciture beige.

Ogni C-HR del 2022 è alimentata da un motore I-4 da 2,0 litri che produce 144 CV e 139 Nm di coppia. È collegato a un automatico CVT, che indirizza quella potenza alle ruote anteriori; la trazione integrale non è disponibile.

Per la guida a bassa velocità, Toyota ha aggiunto un differenziale di precarico. Questa funzione sposta la coppia tra le ruote anteriori secondo necessità per una guida fluida. Il CVT si sente naturale come qualsiasi trasmissione automatica tradizionale. La sua modalità sportiva fa molto di più che aumentare la reattività dell'acceleratore.

In relazione ai consumi, Toyota dichiara 26,3 chilometri per litro nel caso del motore da 1.8 litri ovvero 25 chilometri per litro per il modello con il propulsore da 2.0 litri e 184 CV.

Giudizi Toyota C-HR 2022-2023 tra tecnologia e aiuti alla guida

Una serie di nuove caratteristiche di sicurezza è di serie su tutti i nuovi modelli di Toyota C-HR 2022-2023. Ad esempio, un sistema attenua le collisioni quando l'acceleratore viene premuto troppo e il crossover rileva un oggetto fermo, come un muro, davanti o dietro il veicolo.

Toyota ha anche installato un sistema radar che rileva i veicoli provenienti da sinistra e da destra, nonché un monitor panoramico.

Indipendentemente dall'assetto, ogni Toyota C-HR è dotato di un touchscreen di infotainment da 8,0 pollici che include Apple CarPlay e Android Auto. Occorre fare affidamento su questi per le indicazioni stradali, poiché la navigazione integrata non è offerta.

C'è una porta USB montata nella prima fila e sei altoparlanti distribuiti in tutto l'abitacolo. Tutti i modelli hanno anche un display da 4,2 pollici montato nel quadro strumenti. Il prezzo iniziale di Toyota C-HR 2022-2023 è di circa 30.000 euro.

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Come viene stabilito il prezzo del gas - Il Post

Sunday, August 28, 2022

In arrivo i decreti su gas ed elettricità calmierati per energivori e Pmi - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Garanzie agli operatori che estrarranno il nuovo gas (meno di 2 miliardi di metri cubi), blindato attraverso contratti pluriennali, da offrire poi a prezzi calmierati a energivori e, con riserva di almeno un terzo, alle piccole e medie imprese. Mentre, sul fronte dei 15 terawattora di energia rinnovabile ritirati dal Gse - ma l’ammontare è ancora oggetto di confronto - che saranno messi a disposizione delle stesse categorie, sempre a costi ridotti, parte di questa energia dovrà essere ceduta anche agli interrompibili localizzati nelle isole maggiori (Sicilia e Sardegna). Sono questi alcuni dei tasselli del taglia-costi su cui è al lavoro, insieme all’Economia, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e che rientra nel piano del governo per rispondere al grido d’allarme delle imprese soffocate dalla corsa inarrestabile del prezzo del gas.

Il problema delle coperture

Un piano che dovrebbe passare anche attraverso un nuovo decreto con cui l’esecutivo punta ad alleggerire ancora il caro bollette e che però si scontra con un tema di coperture sul quale in queste ore sono al lavoro i tecnici per comprendere le reali possibilità di manovra. Mentre le richieste dei partiti ormai non si contano e ieri, ad allungare l’elenco dei politici in pressing sul governo per un nuovo intervento, è stato prima il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e poi il numero uno della Lega, Matteo Salvini, che ha aggiornato il pallottoliere dei numeri («serve un intervento da 30 miliardi per la crisi energetica»).

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La coperta con cui si misura il governo, però, è molto più corta. E il conto delle possibili misure sul tavolo è elevato: servono, infatti, 10 miliardi soltanto per estendere all’ultimo trimestre dell’anno i crediti d’imposta a favore delle imprese zavorrate dagli aumenti, a cominciare da energivori e gasivori, visto che la base di calcolo delle agevolazioni, rispetto al precedente provvedimento (il decreto aiuti bis), è mutata con i prezzi di elettricità e gas nel frattempo schizzati alle stelle. Il boccino è, come al solito, nelle mani del Mef che deve tirare le somme tra eventuali residui di fondi inutilizzati ed extragettito. Perché nessuno, tra Palazzo Chigi e Via XX Settembre, vuole sentire pronunciare la parola scostamento di bilancio, ma c’è la piena consapevolezza di dover dare nuove risposte alla crisi che sta mettendo in ginocchio il sistema produttivo.

Ecco perché dalla presidenza del Consiglio è arrivato l’invito al Mite ad accelerare sul taglia-costi per energivori e pmi. Il ministro Cingolani vuole farsi trovare pronto per i primi di settembre - quando dovrebbe essere ultimato anche il piano di risparmio energetico per blindare il prossimo inverno - e ha messo al lavoro i suoi uomini per bruciare i tempi del via libera. Si tratta di due decreti interministeriali, definiti d’intesa con l’Economia, che chiamano in causa il Gestore dei servizi energetici (Gse). Quest’ultimo ha già aperto uno dei due cantieri lanciando nelle scorse settimane gli avvisi destinati agli operatori che intendono impegnarsi per assicurare il nuovo gas. Per approvvigionarsi, la controllata del Mef dovrà poi stipulare, a monte, su entrambi i fronti, contratti pluriennali per poter cedere a valle l’energia a costi ridotti.

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Le grandi catene Usa lasciano l’Italia: i motivi dell’addio - QuiFinanza

È un vero e proprio momento nero per le grandi catene americane che di recente hanno deciso di levare le tende dall’Italia. In un momento di profonda crisi economica causata dal mix tra pandemia e guerra in Ucraina, che negli ultimi due anni hanno segnato in maniera pesante i piani delle piccole e grandi aziende, nelle ultime settimane si è assistito alla ritirata di alcuni dei grandi marchi degli States che si trovavano nel nostro Paese e che hanno deciso di chiudere i loro punti vendita.

Le attività che hanno chiuso i battenti non lo hanno di certo fatto a cuor leggero, con numerosi dipendenti che si trovano ora senza lavoro e alla ricerca in un momento complicato per l’economia. Ma quali sono i grandi brand che hanno deciso di lasciare l’Italia?

I marchi della moda salutano l’Italia

Tra i primi marchi a lasciare l’Italia nelle ultime settimane ci sono firme della moda che, nonostante annunci roboanti e investimenti consistenti, hanno deciso di chiudere le proprie attività. Dopo gli addii della griffe Tory Burch e del fashion brand Banana Republic, anche Gap ha preso l’amara decisione di chiudere con gli investimenti in Italia e salutare l’economia del nostro Paese.

Alla base della decisione dei brand statunitensi c’è una débâcle quasi inaspettata a causa della crisi conseguente dal Covid-19 e non solo. Infatti a giocare un ruolo principale in questa crisi c’è l’alto livello di competitività del settore della moda che in Italia, più che in tanti altri paesi in giro per il mondo, ha un peso non trascurabile. Nel nostro Paese, infatti, l’offerta è estremamente vasta e i player italiani, dai piccoli ai grandi nomi della moda, sono un riferimento importante sia in termini di stile sia sul piano della qualità produttiva (ma a fallire sono anche gli storici marchi della moda italiana, ne abbiamo parlato qui).

Ben diversa, invece, è la situazione per lo sportwear e lo streetwear, nei quali i marchi americani non hanno competitors di rilievo in Italia. Ecco perché brand come Gap o Tory Burch hanno risentito di questa crisi e altri, come Nike o Supreme non hanno risentito in alcun modo del momento negativo, anzi sono stati capaci di aprire altri store.

Anche il food dice addio all’Italia con Domino’s Pizza

A risentire pesantemente del momento no dell’economia sono anche grandi marchi del settore food. Se tra i primi a salutare l’Italia è stata l’insegna di gelati Haagen Dasz, nelle ultime settimane l’addio che ha fatto parecchio clamore è quello di Domino’s Pizza. Marchio che ha conosciuto lo splendore nell’era pre-Covid grazie a un sistema di consegna innovativo, Domino’s ha infatti risentito pesantemente della pandemia e di una doppia concorrenza che ha stroncato gli introiti delle attività in giro per l’Italia.

Per Domino’s, infatti, si può parlare di un vero e proprio fallimento della società di franchising che gestisce la catena in Italia a causa della concorrenza spietata delle app di delivery come Glovo, Just Eat e Deliveroo e, dall’altro lato, con le singole pizzerie che a fronte dell’incremento della domanda negli ultimi due anni di Covid hanno in molti casi organizzato un proprio sistema di consegna. La concorrenza non ha fatto altro che accelerare la crisi già in atto e ha contribuito a determinare il ritiro dall’Italia.

L’esempio di Domino’s Pizza serve però da monito a tutti i brand di food non italiani. Infatti a soffrire sono soprattutto le insegne che hanno puntato su un’offerta standardizzata, senza adattarla ai gusti della clientela del Paese, cosa che, invece, ha saputo fare McDonald declinando il menù in chiave locale, arricchendolo di proposte e ingredienti tipici della cultura gastronomica italiana (a proposito di McDonald, ecco come si chiamerà in Russia).

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In arrivo i decreti su gas ed elettricità calmierati per energivori e Pmi - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Garanzie agli operatori che estrarranno il nuovo gas (meno di 2 miliardi di metri cubi), blindato attraverso contratti pluriennali, da offrire poi a prezzi calmierati a energivori e, con riserva di almeno un terzo, alle piccole e medie imprese. Mentre, sul fronte dei 15 terawattora di energia rinnovabile ritirati dal Gse - ma l’ammontare è ancora oggetto di confronto - che saranno messi a disposizione delle stesse categorie, sempre a costi ridotti, parte di questa energia dovrà essere ceduta anche agli interrompibili localizzati nelle isole maggiori (Sicilia e Sardegna). Sono questi alcuni dei tasselli del taglia-costi su cui è al lavoro, insieme all’Economia, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e che rientra nel piano del governo per rispondere al grido d’allarme delle imprese soffocate dalla corsa inarrestabile del prezzo del gas.

Il problema delle coperture

Un piano che dovrebbe passare anche attraverso un nuovo decreto con cui l’esecutivo punta ad alleggerire ancora il caro bollette e che però si scontra con un tema di coperture sul quale in queste ore sono al lavoro i tecnici per comprendere le reali possibilità di manovra. Mentre le richieste dei partiti ormai non si contano e ieri, ad allungare l’elenco dei politici in pressing sul governo per un nuovo intervento, è stato prima il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e poi il numero uno della Lega, Matteo Salvini, che ha aggiornato il pallottoliere dei numeri («serve un intervento da 30 miliardi per la crisi energetica»).

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Ecco perché dalla presidenza del Consiglio è arrivato l’invito al Mite ad accelerare sul taglia-costi per energivori e pmi. Il ministro Cingolani vuole farsi trovare pronto per i primi di settembre - quando dovrebbe essere ultimato anche il piano di risparmio energetico per blindare il prossimo inverno - e ha messo al lavoro i suoi uomini per bruciare i tempi del via libera. Si tratta di due decreti interministeriali, definiti d’intesa con l’Economia, che chiamano in causa il Gestore dei servizi energetici (Gse). Quest’ultimo ha già aperto uno dei due cantieri lanciando nelle scorse settimane gli avvisi destinati agli operatori che intendono impegnarsi per assicurare il nuovo gas. Per approvvigionarsi, la controllata del Mef dovrà poi stipulare, a monte, su entrambi i fronti, contratti pluriennali per poter cedere a valle l’energia a costi ridotti.

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Negli scontrini anche i contributi per le bollette, così una pizzeria di Napoli combatte il carovita: «Abbiamo le spalle al muro» - Open

8.299 euro per l’energia elettrica: è la bolletta che si è visto arrivare Salvatore Grasso, titolare della storica pizzeria Gorizia 1916 di Napoli. «Di fronte a questi costi, noi siamo con le spalle al muro», racconta al Corriere della Sera. Quella che si è abbattuta sul ristoratore è una vera e propria impennata nelle spese legate a gas e elettricità: Grasso sostiene che l’anno scorso aveva pagato un terzo della cifra, «2.500, massimo 2.800 euro». Adesso invece, si ritrova a fronteggiare un «aumento del 300%». Per fronteggiarlo, ha pensato di aggiungere provocatoriamente delle nuove voci al conto dei clienti. Oltre alle bevande, alle pizze e al coperto, infatti, nello scontrino gli avventori hanno trovato una quota aggiuntiva contabilizzata come: «Contributo per gas», «Energia» e «Fitto».


«Non riusciamo più a gestire questa situazione», ha spiegato Grasso. «L’energia che è aumentata per la mia pizzeria e per gli altri miei colleghi, e questo dipende anche dai fornitori che si sono trovati costretti a far salire i loro prezzi». Quindi, conclude, i rincari hanno ricadute «sull’intera filiera»: «Siamo obbligati, dopo tanti anni, a rivedere tutto». Un grido d’allarme che, pochi giorni fa, aveva lanciato anche il titolare della pizzeria Funky Gallo nel Cremonese, Alberto Rovati. 4.000 euro, in questo caso, era la somma contenuta nella bolletta che Rovati ha deciso di esporre in vetrina, chiedendo: «Quando le spese diventano insostenibili. Mettere una pizza Margherita a 10 euro e passare da ladro o chiudere l’attività?». Una sconfitta per il locale, soprattutto perché a Roncadello era rinomato proprio per i prezzi accessibili. Ma, aveva spiegato Rovati, raddoppiare il costo delle pizze era stata una scelta obbligata: «Siamo costretti. L’alternativa è chiudere l’attività».

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Saturday, August 27, 2022

Bce: Villeroy, rialzo significativo dei tassi a settembre - Ultima Ora - Agenzia ANSA

(ANSA) - NEW YORK, 27 AGO - L'impegno della Bce ad agire sull'inflazione è "incondizionato": un altro rialzo "significativo" dei tassi di interesse è un passo necessario in settembre. Lo afferma Francois Villeroy de Galhau, membro del comitato esecutivo della Bce. (ANSA).
   

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Bce: Villeroy, rialzo significativo dei tassi a settembre - Ultima Ora - Agenzia ANSA
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Investitori in fuga dall’Italia: pronti a vendere 200 miliardi di euro in titoli di Stato - Open

200 miliardi di euro. É questo il valore dei Btp, i titoli di Stato che l’Italia vende per rifinanziare il proprio debito, che gli investitori istituzionali sarebbero pronti a vendere dopo l’addio di Mario Draghi a Palazzo Chigi. A rivelarlo è la banca statunitense Citi, come spiega La Stampa. Si tratta del 7,5% del debito (2.766 miliardi di euro, il massimo storico è stato toccato a luglio), che di per sé vale il 152% del Pil del nostro Paese. La notizia della caduta del governo ha subito causato incertezza e volatilità nei mercati. Uno scetticismo che è diventato presto evidente nello spread tra i Btp e Bund, i titoli di Stato tedeschi. Il valore, che mesi fa si manteneva tra i 100 e i 150 punti base, dallo scoppio della crisi di governo si attesta stabilmente tra i 200 e i 250. A poco sembrano essere servite le rassicurazioni della leader di FdI Giorgia Meloni a Reuters quando ha dichiarato che con il suo partito al governo i conti pubblici sarebbero in buone mani. Gli interessi che l’Italia deve versare per rifinanziare il proprio debito – al momento il Btp decennale paga il 3,75% – sono sempre più alti e sempre più distanti dai valori relativamente bassi di quelli tedeschi. Tutto ciò nonostante l’aiuto della Bce, che ha acquistato 10 miliardi di titoli italiani a luglio.


Il Pnrr e i tassi di interesse sono le maggiori preoccupazioni

Insomma, gli investitori sono pronti a scommettere contro il nostro Paese, e a vendere 200 miliardi del nostro debito, su cui lo stato dovrebbe pagare interessi ancora più alti. La notizia arriva dopo la rivelazione del Financial Times, che ha fatto sapere che numerosi fondi speculativi internazionali stanno scommettendo contro il nostro Paese. Ovvero si stanno tutelando in vista di una una seria crisi economica della penisola. Tra le maggiori preoccupazioni di chi attualmente detiene il debito pubblico italiano c’è il rallentamento della realizzazione delle opere finanziate con i fondi del Pnrr, che rischiano di andare in fumo se gli interventi non avverranno entro le scadenze prestabilite. E il rispetto dei tempi è messo a dura prova dalla caduta del governo in un momento cruciale per la definizione degli iter progettuali. Inoltre, gli investitori temono che il nostro Paese non riuscirà a fare fronte all’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce.


«L’Italia ce la farà se rispetterà l’agenda Draghi»

Gregorio De Felice, capo economista di Banca Intesa San Paolo ammette le difficoltà, ma esclude il pessimismo. «Una gestione ordinata della politica di bilancio e il rispetto delle regole Ue in materia di saldi di finanza pubblica e convergenza macroeconomica escludono qualsiasi criticità sul fronte del rifinanziamento del debito pubblico nel 2023» ha spiegato al quotidiano torinese. Se tutto andrà come deve, e le tranche del Pnrr verranno confermate, «la quantità di debito da rifinanziare sui mercati è stimabile nell’ordine dei 50 miliardi di euro, che potrebbero essere coperti da acquisti netti di investitori domestici (intermediari e famiglie) anche a fronte di un possibile moderato flusso di vendite estere», che Intesa stima intorno ai 20 miliardi di euro. L’importante, secondo De Felice, è che il prossimo governo non si discosti eccessivamente dalla cosiddetta «agenda Draghi». Il modus operandi dell’ex presidente della Bce, la cui figura viene vista come garanzia di rigore e scelte oculate, infatti, ha finora tenuto a bada le speculazioni e rassicurato i mercati e il timore è che una brusca inversione di rotta potrebbe portare il Paese in mezzo a forti turbolenze difficili da gestire. La Bce, però, è pronta a intervenire di nuovo acquistando i nostri titoli di Stato, a patto che i parametri economici dell’Unione vengano rispettati.

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Friday, August 26, 2022

Risparmio, il patrimonio delle famiglie supera i 5.256 miliardi - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

2' di lettura

Supera quota 5.256 miliardi di euro la ricchezza finanziaria degli italiani a fine 2021, cresciuta di quasi 1.700 miliardi (+50%) nell’ultimo decennio. È quanto si legge in una ricerca della Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, da cui emerge che «la liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio». Il contante è cresciuto di 509 miliardi (+45%) a quoota 1.629 miliardi, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse. In forte calo le obbligazioni (-67% a 233 miliardi di euro), mentre crescono le polizze assicurative (+78% a 1.213 miliardi miliardi), che coprono il 23% dei risparmi complessivi. È il quadro, sottolinea la Fabi «a dieci anni dal “Whatever it takes” dell’allora presidente della Bce Mario Draghi per salvare l’euro».

Cresce il peso delle azioni

Secondo la Fabi, «solo nel 2021, anno di avvio della ripresa economica poi svanita con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il risparmio delle famiglie italiane ha generato un flusso di 320 miliardi di euro. Il 61% della nuova ricchezza accantonata (143 miliardi in termini assoluti) - prosegue il sindacato - è stata destinata ad attività finanziarie, principalmente azioni, il 16% (72 miliardi) a liquidità e la restante parte a forme di risparmio alternative». A crescere è stato il peso delle azioni: con 690 miliardi rappresentava il 19% delle riserve delle famiglie nel 2011, cifra salita a 1.107 miliardi nel 2020 (22%) e poi ancora a 1.251 miliardi nel 2021, sfiorando il 24% del totale dei portafogli finanziari.

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Gli italiani difendono le proprie ricchezze

«Il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane - commenta la Fabi - mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità». Dalle dinamiche esaminate dalla Fabi emerge una «crescente necessità di una pianificazione patrimoniale assieme a un’attenta e oculata gestione del rischio finanziario, in un momento in cui l’obiettivo finanziario comincia a essere il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento». Elementi che potrebbero aver determinato anche l’andamento degli investimenti: i fondi comuni sono saliti in 10 anni da 235 a 661 miliardi, passando dal 6 al 15% del risparmio complessivo delle famiglie italiane. La liquidità, che comprende contante e depositi bancari, ammonta a 1.629 miliardi e corrisponde al 31% del portafoglio complessivo delle famiglie, percentuale identica a quella del 2011.

Sileoni: il fisco non colpisca denari già tassati

La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane «dovrebbe oggi essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre e del futuro Governo», afferma il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni rivolgendo il proprio appello affinché «tutte le forze politiche tutelino, con proposte serie e concrete, i risparmi degli italiani. Si tratta - spiega il sindacalista - di oltre 5.200 miliardi di euro, che potranno giocare un ruolo essenziale per il rilancio e la crescita economica». A suo dire «sarebbero dannosi, in quest’ottica, interventi fiscali, come ad esempio la patrimoniale, che aumenterebbero il carico fiscale su denaro che è frutto di risparmi sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori, quindi già ampiamente tassato dallo Stato».

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Costi del pellet in salita, quando acquistare per risparmiare in vista dell’inverno - InformazioneOggi.it

I costi del pellet hanno raggiunto cifre elevate che fanno dubitare della convenienza del nuovo sistema di riscaldamento. Quali sono le previsioni a breve termine?

L’inverno si avvicina e le stufe a pellet dovranno presto essere accese. Conviene acquistare subito il necessario o attendere un ribasso dei costi?

costi pellet aumento
Adobe Stock

L’aumento del prezzo del gas ha portato in primavera una corsa all’acquisto delle stufe a pellet. Questo alternativo metodo di riscaldamento consente un risparmio in bolletta e l’indipendenza dal gas. L’obiettivo era, dunque, di non passare un inverno al freddo a causa della riduzione delle forniture del gas russo. Ora, però, il pericolo di non poter utilizzare la stufa quanto si vorrebbe esiste realmente per l’aumento dei costi del pellet. La domanda è salita a dismisura e dall’altra parte non c’è un’offerta adeguata. In Italia le aziende produttrici di pellet sono pochissime e i Paese esportatori si trovano con quantità insufficienti di legno e dunque di scarti (materiale con cui si crea il pellet). Facciamo il quadro della situazione.

Costi del pellet in aumento, i timori per l’inverno

I dati sull’andamento dei prezzi del pellet lasciano pochi dubbi. Gli acquirenti stanno attraversando un periodo difficile e le certezze di risparmio per l’utilizzo delle stufe a pelle stanno vacillando. Il dubbio è tra acquistare subito il necessario prima che i prezzi aumentino ulteriormente oppure attendere un’inversione di tendenza. Se le nuove forniture arrivassero in tempo si potrebbe anche avere la pazienza di aspettare il ribasso ma il problema è che sono previsti ritardi nelle consegne. Le ipotesi peggiori stimano il periodo marzo/aprile del 2023 come data di arrivo del materiale.

La richiesta, d’altronde è massiccia. In generale ci sono 6,6 milioni di apparecchi alimentati con legna da ardere da accendere per l’inverno e 2,3 milioni di stufe a pellet. Le previsioni, poi, ipotizzano un aumento di queste cifre nonostante la disponibilità della materia prima per costruire gli apparecchi sia scarsa. Non manca solo il legno, infatti, ma anche acciaio e ferro.

Qual è la conclusione?

La domanda supera l’offerta perché i rivenditori italiani oltre ad acquistare il pellet da Ucraina e Russia si rivolgono a Bosnia, Croazia e Serbia che, al momento, per le logiche protezionistiche hanno bloccato le esportazioni. Le nazioni rimanenti, Germania, Romania e Francia, inviano pochissime forniture.

L’Italia non ha una produzione tale da coprire la richiesta e, di conseguenza, un pacco da 15 chili che pochi mese fa costava 5 euro oggi ne costa 10. Inoltre si va incontro all’inverno con un ulteriore aumento della domanda. Il rischio è di un razionamento che potrebbe lasciare gli acquirenti senza pellet nel momento del bisogno. In conclusione, tra ritardi, aumento della domanda, calo dell’offerta è consigliabile acquistare ora per non passare un inverno al freddo.

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Istat, ad agosto risale la fiducia di consumatori, cala per le imprese - Agenzia ANSA

Ad agosto si stima un incremento dell'indice del clima di fiducia dei consumatori (da 94,8 a 98,3), che torna a salire dopo due mesi consecutivi di calo e si colloca sullo stesso livello dello scorso giugno. Invece, l'indice di fiducia delle imprese diminuisce da 110,7 a 109,4, scendendo per il secondo mese consecutivo. Lo indica l'Istat.

Per le imprese, la fiducia è in peggioramento nell'industria (l'indice è in calo sia nel manifatturiero sia nelle costruzioni, rispettivamente da 106,4 a 104,3 e da 164,4 a 155,8) e nei servizi di mercato (da 103,9 a 103,3) mentre migliora decisamente nel commercio al dettaglio (da 108,5 a 113,5).  

Guardando alle singole serie dell'indice di fiducia dei consumatori, l'Istat rileva un aumento di tutte le variabili ad eccezione dei giudizi sulla situazione economica familiare e di quelli relativi alla possibilità di risparmiare in futuro che rimangono stabili rispetto al mese scorso. Coerentemente, anche i quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti presentano un'evoluzione positiva: il clima economico, corrente e futuro registrano gli incrementi più marcati passando, rispettivamente, da 84,9 a 92,9, da 96,1 a 99,7 e da 92,9 a 96,4; il clima personale sale in misura più contenuta (da 98,1 a 100,2).

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Thursday, August 25, 2022

Canone RAI aumenta (tassa regionale) ma arrivano ben 2 modi per non pagarlo più - iLoveTrading

Il canone RAI dall’anno prossimo esce dalla bolletta perché proprio l’Unione Europea ha detto che non si può riscuotere una tassa attraverso la bolletta dell’energia elettrica.

Tuttavia la RAI sta chiedendo con forza con forte aumento del canone. La RAI chiede l’aumento del canone per due motivi.

ANSA

Anzitutto con i forti costi legati all’inflazione, il canone di €90 non basta più alla tv pubblica ma poi il motivo è anche un altro.

Forti aumenti

Quando il canone era riscosso tramite la bolletta per gli italiani era impossibile evadere questa tassa e quindi la RAI la riscuoteva in modo assolutamente sicuro.

Pixabay

Tuttavia con il canone che esce dalla bolletta l’evasione ritornerà ad essere forte come in passato e quindi la Rai ha paura che tanti Italiani finiranno per non pagare il canone e quindi vuole un aumento del canone stesso proprio per difendersi da questo. Tuttavia adesso arrivano due modi legali e assolutamente sicuri per non pagare il canone della RAI. L’anno prossimo il canone della RAI probabilmente diventerà una tassa regionale anche se questo non è ancora sicuro. Ad ogni modo gli italiani adesso hanno ben due modi per non pagare il canone RAI in modo legale.

I modi per non pagarlo

Il primo modo è quello di scaricare proprio dal sito della RAI l’apposita domanda nella quale si richiede di non di essere esonerati dal canone RAI proprio perché non si hanno televisori in casa. Infatti se non si hanno dei televisori in casa si può essere effettivamente esonerati dal canone RAI. In questo caso la domanda va presentata entro il primo gennaio del 2023 ed esonererà dal pagamento del bollo proprio per l’anno 2023. Infatti questa è una richiesta che bisogna fare annualmente. Ovviamente lo svantaggio di questa richiesta è che effettivamente non bisogna avere i televisori in casa perché altrimenti si sta dichiarando il falso al fisco.

Così si può evitare il Canone e guardare la tv

Ma ci sono degli italiani che possono non pagare legittimamente il canone della RAI pur continuando a vedere la televisione. Infatti sono proprio gli anziani con ISEE basso che possono arrivare ad avere l’esonero dal canone RAI pur continuando ad avere i televisori in casa. Ad ogni modo le associazioni tutela dei consumatori sostengono che dal prossimo anno molto probabilmente il canone effettivamente aumenterà.

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Tuesday, August 23, 2022

Zoom, stime tagliate e crollo in Borsa dopo i record della Pandemia - Corriere della Sera

Il titolo di Zoom perde oltre il 13% ed è il peggiore sul Nasdaq, dopo aver tagliato le stime sui profitti e i ricavi annui, con la domanda per la piattaforma di videoconferenza in rallentamento dai massimi della pandemia. La società ha dovuto rivedere al ribasso le stime dei ricavi per il 2022, che dovrebbe chiudersi con vendite per 4,4 miliardi di dollari contro i 4,5 miliardi previsti a maggio. Il servizio di videoconferenza, che durante la pandemia ha sperimentato un boom, ha chiuso il secondo trimestre dell’esercizio fiscale con ricavi in crescita dell’8%, meno del +12% del trimestre precedente, e un utile netto in calo a 45,7 milioni di dollari.

Il boom durante la pandemia

Zoom è stato originariamente sviluppato per uso aziendale, ma con la pandemia di coronavirus si è trasformato in un prodotto di massa. Le aziende si sono rivolte al software per gestire riunioni e incontri di lavoro in smart working e i consumatori lo hanno utilizzato anche per altri scopi, dalle lezioni di yoga alle videoconferenze di gruppo con amici e parenti. Fondata da Eric S. Yuan, la piattaforma era quasi sconosciuta fino ai primi mesi del 2020. Dopo i ripetuti lockdown, con miliardi di persone costrette a lavorare in smart working e partecipare a riunioni virtuali, la società californiana ha visto crescere esponenzialmente il numero di iscritti e di conseguenza anche i suoi ricavi. Grazie a questo boom nel 2020 aveva chiuso con guadagni da record: i ricavi sono più che quadruplicati, arrivando a 2,65 miliardi, con una crescita su base annua del 326%.

Le ragioni del calo

Uno dei motivi del calo dei ricavi del 2022 è stato il significativo aumento delle spese di marketing. Inoltre l’aumento di riunioni in presenza, dopo le riaperture, e il proliferare di servizi concorrenti come Microsoft (Teams), Cisco (WebEx) e Google (Meet), hanno contribuito a un rallentamento della domanda. «Mentre abbiamo registrato un continuo slancio con i nostri clienti Enterprise e il nostro reddito operativo non-GAAP è risultato significativamente più alto rispetto alle nostre previsioni, il nostro fatturato è stato influenzato dal rafforzamento del dollaro americano, dalle prestazioni del business online e, in misura minore, dalle vendite ponderate nella parte finale del trimestre», ha dichiarato Kelly Steckelberg, cfo di Zoom.

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Parità euro-dollaro, chi ci guadagna e chi ci perde - Agenzia ANSA

Ecco in una scheda le principali conseguenze della parità euro-dollaro: 

ESPORTAZIONI PIU' SEMPLICI: avere una moneta debole significa poter esportare con più facilità i propri prodotti verso Paesi che acquistano, invece, con una moneta forte. Questo concorre a rendere più competitive le imprese europee, al netto però dell'inflazione, la cui impennata rischia di annacquare l'effetto del cambio. Nello specifico gli Stati Uniti sono il terzo mercato di destinazione dell'export italiano, per un valore di 61 miliardi di dollari. Settori trainanti, nel 2021, sono stati meccanica, moda, accessori e agroalimentare.

IMPORTAZIONI PIU' COSTOSE, DALL'HI-TECH ALL'ENERGIA: l'altra faccia della medaglia è rappresentata da importazioni più costose, perché chi acquista lo fa con una moneta più debole. Questo vale per chi compra prodotti hi-tech realizzati negli Usa, ma anche per le imprese che utilizzano forniture statunitensi o comunque negoziate in dollari. I rincari energetici già ci sono stati. Ma certo il rafforzamento del dollaro sull'euro non aiuta, ad esempio, per l'acquisto di petrolio: la quotazione del barile è da sempre fatta con il 'biglietto verde'. A questo si aggiunge il fatto che, per compensare le minori forniture di gas russo, l'Italia ha ad esempio previsto maggiori importazioni di gas liquido dagli Stati Uniti.

VIAGGI IN USA MENO CONVENIENTI, MA PIU' TURISTI IN ITALIA: anche qui vale lo stesso discorso fatto per importazioni ed esportazioni. Saranno meno convenienti i viaggi e gli acquisti negli Stati Uniti ma, al contrario, visitare l'Italia e fare compere nel Bel Paese sarà più conveniente per i turisti americani. E questo, vista la forte ripresa dei flussi turistici e il sostegno che questi garantiscono a vari settori della nostra economia, può rappresentare un vantaggio.

GLI INVESTIMENTI, DIPENDE DAL PORTAFOGLIO: per chi nell'eurozona ha investito in attività finanziarie denominate in dollari il rafforzamento del biglietto verde non è necessariamente una cattiva notizia. Ovviamente l'impatto dipende dal proprio portafoglio di investimenti e, soprattutto, dal momento di ingresso sul mercato. Per fare un esempio: chi ha convertito 1.000 euro in dollari un anno fa, quando il cambio era 1,18 dollari per 1 euro, ottenendo quindi 1.180 dollari, trarrà vantaggio oggi dalla conversione in euro perché, con l'attuale cambio alla pari, otterrà circa 1.180 euro.

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Rincari, dalle bollette alla spesa: gli aumenti dei prezzi in arrivo dopo le vacanze - Sky Tg24

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Monday, August 22, 2022

Tassi, gas, Pil: Borse in caduta e l'euro scende sotto la parità - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

3' di lettura

I banchieri centrali affilano le armi contro l’inflazione e le Borse scalano le marce, perché con le Autorità monetarie più focalizzate sui prezzi che sulla crescita, temono una forte recessione.

Lunedì li indici azionari europei hanno perso tutti oltre un punto percentuale, con l’eccezione del Ftse 100 di Londra (-0,2%), aiutato dalle società minerarie che godono dell’aumento delle materie prime. Il Ftse Mib di Milano ha chiuso a -1,6%; il Cac 40 di Parigi a -1,8%. Il Dax di Francoforte (-2,3%) ha...

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Fed e Bce "falchi" spaventano le Borse, gas senza freni. Ancora vendite sui bond. E il dollaro ... - Il Sole 24 ORE

4' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - I timori della recessione, amplificati dalla corsa senza sosta dei prezzi del gas, mandano al tappeto i listini europei nella prima seduta di una settimana che sarà segnata dall’attesa per il simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole negli Usa, in calendario da giovedì. Gli investitori temono che il presidente della Fed, Jerome Powell, in versione “falco”, confermi un atteggiamento aggressivo in politica monetaria per contrastare l'inflazione (mossa considerata necessaria anche dal numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel, che in un'intervista ha ribadito la necessità di continuare ad alzare i tassi dell'eurozona nonostante la probabile recessione in Germania). A pesare sui mercati sono così le prospettive di una rallentamento della domanda globale, con il “super dollaro” che ha raggiunto la parità con l’euro a 0,995 (ai massimi dall'autunno 2002) e un doppio effetto sul fronte energetico: il netto calo del petrolio (-4%) e l’impennata del gas sopra i 270 euro al MWh, innescata dall'annuncio dello stop delle consegne russe attraverso il gasdotto Nord Stream 1 per tre giorni da fine agosto. In questo clima di tensione, il FTSE MIB a Milano chiude in territorio negativo, ma sopra i minimi di seduta, zavorrato dalle vendite sui titoli più ciclici, a partire da auto e banche. Tra le peggiori Saipem, Stellantis, Telecom Italia, e Unicredit. Tra le poche in controtendenza Recordati ed Eni grazie anche all'annuncio della scoperta di un mega-giacimento di gas al largo di Cipro

Wall Street in calo, clima nervoso in attesa Jackson Hole

In calo anche Wall Street, in scia ai mercati europei. A incidere sono le prospettive di rallentamento dell'economia globale, rese più preoccupanti dall'atteggiamento aggressivo delle Banche centrali, che prevedono altri decisi rialzi dei tassi d'interesse per frenare l'inflazione. C'è attesa per il simposio di Jackson Hole: venerdì, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, rafforzerà probabilmente il messaggio 'hawkish' della Banca centrale statunitense per combattere l'inflazione. I mercati hanno già anticipato un atteggiamento aggressivo della Fed, con il rendimento del titolo del Tesoro a dieci anni tornato a circa il 3%, dopo essere sceso fino al 2,5% all'inizio di agosto. Di conseguenza, si è rafforzato il dollaro, tornato alla parità con l'euro.

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Andamento Piazza Affari FTSE Mib

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I timori di frenata dell'economia zavorrano le banche

Sul FTSE MIB milanese, le prospettive di rallentamento dell'economia globale hanno penalizzato per tutta la seduta i titoli bancari. La corsa dei prezzi al consumo e l'allargamento dello spread tra i rendimenti dei titoli di Stato complicano inoltre la situazione del nostro Paese, come notato nel week end dal capo economista di Moody’s Analytics, Mark Zandi. Gli investitori sembrano così privilegiare al momento l'impatto di un ciclo economico negativo sui bilanci degli istituti di credito, tralasciando l'effetto positivo dell'incremento dei tassi sul margine di interesse, fattore del resto già scontato dalle quotazioni con i rialzi seguiti alla pubblicazione dei conti semestrali. Perdono così quota anche Banco Bpm, Bper e Mediobanca.

Titoli oil sotto i riflettori, greggio volatile

Dopo un avvio in "rosso" è invece passata in territorio positivo Eni, seguendo il dietro-front del prezzo del petrolio e dopo l'annuncio della scoperta di un giacimento di gas al largo di Cipro. Resta invece pesante Saipem. Per quanto riguarda il greggio, il mercato è dominato dai timori per la tenuta della domanda di energia a fronte del rallentamento dell'economia globale, colpita dalla stretta di politica monetaria. Parallelamente, il conseguente rafforzamento del dollaro contribuisce ad alimentare la pressione sulle quotazioni del barile. Sullo sfondo resta inoltre la possibilità di un incremento delle esportazioni iraniane dopo che ieri il presidente americano Joe Biden ha parlato con i leader di Francia, Germania e Regno Unito di un possibile accordo sul nucleare di Teheran.

Continua intanto il rally dei prezzi del gas naturale in Europa in seguito all'annuncio dello stop alle consegne dalla Russia attraverso il gasdotto Nord Stream 1 per tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre, ufficialmente per «manutenzione». Il future settembre sulla piattaforma Ttf di Amsterdam guadagna il 19,6% a 292,5 euro per megawattora dopo il nuovo record di chiusura fatto segnare venerdì a 244,5. Il massimo storico intraday è stato toccato il 7 marzo scorso a 345 euro.

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Borsa Italiana, il commento della seduta di oggi (22 agosto 2022) - SoldiOnline.it

Forti vendite sui titoli bancari: Monte dei Paschi di Siena ha perso oltre i 5%. Male anche Telecom Italia TIM e Saipem. ENI tra i pochi a chiudere in rialzo

mercato-scende_2I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie europee hanno chiuso la prima seduta della settimana con forti ribassi; in particolare, Francoforte ha perso oltre il 2%.

Il FTSEMib ha lasciato sul terreno l'1,64% a 22.166 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 22.042 punti e un massimo di 22.433 punti. Il FTSE Italia All Share ha chiuso in calo dell'1,67%. Segno meno anche per il FTSE Italia Mid Cap (-2,06%) e per il FTSE Italia Star (-1,4%). Nella seduta del 22 agosto 2022 il controvalore degli scambi è salito a 1,54 miliardi di euro, rispetto agli 1,45 miliardi di venerdì.

Alle ore 17.30 il bitcoin si attestava poco sopra i 21.000 dollari.

Lo spread Btp-Bund ha sfiorato i 230 punti, dopo che il rendimento del Btp con scadenza decennale ha superato il 3,55%.

L’euro è scivolato a 0,995 dollari. Secondo Saverio Berlinzani - analista senior di ActivTrades - "vedremo se come l'ultima volta, sotto ci sarà una reazione presunta degli istituzionali, oppure se questa volta lo lasceranno andare".

Forti vendite sui titoli del settore bancario.

Spicca lo scivolone del Monte dei Paschi di Siena (-5,52% a 0,38 euro, dopo uno stop per eccesso di ribasso). Come segnalato dal quotidiano La Repubblica nel week end e secondo quanto emerso dai documenti depositati in occasione dell’assemblea straordinaria degli azionisti in programma per il 15 settembre 2022 l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro sarà eseguito in forma scindibile; in pratica l’operazione sarà valida anche nel caso in cui l’istituto senese dovesse raccogliere un ammontare inferiore all’importo massimo fissato.

In rosso BPER Banca (-3,34% a 1,532 euro). I consigli di amministrazione di BPER Banca, Banca Carige e Banca del Monte di Lucca hanno approvato un progetto di fusione per incorporazione delle banche nell'istituto quotato al FTSEMib.

Male anche il BancoBPM (-3,35%), IntesaSanpaolo (-3,09%) e UniCredit (-3,33%).

BFF Bank ha chiuso in ribasso dell'8,56% a 6,3 euro, in seguito allo stacco dell’acconto sul dividendo relativo all’esercizio 2022 (0,3709 euro).

In forte calo Saipem (-6,04% a 0,709 euro). La società ha siglato con Oil Spill Response un'estensione dell'accordo di servizi già in essere, con l'obiettivo di includere la fornitura di FlatFish, il drone subacque di Saipem per il monitoraggio ambientale e l'ispezione dell'integrità degli asset.

Buona performance, invece, per ENI (+1,61% a 11,96 euro). Il Cane a sei zampe ha annunciato una nuova scoperta di gas con il pozzo Cronos-1, nel Blocco 6 al largo di Cipro. Il blocco è operato da Eni Cyprus con una quota del 50%, mentre TotalEnergies è partner con il restante 50%. Le stime preliminari indicano circa 2,5 trilioni di piedi cubi di gas in posto, con un significativo potenziale aggiuntivo che verrà valutato con un ulteriore pozzo esplorativo.

Telecom Italia TIM tra i peggiori al FTSEMib. Il titolo della compagnia telefonica ha registrato una flessione del 4,25% a 0,2071 euro. Intanto, dalle comunicazioni di internal dealing diffuse da Telecom Italia TIM si apprende che nella seduta del 22 agosto 2022 l’amministratore delegato della compagnia telefonica, Pietro Labriola, ha acquistato un milione di azioni dell’azienda a un prezzo unitario di 0,2084 euro.

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Msc-Lufthansa e Certares: chi c’è nelle due cordate che si contendono Ita - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

2' di lettura

Se non proprio tutto il puzzle, nelle prossime ore si delineerà un tassello importante del futuro della compagnia Ita Airways, nata “dalle ceneri” di Alitalia. Probabile destinazione una privatizzazione, con la cordata composta da Msc e Lufthansa che allo stato attuale si lascerebbe alle spalle il trio Certares-Delta-Air France.

La scadenza dettata dal Mef

Entro la mezzanotte di lunedì 22 agosto infatti le due squadre in corsa per l’acquisizione della compagnia sono chiamate a mettere sul tavolo le proprie carte, presentando i i progetti di integrazione delle proposte già avviate, così come richiesto dal Mef. Quota azionaria, governance, rotte, investimenti, l’integrazione con le diverse compagnie: il confronto si gioca su molti piani.

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Le due cordate protagoniste

La partita è tra due. Da una parte Msc e Lufthansa; dall’altra il fondo Certares con Air France-Klm e Delta Airlines. Entrambe le cordate lavorano per venire incontro alle richieste del Tesoro: da una migliore definizione della governance alla richiesta di vedere i bilanci delle società, così da poterne valutare meglio la solidità finanziaria.

Le ipotesi

Msc e Lufthansa metterebbero sul piatto circa 850 milioni per l’80% della compagnia (il 60% in mano a Msc, il 20% a Lufthansa e il 20% al Mef). Dall’altra parte è al lavoro anche il fondo statunitense Certares, che offrirebbe 600 milioni per il 60% della compagnia, con il restante 40% nelle mani del Mef, mentre Air France-Klm e Delta Airlines sarebbero partner commerciali. Tra le ultime novità, l’indiscrezione in base alla quale l’offerta non escluderebbe la possibilità di investire in Ita nel futuro. A questo si aggiungerebbe il fatto che l’ipotesi prevedrebbe per il Mef un ruolo maggiore di coprotagonista. Rimarrebbe con una quota e un pacchetto di diritti di voto superiore al 40%. Potrebbe inoltre contare su due posti su cinque nel Cda, uno dei quali con il ruolo di presidente e avrebbe maggiori poteri in alcune scelte chiave.

Le tappe successive

Dopo l’apertura delle buste e la valutazione del Mef il dossier prenderà la strada di Palazzo Chigi, cui spetta la decisione finale: se e con chi andare in trattativa in esclusiva. Dalla campagna elettorale è emersa la richiesta di uno stop alla privatizzazione per mantenere Ita in mano pubblica: a chiedere che sia il prossimo esecutivo a decidere del destino di Ita è stata in particolare FdI. Nella sostanza non si esclude che alla fine le cose possano andare proprio in questa direzione: per il via libera all’operazione da parte di Ue e Antitrust potrebbero servire mesi, quando sarà operativo un nuovo Governo.

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Msc-Lufthansa e Certares: chi c’è nelle due cordate che si contendono Ita - Il Sole 24 ORE
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Listini europei in rosso, Fed e Bce "falchi" spaventano le Borse. Gas senza freni - Il Sole 24 ORE

3' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Borse europee in rosso nella prima seduta di una settimana che sarà caratterizzata dall'attesa per il simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole, in calendario da giovedì. Gli investitori temono in particolare che il numero uno della Fed, Jerome Powell, confermerà la necessità di un atteggiamento aggressivo in politica monetaria per contrastare l'inflazione, pur non definendo già ora le dimensioni del rialzo dei tassi previsto per settembre. La prospettiva sostiene i rendimenti dei Treasury: quello del decennale ha sfiorato il 3 per cento. Non migliora il mood la Banca centrale cinese "colomba", il cui nuovo taglio dei tassi di riferimento viene visto soprattutto come segnale delle difficoltà del mercato immobiliare della Repubblica popolare. Il FTSE MIB è così in calo, penalizzato dalle vendite sui titoli delle banche e dell'energia. Perdono quota in particolare Saipem, Unicredit, Finecobank e Intesa Sanpaolo. A spaventare i mercati è poi la possibilità che i "falchi" prevalgano anche nel Vecchio Continente: il numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel, in un'intervista al Rheinische Post ha infatti sostenuto la necessità di continuare ad alzare i tassi di interesse dell'Eurozona nonostante una recessione in Germania sia sempre più probabile.

Andamento Piazza Affari FTSE Mib

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Ancora in rally i prezzi del gas naturale in Europa in seguito all'annuncio dello stop alle consegne dalla Russia attraverso il gasdotto Nord Stream 1 per tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre, ufficialmente per «manutenzione». Il future settembre sulla piattaforma Ttf di Amsterdam guadagna il 10,2% a 269,5 euro per megawattora dopo il nuovo record di chiusura fatto segnare venerdì a 244,5 dopo essere salito anche oltre i 260 euro. In deciso rialzo anche la consegna ottobre, che sale del 10,3% a 272,5 euro.

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Titoli oil in rosso sulla scia della debolezza del greggio

Sul Ftse Mib milanese le vendite colpiscono i titoli del petrolio sulla scia della debolezza del greggio, che risente dei timori per la tenuta della domanda di energia a fronte del rallentamento dell'economia globale, colpita dalla stretta di politica monetaria. Parallelamente, il conseguente rafforzamento del dollaro contribuisce ad alimentare la pressione sulle quotazioni del barile. Sullo sfondo resta inoltre la possibilità di un incremento delle esportazioni iraniane dopo che ieri il presidente americano Joe Biden ha parlato con i leader di Francia, Germania e Regno Unito di un possibile accordo sul nucleare di Teheran. Oltre a Saipem, è così in rosso Eni.

Spread stabile a 226 punti, rendimento BTp al 3,45%

Sull'obbligazionario, stabile lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario Mts, dopo una settimana caratterizzata dalla fiammata dei rendimenti di tutto il comparto dei titoli sovrani dell'Eurozona in attesa dei movimenti di politica monetaria delle banche centrali. Il differenziale di rendimento tra il Btp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco apre la giornata a 226 punti base, stabile sul finale di venerdì. Il rendimento dei titoli italiani scende leggermente al 3,45% dopo aver chiuso al 3,49% all'ultimo riferimento della vigilia. Arretra lievemente anche il rendimento del Bund, tornato ampiamente sopra quota 1% la scorsa settimana, indicato all'1,20% dall'1,23% dell'ultimo riferimento.

Andamento dello spread Btp / Bund

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Dollaro forte, scende il petrolio

Sul mercato valutario, il dollaro prosegue la marcia verso la parità nei confronti dell'euro ed è indicato a 1,0032 per un euro da 1,0045 venerdì in chiusura. In calo il prezzo del petrolio sui timori di tenuta della domanda globale di energia a fronte del rallentamento economico. Il future ottobre sul Brent cede l'1,63% a 95,14 dollari al barile, mentre l'analoga consegna sul Wti è in calo dell'1,64% a 88,96 dollari.

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Tim in Borsa chiude a +2,2% in attesa offerta Kkr su Sparkle - Ultima ora - Ansa.it - Agenzia ANSA

Tim chiude tonica in Borsa e indossa la maglia rosa nel listino principale, in attesa dell'offerta di Kkr per Sparkle e il dossier su N...