L’amministrazione Biden sta considerando il rilascio di 1 milione di barili di petrolio al giorno per diversi mesi dalla Strategic Petroleum Reserve statunitense per combattere l’inflazione e il rincaro dei prezzi del greggio: lo riferisce a Reuters una fonte vicina alla Casa Bianca.
La mossa, secondo le indiscrezioni, potrebbe coprire una quota di riserve capace di arrivare fino a 180 milioni di barili. Si tratta di un annuncio volto a dimostrare che Washington, messa all’angolo dal summit Opec+ e desiderosa di veder danneggiata la rendita petrolifera della rivale Russia, vuole controllare la corsa dei prezzi del petrolio, come altre materie prime in volo da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Dopo queste indiscrezioni i future sul Wti sono crollati di oltre il 6% a 101,50 dollari al barile, mentre quelli sul Brent hanno lasciato sul terreno oltre il 45% a 108,36 dollari.
La Strategic Petroleum Reserve statunitense contiene attualmente 568,3 milioni di barili, la quantità più bassa da maggio 2002, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Negli Stati Uniti si consumano mediamente poco meno di 20 milioni di barili al giorno, segno che anche in caso di graduale rilascio delle riserve il Paese avrebbe una buona scorta per ovviare al fabbisogno. La Strategic Petroleum Reserve ha una capienza di circa 715 milioni di barili nei suoi serbatoi distribuiti tra Louisiana e Texas e rappresenta il più grande deposito di greggio al mondo. Negli ultimi anni Washington ha mantenuto il più possibile vicino ai livelli di pieno riempimento le riserve così da resistere a shock di prezzo o casi di disruption della domanda.
Ai prezzi attuali di mercato, il valore delle riserve di petrolio conservate nella Spr sfiora i 60 miliardi di dollari e, dato che la capacità di prelievo dai serbatoi è di poco meno di 4,5 milioni di barili al giorno, anche a un pieno ritmo di estrazione ci vorrebbero quasi cinque mesi per svuotarla. L’obiettivo in questo caso per gli Usa non è tanto ovviare a uno shock di offerta come quello legato all’embargo energetico alla Russia ma piuttosto rendere più diluito e fluido il mercato globale del greggio, cercando di rompere l’accerchiamento di Mosca e dei Paesi Opec che non ne vogliono sapere di aumentare con forza la produzione per ridurre il prezzo. Non si tratterebbe della prima volta in questi mesi: a novembre Biden ha dato mandato al Dipartimento dell’Energia di rilasciare 50 milioni di barili a garanzia contro le impennate del prezzo in corso. Di recente ha impostato uno sforzo per ulteriori 30 milioni di barili in uno sforzo coordinato con gli alleati non Opec per mettere sul mercato 60 milioni di barili. La mossa attuale serve a promuovere il controllo dei prezzi con crescente gradualità. In altre parole, un rilascio one-shot segnala la volontà di calmare i mercati circa il rischio di eventuali crisi di forniture; un rilascio graduale dalla Spr manifesta invece una manovra più graduale di controllo dei prezzi.
Del resto la riunione dell’Opec+ certificherà una manovra non molto dissimile dalla strategia pregressa di aumentare con gradualità la produzione arrivando a una crescita di 400mila barili al giorno al mese per tutto il 2022. Biden vuole accelerare questo trend e cercare di sfruttarne le conseguenze per fini geoeconomici di riduzione della rendita energetica russa, favorita dal contesto di alti prezzi globali, e interni: un calo dei prezzi del petrolio può indurre un ridimensionamento dei prezzi della benzina e, dunque, dell’inflazione che sta colpendo duramente l’economia Usa. Mentre le elezioni di midterm si avvicinano, con sondaggi sfavorevoli e la minaccia di una durissima sconfitta per il Partito Democratico ad opera degli avversari repubblicani sia alla Camera che al Senato Biden vuole correre ai ripari calmando i riverberi interni della situazione di grande caos su scala globale. E la mossa del petrolio può essere un viatico, per quanto non una soluzione definitiva, per trovare una via d’uscita. Il fronte interno al Paese e quello estero non sono mai stati così collegati come in questa fase.
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