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Sunday, August 28, 2022

In arrivo i decreti su gas ed elettricità calmierati per energivori e Pmi - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Garanzie agli operatori che estrarranno il nuovo gas (meno di 2 miliardi di metri cubi), blindato attraverso contratti pluriennali, da offrire poi a prezzi calmierati a energivori e, con riserva di almeno un terzo, alle piccole e medie imprese. Mentre, sul fronte dei 15 terawattora di energia rinnovabile ritirati dal Gse - ma l’ammontare è ancora oggetto di confronto - che saranno messi a disposizione delle stesse categorie, sempre a costi ridotti, parte di questa energia dovrà essere ceduta anche agli interrompibili localizzati nelle isole maggiori (Sicilia e Sardegna). Sono questi alcuni dei tasselli del taglia-costi su cui è al lavoro, insieme all’Economia, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e che rientra nel piano del governo per rispondere al grido d’allarme delle imprese soffocate dalla corsa inarrestabile del prezzo del gas.

Il problema delle coperture

Un piano che dovrebbe passare anche attraverso un nuovo decreto con cui l’esecutivo punta ad alleggerire ancora il caro bollette e che però si scontra con un tema di coperture sul quale in queste ore sono al lavoro i tecnici per comprendere le reali possibilità di manovra. Mentre le richieste dei partiti ormai non si contano e ieri, ad allungare l’elenco dei politici in pressing sul governo per un nuovo intervento, è stato prima il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e poi il numero uno della Lega, Matteo Salvini, che ha aggiornato il pallottoliere dei numeri («serve un intervento da 30 miliardi per la crisi energetica»).

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La coperta con cui si misura il governo, però, è molto più corta. E il conto delle possibili misure sul tavolo è elevato: servono, infatti, 10 miliardi soltanto per estendere all’ultimo trimestre dell’anno i crediti d’imposta a favore delle imprese zavorrate dagli aumenti, a cominciare da energivori e gasivori, visto che la base di calcolo delle agevolazioni, rispetto al precedente provvedimento (il decreto aiuti bis), è mutata con i prezzi di elettricità e gas nel frattempo schizzati alle stelle. Il boccino è, come al solito, nelle mani del Mef che deve tirare le somme tra eventuali residui di fondi inutilizzati ed extragettito. Perché nessuno, tra Palazzo Chigi e Via XX Settembre, vuole sentire pronunciare la parola scostamento di bilancio, ma c’è la piena consapevolezza di dover dare nuove risposte alla crisi che sta mettendo in ginocchio il sistema produttivo.

Ecco perché dalla presidenza del Consiglio è arrivato l’invito al Mite ad accelerare sul taglia-costi per energivori e pmi. Il ministro Cingolani vuole farsi trovare pronto per i primi di settembre - quando dovrebbe essere ultimato anche il piano di risparmio energetico per blindare il prossimo inverno - e ha messo al lavoro i suoi uomini per bruciare i tempi del via libera. Si tratta di due decreti interministeriali, definiti d’intesa con l’Economia, che chiamano in causa il Gestore dei servizi energetici (Gse). Quest’ultimo ha già aperto uno dei due cantieri lanciando nelle scorse settimane gli avvisi destinati agli operatori che intendono impegnarsi per assicurare il nuovo gas. Per approvvigionarsi, la controllata del Mef dovrà poi stipulare, a monte, su entrambi i fronti, contratti pluriennali per poter cedere a valle l’energia a costi ridotti.

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