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Wednesday, January 31, 2024

Borsa Italiana, il commento della seduta del 31 gennaio 2024 - SoldiOnline.it

In rialzo la seduta di Piazza Affari, con gli altri mercati europei generalmente in negativo. Prevista per oggi la riunione FED, dalla quale ci si aspetta un nulla di fatto sui tassi

milano-positivaIn rialzo la seduta di Piazza Affari, con gli altri mercati europei generalmente in negativo. Prevista per oggi la riunione della FED. Dalla banca centrale USA non si attendono però variazioni sui tassi di riferimento. Come al solito occhi puntati sull'intervento che il numero uno dell'istituto, Jerome Powell, terrà a margine del summit per tentare di capire come la FED intende muoversi nei prossimi mesi.

Nel frattempo, in chiusura, il FTSEMib ha guadagnato lo 0,4% a 30.744 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 30.625 punti e un massimo di 30.922 punti. Nel corso della giornata l'indice ha rivisto al rialzo i massimi degli ultimi 15 anni. Il FTSE Italia All Share ha chiuso parimenti in rialzo dello 0,4%. Andamento opposto per il FTSE Italia Mid Cap (+0,44%) e il FTSE Italia Star (-0,1%). Nella seduta del 30 gennaio 2024 il controvalore degli scambi è salito a 2,92 miliardi di euro, rispetto ai 2,32 miliardi di lunedì.

Alle 17.40 il bitcoin si è confermato sotto i 43.500 dollari (circa 40.000 euro).

Lo spread Btp-Bund è rimasto oltre i 155 punti, l’euro sotto gli 1,085 dollari.

Tra i maggiori titoli di Piazza Affari bene Enel, in salita dell'1,36%. L'agenzia di rating Fitch ha confermato il rating sul debito di lungo termine del gruppo a "BBB+". L'agenzia ha inoltre mantenuto il rating di breve termine di Enel a "F-2". L'outlook rimane stabile. La conferma del rating riflette la buona performance operativa della città nel 2023 e le azioni delineate nel suo Piano Strategico 2024-2026. Inoltre, l’agenzia prevede che il profilo finanziario del gruppo beneficerà della maggiore focalizzazione degli investimenti nel business regolato, soprattutto in Italia, delle efficienze operative e della priorità posta sul miglioramento della redditività degli asset rinnovabili, che favoriranno la crescita dell'EBITDA e la generazione dei flussi di cassa.

In positivo anche Saipem, in salita dello 0,72%. Il gruppo ha confermato che la nave posatubi Castorone, operante al largo delle acque del Western Australia non ha subito alcun danno. Una lesione localizzata della condotta durante la posa è un evento che può accadere e come tale Saipem ha in atto procedure approvate e risorse a disposizione per interventi e riparazioni. Dalle prime valutazioni emerge che la causa dell'incidente potrebbe essere un'anomalia del software oggetto dell’investigazione. Oltre all'investigazione, sono in corso i piani per i lavori di riparazione della linea principale con la sicurezza come priorità.

Secondo quanto indicato dalla stessa MFE-MediaForEurope (+0,41%), i ricavi pubblicitari in Italia di Mediaset, società del gruppo, hanno registrato nel 2023 una crescita del 2,1% rispetto al 2022.

Balzo di Safilo (+10,01%) che ieri in serata ha diffuso alcuni dati finanziari dell'esercizio 2023. Nel dettaglio, l'azienda ha terminato lo scorso anno con vendite nette per 1,02 miliardi di euro, in contrazione del 4,9% rispetto agli 1,08 miliardi ottenuti nel 2022; a cambi costanti la flessione del 2,4%. Nel solo 4° trimestre 2023, le vendite nette sono state pari a 238,7 milioni di euro, in flessione del 2,7% rispetto ai 245,4 milioni ottenuti negli ultimi tre mesi del 2022 (ma +1,7% a cambi costanti). Sempre su base preliminare, Safilo ha chiuso l'esercizio 2023 con un EBITDA margin adjusted di circa il 9%, a fronte di una marginalità operativa lorda adjusted che nel 4° trimestre è risultata in miglioramento rispetto allo stesso trimestre del 2022. L'indebitamento finanziario netto a fine 2023 è sceso a circa 83 milioni di euro, rispetto ai 113,4 milioni di euro di inizio anno. La generazione di cassa totale dell’anno ha raggiunto circa 29 milioni di euro, pari a circa 35 milioni di euro prima del pagamento di 5,9 milioni di euro effettuato nel 3° trimestre per l’esercizio della prima opzione su un ulteriore 10% delle quote di minoranza di Blenders.

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Tuesday, January 30, 2024

Per la Spagna crescita 2023 al 2,5%, la Francia si ferma a +0,9% - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Nel 2023 il Pil italiano è aumentato dello 0,7% rispetto al 2022, chiuso a +3,7%. Lo rende noto l’Istat. La stima del governo contenuta nella Nadef indicava per lo scorso anno una crescita dello 0,8% ma, dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato il rischio di un rallentamento dell’economia e quindi di una revisione al ribasso delle previsioni.

Spagna: +2,5% in 2023, crescita accelera in quarto trimestre

Quanto agli altri Paesi europei, numeri migliori per l’economia spagnola che ha chiuso il 2023 con una crescita del Pil su base annua del 2,5% e una robusta accelerazione nel quarto trimestre dello 0,6% rispetto allo 0,4% del trimestre precedente. Il Pil ha superato le previsioni del governo, che a inizio anno situavano la crescita su livelli di poco superiori all’1%.

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Francia: il Pil 2023 cresce dello 0,9%

Crescita meno vigorosa (ma comunque superiore a quella italiana) per la Francia: il Pil è cresciuto dello 0,9% nel 2023, secondo quanto annunciato dall’Insee (Istituto nazionale di statistica francese). La crescita annua è vicina alla stima dell’1% fatta dal governo. Nel 2022 il pil francese era cresciuto del 2,5%.

Germania, PIl sceso dello 0,3% nel 2023

Il Pil tedesco nel quarto trimestre 2023 è sceso dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Lo comunica l’Ufficio federale di statistica, in base a dati provvisori, come riporta Dpa. Nel 2023 il Pil al netto dei prezzi è sceso dello 0,3% confermando le prime stime del 15 gennaio.

L’Istat ha reso noto che nel quarto trimestre 2023 il Pil italiano (corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato) è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (in leggera accelerazione rispetto al +0,1% dei mesi luglio-settembre) e dello 0,5% in termini tendenziali. L’istituto precisa che il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre 2022.

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I soldi dietro queste navi da crociera giganti - Il Post

Sabato 27 gennaio è salpata dal porto di Miami per il suo viaggio inaugurale la Icon of the Seas, la più grande nave da crociera del mondo e che è stata costruita da Royal Caribbean, una delle maggiori aziende del settore. La Icon of the Seas ha attirato l’attenzione di molti giornali per le sue enormi dimensioni, quasi cinque volte quelle del Titanic: è lunga 365 metri, ha una stazza di 250 mila tonnellate e può ospitare più di ottomila persone tra passeggeri ed equipaggio. Ma anche per le sue caratteristiche estremamente lussuose: ha 40 tra bar e ristoranti, sette piscine, sei scivoli d’acqua e una cascata alta più di 15 metri.

Per costruire un’imbarcazione del genere sono stati spesi circa 2 miliardi di dollari e nei suoi viaggi darà lavoro a oltre duemila persone dell’equipaggio. Le aziende navali stanno puntando molto sulle grandi dimensioni delle imbarcazioni, perché consentono di ripagare bene l’investimento iniziale in termini di efficienza. Grandi navi consentono grandi risparmi: per ogni tragitto queste navi possono ospitare migliaia di persone, ottenendo quindi ricavi importanti, con costi in proporzione minori rispetto a quelle più piccole.

Per esempio l’equipaggio di base è lo stesso a prescindere dalla dimensione. Bill Burke, direttore marittimo della Carnival, la prima azienda al mondo per numero di navi da crociera, ha detto al Wall Street Journal che a prescindere dalla dimensione «il capitano è sempre uno, la squadra di plancia è sempre una, e lo stesso vale anche per la squadra di ingegneri e anche per altre parti della nave».

Ovviamente nel complesso la dimensione dell’equipaggio aumenta a seconda della dimensione dalla nave e del numero di passeggeri potenziali: servono per esempio più cuochi in cucina, più camerieri e più personale di servizio per le pulizie. Ma il personale necessario non aumenta mai in maniera proporzionale al numero di ospiti: a ogni addetto delle pulizie sarà affidato un numero di cabine maggiore, a ogni cameriere più tavoli, a ogni cuoco più coperti. Ed è qui che sta il risparmio, ossia in quello che in economia è conosciuto come “economie di scala”: l’aumento del volume di produzione (in questo caso il numero di passeggeri) senza la crescita proporzionale dei costi porta ad aumentare l’efficienza e a ripartire i costi su più unità di prodotto (in questo caso su più passeggeri).

Questo ha ovviamente conseguenze negative sui lavoratori, che spesso sono sottopagati, devono sostenere ritmi serrati e vivere in modo molto stressante per tutta la durata delle crociere.

Un altro canale di risparmio per queste navi è dato anche dal fatto che nel tempo hanno gradualmente migliorato la loro efficienza energetica, anche se le crociere restano ancora uno dei modi di viaggiare con il più alto impatto ambientale per passeggero. Per esempio la Icon of the Seas è la prima nave dell’azienda a essere alimentata interamente da gas naturale liquefatto (GNL), un tipo di carburante che produce circa il 25 per cento in meno della CO2 prodotta dai carburanti tradizionali, come l’olio combustibile denso, e talvolta anche più economico.

– Leggi anche: La più grande nave da crociera del mondo non ha risolto i problemi di emissioni

La costante ricerca dell’efficienza nelle grandi navi ha consentito alle aziende di vendere viaggi a prezzi relativamente convenienti, così che nel tempo il bacino di utenti si è molto allargato. Nel 1980, il primo anno in cui sono disponibili i dati dell’organizzazione che fa ricerche nel settore, la Cruise Lines International Association, i passeggeri delle crociere erano 1,4 milioni all’anno. Nel 2024 la CLIA prevede 36 milioni di passeggeri e che complessivamente le aziende del settore arriveranno ad avere oltre 300 imbarcazioni d’alto mare.

Soprattutto dopo la pandemia le grandi aziende navali hanno offerto condizioni molto convenienti per riempire le loro crociere, dopo che le restrizioni le hanno tenute ferme per molto tempo. Ma anche in tempi normali gli operatori del mercato (a esclusione di quelli di lusso) mantengono i prezzi dei biglietti sufficientemente bassi per raggiungere la piena occupazione delle crociere. E questo rappresenta un po’ un modello di business del settore: dato che una parte sostanziale del loro costo è costituita dalle navi e dal carburante, che cambia poco a seconda di quanti passeggeri sono a bordo, tentano di riempirle il più possibile. Una volta che le persone sono a bordo, queste spendono in ristoranti, bar, intrattenimento, spa, gioco d’azzardo, merchandising, e via così. Più di un terzo delle entrate deriva proprio da questo tipo di proventi.

Le navi di grandi dimensioni hanno però anche alcuni svantaggi. Per esempio, non possono navigare ovunque e molti porti sono inaccessibili a mezzi di così grandi dimensioni. Per aggirare questo problema, e anche per risparmiare energia e aumentare le entrate, le aziende navali che si occupano delle crociere hanno persino affittato delle isole private a breve distanza dai porti di crociera della Florida, dando loro nuovi nomi come Castaway Cay e Perfect Day at CocoCay.

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Un altro schiaffo ai gufi: il Pil italiano cresce. Ecco tutti i numeri - ilGiornale.it

Mentre l'opposizione parla e strepita, la maggioranza agisce e i risultati confermano che quella intrapresa dal governo Meloni è la strada giusta. L'ultimo attestato di "buon lavoro" è arrivato dall'Istat, che ha certificato un aumento dello 0.7% del Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, nel 2023 rispetto al 2022. Si tratta di una stima preliminare, comunque indicativa, relativa al quarto trimestre dell'anno.

L'Istituto nazionale di statistica precisa che "i risultati dei conti nazionali annuali per il 2023 saranno diffusi il prossimo 1 marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 5 marzo". La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0.1%, aggiunge l'istituto nella sua nota. L'aumento dello 0.7% del quarto trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022 rappresenta un aumento dello 0.2% rispetto al terzo trimestre e un aumento dello 0.5% in termini tendenziali. "La stima preliminare del quarto trimestre 2023 riflette una flessione del comparto primario ed un aumento sia del settore industriale sia dei servizi. Dal lato della domanda, la componente nazionale misurata al lordo delle scorte è in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta", spiega l'Istat.

Proiettando i valori nel contesto dell'Eurozona, la crescita dello 0.2% dell'Italia risulta essere superiore rispetto a quella complessiva dell'Eurozona, pressoché stabile, così come nell'Unione europea. Tra gli Stati membri per i quali sono disponibili i dati relativi al quarto trimestre del 2023, il Portogallo, con un incremento dello 0.8%, ha registrato l'aumento maggiore rispetto al trimestre precedente, seguito da Spagna, +0.6%, Belgio e Lettonia, entrambi 0.4%. Si registrano cali in Irlanda, che ha segnato un -0.7%, Germania e Lituania, entrambi con un -0.3%. Secondo una prima stima della crescita annuale per il 2023, basata su dati trimestrali destagionalizzati e corretti per il calendario, il Pil di Unione Europea ed Eurozona è aumentato dello 0.5% meno rispetto all'incremento dello 0.7% che ha fatto segnare l'Italia. In aumento anche la Francia, con un +0,7% e la Spagna, del 2%. La Germania risulta invece in calo dello 0,2%.

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Monday, January 29, 2024

Amazon rinuncia ad iRobot, che crolla a Wall Street - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Nei giorni scorsi i primi dubbi. Adesso, invece, la notizia è ufficiale: è saltato l’accordo raggiunto un nell’estate del 2022, e Amazon ha annunciato di rinunciare all’acquisizione di iRobot, società che produce i robot per le pulizie domestica Roomba.

In un comunicato, le due società americane hanno reso noto che «non ci sono possibilità di un’approvazione da parte delle autorità» dell’accordo siglato circa un anno e emzzo fa. Da qui la decisione di fare un passo indietro. Passo indietro che costa tantissimo, in termini di valore di Borsa, ad iRobot, che ha infatti immediatamente annunciato di voler tagliare il 31% della sua forza lavoro (circa 350 persone) e che il presidente e amministratore delegato, Colin Angle, lascia la società con effetto immediato.

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Misure che non hanno fermato l’emorragia sul titolo della società di Bedford (Massachusetts), che in apertura ha perso subito il 15%. Un crollo che - sommato a quelli già avvenuti nei giorni scorsi dopo i primi rumors di una trattativa in bilico - diventa di oltre il 63%, portando le azioni di iRobot da 37 a 14 dollari. Meno di tre settimane fa, Amazon non aveva rispettato la scadenza per offrire risposte all’Unione Europea, che aveva condotto un’indagine, sul pericolo di un danno per la concorrenza nel mercato dei robot aspirapolvere. Il titolo di Amazon, nel premercato, guadagna lo 0,4%.

Come dicevamo l’accordo fra Amazon e iRobot è dell’agosto 2022. Le due società siglarono un deal da 1,7 miliardi di dollari. E l’idea del gigante dell’eCommerce era chiara: arricchire il suo portafoglio di dispositivi intelligenti, che comprende l’assistente vocale Alexa, termostati, dispositivi di sicurezza e display.

A un anno e mezzo di distanza, però, i regolatori hanno acceso i fari su questa operazione, ponendo dubbi importanti: le possibilità che questa acquisizione di rivali più piccoli possa portare poche aziende ad avere accesso a grandi quantità di dati dei clienti e a controllare il mercato. Le indagini, alla fine, hanno convinto Amazon a mollare la presa sulla società dei Roomba, dando vita a quello che - di fatto - è il secondo blocco normativo a operazioni in ambito tech a distanza di poche settimane. Una sorta di “vittoria” europea.

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Borse europee sulla parità. In rosso Piazza Affari - Borsa Italiana

News Image (Teleborsa) - Seduta negativa per il listino milanese, in contro trend rispetto al resto delle Borse europee, che invece scambiano sulla parità. Senza direzione intanto l'S&P-500 sulla borsa a stelle e strisce.

Prevale la cautela sull'Euro / Dollaro USA, che continua la seduta con un leggero calo dello 0,43%. Lieve aumento dell'oro, che sale a 2.024,8 dollari l'oncia. Giornata da dimenticare per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scambia a 76,94 dollari per barile, con un ribasso dell'1,37%.

Lieve calo dello spread, che scende a +153 punti base, mentre il rendimento del BTP a 10 anni si attesta al 3,74%.

Tra le principali Borse europee sottotono Francoforte che mostra una limatura dello 0,25%, ferma Londra, che segna un quasi nulla di fatto, e trascurata Parigi, che resta incollata sui livelli della vigilia.

A Piazza Affari, il FTSE MIB è in calo (-0,77%) e si attesta su 30.147 punti; sulla stessa linea, vendite diffuse sul FTSE Italia All-Share, che continua la giornata a 32.316 punti.

Sotto la parità il FTSE Italia Mid Cap, che mostra un calo dello 0,36%; sulla stessa tendenza, variazioni negative per il FTSE Italia Star (-0,74%).

In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Iveco (+1,31%), ENI (+0,95%) e Generali Assicurazioni (+0,69%).

Le peggiori performance, invece, si registrano su Fineco, che ottiene -4,65%.

Spicca la prestazione negativa di Interpump, che scende del 3,19%.

Telecom Italia scende del 2,76%.

Calo deciso per Terna, che segna un -2,4%.

Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, Digital Value (+9,97%), D'Amico (+2,70%), Buzzi Unicem (+2,59%) e Ferragamo (+1,62%).

Le peggiori performance, invece, si registrano su El.En, che ottiene -5,21%.

Sessione nera per Technoprobe, che lascia sul tappeto una perdita del 4,15%.

Sotto pressione Credem, con un forte ribasso del 3,35%.

Soffre Cembre, che evidenzia una perdita del 2,94%.

(Teleborsa) 29-01-2024 16:00

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Amazon rinuncia ad iRobot, che crolla a Wall Street - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Nei giorni scorsi i primi dubbi. Adesso, invece, la notizia è ufficiale: è saltato l’accordo raggiunto un nell’estate del 2022, e Amazon ha annunciato di rinunciare all’acquisizione di iRobot, società che produce i robot per le pulizie domestica Roomba.

In un comunicato, le due società americane hanno reso noto che «non ci sono possibilità di un’approvazione da parte delle autorità» dell’accordo siglato circa un anno e emzzo fa. Da qui la decisione di fare un passo indietro. Passo indietro che costa tantissimo, in termini di valore di Borsa, ad iRobot, che ha infatti immediatamente annunciato di voler tagliare il 31% della sua forza lavoro (circa 350 persone) e che il presidente e amministratore delegato, Colin Angle, lascia la società con effetto immediato.

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Come dicevamo l’accordo fra Amazon e iRobot è dell’agosto 2022. Le due società siglarono un deal da 1,7 miliardi di dollari. E l’idea del gigante dell’eCommerce era chiara: arricchire il suo portafoglio di dispositivi intelligenti, che comprende l’assistente vocale Alexa, termostati, dispositivi di sicurezza e display.

A un anno e mezzo di distanza, però, i regolatori hanno acceso i fari su questa operazione, ponendo dubbi importanti: le possibilità che questa acquisizione di rivali più piccoli possa portare poche aziende ad avere accesso a grandi quantità di dati dei clienti e a controllare il mercato. Le indagini, alla fine, hanno convinto Amazon a mollare la presa sulla società dei Roomba, dando vita a quello che - di fatto - è il secondo blocco normativo a operazioni in ambito tech a distanza di poche settimane. Una sorta di “vittoria” europea.

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Saturday, January 27, 2024

Cos'è il nuovo Btp Valore in arrivo il 26 febbraio 2024, come funziona e a chi conviene comprarlo - Fanpage.it

Il ministero dell’Economia ha annunciato che dal 26 febbraio al 1 marzo 2024 saranno messi in vendita dei nuovi Btp Valore, titoli di Stato della durata di sei anni. L’intenzione del governo è di rivolgersi soprattutto ai piccoli risparmiatori.

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Dopo due emissioni – una a giugno e una a ottobre dello scorso anno – anche nel 2024 tornerà il Btp Valore. Il ministero dell'Economia, infatti, ha annunciato che dal 26 febbraio, fino alle ore 13 del 1 marzo 2024, ci sarà una nuova vendita dei titoli di Stato, che avranno alcune differenze rispetto al passato. Innanzitutto, la durata: i nuovi Btp Valore dureranno sei anni, invece di quattro o cinque come in passato, e quindi resteranno validi fino al 2030. In più, il ‘premio di fedeltà' (cioè la somma pagata a chi si tiene i titoli per tutto il tempo, senza rivenderli) sarà dello 0,7%, leggermente più alta che in passato. L'idea del governo è di rivolgere questi Btp ai piccoli risparmiatori che siano disponibili a investire nel debito italiano.

Cos'è il Btp Valore e come funziona

Come detto i Btp Valore sono titoli di Stato, cioè titoli finanziari con cui una persona può ‘fare un prestito' allo Stato, e questo in cambio si impegna a restituirgli quella somma con gli interessi nel corso degli anni. La durata complessiva del titolo è di sei anni, dal 2024 al 2030.

Al momento non è ancora nota l'informazione più importante, cioè quanto varranno effettivamente questi interessi. I tassi minimi garantiti, infatti, saranno comunicati venerdì 23 febbraio, poco prima che parta la vendita. Questi saranno il minimo sotto cui lo Stato non può andare, mentre quando si chiuderà la vendita il ministero annuncerà i tassi finali, cioè che quelli che saranno effettivamente pagati: potrebbero essere più alti dei minimi garantiti, oppure identici.

Chiunque compri i Btp Valore può poi decidere di rivenderli (tutti o solo una parte) al prezzo di mercato, eventualmente guadagnandoci se il prezzo si è alzato. Se non lo fa, però, il ministero dell'Economia ha previsto un ‘premio di fedeltà‘ pari allo 0,7% del valore complessivo, che sarà pagato al termine dei sei anni a chi ha sempre tenuto i titoli. Nelle emissioni dello scorso anno, questo premio era dello 0,5%.

I pagamenti legati ai Btp Valore, le cosiddette cedole, saranno erogati ogni tre mesi, con rendimenti prefissati e crescenti nel tempo. Chi vuole acquistare Btp Valore potrà partire da un minimo di mille euro, anche tramite il proprio home banking se questo è abilitato alle funzioni di trading online. In alternativa, ci si potrà rivolgere alla propria banca o all'ufficio postale dove si ha il conto corrente. Le rendite del Btp Valore avranno una tassazione agevolata, pari al 12,5%.

A chi conviene comprare i nuovi titoli 2024

I Btp Valore potranno essere acquistati solamente dai piccoli risparmiatori e affini, cioè dal cosiddetto mercato ‘retail'. Come avvenuto l'anno scorso, l'obiettivo è di coinvolgere le famiglie italiane che hanno dei risparmi da parte e hanno intenzione di investirli.

Come spiegato a Fanpage.it dall'economista Ugo Pomante, lo scopo per chi compra i Btp Valore può essere quello di "investire nell'unica forma di investimento che è in grado di garantire un rendimento pressoché certo. Chi compra un titolo a tasso fisso lo fa perché vuole avere un rendimento sostanzialmente certo. Sa che non deve temere ‘sorprese' circa una forte variazione del rendimento incassato". In generale comunque i BtP Valore sono solo una delle opzioni per chi ha interesse a investire: "Le regola fondamentale, che è l'essenza stessa dell'investimento, è diversificare. Se uno rinuncia a diversificare vuol dire che non sta neanche investendo, ma sta facendo gioco d'azzardo".

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Rimborsi e compensazioni senza visto di conformità con il concordato preventivo biennale - Informazione Fiscale

Ai titolari di partita IVA che aderiranno al concordato preventivo biennale nel 2024 si applicheranno i benefici premiali ISA: rimborsi e compensazioni senza visto di conformità, entro le nuove soglie previste dall’anno in corso, si affiancano allo stop agli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate

Concordato preventivo biennale, rimborsi e compensazioni senza visto di conformità fino alla soglia di 70.000 euro per l’IVA e di 50.000 euro per le imposte dirette e l’IRAP.

I vantaggi previsti per chi aderirà al patto con il Fisco non si limitano allo stop agli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il testo del decreto legislativo approvato in Consiglio dei Ministri del 24 gennaio 2024 conferma che, in caso di adesione al concordato preventivo biennale, saranno applicati i benefici premiali ISA.
Una regola che si basa sul nuovo rapporto fiduciario che si instaurerà tra contribuenti e Fisco e che si intreccia con le novità previste dal decreto sulla semplificazione degli adempimenti tributari.

Rimborsi e compensazioni senza visto di conformità con il concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale punta a dare il via a una nuova stagione di collaborazione tra partite IVA e Fisco, costruendo un rapporto fondato su “reciproco affidamento e trasparenza”.

Queste alcune delle indicazioni contenute nella relazione illustrativa al testo del decreto legislativo approvato in Consiglio dei Ministri il 24 gennaio 2024, che delinea condizioni, requisiti e vantaggi dell’adesione al concordato preventivo.

La sospensione degli accertamenti previsti dall’articolo 39 del DPR n. 600/1973 per il periodo oggetto di concordato è quindi solo una delle disposizioni di favore previste, alla quale si affianca l’applicazione generalizzata dei benefici premiali ISA.

Si tratta delle agevolazioni previste dal comma 11, articolo 9-bis del decreto legge n. 50/2017, graduate in relazione ai diversi gradi di affidabilità fiscale conseguenti all’applicazione degli Indici.

Le più rilevanti consistono nell’esonero dall’apposizione del visto di conformità per la compensazione dei crediti IVA e dei crediti relativi alle imposte dirette e all’IRAP, in parallelo all’esonero previsto per i rimborsi dell’imposta sul valore aggiunto.

Chi accederà al concordato preventivo biennale, accettando entro il 15 ottobre 2024 la proposta formulata dall’Agenzia delle Entrate, verrà inoltre escluso dall’applicazione della disciplina delle società non operative, sarà escluso dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici e beneficerà dell’anticipo di un anno dei termini di decadenza per le attività di accertamento, relativamente ai redditi di impresa e lavoro autonomo oggetto di accordo con il Fisco.

Si attende in ogni caso la pubblicazione del testo del decreto legislativo in Gazzetta Ufficiale per una disamina più accurata dei benefici previsti.

Rimborsi e compensazioni senza visto di conformità, le nuove soglie 2024 potenziano i vantaggi del concordato preventivo biennale

L’attuazione per gradi della riforma fiscale impone di rimettere insieme i pezzi per valutare gli effettivi impatti che potrà avere per l’anno in corso.

Così è guardando proprio ai vantaggi previsti in caso di adesione al concordato preventivo biennale e oltre alle novità previste dal decreto licenziato dal Governo il 24 gennaio bisogna tener presenti le regole già in vigore previste dal decreto legislativo n. 1/2024.

Il testo del provvedimento in materia di semplificazione degli adempimenti tributari potenzia i benefici premiali ISA, intervenendo sui limiti previsti per l’esonero dall’apposizione del visto di conformità.

Sul fronte dei crediti IVA, l’esonero dall’apposizione del visto di conformità per le compensazioni passa dalla soglia di 50.000 euro al nuovo limite massimo di 70.000 euro, stesso valore previsto per l’esonero sul fronte dei rimborsi.

Compensazioni senza bollino del professionista entro la soglia di 50.000 euro, rispetto ai 20.000 euro previsti fino allo scorso anno, per quel che riguarda invece le imposte sui redditi e l’IRAP.

Novità che si applicheranno quindi anche a chi aderirà al concordato preventivo biennale, che se da un lato perde il vincolo del punteggio ISA pari a 8 ai fini dell’accesso, dall’altro riprende dagli Indici di affidabilità fiscale il pacchetto completo dei benefici premiali.

Il Fisco punta tutto sul nuovo patto che verrà proposto alle partite IVA, concedendo alla generalità degli aderenti benefici fino ad oggi riservati solo ai più meritevoli.

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L'allarme di Assoutenti: con la crisi nel Mar Rosso ci sarà una stangata sugli automobilisti italiani - Tiscali

TiscaliNews   

allarme Assoutenti: con crisi Mar Rosso stangata sugli automobilisti italiani

Carenza pezzi di ricambio con un boom di furti e il rischio di una stangata sui costi delle polizze Rc auto. E' uno degli impatti sui cittadini provocati in dalla crisi in atto nel Mar Rosso secondo quanto denuncia Assoutenti in seguito alle valutazioni di Federcarrozzieri. Per l'associazione dei consumatori l'aumento delle tariffe potrebbe essere del 5% con una maggiore spesa da 635 milioni di euro per assicurati.

"I ritardi nelle consegne della componentistica per le auto e dei pezzi di ricambio legati alle difficoltà nei traporti nell'area del Mar Rosso determinano a danno dei consumatori non solo aumenti diretti, ma anche rincari indiretti - spiega il presidente di Federcarrozzieri Gabriele Melluso - La carenza di componenti e ricambi sul mercato, infatti, da un lato rischia di causare un incremento dei costi delle riparazioni delle auto incidentate, dall'altro un aumento di furti di autovetture nelle città italiane, che possono riguardare anche solo singoli pezzi delle macchine, come già avvenuto nel 2022 a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina e della conseguente crisi dell'automotive.

Ciò comporterà inevitabilmente una escalation dei costi in capo alle compagnie di assicurazioni che saranno scaricati sui consumatori attraverso un incremento delle tariffe Rc auto, già rincarate a fine 2023 del +7,8% su base annua". "Un eventuale aumento del +5% dei prezzi delle polizze come impatto della crisi del Mar Rosso, darebbe vita ad una stangata da complessivi 635 milioni di euro solo sulla categoria degli automobilisti e solo a titolo di maggiore spesa sull'Rc auto" - conclude Melluso. 

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Friday, January 26, 2024

Sei anni e due rendimenti: ecco il nuovo BTp Valore in offerta dal 26 febbraio - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Sarà in offerta dal 26 febbraio al 1° marzo la nuova edizione del BTp Valore, che inaugura il ricco programma 2024 del Tesoro destinato al mercato retail. Il titolo, alla sua terza prova dopo il doppio pieno realizzato a giugno e ottobre dello scorso anno, allunga la propria durata rispetto ai precedenti, ma non troppo. Il BTp offerto sarà a sei anni, cadenzato dal meccanismo step up consueto in questo prodotto, che alza il tasso con il passare del tempo: anche in questo caso, come nei precedenti, il calendario sarà diviso in due, con il tasso che si irrobustisce a partire dal quarto anno.

La durata
Il quadro dei rendimenti è completato dal nuovo premio fedeltà, che in linea con la nuova durata si alza rispetto al passato e arriva al 7 per mille. I sei anni, si diceva, disegnano l’arco più lungo percorso fin qui dal BTp Valore, che nelle sue prime due prove aveva offerto una durata rispettivamente di 4 e 5 anni. Ma questo ampliamento è la conseguenza ovvia della discesa dei tassi nelle ultime settimane, che permette di mantenere rendimenti interessanti ma non troppo pesanti per i conti pubblici anche con scadenze un po’ più lontane.

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I precedenti
Anzi, in rapporto a questo fattore la scelta sembra caduta su un calendario ancora contenuto. Il confronto, inevitabile, è con i numeri da record totalizzati dai due BTp Valore del 2023, che in totale hanno raccolto 35,38 miliardi divisi in poco meno di 1,3 milioni di contratti irrobustendo parecchio il nuovo “popolo dei BTp” generato dall’addio alla lunga epoca dei tassi piatti. Ma naturalmente il nuovo titolo non va visto come un unicum, perché è solo il primo passo di un programma che già nelle Linee guida di dicembre sulla gestione del debito pubblico 2024 è stato prospettato fitto di appuntamenti, in un calendario che dovrebbe fra le altre cose vedere anche il ritorno dei BTp Italia.

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Elon Musk contrasta le auto elettriche cinesi - Virgilio

Elon Musk suona la carica e lancia un allarme preoccupante per il settore automotive occidentale. I pericoli vengono da oriente, precisamente dalla Cina che sta galoppando velocemente per arrivare in testa alla piramide e, dopo di che, dominare tutta la scena globale. Solitamente le previsioni dell’esuberante patron di Tesla si avverano, vedremo se anche stavolta avrà ragione. Sicuramente, per la filiera italiana e, più in generale, europea non sarebbe propriamente un vantaggio. Vedremo.

Musk ha battezzato i competitors cinesi come coloro che hanno una crescita migliore di tutti gli altri, definendoli addirittura come i “più competitivi al mondo“. Quali sono però i rischi effettivi che vengono corsi da Tesla e da tutti gli altri marchi del mondo occidentale? Il magnate americano avverte in modo esplicito: “Se non saranno imposte barriere commerciali, demoliranno la maggior parte delle case automobilistiche” a livello globale.

La Cina nel mirino di Musk

Il dito di Elon Musk è puntato soprattutto verso un interlocutore, Byd, il colosso che annovera persino Warren Buffett fra i suoi azionisti e che ha tolto a Tesla la corona di regina del globale nel campo delle macchine alla spina. I commenti di Musk non rimarranno soltanto nell’etere, sono destinati a risuonare furiosamente anche nella campagna presidenziale in corso negli USA. Il presidente in carica, Joe Biden, sarebbe determinato a non permettere alla Cina di controllare il mercato delle auto elettriche. Donald Trump, principale antagonista alla Casa bianca e leader dei repubblicani, oltre ad aver criticato le elettriche poco tempo fa, è arrivato a proporre dazi del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti e a revocare lo status della Cina di uno dei Paesi favoriti dagli Stati Uniti per gli scambi commerciali.

Non ci sono opportunità ovvie per una partnership con un rivale cinese“, ha aggiunto Musk, sottolineando tuttavia che Tesla è aperta a fornire ai rivali cinesi l’utilizzo della sue rete di caricatori e la concessione in licenza di altre importanti tecnologie.

Tesla combatte sul mercato

Per aumentare la domanda e contrastare la furiosa concorrenza, il miliardario si è tuffato nell’ultimo anno in un taglio radicale dei prezzi che ha ridotto, non di poco, i margini di Tesla e fatto arrabbiare gli investitori. Il quarto trimestre si è concluso con un utile netto più che raddoppiato a 7,9 miliardi di dollari ma soltanto tramite una tantum fiscale, mentre i ricavi sono risultati più bassi delle attese degli analisti, nonostante la Model Y sia diventata l’auto più venduta del pianeta.

Risultati che non conquistano e che penalizzano Tesla soprattutto a Wall Street, dove gli osservatori non sono rimasti impressionati neanche dall’annuncio sull’avvio della produzione a metà del 2025 nell’impianto situato in Texas di un’auto elettrica low cost, chiamata Redwood. I titoli infatti sono crollati fino a perdere quasi il 10% gettando un’ombra sulla marcia al rialzo quasi senza sosta delle magnifiche sette, le big tecnologiche che stanno spingendo i listini americani. Nel mostrare i conti del trimestre Musk ha elaborato la sua richiesta di far entrare in Tesla una maggiore presenza di intelligenza artificiale, senza dover essere costretto ad andare in altri lidi.

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Dal Mar Rosso la nuova crisi dei prezzi in Italia: 95 milioni di danni al giorno - Today.it

Lo stretto di Bab el-Mandeb è la porta che da sud conduce al Canale di Suez e al Mar Mediterraneo. Si trova all'imbocco del Mar Rosso e per importanza è il terzo "chokepoint" globale, una strozzatura diventata l'unico punto di transito per le navi provenienti da tutto il mondo. La guerra tra Israele e Hamas è arrivata sin qui, proprio dove passa il 12 per cento del commercio globale e il 16 per cento dei beni importati in Italia. Gli attacchi degli Houthi provenienti dallo Yemen e sostenuti dall'Iran hanno preso di mira le navi "legate a Israele" che superano lo stretto, stravolgendo uno degli snodi fondamentali del commercio mondiale e causando la reazione militare di Stati Uniti e Regno Unito. 

Mappa della rotta alternativa al Canale di Suez, intorno al Capo di Buona Speranza

Se le navi vogliono arrivare nel Mediterraneo evitando Suez non hanno scelta: devono circumnavigare l'Africa dal Capo di Buona Speranza, con tempi che vanno dai 10 ai 15 giorni di navigazione in più e costi maggiori, come mostrano i dati e le testimonianze raccolte da Today.it nel settore delle spedizioni via mare. L'effetto sui principali porti italiani si vede già, le conseguenze peggiori sui prezzi sono all'orizzonte e potrebbero riportare Italia ed Europa indietro nel tempo, alle incertezze economiche causate dall'invasione russa dell'Ucraina e a una nuova inflazione.

Gli Houthi mandano in crisi il Mar Rosso: è già peggio del Covid

L'impatto negativo della crisi nel Mar Rosso sul commercio globale ha già superato quello della pandemia. Ha fatto di peggio solo la "Ever Given", la gigantesca nave mercantile che ha bloccato il Canale di Suez per sei giorni nel marzo 2021. A parte questa eccezione, "la crisi del Mar Rosso è il singolo evento più grande, addirittura più grande dell'impatto iniziale della pandemia", sostiene Alan Murphy, amministratore delegato di Sea-Intelligence, una delle principali società di consulenza nel settore della logistica marittima.

Secondo i dati aggiornati della piattaforma Portwatch del Fondo monetario internazionale elaborati da Today.it, il traffico navale nel Canale di Suez a gennaio 2024 è diminuito di oltre il 37 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 52 per cento nello Stretto di Bab el-Mandeb. Al contrario, la rotta alternativa intorno al Capo di Buona Speranza che circumnaviga l'Africa è cresciuta del 70 per cento. Il crollo del traffico delle navi mercantili nel Mar Rosso, a favore della rotta alternativa, è evidente nel grafico sotto.

Grafico sul crollo delle rotte navali per Suez coinvolte nella Crisi nel Mar Rosso

Un esempio: il 21 gennaio 2024 sono passate 46 navi dal Canale di Suez. Nello stesso giorno del 2023 erano 73. Stati Uniti e Regno Unito, con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada, Paesi Bassi e Nuova Zelanda, hanno messo a segno diversi attacchi militari contro gli Houthi, in Yemen. Ma le navi commerciali continuano a essere prese di mira dai ribelli. Anche l'Italia sarà presente nel Mar Rosso con una missione navale europea. Secondo gli ultimi dati rilevati dalla multinazionale della logistica Kuehne + Nagel, 215 navi tuttora in viaggio con 2,7 milioni di container sono già state costrette a cambiare rotta. 

I timori del settore marittimo, Maersk: "Costi aumentati del 50 per cento"

Maersk è un'azienda danese tra le più importanti al mondo. Contattata da Today.it, la società ha risposto che i costi delle spedizioni, per la rotta alternativa a Suez intorno all'Africa, sono aumentati del 50 per cento a causa di un viaggio lungo oltre 6 mila chilometri in più, equivalenti a 3280 miglia nautiche (nella mappa qui sotto). 

Esempio della rotta intorno al Capo di Buona Speranza, più lunga di quella per il Canale di Suez

Nel suo ultimo aggiornamento, Maersk definisce la situazione nel Mar Rosso "estremamente instabile e tutte le informazioni disponibili confermano che il rischio per la sicurezza rimane a un livello significativo". Le preoccupazioni nel settore abbondano: secondo un sondaggio condotto da Freightos, piattaforma digitale di prenotazione merci nelle spedizioni internazionali, la maggior parte degli importatori per le piccole e medie imprese è preoccupata per l'impatto della crisi sulle rotte commerciali e dei conseguenti aumenti di costo. 

Assarmatori e Federagenti: "Temiamo durata della crisi e Capodanno cinese"

In Italia il settore è cauto sulle previsioni e guarda alle prossime settimane, soprattutto alle conseguenze del Capodanno cinese. Come ogni anno (lo si vede dai pallini rossi nel grafico qui sotto), i festeggiamenti in Cina diminuiranno il numero di container disponibili in circolazione proprio mentre la domanda aumenta, visto che i container restano impegnati più a lungo per le nuove rotte. Così, i costi delle spedizioni possono solo aumentare.

Grafico sul numero di container in circolazione durante crisi del Mar Rosso e Capodanno cinese

"Navighiamo a vista e un'emergenza con le caratteristiche di quella in atto rende impossibile qualsiasi previsione, anche sul breve termine - dice a Today.it Stefano Messina, presidente di Assarmatori -. Allo stato attuale l'impatto economico dovuto all'escalation della tensione nel Mar Rosso e nello Stretto di Hormuz ha prodotto per il sistema-Italia effetti contenuti: i prezzi del petrolio e del gas sono stabili e la stessa considerazione vale per le materie prime e per i noli, sia quelli relativi ai carichi secchi sia per i trasporti di carichi liquidi. Si segnalano incrementi delle rate di nolo per il trasporto containerizzato, in particolare per l'import dall'Estremo Oriente. Se questa crisi dovesse protrarsi, allora i problemi potrebbero essere decisamente più rilevanti".

Il presidente di Federagenti, Alessandro Santi, ha definito la situazione "ancora troppo incerta e fluida per formulare previsioni o definire analisi sull'andamento dei prezzi finali della merce. Di certo cominciano a muoversi pericolosamente indicatori relativi al rincaro delle materie prime e dei prodotti energetici. I prodotti al consumo e quelli riservati alla grande distribuzione potrebbero subire un effetto domino, a causa dell'imminente Capodanno cinese che blocca per settimane l'attività in Cina. E per l'allungamento delle rotte e il costante riassestamento dei tempi di spedizione e consegna potranno subire impatti crescenti, sia in termini di indisponibilità di talune categorie di merce, sia in termini di aumento dei prezzi".

I porti italiani soffrono: spedire da Shanghai a Genova costa 4 volte di più

L'impatto della crisi nel Mar Rosso è già evidente nei porti italiani. Secondo i dati della piattaforma Portwatch elaborati da Today.it, nei primi sei porti nazionali (Venezia, Trieste, Genova, Gioia Tauro, Augusta e Livorno) rispetto al mese di novembre il traffico è diminuito, con punte di oltre il 20 per cento. Come si vede dal grafico sotto, il picco è stato toccato a fine dicembre, con circa il 21 per cento di navi in meno rispetto al mese precedente. 

Grafico sugli effetti della crisi nel Mar Rosso nei porti italiani

A gennaio 2024 c'è stata una graduale ripresa, ma il numero di navi è ancora dell'11 per cento inferiore. Perché ci sono meno navi nei porti italiani? Perché quelle che dovevano arrivare tramite il Canale di Suez sono in ritardo, a causa del giro più lungo intorno all'Africa. E il tempo in più che le navi passano in mare comporta nuovi e maggiori costi per le spedizioni.

Gli ultimi dati forniti dalla società di analisi Drewry dicono che per trasportare un container tipo da Shanghai a Genova, il costo è aumentato di oltre quattro volte, da 1.400 a 6.365 dollari. Quella ligure è diventata la rotta europea più costosa: di conseguenza, i porti europei del Nord potrebbero diventare più attrattivi di quelli italiani, timore già espresso da diversi esponenti del settore.

Grafico che mostra l'aumento del costo per spedire un container da Shanghai a Genova

I prezzi salgono, di nuovo: 95 milioni di euro al giorno di danni

Secondo stime di Bankitalia,  il trasporto navale attraverso il Mar Rosso riguarda più le importazioni italiane, circa il 16 per cento del totale, che le esportazioni. Su questa rotta transita una larga parte degli acquisti dalla Cina e altre merci arrivano dalle economie dell'Asia orientale o dai paesi del Golfo Persico esportatori di gas e petrolio.

Tra i settori più interessati c'è la moda: un terzo delle importazioni italiane della filiera arriva dal Mar Rosso, ma le quantità sono elevate anche per i prodotti metalmeccanici, che costituiscono quasi il 30 per cento dei volumi delle importazioni italiane. Alcune regioni sono più esposte di altre: per Confartigianato, il valore più alto di prodotti trasportati attraverso il Mar Rosso è quello della Lombardia, pari a 12,9 miliardi di euro, seguita da Emilia-Romagna con 9,4 miliardi, Veneto con 5,7 miliardi, Toscana con 4,7 miliardi, Piemonte con 4,2 miliardi e Friuli-Venezia Giulia con 2 miliardi.

Il danno c'è già: secondo i calcoli di Confartigianato, negli ultimi 3 mesi l'Italia ha perso 3,3 miliardi di euro per mancate o ritardate esportazioni e 5,5 miliardi per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri. Una perdita totale di quasi 9 miliardi: fanno oltre 95 milioni di euro ogni giorno.

Ora c'è il timore che tutto ricada sui consumatori. Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale, ha calcolato che uno shock simile potrebbe far crescere i prezzi in Italia e in Europa dell'1,8 per cento. Tutto dipenderà dalla durata della crisi e dall'eventuale reazione della Bce: un grosso, nuovo, elemento di incertezza per il 2024.

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Thursday, January 25, 2024

Taglio tassi Bce rimandato ai prossimi mesi: per ora restano al 4,5% - Corriere della Sera

La Bce lascia invariati i tassi di interesse di riferimento al 4,5% per la terza volta, dopo dieci rialzi consecutivi. Fermi anche i tassi sui depositi delle banche presso la Bce (4%) e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale (4,75%).

Christine Lagarde, nella consueta conferenza stampa al termine della riunione di politica monetaria, ha affermato che «il consenso nel Consiglio dei governatori valuta prematuro discutere di un taglio dei tassi». Ergo, non se n’è discusso. Ma conferma i commenti rilasciati a Bloomberg a Davos la scorsa settimana, quando riteneva «probabile un taglio dei tassi di interesse in estate».

Oggi più che mai, però, la Bce dipende dai dati, a causa delle tensioni geopolitiche, soprattutto in seguito alla guerra in Medio Oriente (con le ricadute sul traffico merci nel Maro Rosso), che potrebbe far «aumentare i costi dell’energia e frenare il commercio internazionale», spiega l’avvocata-banchiera. I costi delle spedizioni aumentano, come i ritardi delle consegne. «Siamo molto attenti agli sviluppi nella Regione», dice. Quindi «i rischi per l’economia restano al ribasso».

Già nell’ultimo trimestre del 2023 è «probabile che l’economia dell’area euro abbia registrato una stagnazione». I dati in arrivo continuano a segnalare debolezza nel breve termine, ma alcuni indicatori di indagini di lungo periodo segnalano una ripresa della crescita in un prossimo futuro», sostiene la presidente Bce. Però, essendo soltanto a gennaio, è troppo presto fare delle previsioni sui primi tre mesi dell’anno. Il mercato del lavoro è rimasto robusto. Il tasso di disoccupazione, al 6,4% a novembre, è tornato al livello più basso dall’inizio dell’euro e sempre più lavoratori sono entrati nella forza lavoro. E tutti gli indicatori dell’inflazione (ad eccezione di quella domestica) sono in flessione.

Ma è all’aumento dei salari che la Bce guarda con particolare attenzione. «Il processo di disinflazione sta proseguendo» e la Bce registra «una stabilizzazione del rialzo degli stipendi», perciò «la direzione è buona», commenta Lagarde.

Lagarde replica anche al presunto scontento del personale della Bce rivelato da un sondaggio interno pubblicato da Politico. «La Bce realizza tanti sondaggi interni», spiega la presidente, ricordando che «oltre l’80% dei dipendenti è felice di lavorare alla Bce» e che «oltre il 75% consiglierebbe a un amico di lavorare alla Bce». E aggiunge: «Queste risposte mi rendono orgogliosa e mi incoraggiano. Io sono irrilevante, l’importante è guidare questa istituzione di gente di talento in modo che possa assolvere al proprio mandato. Per il resto io come persona sono irrilevante».

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Borsa Italiana, il commento della seduta del 25 gennaio 2024 - SoldiOnline.it

L'istituto centrale non ha modificato i tassi di interesse. STM ha limitato il calo. In rosso anche Snam e bancari. Spunti importanti tra le società del MidCap.

piazza-affari-rosso_1I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie europee hanno terminato la giornata con variazioni frazionali, dopo le decisioni di politica monetaria della BCE. L’istituto centrale ha deciso di non modificare i tassi di interesse, confermando il saggio di riferimento al 4,5%.

Il FTSEMib ha perso lo 0,6% a 30.158 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 29.988 punti e un massimo di 30.243 punti. Il FTSE Italia All Share ha chiuso in calo dello 0,48%. Segno più, invece, per il FTSE Italia Mid Cap (+0,81%) e per il FTSE Italia Star (+0,57%). Nella seduta del 25 gennaio 2024 il controvalore degli scambi è salito a 2,45 miliardi di euro, rispetto ai 2,35 miliardi di mercoledì.

Il bitcoin ha oscillato intorno ai 40.000 dollari (poco meno di 37.000 euro).

Lo spread Btp-Bund si è ristretto sotto i 155 punti, con il rendimento del Btp decennale che è sceso sotto il 3,85%.

L’euro è sceso sotto gli 1,085 dollari, dopo le decisioni della BCE.

STM ha limitato la flessione allo 0,48% a 42,41 euro. Il gruppo italofrancese ha comunicato i risultati finanziari del 4° trimestre del 2023, periodo chiuso con una flessione dei ricavi e della marginalità, risultati leggermente inferiori alle stime del management. I vertici di STM hanno fornito anche alcune stime finanziarie per il trimestre in corso e per l’intero 2024.

Sotto i riflettori i titoli del settore bancario, dopo i rialzi messi a segno nella seduta precedente.

Chiusura negativa per UniCredit (-1,76% a 26,52 euro). Gli analisti di Deutsche Bank hanno peggiorato il giudizio sull'istituto guidata da Andra Orcel, portando da "Buy" (acquistare) a "Hold" (mantenere); gli esperti hanno confermato il target price di 27,9 euro.

Male anche il BancoBPM (-2%) e BPER Banca (-2,48%).

In decisa flessione Snam (-2,83% a 4,496 euro). La società ha presentato il piano industriale 2023/2027. In particolare, nel periodo in esame il management prevede investimenti per 11,5 miliardi di euro, in aumento del 15% rispetto ai 10 miliardi del piano 2022/2026. Rivista la politica dei dividendi, che ora prevede una crescita minima aumentata al 3%. rispetto al 2,5% del precedente piano.

Al contrario, Hera ha guadagnato il 4,66% a 3,1 euro.

Spunti importanti tra le società del MidCap.

Spicca il forte rialzo di Tod’s (+7,72% a 33,22 euro). La società ha comunicato i dati preliminari relativi all’esercizio 2023, chiuso con ricavi per 1,13 miliardi di euro, in aumento dell'11,9% rispetto agli 1,01 miliardi ottenuti nel 2022; a cambi costanti il fatturato sarebbe salito del 14%.

Molto bene anche Brembo (+3,39% a 11,3 euro). Gli analisti di Berenberg hanno iniziato la copertura sulla società con un prezzo obiettivo di 14 euro e l’indicazione di acquisto delle azioni.

In decisa flessione, invece, Juventus FC (-6,47%).

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Tesla delude gli investitori: nel quarto trimestre ’23 “solo” 8 miliardi di utili - Il Fatto Quotidiano

Poco meno di 8 miliardi di utili in un trimestre a prima vista non sono un pessimo risultato, ma nel caso di Tesla la cifra è deludente. Anche perché – stando ai dati relativi al quarto trimestre 2023 – la casa automobilistica guidata da Elon Musk è stata favorita, tra ottobre e dicembre 2023, da un vantaggio fiscale una tantum di 59 miliardi. Su base omogenea, l’utile netto si è dunque attestato in realtà a 2,48 miliardi di dollari (-39% su un anno), con un valore per azione di 71 centesimi. Dati sotto le previsioni degli analisti, che scommettevano rispettivamente su 2,69 miliardi e 73 centesimi. Non a caso il titolo sta perdendo molto terreno alla borsa di Francoforte, secondo listino di quotazione insieme al Nasdaq.

Il miliardario fondatore dell’azienda ha reagito a modo suo: “Il protezionismo e i dazi sono l’unica cosa che potrà fermare il dominio delle case automobilistiche cinesi che altrimenti finiranno per demolirci“, ha detto. Il riferimento è soprattutto alla casa di auto elettriche cinese Byd nel cui capitale figura anche il re degli investitori di Wall Street Warren Buffett.

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Wednesday, January 24, 2024

Nel Mar Rosso serve la Marina italiana (ma non per finta) - ilGiornale.it

Da quando gli Houthi dello Yemen hanno iniziato a inviare droni e a lanciare missili forniti dall'Iran contro le navi in transito nel Mar Rosso - dicono di voler attaccare Israele ma in pratica non hanno ancora attaccato nemmeno una nave israeliana - nessun grande Paese, nessun membro del G7 o del G20, ha subito danni economici maggiori dell'Italia.

In realtà, i danni effettivi alle navi sono stati insignificanti: le armi iraniane non sono molto avanzate e gli Houthi non sono tiratori particolarmente abili. In compenso, il danno per l'economia mondiale è già considerevole e sta diventando enorme, dato che le compagnie di navigazione, viste le crescenti spese assicurative, hanno dirottato il traffico dal Canale di Suez e dal Mediterraneo e ora preferiscono circumnavigare il Capo di Buona speranza. Questo danneggia tutti, ma l'Italia molto più di altri Paesi, perché non ha porti atlantici, e i porti italiani stanno tutti soffrendo per il calo del traffico, che si aggrava ogni giorno di più. È una semplice questione di geografia: invece di 9.911 miglia nautiche dal porto di Genova a quello di Shanghai attraverso Suez e il Mar Rosso, il giro dell'Africa è di 14.994 miglia nautiche (27.768 chilometri), con tutti i costi aggiuntivi che ciò comporta per le navi e il loro carburante. In pratica però molti scambi commerciali non vengono semplicemente dirottati: vengono del tutto persi, perché i costi aggiuntivi brucerebbero del tutto i margini di guadagno.

È quindi una fortuna che l'Italia abbia di gran lunga la marina più forte del Mediterraneo, in grado di raggiungere rapidamente il Mar Rosso attraverso Port Said e il Canale di Suez e scendere al largo delle coste dello Yemen per intercettare missili e droni Houthi, per la gioia anche degli egiziani. A differenza delle navi della US Navy e della Royal Navy che provengono da basi molto più lontane, la Marina italiana ha una grande base a Taranto a sole 940 miglia nautiche da Port Said, che facilita ogni aspetto delle operazioni navali, dalla facilità di rinforzi e avvicendamento alla consegna di munizioni aggiuntive e pezzi di ricambio.

Non ci sono dubbi nemmeno sulla forza navale dell'Italia. Delle quattro navi descritte molto modestamente come cacciatorpedinieri lanciamissili, due - la «Caio Duilio» e l'«Andrea Doria», con oltre 7.000 tonnellate di stazza - sono in realtà incrociatori, mentre le altre due, con 5.000 tonnellate di stazza, sono anch'esse grandi navi da guerra. E sebbene la loro categoria implichi che siano armate solo per affondare torpedinieri (motosiluranti), in realtà sono dotate anche di missili antiaerei sia a corto raggio sia a medio raggio, progettati per distruggere i missili antinave più avanzati e gli aerei da attacco. Potrebbero sicuramente intercettare con estrema facilità qualsiasi missile che l'Iran possa fornire agli Houthi, mentre i loro cannoni a tiro rapido da 76mm possono abbattere qualsiasi drone che si avvicini abbastanza da fare danni.

Per questa classe di navi, una missione in Mar Rosso a protezione della navigazione per il bene dell'economia italiana fornirebbe un eccellente addestramento antiaereo: invece di utilizzare bersagli aerei acquistati a costi considerevoli, potrebbero addestrarsi gratuitamente contro i missili iraniani e i droni gentilmente offerti dagli Houthi.

Ma questo sarebbe l'unico motivo per inviare navi così grandi a proteggere la navigazione del Mar Rosso, perché la Marina Militare dispone anche di otto moderne fregate missilistiche (anche questa una denominazione molto modesta per navi da guerra di 6.900 tonnellate di dislocamento), alcune delle quali hanno anche capacità antisommergibile aggiuntiva, ma il cui armamento principale è progettato per intercettare aerei e missili d'attacco con il modernissimo e super-efficace missile Aster, oltre al cannone a tiro rapido da 76mm che può facilmente distruggere qualsiasi drone a portata di tiro. Due o tre di queste navi sarebbero sufficienti per offrire una protezione molto efficace in quella parte del Mar Rosso che è a portata dei proiettili Houthi.

Per la Marina Militare si tratterebbe di una missione molto diversa da qualsiasi altra degli ultimi tempi, perché il suo scopo non sarebbe solo quello di «contribuire all'Alleanza Atlantica» con la sua presenza in bella vista, ma piuttosto di servire in modo molto diretto importanti interessi nazionali italiani. E se si decidesse di inviare sia una nave più grande come un'ammiraglia, sia tutte le fregate disponibili, l'Italia potrebbe addirittura sollevare le marine statunitensi e britanniche dai compiti di pattugliamento e assumersi la responsabilità esclusiva di proteggere la navigazione nel Mar Rosso. Ciò significherebbe che l'Italia diventerebbe immediatamente la potenza più importante per l'Egitto, che sta soffrendo molto per la perdita dei proventi del Canale di Suez, e per l'Arabia Saudita, il cui porto di Gedda è essenziale per l'economia non petrolifera del Paese.

Sono fiducioso che l'attuale dirigenza della Marina Militare abbia le capacità e il carattere per servire il Paese nel Mar Rosso, portando avanti un'operazione non solo simbolica ma sostanziale, al servizio di interessi reali sia economici sia diplomatici.

Ma per questo la Marina italiana dovrebbe far parte della rete di intelligence dell'operazione «Prosperity Guardian» con gli Stati Uniti, il Regno Unito, l'Australia, il Canada, la Danimarca - dove ha sede la gigantesca compagnia di navigazione Maersk - la Grecia, che ha ancora una vasta flotta commerciale, i Paesi Bassi, la Norvegia e Singapore. Senza questa rete di intelligence è semplicemente impossibile coordinarsi istantaneamente su minacce e obiettivi in tutta l'area interessata del Mar Rosso.

Al momento però la Marina Militare farebbe parte solo della missione «Aspis» dell'Unione Europea con Francia e Germania, le quali non hanno né la volontà né la capacità di proteggere effettivamente la navigazione, rilevando i missili e poi intercettandoli. Il fatto che il governo italiano non voglia essere associato agli attacchi aerei statunitensi contro le basi missilistiche e di droni degli Houthi è del tutto irrilevante: la condivisione dell'intelligence è questione del tutto separata dalle operazioni delle portaerei e dagli attacchi contro le basi missilistiche e di droni degli Houthi sulla terraferma. Australia, Canada, Danimarca, Grecia, Paesi Bassi, Norvegia e Singapore fanno parte della «Prosperity Guardian» senza essere coinvolti in alcun modo negli attacchi aerei statunitensi.

Se il governo italiano ha scelto «Aspis» per garantire che la Marina Militare non faccia nulla di utile nel Mar Rosso - proprio come i Paesi che mandano le loro truppe all'unità Onu in Libano UNIFIL perché non cerca mai e poi mai di far rispettare qualsiasi decisione dell'Onu contro Hezbollah -, questa decisione solleva la questione del valore della Marina Militare per il contribuente italiano. Ma ciò che mi preoccupa di più è l'effetto sul morale delle persone migliori della Marina, che sono professionalmente pronte e personalmente desiderose di fare il loro dovere.

traduzione a cura di Marco Zucchetti

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AI, arriva la ChatGpt addestrata in italiano: cos’è Modello Italia e perché è diversa dalle altre - Corriere della Sera

«Il nostro obiettivo è che quando si parla dell’intelligenza artificiale si pensi alla Ferrari dell’AI». Con queste premesse l’imprenditore italiano di origine albanese Uljan Sharka il 24 gennaio 2024 ha annunciato a Milano la nascita di «Modello Italia», praticamente la ChatGpt nazionale che verrà rilasciata entro l’estate 2024. Si tratta di un modello di intelligenza artificiale generativa (come la celebre ChatGpt sviluppata dall’americana OpenAI) addestrata però con dataset nella nostra lingua, e non con l’inglese. Il punto di forza, quindi, diventa l’eliminazione di tutti quei bias culturali e quei pregiudizi tipici di una cultura anglofona, ben diversa dalla nostra.

Uljan Sharka
Uljan Sharka

Fondatore della società deep-tech iGenius, con sede a Milano, le cui soluzioni sono state adottate da numerose aziende (incluse quelle della Fortune 500), Sharka ha precisato che l’ambizioso progetto di Modello Italia verrà sviluppato utilizzando la capacità di calcolo del supercomputer Leonardo, il sesto più potente al mondo, gestito dal Cineca di Bologna (Consorzio Interuniversitario formato da 118 enti pubblici, tra cui due Ministeri e 70 università italiane). La Gpt italiana, quindi, dovrebbe rappresentare un grande sostegno per aziende, startup e pubblica amministrazione. «C’è già stato un approfondito dialogo con le istituzioni e abbiamo ricevuto un feedback molto positivo. Anzi, ci aspettiamo da parte loro un’adozione del progetto», commenta Sharka.

Italia leader nell’AI

«Credo che l’Italia possa diventare un leader naturale nella corsa all’AI – sostiene Sharka -. Non siamo mai riusciti a entrare nella corsa dello sviluppo tecnologico in generale, quando è partita si erano già formati i colossi americani, ma ora siamo alla fine di quel ciclo e l’intelligenza artificiale segna l’inizio di un nuovo mondo. E abbiamo la possibilità di creare nuovi leader per definire il futuro dell’economia globale. Se il mercato dell’AI valeva 100 miliardi di dollari nel 2022 e 200 nel 2023, le stime prevedono che raggiungerà diversi trilioni entro il 2030. E farà crescere le economie di tutto il mondo. È una rivoluzione industriale».

Utilizzo anche offline

Il primo foundational model italiano sarà totalmente open-source con una licenza aperta fornita dal Mit. Uno degli obiettivi di iGenius è infatti la democratizzazione della tecnologia. Sarà addestrato con diversi trilioni di token per competere a livello internazionale con i primi dieci top model mondiali. Con una caratteristica molto chiara: «Vogliamo rappresentare un Rinascimento digitale, un approccio tutto italiano con l’uomo al centro – spiega ancora Sharka -. Molti modelli partono dalla grande quantità di dati e dall’architettura tecnologica, lasciando fuori le conseguenze e gli impatti descritti molto bene nell’AI Act, che toccano i diritti umani. Con Modello Italia siamo partiti dall’uomo, dalla lingua e da un grande lavoro nel selezionare i dataset e le informazioni che verranno tokenizzate per creare il primo large language model italiano, garantendo la sovranità dei dati e della proprietà intellettuale. Avere già le indicazioni dell’AI Act ci ha permesso di sviluppare Modello Italia rispettandone le linee guida. La grande rivoluzione sarà la possibilità di utilizzare la tecnologia anche in modalità offline: gli utenti potranno fare un download totale del sistema nel proprio device, senza mandare i dati fuori dal proprio dispositivo».

Certificazione della conoscenza

Sharka insiste molto sul tema dell’italianità, ritenendo che si stia sottovalutando l’effetto che questi LLM avranno tra 10 o 20 anni: «I modelli principali, OpenAI, Anthropic, Google e Meta usano dati inglesi, così come la francese Mistral e addirittura la cinese 01.AI. Ma stiamo parlando di una tecnologia strategica che definirà l’economia, e i Paesi devono governare e processare i dati in modo sicuro. Per l’Italia significherebbe mettere il proprio tessuto economico e la proprietà intellettuale nelle mani di una terza parte. Per questo bisogna avere una certificazione della conoscenza, e non più affidarsi a modelli in cui vengono riversati molti dati di cui non si sa la provenienza. Anche perché le imprese rischierebbero danni da milioni di euro». All’inizio Modello Italia è stato addestrato esclusivamente con dati italiani, in seguito verrà implementato anche in altre lingue.

Quanto è costato il progetto? «Molto!», risponde Sharka puntualizzando che è stato fatto un aumento di capitale anche se non può ancora rivelare le cifre, «nulla a che fare però con i mega investimenti di OpenAi o Google. Per quanto riguarda le risorse stiamo cambiando scala». Perché mettere la parola Italia nel nome? «Perché mi piace vederla tra i primi modelli di LLM al mondo, lo vedo come un punto di forza».

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