MILANO - Un altro fondo di private equity, dopo Kkr, si affaccia sulla scena di Telecom Italia. Si tratta dell’inglese Cvc, guidato in Italia da Giampiero Mazza, che aveva già avanzato nel 2021 un’offerta da 1,7 miliardi per gestire la Serie A di calcio. Ora ha recapitato una lettera manifestando l’interesse per alcuni asset di Tim basandosi sul piano che l’ad Pietro Labriola ha presentato il 3 marzo scorso.
Piano che prevede lo spezzettamento della società in più tronconi, da una parte la rete e Sparkle (la Netco) e dall’altra i servizi (ServCo) che a loro volta possono essere separati in servizi alle imprese (EnterpriseCo) e servizi al dettaglio.
Ecco, l’attenzione di Cvc, coadiuvato da un team tlc della banca Nomura guidato dal senior advisor Marco Patuano (ex ad di Telecom), si è focalizzata sulla EnterpriseCo che secondo il piano dovrebbe comprendere le attività di Olivetti (internet of things), Noovle (cloud) e Telsy (cybersecurity). Una parte che vale circa il 27% dei 9,9 miliardi di ricavi della ServCo nel 2021. Cvc vorrebbe acquistarne il 49%, mantenendo le 6.500 persone attualmente impiegate nelle tre divisioni, lasciando a Tim il 51% in modo che possa continuare a consolidare queste attività e anche per non interferire con gli sviluppi futuri dell’intero gruppo.
Una parte importante della lettera riguarda il trattamento dei dati sensibili, che verrebbero separati in aree chiuse all’interno di server accessibili solo alle istituzioni e agli enti pubblici che sono autorizzati a farlo. Nella lettera è anche contenuto un Enterprise value (cioè capitale più debito della società) per un’unità che nel 2021 ha fatturato 2,9 miliardi, ma questo valore al momento non è stato comunicato all’esterno da Tim che si prefigge di informare il cda nella riunione già convocata per martedì. Sempre che la Consob non costringa la società a fare un comunicato prima dell’apertura del mercato.
Nonostante la divisione societaria sia ancora là da venire Cvc chiede al cda dieci settimane di esclusiva di cui otto sarebbero dedicate alla due diligence per poi decidere se fare un’offerta vincolante. Il cda di martedì dovrà quindi decidere se rispondere a Cvc, oltre che per la seconda volta a Kkr che nel novembre 2021 aveva manifestato la volontà di lanciare un’Opa totalitaria su Tim. Nel frattempo però è cambiato il management della società e i soci Vivendi e Cdp si sono convinti della necessità di gestire in prima persona una scissione del gruppo in diversi pezzi per valorizzarli singolarmente.
Da parte sua il governo non sembra propenso a dare il controllo un asset strategico come la rete telefonica italiana a un fondo americano. La Cdp, poi, ha la necessità di far confluire il suo 60% di Open Fiber nella rete Tim in modo da poter controllare il tutto con una quota significativa e possibilmente senza spendere altri soldi.
Cvc bussa da Tim, il fondo vuole il 49% del ramo imprese - la Repubblica
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