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Thursday, March 31, 2022

Ecco cosa c'è davvero dietro la mossa di Biden sul petrolio - InsideOver

L’amministrazione Biden sta considerando il rilascio di 1 milione di barili di petrolio al giorno per diversi mesi dalla Strategic Petroleum Reserve statunitense per combattere l’inflazione e il rincaro dei prezzi del greggio: lo riferisce a Reuters una fonte vicina alla Casa Bianca.

La mossa, secondo le indiscrezioni, potrebbe coprire una quota di riserve capace di arrivare fino a 180 milioni di barili. Si tratta di un annuncio volto a dimostrare che Washington, messa all’angolo dal summit Opec+ e desiderosa di veder danneggiata la rendita petrolifera della rivale Russia, vuole  controllare la corsa dei prezzi del petrolio, come altre materie prime in volo da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Dopo queste indiscrezioni i future sul Wti sono crollati di oltre il 6% a 101,50 dollari al barile, mentre quelli sul Brent hanno lasciato sul terreno oltre il 45% a 108,36 dollari.



La Strategic Petroleum Reserve statunitense contiene attualmente 568,3 milioni di barili, la quantità più bassa da maggio 2002, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Negli Stati Uniti si consumano mediamente poco meno di 20 milioni di barili al giorno, segno che anche in caso di graduale rilascio delle riserve il Paese avrebbe una buona scorta per ovviare al fabbisogno. La Strategic Petroleum Reserve ha una capienza di circa 715 milioni di barili nei suoi serbatoi distribuiti tra Louisiana e Texas e rappresenta il più grande deposito di greggio al mondo. Negli ultimi anni Washington ha mantenuto il più possibile vicino ai livelli di pieno riempimento le riserve così da resistere a shock di prezzo o casi di disruption della domanda.

Ai prezzi attuali di mercato, il valore delle riserve di petrolio conservate nella Spr sfiora i 60 miliardi di dollari e, dato che la capacità di prelievo dai serbatoi è di poco meno di 4,5 milioni di barili al giorno, anche a un pieno ritmo di estrazione ci vorrebbero quasi cinque mesi per svuotarla. L’obiettivo in questo caso per gli Usa non è tanto ovviare a uno shock di offerta come quello legato all’embargo energetico alla Russia ma piuttosto rendere più diluito e fluido il mercato globale del greggio, cercando di rompere l’accerchiamento di Mosca e dei Paesi Opec che non ne vogliono sapere di aumentare con forza la produzione per ridurre il prezzo. Non si tratterebbe della prima volta in questi mesi: a novembre Biden ha dato mandato al Dipartimento dell’Energia di rilasciare 50 milioni di barili a garanzia contro le impennate del prezzo in corso. Di recente ha impostato uno sforzo per ulteriori 30 milioni di barili in uno sforzo coordinato con gli alleati non Opec per mettere sul mercato 60 milioni di barili. La mossa attuale serve a promuovere il controllo dei prezzi con crescente gradualità. In altre parole, un rilascio one-shot segnala la volontà di calmare i mercati circa il rischio di eventuali crisi di forniture; un rilascio graduale dalla Spr manifesta invece una manovra più graduale di controllo dei prezzi.

Del resto la riunione dell’Opec+ certificherà una manovra non molto dissimile dalla strategia pregressa di aumentare con gradualità la produzione arrivando a una crescita di 400mila barili al giorno al mese per tutto il 2022. Biden vuole accelerare questo trend e cercare di sfruttarne le conseguenze per fini geoeconomici di riduzione della rendita energetica russa, favorita dal contesto di alti prezzi globali, e interni: un calo dei prezzi del petrolio può indurre un ridimensionamento dei prezzi della benzina e, dunque, dell’inflazione che sta colpendo duramente l’economia Usa. Mentre le elezioni di midterm si avvicinano, con sondaggi sfavorevoli e la minaccia di una durissima sconfitta per il Partito Democratico ad opera degli avversari repubblicani sia alla Camera che al Senato Biden vuole correre ai ripari calmando i riverberi interni della situazione di grande caos su scala globale. E la mossa del petrolio può essere un viatico, per quanto non una soluzione definitiva, per trovare una via d’uscita. Il fronte interno al Paese e quello estero non sono mai stati così collegati come in questa fase.

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Piazza Affari, il FTSEMib ha perso oltre l'1% - SoldiOnline.it

Hanno prevalso le vendite sui bancari. Telecom Italia TIM in decisa flessione, dopo il forte rialzo messo a segno nella seduta precedente. Forte volatilità sui petroliferi

mercato-azionario-negativoChiusura in rosso per i maggiori indici di Borsa Italiana e per le principali piazze finanziarie europee, con ribassi superiori al punto percentuale.

Il FTSEMib ha subito una flessione dell'1,1% a 25.021 punti, il minimo di giornata (massimo di 25.367 punti). Il FTSE Italia All Share ha perso l'1,18%. Performance peggiori per il FTSE Italia Mid Cap (-1,93%) e per il FTSE Italia Star (-1,77%). Nella seduta del 31 marzo 2022 il controvalore degli scambi è salito a 2,69 miliardi di euro, rispetto ai 2,68 miliardi di mercoledì.

Alle 17.35 il bitcoin era scivolato a 46.500 dollari (meno di 42.000 euro).

Lo spread Btp-Bund è rimasto sotto i 150 punti.

L’euro si è riportato a 1,11 dollari.

Hanno prevalso le vendite sui bancari.

Il Monte dei Paschi di Siena ha chiuso in ribasso del 2,3% a 0,9354 euro. L'istituto toscano ha comunicato che, in ottemperanza alle prescrizioni della Final SREP Decision ricevuta il 2 febbraio, ha inviato alla BCE il Capital Plan approvato dal consiglio di amministrazione. Il Capital Plan è sviluppato secondo ipotesi coerenti con quelle del Piano Strategico 2022-2026 approvato dal Monte dei Paschi di Siena il 17 dicembre 2021, anche per quel che concerne l’ammontare del sottostante aumento di capitale.

Performance peggiori per BancoBPM (-3,13%) e BPER Banca (-3,17%).

Prese di beneficio su Telecom Italia TIM, dopo il forte rialzo messo a segno nella seduta precedente; il titolo ha registrato un calo del 7,05% a 0,3335 euro, dopo uno stop per eccesso di ribasso. Secondo quanto scritto su Il Sole24Ore la compagnia telefonica starebbe studiando la possibilità di uno spin-off dell’infrastruttura di rete, con l’obiettivo di quotarla in Borsa.

Forte volatilità sui titoli del settore petrolifero, dopo che il prezzo del greggio a New York (contratto con scadenza a maggio 2022) si è riportato a 103 dollari al barile.

ENI ha subito una flessione dello 0,66% a 13,294 euro.

Performance positiva, invece, per Saipem che ha guadagnato il 2,78% a 1,146 euro.

Generali ha chiuso in territorio positivo. Il titolo del Leone di Trieste è salito del 3,23%.

Al FTSEMib si segnalano anche i ribassi di Iveco Group (-5,56%) e NEXI (-4,28%).

Al segmento STAR spicca lo scivolone di Fine Foods & Pharmaceuticals NTM (-13,3% a 11,75 euro), dopo la diffusione dei risultati di bilancio del 2021.

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Pagamento cartelle, dal 1° aprile 2022 si torna alla scadenza dei 60 giorni dalla notifica - Informazione Fiscale

Pagamento cartelle, dal 1° aprile si torna alle regole ordinarie: la scadenza per procedere è fissata a 60 giorni dalla notifica. Dall'inizio di settembre 2021 alla fine di marzo 2022, invece, è stato applicato il termine più lungo di 180 giorni. E sulla misura non è arrivata alcuna proroga.

I tempi per procedere con il pagamento delle cartelle a partire dal 1° aprile ritornano ad essere quelli ordinari: 60 giorni dalla notifica.

Il 31 marzo non segna solo la fine dello stato di emergenza e un passo avanti verso la fuoriuscita di norme emergenziali, ma anche la scadenza del termine eccezionale dei 180 giorni previsto per concedere più tempo ai contribuenti.

Nessuna proroga è arrivata, infatti, per la misura applicata da settembre 2021 in base a quanto previsto prima dal Decreto Fiscale e poi dalla Legge di Bilancio 2022.

Pagamento cartelle, dal 1° aprile si torna alla scadenza dei 60 giorni dalla notifica

Tramite le cartelle di pagamento, l’Agenzia delle Entrate Riscossione richiede il versamento delle somme di cui un determinato contribuente risulta debitore a seguito dell’attività di controllo di un ente creditore, come l’Agenzia delle Entrate, l’INPS o i Comuni, solo per fare qualche esempio.

È il mezzo attraverso il quale i soggetti interessati vengono a conoscenza di tutte le informazioni sulle somme dovute, comprese le modalità di pagamento, che può essere anche rateale. L’atto inviato dall’AdER contiene, inoltre, l’invito a procedere con gli adempimenti entro la scadenza dei 60 giorni dalla notifica.

La regola temporale torna in vigore il 1° aprile, dopo 7 mesi di eccezione: per tutti gli atti notificati dal 1° settembre 2021 al 31 marzo 2022 ai destinatari sono stati concessi 180 giorni.

La data, quindi, segna un primo vero ritorno alla normalità, dopo due anni di pausa e di rallentamenti per le attività di riscossione previsti dalla normativa emergenziale a causa delle difficoltà economiche determinate dalla pandemia.

La decisione di prevedere una scadenza più lunga, infatti, arriva dopo la lunga sospensione: le cartelle di pagamento sono rimaste nel cassetto dell’AdER dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021. E per la ripresa è stato necessario un ritorno graduale alle norme ordinarie.

Con la ripresa dei contagi e il caro energia, la situazione attuale non sembra essere migliorata, ma nessuna proroga è arrivata.

Pagamento cartelle, dal 1° aprile si torna alla scadenza dei 60 giorni dalla notifica

In prima battuta sul punto è intervenuto il Decreto Fiscale 2022 che ha concesso per procedere prima 150 giorni dalla notifica delle cartelle di pagamento e poi, in sede di conversione in legge del testo, 180 giorni, ovvero 6 mesi.

Il DL n. 146 del 2021 ha dettato i tempi da rispettare per gli atti notificati dal 1° settembre al 31 dicembre 2021. La misura, poi, è stata confermata anche per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2022 dalla Legge di Bilancio.

Entrambi i testi sono intervenuti sull’articolo 25 del DPR n. 602/1973, che dal 1° aprile torna ad essere applicato in via ordinaria:

“La cartella di pagamento, redatta in conformità al modello approvato con decreto del Ministero delle finanze, contiene l’intimazione ad adempiere l’obbligo risultante dal ruolo entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione, con l’avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata”.

Come specifica l’Agenzia delle Entrate sul portale istituzionale, in caso di mancato pagamento della cartella o di mancata richiesta di rateazione, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare nei confronti del debitore procedure cautelari e conservative o l’esecuzione forzata per il recupero coattivo del credito sulla base del ruolo che costituisce titolo esecutivo.

Sul modello di cartella citato dalla norma, infine, vale la pena fare una precisazione. Una nuova versione è in vigore dal 1° gennaio 2022.

In linea con le novità introdotte sempre dall’ultima Legge di Bilancio, sono state eliminate in particolare due voci:

  • è stata abolita la quota di oneri di riscossione a carico del debitore nella misura fissa del 3 per cento delle somme iscritte a ruolo, in caso di pagamento entro il sessantesimo giorno dalla notifica della cartella di pagamento e del 6 per cento delle somme iscritte a ruolo e dei relativi interessi di mora in caso di assolvimento successivo del debito;
  • in caso di riscossione spontanea, effettuata ai sensi dell’articolo 32 del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46, non risulta più dovuta dal debitore la quota pari all’uno per cento delle somme iscritte a ruolo.

Le modifiche si applicano solo ai carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2022.

Di seguito un riepilogo di tempi e modelli in vigore negli ultimi mesi.

Riferimenti normativi Scadenza pagamento cartelle Periodo di notifica
Articolo 2 del DL n. 146/2021 180 giorni Dal 1° settembre al 31 dicembre 2021 (vecchio modello di cartella di pagamento)
Articolo 1, comma 913, Legge di Bilancio 2022 180 giorni Dal 1° gennaio al 31 marzo 2022 (nuovo modello di cartella di pagamento)
Articolo 25 del DPR n. 602/1973 60 giorni Termine ordinario (nuovo modello di cartella di pagamento)

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Volkswagen dovrà richiamare più di 100mila automobili ibride - Il Post

Gli Usa “liberano” un milione di barili di greggio al giorno per contrastare la corsa dei prezzi… - Il Fatto Quotidiano

La Casa Bianca ha ordinato il rilascio di un milione di barili di petrolio al giorno dalle riserve strategiche per sei mesi. Gli Stati Uniti riforniranno le riserve petrolifere strategiche una volta che l’emergenza sarà finita e i prezzi dell’energia saranno scesi, afferma un funzionario dell’amministrazione americana sottolineando come i “barili rilasciati saranno un ponte per il tempo di guerra”. Secondo quanto si apprende le riserve verranno ripristinate con il petrolio a 80 dollari/barile. Con il rilascio record di 180 milioni di barili le riserve petrolifere americane scenderanno, secondo alcune stime, ai minimi dal 1984. La decisione di Joe Biden è legata al balzo dei prezzi alla pompa e alla fiammata dell’inflazione, che preoccupa gli americani da un lato e il partito democratico dall’altro. Il caro prezzi infatti rischia di complicare ulteriormente per i liberal le elezioni di metà mandato di novembre, alle quali si affacciano già in difficoltà e con un Biden in calo nei sondaggi.

Il rilascio di un milione di barili al giorno di petrolio dalle riserve petrolifere per sei mesi è il “maggiore della storia” afferma la Casa Bianca. E’ “senza precedenti. Il mondo non ha mai assistito al rilascio di un milione di barili al giorno per tale durante temporale. Questo rilascio record fornirà un ammontare che servirà come ponte fino alla fine dell’anno, quando la produzione nazionale dovrebbe aumentare”, osserva l’amministrazione Biden. L’Opec+, che include anche la Russia, conferma invece la strategia di aumenti graduali e modesti della produzione di greggio nonostante la forte pressione sui prezzi innescata dall’invasione della Russia in Ucraina. L’Opec e i suoi alleati hanno concordato di incrementare la produzione di petrolio solo di 432.000 barili al giorno, attenendosi quindi al piano già prestabilito mesi fa in vista della ripresa post-Covid. La prossima riunione è in programma il 5 maggio. Il consumo giornaliero globale di greggio è di circa 100 milioni di barili al giorno. Al momento le quotazioni del petrolio (brent) sono in calo a Londra del 4,5 a 108 dollari/barile.

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Will Smith, si prevedono tempi durissimi. L’Academy pronta a cacciarlo: “Si è anche rifiutato di andare via dopo lo schiaffo a Chris Rock”

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Wednesday, March 30, 2022

Imprenditoria femminile, da maggio le domande per incentivi - InvItalia

Prende il via il Fondo del Ministero dello sviluppo economico che incentiva le donne ad avviare e rafforzare nuove attività imprenditoriali per realizzare progetti innovativi.

Si tratta di un intervento cardine dell’azione di governo, inserito tra le priorità del PNRR, a cui il Mise ha destinato complessivamente 200 milioni di euro con l’obiettivo di supportare la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili.

A partire da maggio potranno essere presentate le domande per richiedere contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, secondo il calendario delle date di apertura degli sportelli pubblicato dal Mise:

  • per l’avvio di nuove imprese femminili o costituite da meno di 12 mesi la compilazione delle domande è possibile dalle ore 10 del 5 maggio 2022 mentre la presentazione a partire dalle ore 10 del 19 maggio 2022
  • per lo sviluppo di imprese femminili costituite oltre 12 mesi la compilazione delle domande è possibile dalle ore 10 del 24 maggio 2022 mentre la presentazione a partire dalle ore 10 del 7 giugno 2022.

Il Fondo dispone di 160 milioni di euro di fondi PNRR che hanno integrato i 40 milioni di euro già stanziati in legge di bilancio 2021 ed è articolato su incentivi dedicati a imprese femminili (intese come imprese a prevalente partecipazione femminile e lavoratrici autonome) con sede legale e/o operativa situata sul territorio nazionale.

L’avvio di nuove attività imprenditoriali sarà inoltre supportato con azioni dirette ad affiancare le donne nel percorso di formazione ma anche attraverso servizi di assistenza tecnico-gestionale della misura.

Le agevolazioni saranno concesse a fronte di programmi di investimento nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, commercio e turismo, nonché nella fornitura dei servizi.

Gli sportelli per la presentazione delle domande saranno gestiti da Invitalia per conto del Ministero dello sviluppo economico.

Con prossimi provvedimenti ministeriali verranno infine rifinanziate le altre misure già avviate come Imprese ON (Oltre Nuove Imprese a Tasso zero), a supporto della creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditoria, e Smart&Start, a supporto di startup e PMI innovative.

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Generali, Del Vecchio: «Dalla strategia di Caltagirone visione imprenditoriale» - ilmessaggero.it

Leonardo Del Vecchio, presidente del gruppo EssiLux, si schiera a favore del programma strategico “Awakening the Lion”, presentato dalla lista guidata da Francesco Gaetano Caltagirone, titolare del 9,5%, in vista del rinnovo della governance di Generali il 29 aprile. Il piano offre «una visione imprenditoriale di lungo termine che non guarda solo ai dividendi ma anche alla necessità di crescita della compagnia», spiega nell’intervista a Bloomberg News, l’imprenditore di Agordo che, tramite Delfin, possiede circa l’8% del Leone di Trieste ed è il terzo azionista: secondo l’agenzia di stampa internazionale, potrebbe arrotondare ancora il pacchetto avvicinandosi al 9,9%. Il programma messo a punto dal gruppo Caltagirone «dà l’idea di una compagnia forte, con un grande futuro ma che è stata forse frenata da un azionista interessato solo ad estrarre dividendi». L’allusione è a Mediobanca, primo socio della compagnia triestina con il 12,8% e sostenitore della lista del cda che ricandida Philippe Donnet quale ad.

Il «Risveglio del Leone» nel piano Caltagirone per Generali: gran balzo del titolo che sfiora 20 euro

La vecchia scuola

«Sono della vecchia scuola - aggiunge Del Vecchio - che pensa che gli imprenditori debbano investire le proprie risorse. Ho scoperto di recente che le azioni delle società possono essere prese in prestito solo per votare all’assemblea degli azionisti e poi restituite ai proprietari. Se questa pratica diventa di uso comune e legittima ritengo che avrebbe conseguenze serie per la nostra economia». Il riferimento è sempre a Mediobanca per essersi fatta “prestare” da Bnp Paribas il 4,42% di Generali con il solo fine di utilizzare il pacchetto di voti in occasione dell’assemblea chiamata a rinnovare il board.
L’endorsement di Del Vecchio alla lista di candidati proposta da Caltagirone ne esalta «la competenza elevata», soprattutto in relazione a figure come Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Roberta Neri. Il re degli occhiali la definisce «ben equilibrata» e rimarca che il candidato al ruolo di ceo, Luciano Cirinà, ha «una perfetta comprensione di come Generali funziona e radici profonde a Trieste dove è nato e che rappresenta il cuore pulsante del settore assicurativo in questo Paese». 
Il mercato, dice ancora Del Vecchio, «ha già reagito con favore al programma di Caltagirone. Il prezzo del titolo sta salendo e Generali si sta confermando come un buon investimento finanziario». Si ricorda che proprio a seguito della lista alternativa, le azioni Generali hanno sfondato il muro di 20 euro, cosa che non accadeva dal novembre 2008.
Con Claudio Costamagna, Generali potrebbe disporre di «un presidente con competenze operative in grado di creare valore per l’azienda e di offrire un supporto concreto nella gestione delle grandi operazioni di trasformazione che auspichiamo di vedere nel futuro di Generali», osserva ancora Del Vecchio.

La scossa

Il programma “Risvegliare il Leone” sostiene che la compagnia triestina può raddoppiare i ricavi grazie alla sua strategia, che include il taglio dei costi - con un cost/income al 55% e l’aumento delle attività di M&A fino a 7 miliardi. Peraltro, punta a 4,2 miliardi di utile netto nel 2024, per superare 5 miliardi nel 2025 e nel 2026 rispetto ai 2,8 miliardi del 2021, con una generazione di cassa cumulata tra 9,5-10,5 miliardi nel periodo 2022-2024 e quasi 1,6 miliardi da destinare alla trasformazione tecno-digitale.
Il programma dell’imprenditore romano rappresenta un netto distacco dalla strategia di Donnet che si basa sull’espansione nel settore dell’asset management e delle polizze dalla marginalità elevata. Durante la presentazione al mercato delle linee guida del progetto, Costamagna e Cirinà hanno spiegato che se la lista Caltagirone dovesse conquistare la maggioranza del consiglio, nei sei mesi successivi sarà varato un nuovo piano industriale. Del resto l’obiettivo è appunto dare una scossa alle Generali che procede con lentezza rispetto ai competitor: nonostante i forti rialzi provocati dagli acquisti dei due imprenditori, ancora oggi Generali vale 31 miliardi, Axa 64 miliardi, Allianz 88 miliardi e Zurich 68 miliardi di franchi svizzeri (66 miliardi di euro).

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Bollette: giù le tariffe dopo 18 mesi, luce -10,2%, gas-10% - Agenzia ANSA

Il secondo trimestre 2022 vedrà una riduzione per la famiglia tipo con contratto di Tutela del -10,2% per la bolletta dell'elettricità e del -10% per la bolletta del gas. Lo annuncia l'Arera che ha approvato la prima riduzione delle bollette dopo 18 mesi. "In una situazione oggettivamente straordinaria, con un conflitto in atto e una volatilità mai registrata in precedenza sui mercati energetici e alla luce delle maggiori responsabilità di verifica e controllo attribuitele, l'Autorità ha deciso di adottare misure straordinarie a favore dei consumatori, sia per il tutelato che per il libero", spiega il presidente Stefano Besseghini.

 "Malgrado la prima discesa dei prezzi, resta ancora marcata la differenza di spesa rispetto all'anno precedente. In termini di effetti finali, per la bolletta elettrica la spesa per la famiglia-tipo nell'anno scorrevole (compreso tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022) sarà di circa 948 euro, +83% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente (1° luglio 2020 - 30 giugno 2021). Nello stesso periodo, la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.652 euro, con una variazione del +71% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente". E' quanto spiega l'Arera nella nota sulle tariffe.
   

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Primi effetti del conflitto sui prezzi al consumo. L’inflazione spagnola balza al 9,8% - Il Fatto Quotidiano

L’inflazione di marzo in Spagna è salita al 9,8% dal 7,6% di febbraio. Si tratta del maggior balzo dal 1985 e l’incremento supera le attese degli analisti. E’ il primo dato di un paese Ue che incorpora le ricadute sui prezzi del conflitto in Ucraina che ha molto agitato i mercati di materie prime generando forti oscillazioni. Il ministero dell’Economia iberico ha precisato che il 73% dell’aumento dei prezzi è dovuto all’impatto dell’invasione dell’Ucraina sui prezzi dell’energia e degli alimentari. L’aumento dei costi del carburante ha spinto i camionisti in Spagna a prolungare le proteste per una terza settimana, nonostante l’offerta del governo di concedere 1 miliardo di euro di aiuti diretti all’industria. Domani sono attesi i dati sull’inflazione in Italia.

Venerdì Eurostat comunicherà il dato relativo all’intera area euro che è già ben oltre quel 2% ritenuto valore ottimale dalla Banca centrale europea. Alla luce di un’ulteriore accelerazione dei prezzi al consumo la Bce potrebbe a sua volta decidere di velocizzare la sua azione restrittiva sulla politica monetaria. Ieri il governatore della banca centrale spagnola Pablo Hernandez Cos ha dichiarato martedì che i dati dell’area euro di marzo mostreranno un “aumento molto significativo dell’inflazione”. Oltre ad alimentare i prezzi, ha avvertito che l’incertezza derivante dal conflitto sta intaccando la fiducia e potrebbe trascinare al ribasso i consumi e gli investimenti. Il capo economista della Bce Philip Lane ieri ha affermato che “ci sono scenario in cui sarebbe appropriato iniziare a normalizzare i tassi d’interesse più avanti quest’anno. E, naturalmente, scenario in cui sarebbe appropriato muoversi più in là”. Lane ha spiegato che occorrerebbe vedere un “declino significativo” delle prospettive d’inflazione nel medio termine, perché la Bce continuasse a comprare bond oltre il terzo trimestre.

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Mosca: “Più tempo per il pagamento del gas in rubli”. Berlino si prepara all’emergenza ma Scholz discute l’opzione con Putin

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Ad aprile scendono le bollette di luce e gas, ma “i prezzi resteranno più alti del normale” a lungo: l'intervista al presidente Arera - Money.it

Scendono le bollette di luce e gas. Dopo mesi di rialzi record il costo per le famiglie italiane torna a scendere per il secondo trimestre del 2022. Un calo ancora non così elevato da pensare di poter recuperare i maggiori costi degli scorsi mesi, ma un primo segnale che potrebbe dare inizio a un nuovo trend.

Secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato da Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambienti, da aprile scende il prezzo del gas del 10% e dell’energia elettrica del 10,2%. Con l’intervento del governo applicato da Arera la bolletta nel secondo trimestre sarà più leggera per circa 30 milioni di utenze domestiche e sei milioni di imprese. La spesa media per famiglia si attesta a 948 euro l’anno per la luce e a 1.652 euro per il gas

Il primo calo registrato dopo mesi sul costo per le famiglie delle bollette è sicuramente una buona notizia, ma cosa succederà nei prossimi mesi? Stefano Besseghini, presidente di Arera, sulla base dei dati appena rilasciati per il prossimo trimestre spiega in un’intervista a Money.it cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi e qual è stato l’impatto delle misure introdotte dal governo nelle ultime settimane.

Ad aprile scendono le bollette di luce e gas: a cosa è dovuto questo calo dei prezzi?
 Il -10,2% della luce è dovuto principalmente alla diminuzione dei costi di acquisto dell’energia elettrica, a cui si sommano anche per il II trimestre 2022 le misure del Governo di azzeramento degli oneri generali per 3 miliardi di euro. Mentre il -10% del gas è dato sia da una lieve flessione per l’approvvigionamento gas, ma soprattutto da una riduzione degli oneri di sistema (-8,8%) legato alla riduzione della componente UG2 relativa alla compensazione dei costi di commercializzazione della vendita al dettaglio e dalla riduzione dell’Iva da parte del Governo anche per questo trimestre per 35 milioni di famiglie e microimprese. In una situazione oggettivamente straordinaria, con un conflitto in atto e una volatilità mai registrata in precedenza sui mercati energetici e alla luce delle maggiori responsabilità di verifica e controllo attribuitele, l’Autorità ha deciso di adottare misure straordinarie a favore dei consumatori, sia per il tutelato sia per il libero mercato riducendo questa componente UG2 legata agli oneri generali gas.
 
Cosa succederà nei prossimi mesi? Si attende un ulteriore calo o i prezzi torneranno a crescere?
Le quotazioni forward dei prodotti energetici prefigurano un rientro graduale della crisi fra la fine del 2022 e il 2024 ma, presumibilmente, i prezzi del gas naturale sono destinati a mantenersi più alti della media storica degli ultimi anni. La guerra e l’accelerazione sui meccanismi italiani ed europei sull’affrancamento dalle forniture russe sono ulteriori elementi che andranno a incidere sulla formazione dei prezzi di approvvigionamento.

 
Il governo ha allargato il bonus sociale: quante persone usufruiranno sin da subito di questo allargamento e che impatto avrà realmente sulle famiglie?
Come per gli ultimi sei mesi anche il prossimo trimestre vede un rafforzamento dei bonus elettrico e gas, per minimizzare gli incrementi della spesa per la fornitura delle famiglie in difficoltà con gli ulteriori 400 milioni di euro stanziati dal Governo. E poi dal 1° aprile a tutto il 2022 si allarga la platea dei soggetti aventi diritto ai bonus sociali, aumentando la soglia del valore Isee al di sotto della quale si ha diritto automatico ai bonus a 12.000 euro. Questo consentirà di dare i bonus ad altri 1,2 milioni di famiglie, arrivando a circa 5 milioni di famiglie complessive.

 
È davvero aumentato il numero di famiglie che non riesce più a pagare le bollette? Quali sono i dati?
Stiamo raccogliendo i dati, ma sicuramente sono aumentate le difficoltà dovute all’aumento dei prezzi. Speriamo che questa inversione di tendenza delle bollette di luce e gas dia una boccata di ossigeno alle famiglie e che possano far fronte ai pagamenti.

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Ad aprile scendono le bollette di luce e gas, ma “i prezzi resteranno più alti del normale” a lungo: l'intervista al presidente Arera - Money.it
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Ferretti: chiusa l'ipo, in Borsa a Hong Kong da domani - Agenzia ANSA

Gli yacht Ferretti, il gruppo con sede a Forlì, inizieranno le negoziazioni in Borsa a Hong Kong dal 31 marzo. La società ha infatti chiuso l'ipo lanciata con un prezzo d'offerta a 22,88 dollari di Hong Kong per azione (equivalenti a 2,66 euro). La capitalizzazione di mercato risulta di 890 milioni di euro e il totale del capitale raccolto è pari a 1.771,4 milioni di dollari di Hong Kong (circa 206 milioni).

I proventi netti, ovvero i circa 206 milioni di euro (supponendo che l'opzione di over-allotment non sia esercitata), saranno destinati all'ampliamento del portafoglio prodotti e all'ulteriore potenziamento dell'eccellenza operativa "end-to-end"; all'arricchimento del suo esclusivo portafoglio di servizi ausiliari e all'espansione nei settori verticali più promettenti; infine, all'ulteriore sviluppo delle attività di ampliamento del brand e ad altri scopi aziendali generali.

Ferretti ha offerto un totale di 83.580.000 azioni nell'offerta globale. Le azioni inizialmente offerte nell'ambito dell'Offerta Internazionale sono state sottoscritte in eccesso e rappresentavano approssimativamente 2,06 volte il numero totale di 75.222.000 azioni inizialmente disponibili con l'offerta internazionale. Le azioni inizialmente offerte nell'ambito dell'offerta pubblica di Hong Kong sono state sottoscritte in eccesso e rappresentavano approssimativamente 1,07 volte il numero totale di 8.358.000 azioni inizialmente disponibili.

"Siamo orgogliosi - ha dichiarato l'amministratore delegato e direttore esecutivo del gruppo, Alberto Galassi - che il valore di Ferretti Group, la solidità finanziaria dei nostri azionisti e il lavoro del nostro team siano stati riconosciuti da un simile numero di investitori globali. Grazie anche alla loro fiducia, continueremo a crescere con maggiore potenza e accelerazione. Siamo sicuri che riusciremo a cogliere ancora più opportunità, rimanendo leader nel settore internazionale dello yachting. Ferretti Group è la più importante società europea ad avere portato a termine con successo la quotazione in Borsa negli ultimi mesi: il mercato ci ha accolto con grande entusiasmo, come uno dei simboli del lusso italiano nel mondo".

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Tuesday, March 29, 2022

Rublo: la valuta indica che si torna al "Business as usual". Che faranno Biden ei leader europei?? - Scenarieconomici

I colloqui di pace a Istanbul pare stiano andando piuttosto bene, anche se ci sono molti particolare da mettere a punto e un inghippo è sempre possibile. Quindi, anche se non in tempi normali, ci si riavvia verso una distensione. Vi ricordate che vi dicevamo che, dopo la crisi, ci sarebbe stata la Russia, probabilmente con Putin, ci sarebbe stata l’Ucraina, probabilmente con Zelensky, ma i veri sconfitti erano gli europei? Ecco, questo quadro si sta realizzando.

Prima di tutti il fatto che la Russia, comunque, sia una grande produttrice di materie prime e energetiche sta rimettendo in equilibrio il Rublo nei confronti del Dollaro e dell’Euro. Iniziamo prima con l’Euro:

Ecco il Dollaro nei confronti del Rublo

Rispetto ad inizio anno il Rublo è ancora svalutato del 14% rispetto all’Euro e al Dollaro. La Russia esporta meno, ma esporta sempre Gas e  Petrolio e le valute non si modificano per la volontà di questo o quel potere politico, ma per i saldi delle bilance dei pagamenti e commerciali che, per ora sono in attivo. Come l’Euro non salva l’Italia, ma al limite gli italiani salvano se stessi, allo stesso modo il Rublo non affonda la Russia.

Possiamo tranquillamente affermare, hic et nunc:

  • che chi voleva affondare la Russia con l’affondamento del Rublo è meglio che toni all’università a studiare, perché sino a quando la Russia potrà esportare commodities, cioè materie prime, non affonderà di sicuro, tranne un crollo nel valore delle commodities stesse;
  • nello stesso tempo il percorso per un ritorno allo stesso valore del 1 /1/2022, ante crisi, è tutt’altro che rapido e certo. Anzi un danno comunque c’è stato all’economia russa e alle relazioni internazionali, ma il loro effetto non si esprimerà nel breve periodo, ma almeno sul medio.

Questo “Hic et nunc”, poi  le condizioni possono cambiare, e così le valutazioni. Comunque sta un problema: che faranno i vari leader occidentali, Biden in testa, quando dovranno tornare a sedersi ad un tavolo con Putin nelle trattative di pace? Faranno finta di nulla? Lui può permetterselo, ma i vari Scholz e Draghi?  Non mi preoccuperei del Ministro degli Esteri italiano: aprirà un chirinquito a Santo Domingo.


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Borsa Milano chiude in rialzo (+2,4%), crollano le quotazioni di grano e mais - Corriere della Sera

La prospettiva della svolta nei colloqui di pace tra Kiev e Mosca porta le Borse europee a chiudere la seduta in deciso rialzo. Il Cac 40 di Parigi avanza del 3,08% a 6.792 punti, il Dax 30 di Francoforte del 2,79% a 14.820 punti e l’Ibex 35 di Madrid del 2,94% a 8.611 punti. Più contenuti i rialzi del Ftse 100 di Londra, che guadagna lo 0,86% a 7.537 punti.
Anche la Borsa di Milano ha chiuso la seduta del martedì in netto rialzo. Il Ftse Mib avanza del 2,41% a 25.307,98 punti. I colloqui tra Russia e Ucraina a Istanbul sembrano aver avvicinato la possibilità di una soluzione negoziale del conflitto.
L’indice Ftse Mib sale al 3%. In cima al listino milanese strappano UniCredit (+7,5%), DiaSorin (+6,7%), Stellantis (+6,6%) e Intesa Sanpaolo (+5,7%). In fondo Leonardo (-2,4%), Cnh (-3,7%) e diversi petroliferi tra cui Tenaris (-2,7%). Realizzi su Generali (-2%) dopo la recente corsa mentre s’infiamma la battaglia per il rinnovo del vertice.

Spread e petrolio

In lieve calo anche a 150 punti anche lo spread tra Btp e Bund tedeschi (qui lo spread in tempo reale), con il rendimento annuo dei titoli decennali in crescita di 6,7 punti al 2,1%.
Salgono il greggio (Wti +0,59% a 106,54 dollari al barile) e il gas (+8,78% a 111,5 euro al MWh) a differenza dell’oro (-0,45% a 1.919,35 dollari l’oncia) e del nichel (-7,79% a 32.725 dollari la tonnellata).

Crollano le quotazioni di frumento, mais e cereali

Quotazioni a picco per i cereali sulle attese per un esito positivo dei colloqui a Istanbul fra gli esponenti di Russia e Ucraina, tra i principali fornitori mondiali di cereali. Negli scambi al mercato dei futures di Chicago, il frumento è arrivato oggi a cedere l’8% a 9,72 dollari al bushel, scendendo sotto la soglia dei 10 dollari per la prima volta nel mese di marzo: le quotazioni viaggiano ora a 9,95 dollari, in calo del 5,82%. Il mais è arrivato a -4,7% e intorno alle 16,45 scambiava a 7,16 dollari, in calo del 4,31%.

La Borsa di Mosca chiude in calo la giornata in cui sono riprese le contrattazioni anche sui titoli internazionali. Il Moex cede lo 0,9% a 2.408,49 punti, dopo aver toccato un massimo a 2538,2, e il Rts scende del 7,1% a 881,59 punti
Wall Street apre positiva. Il Dow Jones sale dell’1,01% a 35.310,15 punti, il Nasdaq avanza dell’1,05% a 14.503,07 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,91% a 4.617,38 punti. (
La Borsa
di Hong Kong
chiude la seduta con buoni guadagni: l’indice Hang Seng sale dell’1,12%, a 21.927,63 punti.

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Ecco quanto costa comprare una casa a Milano - MilanoToday.it

Prima che il mondo cambiasse con la pandemia il prezzo di una casa nuova a Milano mediamente viaggiava intorno ai 5.210 euro al metro quadro; a fine 2021 lo stesso genere di immobili aveva aumentato il suo valore del 13% raggiungendo quota 5.898 euro al metro quadrato. Negli ultimi mesi i prezzi delle case a Milano hanno continuato a salire e si sono alzati soprattutto nelle periferie. I quartieri che hanno visto un maggior aumento del valore degli immobili sono tutte zone periferiche, come Salomone-Bonfadini, con un +10,1%, seguito da Accursio, 9,2%, e Musocco-Villapizzone, 8,8%. Questi i dati annunciati nella giornata di martedì 29 marzo dalla Camera di Commercio di Milano attraverso una commissione di rilevazione composta dalle principali associazioni di categoria ed ordini professionali del settore.

"Un mercato fortemente in rialzo che ha recuperato la stabilità del 2020 dovuto alla pandemia, ed ha sorpreso con rialzi medi che per Milano hanno superato il 6-7% trascinando un forte interesse anche sulla Provincia", ha spiegato Andrea Marietti - vicepresidente della commissione prezzi immobili. Salgono i prezzi delle case ma anche le locazioni stanno giocando a rialzo: "Anche gli affitti hanno tenuto con una parziale leggera sofferenza nel centro storico (meno 5%), ma con una ripresa significativa (5-7%) per le zone più popolate della città", ha puntualizzato Marietti.

Le zone di Milano con i prezzi più cari.

Al primo posto Spiga - Montenapoleone,€/m² 12.950 al secondo semestre 2021, rispetto a 12.950 al primo semestre 2021, poi Vittorio Emanuele - S.Babila con 12.450 rispetto a 12.425, +0,2%, Diaz - Duomo – Scala con 11.950 rispetto a 11.875, +, 0,6%, Parco Castello con 11mila , stabile, Brera stabile con 10.725, Cairoli – Cordusio con 10.550 rispetto a 10.625,-0,7%, Venezia – Monforte con 9.450 rispetto a 9.425, + 0,3%, Nirone - S.Ambrogio con 9.425 rispetto a 9.500, -0,8%, Repubblica - Porta Nuova con 9.350 rispetto a 9.500, -1,6%, Augusto con 8.850 rispetto a 8.650, + 2,3%, Missori - S.Sofia con 8.525 rispetto a 8.450, +0,9%, Leopardi - Boccaccio – Pagano con 8.350 rispetto a 8.400, -0,6%, Solferino - Corso Garibaldi con 8.150 rispetto a 8.500, -4,1%.

Le zone che crescono di più in sei mesi.

Salomone – Bonfadini con 3mila euro al mq al secondo semestre rispetto a 2.725 del primo semestre, +10,1%, Accursio con 3.550 rispetto a 3.250, + 9,2%, Musocco – Villapizzone con 3.400 rispetto a 3.125, +8,8%, Pellegrino Rossi - Affori - Bruzzano, con 3.450 rispetto a 3.200, + 7,8%, Quarto Oggiaro con 3.050 rispetto a 2.850, +7,0%, Fulvio Testi - Cà Granda con 3.500 rispetto a 3.275, +6,9%, Baggio - Quinto Romano con 2.900 rispetto a 2.725, + 6,4%, Gen. Govone – Cenisio con 4.800 rispetto a 4.525, + 6,1%, Padova – Palmanova con 3.100 rispetto a 2.925, + 6,0%, Argonne – Corsica con 4.400 rispetto a 4.175, +5,4%, Pacini – Ponzio con 4.550 rispetto a 4.325, + 5,2%, Carbonari – Maggiolina con 5mila rispetto a 4.775, +4,7%, Brianza – Pasteur con 3.975 rispetto a 3.800, +4,6%, Ronchetto con 2.900 rispetto a 2.775, + 4,5%, Lagosta - Stazione Garibaldi con 5.425 rispetto a 5.200, +4,3%, Abruzzi – Romagna con 5.225 rispetto a 5.025, +4,0%, Santa Giulia – Rogoredo con 3.450 rispetto a 3.325, +3,8%.

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Rottamazione e saldo e stralcio, per rate 2020 tempo fino al 9 maggio - TGCOM

Per pagare le rate del 2020 di rottamazione ter e saldo e stralcio ci sarà tempo fino al 9 maggio.

Lo specifica l'Agenzia delle entrate-Riscossione che ha pubblicato online le Faq sulla legge di conversione del Sostegni-ter. In base alle modifiche introdotte dal Parlamento, si possono infatti mantenere i benefici se il versamento delle rate viene effettuato entro il 30 aprile per le rate originariamente in scadenza nel 2020, entro il 31 luglio per quelle del 2021 ed entro il 30 novembre per quelle del 2022. Considerando però i 5 giorni di tolleranza e i giorni festivi, il termine del 30 aprile slitta al 9 maggio.

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Seduta tonica per l'Europa. A Wall Street exploit di Tesla, crolla il petrolio - Il Sole 24 ORE

5' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor). I timidi spiragli diplomatici sul conflitto in Ucraina, con il presidente Zelensky che si dice "pronto a discutere di neutralità" con la Russia, bastano stavolta ai listini europei per chiudere in rialzo la prima seduta della settimana. Sui mercati resta alta in ogni caso la tensione, in una giornata caratterizzata, oltre che dalle notizie sul fronte di guerra e dai colloqui in Turchia, dal tonfo del petrolio per il ritorno del Covid in Cina ai rinnovati dubbi sulla domanda globale di energia, con Putin che ribadisce come il futuro pagamento del gas avverrà in rubli (mossa bollata come «Inaccettabile» dal G7). Mentre corrono i rendimenti dei titoli di Stato, gli operatori attendono adesso l’infornata di dati macro della settimana per valutare la velocità dell’incremento dei tassi da parte delle Banche centrali, Fed in testa (all’opposto si registra il tonfo dello yen dopo l’intervento della BoJ che punta a non ritoccare i tassi).

Torna agli scambi anche la Borsa di Mosca (-2,2% l’indice Moex in rubli, pur con delle limitazioni. In questo clima il FTSE MIB chiude in rialzo trainato dall’exploit di Saipem che rialza la testa dopo lo scivolone a Piazza Affari sul Piano di ristrutturazione. Prosegue il rally della compagnia Generali al top da ottobre 2008 mentre entra nel vivo la battaglia in vista dell’assemblea dei soci che deciderà il futuro assetto di vertice. Acquisti sui principali bancari e su Telecom Italia che prosegue i contatti con Kkr ed ha confermato l'offerta non vincolante di Cvc per una quota di minoranza di una società (tutta da costituire) sulle attività legate ai servizi alle aziende. In fondo al listino Leonardo - Finmeccanica in scia al comparto difesa europeo e i realizzi sui petroliferi come Tenaris ed Eni. Sul fronte dei cambi, l'euro/dollaro è in leggero calo a 1,097 (da 1,1 in chiusura venerdì), mentre la divisa unica balza a 135,38 verso lo yen (134,07) e il dollaro/yen passa di mano a 124,129 (122,06). In leggero rialzo il gas a 103,1 euro al megawattora (+1,9%

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Wall Street contrastata, balza Tesla

Seduta contrastata a Wall Street, dove i tre maggiori indici sono reduci da due settimane positive di fila. Dopo una settimana complessivamente leggera, da domani l'agenda macroeconomica sarà ricca di appuntamenti di nota, con un'attenzione particolare rivolta al rapporto sull'occupazione e all'inflazione, con il dato sulle spese per i consumi. Attesa poi per l'Ism manifatturiero e il rapporto Adp sull'occupazione nel settore privato. Balza Tesla con la società che punta a un nuovo split azionario.

A Milano sugli scudi Generali e Saipem

Tra i titoli in rialzo anche Unicredit mentre la remunerazione dell'a.d. Andrea Orcel resta anche quest'anno al centro dell'attenzione in vista dell'assemblea degli azionisti, visto che sul tema si registrano vedute opposte dei proxy advisor (Glass Lewis resta infatti contrario mentre Iss, che dopo il "no" consigliato lo scorso anno, ora suggerisce ai soci di dare il proprio appoggio sul voto relativo alla politica di remunerazione).

Quanto a Telecom Italia, secondo Il Sole 24 Ore, si dovrebbe tenere il 29 marzo un nuovo cda per rispondere a Kkr. Inoltre, il gruppo, confermando le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, ha spiegato di avere ricevuto venerdì scorso da Cvc un'offerta non vincolante per una quota di minoranza di una società, da costituire in caso di perfezionamento dell’operazione, nella quale sarebbero incluse le attività della divisione Enterprise di Tim (cioè connettività e servizi Ict) oltre a quelle di Noovle, Olivetti, Telsy e Trust Tecnologies. «Enterprise potrà beneficiare delle gare per il polo strategico nazionale e dei progetti del Pnrr per la digitalizzazione della pubblica amministrazione (gare in assegnazione per fine giugno). Riteniamo che la parte Enterprise possa beneficiare di un multiplo più generoso rispetto alla Consumer», scrivono gli analisti di Equita. Inoltre, sempre Il Sole 24 Ore, parla dell'interesse per il dossier Tim di altri fondi come Apax Partners. «Se confermato, l'interesse di Cvc sarebbe in linea con i piani di Tim di separare la società e sbloccare il valore degli asset».

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Monday, March 28, 2022

Il FTSEMib chiude in rialzo (ma lontano dai massimi) - SoldiOnline.it

Riflettori ancora puntati su Telecom Italia TIM, dopo il balzo messo a segno la scorsa settimana. Performance positive per i bancari. Tra i petroliferi brilla Saipem

borsa-positiva_2I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie europee hanno iniziato la settimana con una seduta positiva.

Il FTSEMib ha guadagnato lo 0,63% a 24.713 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 24.580 punti e un massimo di 25.093 punti. Il FTSE Italia All Share è salito dello 0,61%. Variazioni frazionali per il FTSE Italia Mid Cap (+0,48%) e per il FTSE Italia Star (-0,08%). Nella seduta del 28 marzo 2022 il controvalore degli scambi è salito a 2,63 miliardi di euro, rispetto ai 2,29 miliardi di venerdì.

Il bitcoin è balzato oltre i 47.500 dollari (poco meno di 43.500 euro).

Lo spread Btp-Bund si è confermato oltre i 150 punti.

L’euro ha oscillato tra gli 1,095 e gli 1,1 dollari.

Riflettori ancora puntati su Telecom Italia TIM, dopo il balzo messo a segno la scorsa settimana. Il titolo della compagnia telefonica ha terminato la seduta con un progresso dell'1,38% a 0,3369 euro. Su richiesta della Consob, Telecom Italia TIM ha confermato che proseguono le interlocuzioni con KKR e ha confermato che il fondo CVC ha presentato una proposta non vincolante, avente ad oggetto l’acquisto di una partecipazione di minoranza in una società nella quale sarebbero incluse le attività della divisione Enterprise di Telecom Italia TIM oltre a quelle di Noovle, Olivetti, Telsy e Trust Tecnologies.

Performance positive per i titoli del settore bancario. IntesaSanpaolo e UniCredit hanno guadagnato rispettivamente lo 0,57% e lo 0,68%.

Focus sui titoli del settore petrolifero, dopo che il prezzo del greggio a New York (contratto con scadenza a maggio 2022) è sceso sotto i 106,5 dollari al barile.

Saipem ha registrato un balzo del 6,79% a 1,1405 euro, dopo uno stop per eccesso di rialzo.

ENI ha perso l'1,43% a 13,272 euro.

Generali (+3,71%) tra i migliori di giornata al FTSEMib.

STM ha chiuso sopra la parità (+0,32% a 40,325 euro). Secondo alcune indiscrezioni di stampa Apple – il maggiore cliente del gruppo italofrancese – potrebbe tagliare del 20% la produzione dell’iPhone SE nel prossimo trimestre, in seguito alla guerra tra Russia e Ucraina e ai timori per l’inflazione.

Al MidCap in evidenza Maire Tecnimont (+2,36% a 3,124 euro). La società ha comunicato che le principali controllate si sono aggiudicate nuovi ordini e change order per un valore complessivo di circa 200 milioni di dollari, per licensing, servizi di ingegneria e procurement (EP), nonché attività di ingegneria, procurement e costruzione (EPC).

Tra le società a minore capitalizzazione spicca il rialzo di Autostrade Meridionali (+7,1% a 39,2 euro). La società ha comunicato di aver firmato con il concedente Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) il primo atto aggiuntivo alla Convenzione Unica del 2009 dell’autostrada A3 Napoli–Pompei–Salerno. In particolare, il piano economico finanziario di riequilibrio individua un valore di subentro complessivo riconoscibile ad Autostrade Meridionali di 440,1 milioni di euro.

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Sunday, March 27, 2022

Tim, la stretta dei fondi: Kkr pronta a finalizzare l’offerta, Cvc punta... - CorCom

Weekend di fuoco in casa Tim. Si infittiscono le indiscrezioni in merito alle mire dei fondi, da una parte Kkr e dall’altra Cvc. Riguardo al fondo americano – che vanta già una quota del 37,5% in Fibercop – la proposta, a seguito della manifestazione di interesse di fine 2021, dovrebbe concretizzarsi in settimana e finire sul tavolo del cda di Tim, che stando ai rumors potrebbe essere convocato per martedì 29 marzo.

Il fondo avrebbe già messo nero su bianco i propri desiderata e le proprie osservazioni in una lettera fatta pervenire ai vertici della telco. E stando alle indiscrezioni di stampa sarebbe stato confermato l’interesse per il 100% del Gruppo. Non è chiaro l’ammontare dell’offerta, ossia se il fondo sia disponibile a confermare i 50 centesimi per azione calcolati come premio prima della fine dello scorso anno e considerati non idonei da parte dell’azionista principale, Vivendi. Il titolo è crollato nelle scorse settimane attestandosi attorno ai 30 centesimi, valore che potrebbe fare la differenza in questa seconda fase della partita.

Riguardo al fondo britannico Cvc, da mesi dato per pronto a scendere in campo, secondo Bloomberg sarebbe interessato a rilevare il 49% della porzione Enterprise di ServCo, la newco in cui sarebbe scorporato il business dei “servizi” nell’ambito del piano industriale 2022-2024 (i cui dettagli sono attesi entro giugno) presentato dall’Ad Pietro Labriola e che prevede anche la nascita della newco della rete Netco in cui andrebbero a confluire gli asset infrastrutturali (al netto di quelli mobili) a partire da FiberCop. Una newco che sarebbe preliminare alla creazione della società della rete con Open Fiber su cui il fondo Kkr si sarebbe detto possibilista a patto che crei valore e che non si rilevino profili di natura antitrust.

Tornado a Cvc, secondo quanto riferisce Bloomberg, la parte Enterprise di ServCo a cui sarebbe interessato il fondo vale il il 27% della newco per un controvalore di 2,7 miliardi sui 9,9 miliardi di ricavi calcolati al 2021. Cvc si sarebbe affidata a Nomura e Barclays nel ruolo di consulenti e avrebbe chiesto otto settimane per la due diligence. Il fondo si sarebbe inoltre detto disponibile a garantire tutto il personale, circa 6.500 dipendenti.  Il condizionale resta però d’obbligo: appena qualche giorno fa sull’onda delle prime indiscrezioni di stampa un portavoce del fondo britannico dichiarava che Cvc “analizza da tempo possibili scenari di riassetto industriale di Tim per identificare soluzioni che favoriscano il rilancio della società nel rispetto e in linea con gli interessi di tutti stakeholder”, ma anche che “nessuna decisione è stata presa”.

Sul dossier Tim e in particolare sul progetto di rete unica con Open Fiber, sono venuti allo scoperto nei giorni scorsi sia il Governo sia Cdp: Francesco Giavazzi, consigliere economico della presidenza del Consiglio, ha detto che “la rete unica è uno degli obiettivi del governo e si farà”. L’Ad di Cdp Fabio Scannapieco (la Cassa è azionista di Tim con una quota vicina al 10% e di Open Fiber con il 60%) ha detto che “una duplicazione degli investimenti sulla rete non ha senso dal punto di vista industriale”.

Anche i sindacati continuano a spingere sul progetto di integrazione Tim-Open Fiber dicendosi invece contrari alla riorganizzazione annunciata da Labriola su cui si teme anche l’effetto domino su tutto il comparto. “La separazione della rete dai servizi indebolisce Tim e l’intero settore delle telecomunicazioni. Nell’ex monopolista si rischiano migliaia di esuberi, immaginiamo, inoltre, nel breve-medio termine un effetto domino, con la duplicazione dell’analogo modello industriale in tutte le telco”, ha dichiarato il segretario generale della Fistel Cisl Vito Vitale (qui l’intervento integrale) la scorsa settimana in occasione del Congresso nazionale del sindacato.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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Crisi energetica: nuovi aiuti dal governo - I-Dome.com

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  1. Crisi energetica: nuovi aiuti dal governo  I-Dome.com
  2. Def: dai nuovi aiuti anti-rincari alle spese per la Difesa, ecco che cosa ci sarà  Il Sole 24 ORE
  3. Visualizza la copertura completa su Google News

Crisi energetica: nuovi aiuti dal governo - I-Dome.com
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DS, Lancia e Opel saranno costruite in Italia, Jeep Renegade passa in Spagna - Quattroruote.it - Quattroruote

Il gruppo Stellantis lancerà nel 2024 le nuove ammiraglie dei marchi DS, Lancia e Opel. Fin qui, nessuna novità: i piani del costruttore sono già noti da tempo. Nelle ultime ore, però, è emerso un dettaglio cruciale, cioè che verranno prodotte in Italia e più precisamente a Melfi, in Basilicata. Nell'impianto in provincia di Potenza attualmente vengono assemblate le Fiat 500X e le Jeep Renegade e Compass, le cui eredi prenderanno forma in altre fabbriche: sulla nuova generazione della Suv italiana vige ancora il massimo riserbo, contrariamente alla nuova Renegade, che dovrebbe debuttare nel 2025 ed essere costruita in Spagna, dove nascerà anche l'erede della Lancia Ypsilon.

Nel 2024 la nuova Ypsilon "spagnola". La riorganizzazione delle fabbriche europee del gruppo Stellantis prevede una centralizzazione della produzione dei modelli basati sulla stessa piattaforma. Come già visto per le DS 4 e Opel Astra, entrambe con meccanica Emp2 e assemblate a Rüsselsheim (Germania), anche i prossimi modelli del gruppo euro-americano verranno prodotti in fabbriche condivise tra i vari marchi. Proprio per questo motivo, la nuova Lancia Ypsilon attesa per il 2024 verrà costruita insieme alla Renegade a Saragozza, che diverrà una sorta di nuovo polo delle compatte per Stellantis. Storicamente, infatti, l'impianto spagnolo si è occupato della produzione della Opel Corsa e ora assembla modelli come la Opel Crossland e la Citroën C3 Aircross.

L'erede della Panda. Non tutte le piccole del gruppo, però, nasceranno in Spagna: dopo la fine della produzione a Pomigliano dell'attuale Fiat Panda, attualmente fissata per il 2026, l'utilitaria del Lingotto sarà sostituita da un'erede che verrà assemblata nell'est Europa. Per il momento non sono ancora chiari i piani di Stellantis per la produzione della nuova Panda, ma la scelta dovrebbe ricadere sulla fabbrica di Kragujevac, in Serbia, o su quella di Trnava, in Repubblica Ceca.

Quattro Ev per Melfi. Parallelamente, a Melfi verranno allestite le linee d'assemblaggio per i veicoli basati sulla piattaforma Stla medium, pensata per ospitare vetture dai 435 ai 500 cm con batterie da 87 a 104 kWh per autonomie dichiarate fino ai 700 chilometri. La nuova ammiraglia Lancia, che dovrebbe riportare in vita il nome Aurelia, sarà 100% elettrica: come riporta Automotive News Europe, il suo nome in codice sarebbe L74, il che sottolineerebbe la stretta parentela con quella che dovrebbe essere l'erede della DS 7 Crossback, chiamata internamente D74. I modelli a batteria che verranno assemblati in provincia di Potenza, però, saranno quattro: oltre a queste due, infatti, ci sarà spazio pure per la OV85, un'elettrica che verrà declinata nelle versioni Opel e Vauxhall, e per la D85, un'ammiraglia francese a ruote alte che potrebbe prendere il nome di DS 9 Crossback. I numeri presenti nella nomenclatura interna sottolineano anche che la nuova Aurelia non andrà a posizionarsi nello stesso segmento delle ammiraglie Opel e DS, ma dovrebbe rimanere un gradino sotto.

Non solo elettriche. Il lancio delle ammiraglie elettriche dovrebbe portare alla produzione di circa 90 mila unità all'anno, il che occuperebbe meno di un quarto della capacità produttiva di Melfi. Sembra dunque più che plausibile pensare che Stellantis abbia intenzione di produrre anche altri modelli, probabilmente con motori termici elettrificati, all'interno dello stabilimento lucano.

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Benzina e diesel: presto a 3€ (forse 4), ma con questo trucco li dimezzi oggi - iLoveTrading

La crisi dei carburanti in Italia diventa ogni giorno più grave e la guerra complica il quadro.

Per le famiglie il rischio è quello di non riuscire a far quadrare i conti e per i TIR il rischio concreto e quello di fermarsi lasciando supermercati vuoti e creando un vero blocco merci.

Anche le aziende minacciano di fermarsi perché con questi costi di luce, gas e benzina non ce la fanno ad andare avanti. Il Governo è intervenuto con un taglio delle accise di €0,25 ma la boccata di ossigeno per gli italiani è stata veramente di breve durata.

Rincari carburanti senza tregua

Già pochi giorni dopo il taglio, i carburanti hanno di nuovo ripreso il loro galoppo verso i €3. Già oggi sono tornati vicino ai €2 e secondo molti esperti con il protrarsi del conflitto in Ucraina non ci vorrà tanto perché raggiungono la soglia dei €3.

Una soglia tremenda che significherà l’ennesima stangata per le famiglie e per il paese può significare una vera e propria paralisi. Gli italiani chiaramente stanno cercando di risparmiare in ogni modo, ma le associazioni a tutela dei consumatori mettono in guardia sul trucco che tanti stanno utilizzando per abbassare il costo del diesel.

Un trucco da evitare col diesel

Ma come vedremo c’è un modo molto più concreto per dimezzare il prezzo dei carburanti. Molti italiani purtroppo stanno mettendo Oli alimentari all’interno delle proprie vetture diesel. Teoricamente gli oli alimentari potrebbero in un certo senso sostituire il diesel, ma ci sono due problemi. Il primo è che questa pratica è illegale perché utilizzare un olio alimentare al posto del gasolio significa frodare lo stato delle accise e quindi rischiare delle multe molto pesanti. Il secondo problema è che questi Oli alimentari non nascono per essere utilizzati nei motori e sono molto viscosi, la conseguenza è che il motore rischia concretamente di rovinarsi se non di bloccarsi del tutto.

Il vero risparmio

Associazione tutela dei consumatori sconsigliano vivamente dello utilizzare questi metodi e consigliano invece delle strategie di risparmio molto più sensate. Prima di vedere qual è la pratica che sta consentendo tanti Italiani di dimezzare la benzina e però importante ricordare che tenere in perfetto ordine la propria auto è molto rilevante perché consente di risparmiare tanta benzina. Infatti un’auto che funziona male, sciupa molto carburante. Ma ciò che le associazioni che tutelano i consumatori consigliano veramente è l’utilizzo del carsharing. Infatti le applicazioni del carsharing consentono di condividere i tragitto con chi faccia il nostro stesso percorso. Non sorprende che nelle ultime settimane si stia diffondendo molto il loro utilizzo.

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Cvc bussa da Tim, il fondo vuole il 49% del ramo imprese - la Repubblica

MILANO - Un altro fondo di private equity, dopo Kkr, si affaccia sulla scena di Telecom Italia. Si tratta dell’inglese Cvc, guidato in Italia da Giampiero Mazza, che aveva già avanzato nel 2021 un’offerta da 1,7 miliardi per gestire la Serie A di calcio. Ora ha recapitato una lettera manifestando l’interesse per alcuni asset di Tim basandosi sul piano che l’ad Pietro Labriola ha presentato il 3 marzo scorso.

Piano che prevede lo spezzettamento della società in più tronconi, da una parte la rete e Sparkle (la Netco) e dall’altra i servizi (ServCo) che a loro volta possono essere separati in servizi alle imprese (EnterpriseCo) e servizi al dettaglio.

Ecco, l’attenzione di Cvc, coadiuvato da un team tlc della banca Nomura guidato dal senior advisor Marco Patuano (ex ad di Telecom), si è focalizzata sulla EnterpriseCo che secondo il piano dovrebbe comprendere le attività di Olivetti (internet of things), Noovle (cloud) e Telsy (cybersecurity). Una parte che vale circa il 27% dei 9,9 miliardi di ricavi della ServCo nel 2021. Cvc vorrebbe acquistarne il 49%, mantenendo le 6.500 persone attualmente impiegate nelle tre divisioni, lasciando a Tim il 51% in modo che possa continuare a consolidare queste attività e anche per non interferire con gli sviluppi futuri dell’intero gruppo.

Una parte importante della lettera riguarda il trattamento dei dati sensibili, che verrebbero separati in aree chiuse all’interno di server accessibili solo alle istituzioni e agli enti pubblici che sono autorizzati a farlo. Nella lettera è anche contenuto un Enterprise value (cioè capitale più debito della società) per un’unità che nel 2021 ha fatturato 2,9 miliardi, ma questo valore al momento non è stato comunicato all’esterno da Tim che si prefigge di informare il cda nella riunione già convocata per martedì. Sempre che la Consob non costringa la società a fare un comunicato prima dell’apertura del mercato.

Nonostante la divisione societaria sia ancora là da venire Cvc chiede al cda dieci settimane di esclusiva di cui otto sarebbero dedicate alla due diligence per poi decidere se fare un’offerta vincolante. Il cda di martedì dovrà quindi decidere se rispondere a Cvc, oltre che per la seconda volta a Kkr che nel novembre 2021 aveva manifestato la volontà di lanciare un’Opa totalitaria su Tim. Nel frattempo però è cambiato il management della società e i soci Vivendi e Cdp si sono convinti della necessità di gestire in prima persona una scissione del gruppo in diversi pezzi per valorizzarli singolarmente.

Da parte sua il governo non sembra propenso a dare il controllo un asset strategico come la rete telefonica italiana a un fondo americano. La Cdp, poi, ha la necessità di far confluire il suo 60% di Open Fiber nella rete Tim in modo da poter controllare il tutto con una quota significativa e possibilmente senza spendere altri soldi.

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Tim in Borsa chiude a +2,2% in attesa offerta Kkr su Sparkle - Ultima ora - Ansa.it - Agenzia ANSA

Tim chiude tonica in Borsa e indossa la maglia rosa nel listino principale, in attesa dell'offerta di Kkr per Sparkle e il dossier su N...