Weekend di fuoco in casa Tim. Si infittiscono le indiscrezioni in merito alle mire dei fondi, da una parte Kkr e dall’altra Cvc. Riguardo al fondo americano – che vanta già una quota del 37,5% in Fibercop – la proposta, a seguito della manifestazione di interesse di fine 2021, dovrebbe concretizzarsi in settimana e finire sul tavolo del cda di Tim, che stando ai rumors potrebbe essere convocato per martedì 29 marzo.
Il fondo avrebbe già messo nero su bianco i propri desiderata e le proprie osservazioni in una lettera fatta pervenire ai vertici della telco. E stando alle indiscrezioni di stampa sarebbe stato confermato l’interesse per il 100% del Gruppo. Non è chiaro l’ammontare dell’offerta, ossia se il fondo sia disponibile a confermare i 50 centesimi per azione calcolati come premio prima della fine dello scorso anno e considerati non idonei da parte dell’azionista principale, Vivendi. Il titolo è crollato nelle scorse settimane attestandosi attorno ai 30 centesimi, valore che potrebbe fare la differenza in questa seconda fase della partita.
Riguardo al fondo britannico Cvc, da mesi dato per pronto a scendere in campo, secondo Bloomberg sarebbe interessato a rilevare il 49% della porzione Enterprise di ServCo, la newco in cui sarebbe scorporato il business dei “servizi” nell’ambito del piano industriale 2022-2024 (i cui dettagli sono attesi entro giugno) presentato dall’Ad Pietro Labriola e che prevede anche la nascita della newco della rete Netco in cui andrebbero a confluire gli asset infrastrutturali (al netto di quelli mobili) a partire da FiberCop. Una newco che sarebbe preliminare alla creazione della società della rete con Open Fiber su cui il fondo Kkr si sarebbe detto possibilista a patto che crei valore e che non si rilevino profili di natura antitrust.
Tornado a Cvc, secondo quanto riferisce Bloomberg, la parte Enterprise di ServCo a cui sarebbe interessato il fondo vale il il 27% della newco per un controvalore di 2,7 miliardi sui 9,9 miliardi di ricavi calcolati al 2021. Cvc si sarebbe affidata a Nomura e Barclays nel ruolo di consulenti e avrebbe chiesto otto settimane per la due diligence. Il fondo si sarebbe inoltre detto disponibile a garantire tutto il personale, circa 6.500 dipendenti. Il condizionale resta però d’obbligo: appena qualche giorno fa sull’onda delle prime indiscrezioni di stampa un portavoce del fondo britannico dichiarava che Cvc “analizza da tempo possibili scenari di riassetto industriale di Tim per identificare soluzioni che favoriscano il rilancio della società nel rispetto e in linea con gli interessi di tutti stakeholder”, ma anche che “nessuna decisione è stata presa”.
Sul dossier Tim e in particolare sul progetto di rete unica con Open Fiber, sono venuti allo scoperto nei giorni scorsi sia il Governo sia Cdp: Francesco Giavazzi, consigliere economico della presidenza del Consiglio, ha detto che “la rete unica è uno degli obiettivi del governo e si farà”. L’Ad di Cdp Fabio Scannapieco (la Cassa è azionista di Tim con una quota vicina al 10% e di Open Fiber con il 60%) ha detto che “una duplicazione degli investimenti sulla rete non ha senso dal punto di vista industriale”.
Anche i sindacati continuano a spingere sul progetto di integrazione Tim-Open Fiber dicendosi invece contrari alla riorganizzazione annunciata da Labriola su cui si teme anche l’effetto domino su tutto il comparto. “La separazione della rete dai servizi indebolisce Tim e l’intero settore delle telecomunicazioni. Nell’ex monopolista si rischiano migliaia di esuberi, immaginiamo, inoltre, nel breve-medio termine un effetto domino, con la duplicazione dell’analogo modello industriale in tutte le telco”, ha dichiarato il segretario generale della Fistel Cisl Vito Vitale (qui l’intervento integrale) la scorsa settimana in occasione del Congresso nazionale del sindacato.
@RIPRODUZIONE RISERVATATim, la stretta dei fondi: Kkr pronta a finalizzare l’offerta, Cvc punta... - CorCom
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