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Sunday, December 31, 2023

La lunga attesa a tavola, poi il brindisi: buon 2024! - La Provincia di Cremona e Crema

Appena archiviate le cene della Vigilia e da poco superati i pranzi di Natale in famiglia, è già il momento di prepararsi al Capodanno. Sarà festa grande, questa sera: lunga attesa e poi calici alzati. Al netto delle preoccupazioni per il Covid, con contestuale assalto alle farmacie per il tampone ‘libera-tutti’. E con buona pace degli oltre seimila, tra cremonesi e cremaschi, a letto con la febbre. E se in tanti hanno deciso di aspettare la mezzanotte serviti ai tavoli dei ristoranti locali, praticamente tutti esauriti, altrettanti hanno scelto di rimanere in casa. Rivolgendosi alle gastronomie cittadine per imbastire una tavola degna dell’anno nuovo.

A CREMONA

La trazione cremonese impone il cotechino, il salame da pentola e quello all’aglio, i classici salumi, le immancabili lenticchie, le mostarde e i sottoli. «Quest’anno, però, per noi è la pasta fresca a farla da padrone — spiega Patrizia Pisati, della gastronomia il Tandem di corso Garibaldi —. In particolare quella ripiena: tortelli di zucca, di ricotta e spinaci e i marubini sono molto richiesti». Un settore che sembra non andare mai in crisi, quello del ‘buon gusto’: le specialità del territorio rappresentano una spesa fissa e costante negli anni per molte famiglie. E oltretutto, almeno a sentire gli esercenti, nell’aumento generale del costo della vita l’incremento dei prezzi in gastronomia è stato meno sentito che in altri settori.

Così, anche per questo oltre che per rigoroso rispetto della tradizione, in molti non vogliono rinunciare ad allestire una ricca tavola per le occasioni speciali, magari confidando nelle parole del proverbio popolare: ‘Chi mangia lenticchie a Capodanno, conta quattrini tutto l’anno’. Una tendenza confermata anche per quel che riguarda il mercato del vino: «Mi sembra che tra vendite e ordinazioni siamo nel solco degli anni passati — conferma Marina Salada, dell’Emporio Vini e Sapori —. A Capodanno poi una bottiglia di spumante e un vino da tavola per accompagnare le portate, non possono proprio mancare. Per questo motivo il nostro mercato non conosce oscillazioni troppo significative».


Un settore fiorente, ma non certo statico: «Quest’anno – infatti – la domanda della nostra clientela si è concentrata sui vini naturali, sulla produzione senza additivi e più in linea con la crescente attenzione delle persone per la sostenibilità». E non è solo il territorio cremonese ad affidarsi alla nostra tradizione: «Come ditta centrale noi vendiamo a spacci e negozi in tutto il nord Italia e ci stiamo ritagliando una buona fetta di mercato anche all’estero — testimonia Carlo Vittori di Sperlari —. Non abbiamo ancora un’analisi generale della stagione di vendite ma per il momento posso dire che non registriamo una crisi rispetto agli scorsi anni. Anzi: proprio su una delle eccellenze del nostro territorio, la mostarda, abbiamo avviato una campagna di promozione che ha dato ottimi frutti, portando in questo modo un po’ di Cremona nel resto d’Italia e nel mondo».


Tradizione ed etica vanno dunque a braccetto in questa chiusura d’anno 2023, anche se per alcuni resta un po’ di amaro in bocca: «Con così tante persone bloccate a casa dall’influenza che ha colpito così duramente sotto le feste abbiamo vissuto un Natale a dir poco in sordina, sia umanamente che lavorativamente — racconta ancora Patrizia della gastronomia il Tandem —. Speriamo che l’anno nuovo ci porti anche un po’ di rinnovata salute!».

A CREMA

Sono giornate febbrili alla gastronomia Scandelli, negozio storico di via Cavour, all’angolo con via Civerchi, dove da generazioni i cremaschi trovano il meglio della cucina locale, regionale e nazionale. Piatti pronti per tutti i giorni, ma anche sfiziosità. E per Natale e Capodanno il menu si è ulteriormente arricchito, incontrando il gusto dei clienti. «Per il cenone proponiamo piatti tipici in ossequio alla tradizione cremasca e lombarda – sottolinea Giorgio Scandelli –: dal super classico cotechino con le lenticchie, che sulla tavola di Capodanno non deve mai mancare, ai patè, dalle torte salate alle polpette di pesce. Come sempre abbiamo diverse richieste anche per proposte che si rifanno alla cucina tipica milanese: il patè di vitello, le tartine in gelatina, il vitello tonnato. Altro must di queste cene e pranzi delle feste è il nostro salame nostrano. Non si rinuncia ad affettarlo in tavola».

Ogni anno la gastronomia introduce qualche novità nel menu, così come si riscontrano delle differenze tra le scelte dei clienti. «C’è chi per il cenone ama ordinare sempre le stesse cose – conclude il titolare – e chi invece si lascia guidare. Rispetto al recente passato devo dire che quest’anno abbiamo venduto meno caviale. Ovviamente abbiamo nel menu anche i super classici per i più piccoli. La lasagna su tutte, un piatto che fa sempre felici i bambini, così come gli adulti. Per il resto le prenotazioni sono andate a gonfie vele e anche il bilancio del Natale è molto positivo».

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Saturday, December 30, 2023

L'Euro compie 25 anni.'Ha portato stabilità e sovranità' - Europa - Ansa.it - Agenzia ANSA

 L'euro compie 25 anni. La moneta unica europea infatti vide la luce il primo gennaio del 1999, benché per i primi tempi fu solo una valuta virtuale, utilizzato solo per scopi contabili e per i pagamenti elettronici. Monete e banconote arrivarono solo tre anni più tardi, il primo gennaio del 2002. I vertici dell'Unione Europea scelgono però questa data simbolo per tirare le somme e, in una lettera aperta pubblicata sui media dei 20 Paesi che oggi usano la moneta unica, ne decantano le molte virtù. "L'euro - scrivono - è diventato una parte indispensabile della nostra vita quotidiana, regalandoci semplicità, stabilità e sovranità" 

 Ma il lavoro non è finito, anzi. Il vecchio mondo si trova oggi a dover affrontare nuove sfide, geopolitiche, economiche e climatiche, e la risposta va trovata in una cooperazione sempre più stretta e ambiziosa, seguendo dunque l'esempio di chi, dopo la seconda guerra mondiale, ha saputo immaginare percorsi nuovi, come quelli che hanno portato alla moneta unica.

"La ragion d'essere dell'Europa si è sempre basata sulla soluzione di problemi che i Paesi non potevano affrontare da soli", sostengono nella lettera Charles Michel (Presidente del Consiglio europeo), Paschal Donohoe (Presidente dell'Eurogruppo), Christine Lagarde (Presidente della Banca centrale europea), Roberta Metsola (Presidente del Parlamento europeo) e Ursula von der Leyen (Presidente della Commissione europea). Si è partiti dunque con la convergenza delle economie e poi, in un secondo momento, delle valute, "per sfruttare al meglio i benefici economici creati da questo dividendo della pace".
Certo, una scelta così forte - nata in seguito alle decisioni prese a Maastricht nel 1991 - non è stata priva di fasi complicate, compresi "dubbi" sul futuro stesso dell'euro, come al tempo della crisi del debito nel 2011. "Ma ogni volta abbiamo trovato le risposte giuste, come il sistema armonizzato di vigilanza e risoluzione delle crisi bancarie o il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes)", notano ancora. "E oggi il sostegno alla moneta unica da parte dei cittadini dell'area dell'euro è vicino a livelli record. Ma il nostro lavoro non è finito.

Perché ci troviamo di fronte a nuove sfide che i Paesi Ue non possono affrontare da soli e i cittadini guardano all'Europa per trovare risposte".
Qui il discorso si amplia. L'economia infatti non è più 'solo' un fattore interno, dove pure bisogna ancora darsi da fare, per esempio costruendo "un'autentica unione dei mercati dei capitali" che abbracci il continente per mobilitare i finanziamenti privati, "un'unione bancaria più solida" e "preparando le basi per un potenziale euro digitale che possa integrare il denaro contante". Le sfide del nostro tempo vanno dalla guerra in Ucraina, che abbraccia la sfera della sicurezza e della difesa, "all'accelerazione della crisi climatica", ai rischi "per la nostra competitività a causa delle politiche energetiche e industriali di altre parti del mondo". Ovvero Cina e Usa.

L'euro insomma è stato un successo ma serve fare di più. "I cittadini europei sanno che il mondo sta cambiando e sanno che l'unione fa la forza: circa due terzi degli europei sono convinti che l'Ue sia un baluardo di stabilità", concludono i vertici dell'Ue. "Dimostriamo loro che l'Europa può dare forma a questo cambiamento e soddisfare le loro aspettative", è l'appello che lanciano alle capitali dell'area euro, ma non solo. Perché alla fine saranno gli Stati nazione a decidere se proseguire nell'esperimento oppure ridurre le ambizioni. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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Dalla Rc auto alla telefonia, ecco i rincari 2024: per il Codacons un rischio stangata da 974 euro a famiglia - TargatoCn.it

Il nuovo anno porterà brutte sorprese per le tasche dei consumatori, con un conto che potrebbe raggiungere i +974 euro a famiglia. Lo afferma il Codacons, che ha stimato la maggiore spesa che attende i consumatori nel 2024 a causa dei rincari di prezzi e tariffe nei vari settori. Dagli alimentari all’Rc auto, passando per banche e telefonia, le famiglie dovranno mettere mano al portafogli e andare incontro ad aumenti che, in alcuni casi, potrebbero essere particolarmente sostanziosi, spiega l’associazione.

Si parte da cibi e bevande, prodotti che registrano da due anni un trend in forte rialzo e che proseguirà, seppur in attenuamento, nel corso del 2024, determinando una maggiore spesa stimata in +231 euro a famiglia. Per il comparto dei trasporti (auto, treni, aerei, ecc.), caratterizzato nel 2023 dai fenomeni del caro-benzina e del caro-voli che hanno tenuto banco per mesi, una famiglia media potrebbe ritrovarsi a spendere +160 euro annui a causa dei rincari delle tariffe nel settore che proseguiranno anche nel corso del 2024.

Altra nota dolente è quella dell’Rc auto, con i prezzi delle polizze in forte rialzo nell’ultimo periodo, come certificato anche dall’Ivass: un nucleo che dispone di due automobili si ritroverà a spendere in totale 62 euro in più rispetto al 2023 solo a titolo di copertura assicurativa – prevede il Codacons. Ci sono poi gli adeguamenti tariffari nel comparto della telefonia, con diversi gestori che hanno già annunciato aumenti (fino ad un massimo del 10%) per il nuovo anno: una maggiore spesa tra i +30 e i +35 euro a famiglia.

Se per i mutui sembra finita la politica dei rialzi dei tassi imposta dalla Bce - con la conseguenza che nel corso del 2024 potremmo non assistere a nuovi incrementi delle rate – lo stesso non può dirsi per il settore dell’energia, dove regnano pesanti incognite: la fine del mercato tutelato del gas (fissata al 10 gennaio 2024) e della luce (luglio 2024) porterà inevitabilmente incrementi delle tariffe, come peraltro denunciato di recente da un report Istat: la maggiore spesa potrebbe attestarsi quindi a +220 euro annui a nucleo – stima l’associazione.

L’elenco dei rincari continua con le banche (+18 euro a nucleo a titolo di servizi finanziari e bancari), tariffe locali (+60 euro per rifiuti, acqua, ecc.) bar e ristoranti (+68 euro annui a famiglia per mangiare e bere fuori casa).

Proseguiranno inoltre i rincari nel comparto del turismo, con aumenti dei listini che interesseranno strutture ricettive, pacchetti vacanza, stabilimenti balneari e servizi vari: in media +120 euro a nucleo. (Adnkronos)

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L’anno dei mercati. Inattesa riscossa delle borse, Milano migliore piazza d’Europa grazie alle… - Il Fatto Quotidiano

È andata bene, molto meglio di tante previsioni. Nonostante banche centrali ancora sulla difensiva e persistenti crisi internazionali, il 2023 è stato un anno da incorniciare su molti mercati, permettendo di recuperare, in tutto o in parte, i pesanti cali che nel 2022 avevano colpito la quasi totalità gli asset. Probabilmente il pessimismo era già incorporato nelle flessioni dell’anno scorso. Il resto è stato tutto di guadagnato. Le banche centrali hanno fatto quello che più o meno ci si aspettava che facessero, l’economia ha rallentato ma non al punto di entrare in recessione, la battaglia contro l’inflazione sembra dare i suoi frutti, e senza che il mercato del lavoro sia stato devastato, sebbene sia presto per cantare vittoria. La guerra tra Russia e Ucraina è proseguita ma indirizzandosi verso una sorta di tragica normalizzazione e, va detto, i mercati non hanno mai visto come realistica la prospettiva di scenari apocalittici.

L’ultimo trimestre è stato funestato dagli accadimenti a Gaza, tuttavia la crisi sembra per ora circoscritta senza significativi contraccolpi per le forniture di greggio. I prezzi dei beni energetici rimangono su livelli storicamente elevati ma sembrano essersi stabilizzati, non si sono più viste le spaventose oscillazioni, specie per il gas, che avevano caratterizzato il 2022. Si aggiunga che, in questa sorta di danza sull’orlo del caos, a gestire e decidere gran parte degli ordini sui mercati finanziari sono ormai algoritmi, comprensibilmente meno inclini a cedere all’emotività.

Tra le singole piazze finanziarie spicca il Nasdaq di Wall Street che chiude l’anno con un guadagno del 44% mentre l’S&P500, l’indice più importante del mondo, si deve accontentare di rialzo del 24%. Del resto colossi tecnologici quotati sul Nasdaq sono stati i motori della performance azionaria “vendicando” un pessimo 2022. Le azioni Meta (Facebook) hanno quasi triplicato il loro valore (+ 184%), candidandosi tra i migliori investimenti dell’anno. Ma anche Amazon ha portato a casa un lusinghiero + 76%, Alphabet (Google) un + 56%, Apple + 53%, Microsoft + 56%. Dodici mesi da ricordare anche per Tesla (+ 130%). Vera superstar è stato però il produttore di schede video Nvidia che saluta il 2023 con uno spettacolare + 242%.

In Europa lo sprint finale lo vince Piazza Affari. La borsa italiana è cresciuta del 28% non per meriti particolari del sistema Italia, va detto, ma per il semplice fatto che si tratta di un listino in cui i titoli finanziari pesano più che altrove e per le banche, grazie ai rialzi dei tassi Bce, si chiudono 12 mesi particolarmente ricchi. Tra i big milanesi Unicredit ha guadagnato così oltre l’82%, Intesa Sanpaolo il 24%, Bper il 54% e Banco Bpm quasi il 40%. Da segnalare anche il + 80% messo a segno da Leonardo che, come tutte le industrie di armamenti, beneficia delle accresciute tensioni internazionali. Secondo posto per la borsa di Madrid (+ 20%) che precede Francoforte (+ 19%) e Parigi (+ 14%) mentre una timida Londra non va oltre un + 2,3%. La borsa russa registra una crescita del 44%, altro elemento che mette in luce la debolezza dell’impianto sanzionatori predisposto dall’occidente. In Asia Tokyo si porta a casa un rialzo del 30% a differenza di Hong Kong, tra le poche borse a chiudere l’anno in rosso (- 15%)

Sul mercato valutario l’euro si è rafforzato del 2,5% sul dollaro ma a spiccare è il volo del franco svizzero salito di circa il 10% riportandosi sui massimi dal 2015. La Confederazione è stata abile nell’arginare la crisi dello storico Credit Suisse che rischiava di affossare anche l’economia del paese. Viceversa il dollaro chiude il peggiore degli ultimi 3 anni. Dalle valute reali a quelle virtuali, il 2023 ha segnato anche la non scontata riscossa del bitcoin ritornato sopra i 42mila dollari, con una corsa concentrata nell’ultima parte dell’anno che ha portato il guadagno finale al 150%. Le ragioni dell’exploit non sono molto diverse da quelle che hanno spinto altri asset: la presunta fine della stretta monetaria e le scommesse su una significativa riduzione dei tassi. Tassi più bassi significano più soldi in circolazione che possono essere investiti anche in valute digitali.

Universo reddito fisso – Gli ultimi due mesi dell’anno hanno registrato una forte ripresa del valore di bond e titoli di Stato, soprattutto quelli americani, francesi e tedeschi. I rendimenti dei Treasury, i titoli decennali statunitensi che costituiscono la pietra su cui si fonda il mercato del reddito fisso, sono crollati di oltre l’1,1% dal picco che era stato raggiunto in ottobre. Di nuovo a dettare il ritmo sono le banche centrali. È il caso di ricordare che gli interessi che paga un titolo obbligazionario sono fissi in cifra assoluta ma espressi come percentuali del valore del titolo sottostante. Quindi una discesa dei rendimenti significa in realtà un incremento del valore dei bond. Perché questo è accaduto tra novembre e dicembre? Perché le attese sono per una diminuzione dei tassi delle banche a centrali che, a cascata, si ripercuote su tutte le obbligazione. Quindi, ad esempio, un bond decennale Usa già in circolazione sul mercato che paga il 4% acquista valore dal momento che un titolo con le stesse caratteristiche ma emesso tra qualche mese potrebbe offrire il 3,5%.

Oro, petrolio e grano – Materie prime, o commodities, non hanno dato molte soddisfazioni agli investitori. Unica eccezione l’oro passato da 1846 a 2071 dollari l’oncia. Piccolo rincaro per il rame, il metallo più strettamente legato all’andamento dell’economia cinese, che ha guadagnato il 3%. Il petrolio di qualità Brent (estratto nel mare del Nord e che funge da riferimento per i due terzi degli scambi globali) è sceso da 86 a 78 dollari al barile mentre il gas trattato ad Amsterdam è crollato da 83 a poco più di 30 euro al megawatt/ora. Forti cali per i beni alimentari. Il prezzo del grano, nonostante il persistere della guerra in Ucraina, è sceso da 775 a 631 dollari a bushel, il mais è precipitato da 670 a 473 dollari.

Cosa potrebbe accadere nel 2024. Il rischio principale è che se il 2022 era stato caratterizzato da un eccesso di pessimismo, il 2023 abbia esagerato in ottimismo e nel 2024 serva fare i conti con una realtà un po’ più dura di quanto sperato. L’avvio della riduzione dei tassi da parte delle grandi banche centrali è dato per scontato, fatto che tende a spingere i mercati. È in effetti probabile che ciò accada ma potrebbe avvenire ad una velocità più contenuta rispetto alle attese. Le crisi geopolitiche potrebbero rientrare oppure estendersi con tutte le conseguenze che questo potrebbe comportare. Gli attriti nelle relazioni Cina – Usa sono la grande faglia da cui possono originare tanti altri piccoli terremoti, mentre per ora resta improbabile un “big one”. E poi, dopo l’estate, inizierà la giostra delle elezioni statunitensi, sebbene si sia ben visto che, dal punto di vista delle politiche economiche e atteggiamento ossequioso verso i mercati, tra Democratici e Repubblicani non cambi quasi nulla.

Due considerazioni tra le tante che possono essere fatte. L’uranio non è più “radioattivo”. Il ritorno al nucleare è stato sdoganato persino alla conferenza sul clima Cop28 e nel 2023 l’indice Mvis che “traccia” le società che operano nell’industria nucleare è salito del 33%. Qualcuno getta la sua fiche sulla Turchia, dove, assicuratosi la conferma alla guida del paese, il presidente Erdogan, ha autorizzato un’inversione a u nelle politiche monetarie della banca centrale, ora incanalate su prassi più ortodosse. Per i forti di cuori c’è la scommessa Milei in Argentina. Il paese è in svendita ma l’annunciata ondata di privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli alla spesa pubblica piacciono, come al solito, ai mercati. Il nuovo presidente mostra però anche una pericolosa attrazione verso derive autoritarie che potrebbero scatenare tensioni sociali di cui è facile perdere il controllo.

Ad ogni modo, siamo onesti. Non è il caso di fare troppo affidamento su queste e su altre previsioni, molto più vicine all’astrologia che alla scienza. Nessuno sa davvero quel che accadrà e chi dice il contrario inganna. Non lo sanno, in fondo, neppure quelli che hanno in mano le leve più potenti per muovere i mercati: i banchieri centrali. Alla fine dell’anno scorso, in una delle consuete conferenze stampa, il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha risposto più o meno a tutte le domando affermando di non sapere. Quali sono le possibilità di evitare una recessione? “Difficile a dirsi”. Quanto saliranno i tassi di interesse? “È molto incerto”. E altre quattro risposte con “Non lo sappiamo”. Comunque andrà, buon 2024 a tutti.

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Friday, December 29, 2023

Stellantis, sindacati contro il tabù del produttore unico: “A Torino vengano anche i cinesi” - Il Fatto Quotidiano

Caso unico in Europa (e non solo) l’industria automobilistica italiana ruota da sempre attorno a Fiat-Fca-Stellantis. Casa Agnelli si è sempre energicamente opposta alla possibilità che un qualche concorrente mettesse piede nel suo “cortile” ma questo ha reso il sistema italiano con il suo prezioso indotto totalmente dipendente dai destini del Lingotto, nel bene e, più spesso, nel male. Ora che Stellantis, in cui a governare sono i francesi, ha iniziato a spostare altrove le produzioni chiave, i sindacati provano a scalfire questo secolare status quo. “Basta con il tabù del produttore automobilistico unico, a Torino deve arrivare un altro costruttore. Nessun pregiudizio sui cinesi purché rispetti le regole europee e italiane. Soltanto attraverso il rilancio di Mirafiori l’indotto può riprendere a camminare”, affermano Fim, Fiom e Uilm torinesi che hanno messo a punto un documento sulla base del quale intendono riprendere un’iniziativa unitaria dopo tredici anni in cui hanno prevalso le divisioni. L’appello ai cinesi è sensato. Il gruppo Byd si appresta a diventare il primo produttore di auto elettriche al mondo, sopravanzando Tesla e Volkswagen e la Cina ha raggiunto il Giappone come primo esportatore di vetture al mondo. Al contrario, nella corsa alle motorizzazioni elettriche, Stellantis accusa un certo ritardo.

I sindacati chiedono per Mirafiori nuovi modelli in grado di garantire la missione produttiva dello stabilimento, che riprendano le assunzioni di giovani, che sia confermato il ruolo strategico di Torino come polo di progettazione, ricerca, sviluppo e ingegnerizzazione. “Il tabù non ci deve essere per nessuno, tanto i cinesi andrebbero altrove. L’importante è che portino lavoro”, spiega Luigi Paone, segretario generale della Uilm torinese. Anche perché, al di là di roboanti annunci, quella che si profila per Mirafiori gestione Stellantis non sembra certo essere una valorizzazione. “Questo documento unitario mette in evidenza che per Mirafiori è un periodo di grande sofferenza, serve un atto di grande responsabilità. È il momento di rivendicare il ruolo di Torino e chiedere conferme. Coinvolgeremo le istituzioni, le imprese, i sindacati confederali. Dobbiamo essere tutti uniti” afferma Rocco Cutrì, segretario generale della Fim Torino. “Se siamo insieme allo stesso tavolo vuol dire che la situazione di Torino e Mirafiori è molto difficile e complicata. Non è sufficiente smontare parti delle auto o fare un maquillage della palazzina degli impiegati, servono nuove produzioni, abbiamo bisogno di volumi produttivi” afferma Edi Lazzi, numero uno della Fiom torinese. Nel documento i sindacati ricordano che nel 2000 Mirafiori produceva 200mila vetture con sei modelli di auto, mentre oggi non arriva alle 100mila, 78.500 elettriche e 7.800 Maserati

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Thursday, December 28, 2023

Usa, robot androide aggredisce ingegnere della Tesla: ampia ferita al braccio - Sky Tg24

Nel 2021, a Austin, in Texas, un ingegnere informatico di Tesla stava sviluppando un software per gestire l'assemblaggio delle auto quando un robot lo ha immobilizzato, affondando i suoi artigli di metallo nel braccio. I colleghi hanno prontamente spento la macchina, ma l'ingegnere ha perso molto sangue, come scritto nel rapporto sugli infortuni presentato alla contea texana di Travis. Solo grazie all'intervento di un collega che ha premuto il pulsante di emergenza, la macchina si è fermata. L'uomo è poi scivolato a terra, riportando una "lacerazione, taglio o ferita aperta" alla mano sinistra, come riportato nel rapporto. Quasi un lavoratore su 21 presso la fabbrica Tesla Giga in Texas è rimasto ferito sul lavoro nel 2022.

Musk: "Attacco vergognoso"

"È davvero vergognoso che i media tirino fuori un incidente di due anni fa dovuto a un semplice braccio robotico industriale Kuka (presente in tutte le fabbriche) e insinuino che ora sia dovuto a Optimus". ha risposto Elon Musk commentando su X un post in cui veniva ripreso un articolo che parlava dell'aggressione di un robot a un ingegnere della Tesla nella Giga Texas di Austin. 

I casi precedenti

Questo non è stato comunque un caso isolato. L'8 novembre 2023, in Corea del Sud, un operaio è stato scambiato per una scatola di peperoni e schiacciato da un braccio robotico. Nel 1981, un dipendente della Kawasaki Heavy Industries, Kenji Urada, perse la vita dopo essere stato coinvolto con un robot difettoso. Nel 2007, un cannone robotico antiaereo uccise accidentalmente nove soldati sudafricani. Questi incidenti sono stati rivelati attraverso documenti sugli infortuni presentati alle autorità di regolamentazione.

La nuova generazione di robot

La prossima generazione di macchine umanoidi collaborerà con gli esseri umani e si muoverà liberamente nelle fabbriche e nelle aziende, un trend già in atto. Ma per farlo in modo sicuro, i robot devono assomigliare di più agli esseri umani. Di conseguenza, le nuove macchine richiederanno ulteriori misure di sicurezza. I casi in cui i robot feriscono o uccidono i dipendenti sul lavoro ne sono una prova evidente. Anche il riconoscimento biometrico commette molti errori. Se non corrispondi al profilo di uomo bianco occidentale, rischi di non essere identificato correttamente dagli algoritmi e, in alcuni casi, di essere arrestato ingiustamente. Immaginando le fabbriche del futuro, con robot alimentati dall'intelligenza artificiale, diventa urgente una regolamentazione che renda l'innovazione sicura.

Tesla Motors Chairman and CEO Elon Musk (in driver's seat) and chief designer Franz von Holzhausen (in passenger seat) drive the new Tesla Model S all-electric sedan out into the street as members of the media look on, at the car's unveiling in Hawthorne, California on March 26, 2009. Musk said the state-of-the-art, five-seat sedan will be the world's first mass-produced, highway-capable electric car. The car has an anticipated base price of 57,400 US dollars but will cost less than 50,000 after a federal tax credit of 7,500 dollars. AFP PHOTO / Robyn BECK (Photo by Robyn BECK / AFP) (Photo credit should read ROBYN BECK/AFP via Getty Images)

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Tesla investe sulle batterie elettriche: nuova fabbrica a Shanghai

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Supermulta da 4,5 milioni dell’Antitrust a Facile Ristrutturare e Renovars - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Sanzione Antitrust di 4,5 milioni a Facile Ristrutturare e Renovars per pratiche commerciali scorrette e ingannevoli nell’attività di ristrutturazione edilizia di immobili residenziali. Lo annuncia l’Autorità spiegando che le società avrebbero diffuso false recensioni online. “Inoltre - si legge-è emerso che in alcuni casi applicavano un costo occulto in caso di Iva agevolata al 10%, invece che al 22%”.

Il provvedimento, spiega l’Autorità garante per la Concorrenza ed il Mercato, riguarda, in primo luogo, la diffusione - sulle piattaforme di recensioni online Trustpilot e Opinioni.it - di giudizi positivi non autentici perché riconducibili ai collaboratori di Facile Ristrutturare, e del messaggio «98% clienti soddisfatti», risultato falso per accreditare un livello di soddisfazione dei clienti maggiore di quello reale in relazione ai servizi offerti.

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Dall’istruttoria è emerso, inoltre, che Facile Ristrutturare applica un costo occulto ai consumatori in caso di Iva agevolata al 10%, invece che al 22%, quando i materiali di finitura per le ristrutturazioni vengono da essi acquistati tramite Facile Ristrutturare e presso i suoi fornitori partner.

Secondo l’Autorità, Facile Ristrutturare e Renovars hanno violato gli articoli 20, 21 e 22 del Codice del consumo per la diffusione online di recensioni non autentiche e di un dato falso sulla percentuale di clienti soddisfatti dai servizi offerti e per omesso controllo sull’attività dei propri collaboratori. Inoltre l’applicazione di un costo occulto in caso di acquisto di materiali per le ristrutturazioni tramite Facile Ristrutturare con IVA agevolata, oltre ad essere contraria alla diligenza professionale, può indurre in errore i consumatori sul prezzo dei materiali di finitura per la ristrutturazione e/o sul modo in cui è calcolato. Si tratta peraltro di una voce di costo rilevante per la scelta di natura economica del consumatore.

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Wednesday, December 27, 2023

New York Times fa causa a OpenAI e Microsoft su uso copyright - Il Sole 24 ORE

2' di lettura

Il New York Times fa causa a OpenAI, la società a cui fa capo ChatGPT, e Microsoft per violazione del diritto di autore, aprendo un nuovo fronte dell’intensa battaglia legale sull’uso non autorizzato di opere pubblicate per l’addestramento dell’intelligenza artificiale. Lo riporta lo stesso New York Times, sottolineando che milioni di suoi articoli sono stati usati per addestrare chatbot (i software che simulano ed elaborano le conversazioni umane scritte o parlate) che ora sono in concorrenza con il quotidiano come forma affidabile di informazione. La questione è rilevante anche perché avrà un impatto notevole su tutta l’industria dell’Ai gen e su quella dei produttori di contenuti che si annoteranno questa data in agenda.

Cosa sostiene il New York Times?

Come si legge nel documento che contiene la denuncia ChatGpt avrebbe utilizzato “milioni” di loro articoli che avrebbero reso il chatbot in grado di competere direttamente” con il suo contenuto. Il passaggio non è irrilevante. Perché come sappiamo questi sistemi non dichiarano su quali contenuti hanno allenato i propri algoritmi. In questo modo non sappiamo se abbiano o meno violato il copyright. OpenAI e i grandi modelli linguistici (LLM) di Microsoft, che alimentano ChatGPT e Copilot è quindi accusata di essere in grado di riassumere fedelmente e imitare lo stile espressivo degli articoli pubblicati dall’editore Usa. In termini pratici vuole dire perdita di «abbonamenti, licenze, pubblicità ed entrate». Inoltre, i grandi modelli linguistici sono accusati di «minacciare il giornalismo di qualità». Ecco perché sulla causa saranno puntati tutti gli occhi dell’industria dell’editoria internazionale.

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Cosa afferma Microsoft e OpenAi? 

Il New York Times scrive di avere provato a trovare un accordo con Microsoft e OpenAi ma di non esserci riuscita. Per ora non c’è una replica ufficiale. Ma c’è un precedente. Nelle settimane scorse l’editore tedesco Axel Springel ha annunciato di aver unito le forze con OpenAI per fornire contenuti del gruppo mediatico in risposta alle domande degli utenti. Secondo i termini di questa partnership, che le due parti hanno descritto come “un evento senza precedenti”, gli utenti che faranno una domanda a ChatGPT riceveranno riassunti di articoli pubblicati dai marchi di Axel Springer, tra cui Politico, Business Insider e i quotidiani Bild e Welt. Queste sintesi si baseranno in particolare su articoli che altrimenti richiederebbero un accesso a pagamento. Al di là di questo caso finora i giganti dell’Ai generativa si sono difesi sostenendo che i contenuti utlizzati erano parte della dottrina Usa del Fair Use che sancisce la possibilità di riutilizzare, in determinate circostanze, del materiale protetto da copyright.

I precedenti del NYT con OpenAi

Ricordiamo che il New York Times è uno dei tanti organi di stampa che hanno bloccato il web crawler di OpenAI negli ultimi mesi, impedendo alla società di intelligenza artificiale di continuare a estrarre contenuti dal suo sito Web e utilizzare i dati per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Anche BBC, CNN e Reuters si sono attivati per bloccare il web crawler di OpenAI.

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New York Times fa causa a OpenAI e Microsoft su uso copyright - Il Sole 24 ORE
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Il vero padrone delle auto elettriche? Non è Tesla - Corriere del Ticino

In un settore, quello automobilistico, dominato da nomi forti quali Toyota, Volkswagen e General Motors, la Cina da tempo sta spingendo per conquistare fette di mercato sempre più grandi. Negli ultimi anni, per dire, Pechino ha superato Corea del Sud, Germania e Stati Uniti fino a rivaleggiare con il Giappone per il primato di esportazioni di autovetture. Una sfida, questa, che il Paese sta vincendo proprio grazie all'elettrificazione: circa 1,3 milioni dei 3,6 milioni di veicoli spediti dalla Cina, lo scorso ottobre, erano elettrici. Il panorama, insomma, è cambiato. Se i marchi storici possono ancora contare sulla tradizione e il cosiddetto nome, a contare adesso sono anche i volumi. O, meglio, la capacità di un'azienda di fornire più veicoli nel minor tempo possibile. E BYD, secondo gli esperti, stava preparando da tempo una strategia basata sul fare di più, e più velocemente, rispetto a chiunque altro.

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Tuesday, December 26, 2023

Regali di Natale: un italiano su due è pronto a riciclare | E per gli avanzi della tavola... - TGCOM

Regali di Natale: un italiano su due è pronto a riciclare | E per gli avanzi della tavola... - foto 1
Tgcom24

Il riciclo dei regali ha forme e modalità diverse

 Sei italiani su 10 ricicleranno i doni ricevuti queste festività durante l'anno, utilizzandoli al momento opportuno (55% donne e 45% uomini).

Ci sono addirittura quelli che ci guadagnano dal regalo ricevuto attraverso la vendita sulle piattaforme online e sui social network: parliamo di 2 riciclatori su 10 (60% uomini, 40% donne), gli altri scambieranno i doni ricevuti nei negozi di acquisto per trasformarli in buoni da spendere o prendere altri oggetti da regalare a loro volta (51% donne 49% uomini).

Tra i regali riciclati troviamo in pole position i generi alimentari per il 42% (vini, spumanti, salumi, formaggi, prosecchi, grappe, amari, panettoni, pandori, cioccolato, torroni, miele, marmellata, dolci regionali); seguono al 29% sciarpe, guanti, cappelli, calzini prodotti personali come cosmetici e creme; per il 17% libri, gift cards e pelletteria; 12% giocattoli. 

Ma è riciclo anche in cucina: i consigli anti-spreco

 In oltre otto case su dieci (82%) si riciclano a tavola gli avanzi di cenoni e pranzi di Natale che vengono riutilizzati in cucina anche per una crescente sensibilità verso la riduzione degli sprechi per motivi economici, etici e ambientali. E' quanto emerge dall'indagine Coldiretti/Ixè, dalla quale si evidenzia che solo nel 9% delle famiglie non avanza niente, mentre il 4% dona in beneficenza e solo l'1% dichiara di buttare nel bidone.

Con una media di 2,7 ore trascorse in cucina per la preparazione dei piatti, secondo Coldiretti, gli italiani hanno speso a tavola quasi 3 miliardi di euro per i cibi e le bevande consumati tra la cena della vigilia e il pranzo di Natale, tra pesce e le carni compresi i salumi (un miliardo), spumante, vino e altre bevande (600 milioni), dolci con gli immancabili panettone e pandoro e panetteria (330 milioni), ortaggi, conserve, frutta fresca e secca (600 milioni), pasta e pane (210 milioni) e formaggi e uova (210 milioni).
 

Per conservare il cibo del giorno prima ed evitare di gettarlo nella spazzatura, Coldiretti ha elaborato alcuni consigli, a partire dall'utilizzo corretto del frigorifero. Le pietanze non devono essere inserite quando sono ancora calde, ma vanno adeguatamente coperte e non ammassate l'una sull'altra, per permettere al freddo di circolare.

Quelle più facilmente deperibili - continua Coldiretti - devono inoltre essere collocate nella parte bassa del frigo. Quando ad avanzare sono interi vassoi di cibo il congelatore può essere un'ottima soluzione, ma è sempre meglio dividere in piccole porzioni così da consumare di volta in volte solo le quantità che servono.

Per scongelarle si può utilizzare il forno a microonde o il vapore di una pentola piena di acqua calda, ma la soluzione migliore, seppure più lenta, è quella di utilizzare il frigo, dove il passaggio di temperatura è più costante. Una volta scongelate, le pietanze vanno consumate entro 24 ore e non possono essere congelate nuovamente. Allo stesso modo - prosegue Coldiretti - il cibo avanzato non va riscaldato più di una volta.

Quando vanno messi sui fornelli, minestre, sughi e salse del giorno prima vanno fatte bollire, mentre per gli altri piatti si consiglia comunque di portare la temperatura sopra i 70 gradi. In questo modo saremo sicuri - spiega Coldiretti - di evitare il rischio di proliferazione di batteri.

Al momento di scegliere il tipo di contenitore da utilizzare, una buona soluzione può essere il vetro, a partire dai barattoli con tappo a chiusura ermetica che consentono di conservare meglio le caratteristiche organolettiche del cibo. L'altra soluzione, più "tecnica", è l'uso del sottovuoto, che permette di allungare ulteriormente la "seconda vita" delle pietanze.

Un'alternativa molto diffusa alla conservazione in frigo - aggiunge Coldiretti - è la "trasformazione" degli avanzi in nuovi piatti, con la cosiddetta cucina del giorno dopo. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono ottime soluzioni per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare - sottolinea la Coldiretti - un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille.

La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un eccellente 'torrone', mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme.

Recuperare il cibo è una scelta che - conclude la Coldiretti - fa bene all'economia e all'ambiente anche con una minore produzione di rifiuti.

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Natale, “riciclatori seriali”. Gli italiani e lo strano rapporto con i regali - Il Tempo

Sullo stesso argomento:

Su regali di Natale gli italiani confermano la tendenza che è andata consolidandosi negli ultimi anni, quella di essere «riciclatori seriali». A guidare la dinamica dei consumi e la propensione alla spesa ci sono la ricerca del risparmio determinata dall’incertezza del domani. E così, come risulta da uno studio di Confcooperative, un italiano su due è pronto a riciclare i regali di Natale. Si annuncia una vera e propria «contro spesa», vale a dire un risparmio di 3,4 miliardi di euro: 200 milioni più dell’anno scorso e 100 più del Natale pre-pandemia. Questa tendenza coinvolge appunto 28,5 milioni di persone (quindi un italiano su due), e si conferma essere in crescita costante negli ultimi anni. 

Tra le principali modalità si evince che 6 su 10 ricicleranno i doni ricevuti queste festività o che conservano durante l’anno per utilizzarli al momento opportuno (55% donne e 45% uomini); ci sono addirittura quelli che guadagnano dalla vendita del regalo ricevuto attraverso la vendita sulle piattaforme online e sui social network, in totale si parla di 2 riciclatori su 10 (60% uomini, 40% donne). Gli altri scambieranno i doni ricevuti nei negozi di acquisto per trasformarli in buoni da spendere o prendere altri oggetti da regalare a loro volta (51% donne 49% uomini). Tra i regali riciclati sono in pole position i generi alimentari per il 42% (vini, spumanti, salumi, formaggi, prosecchi, grappe, amari, panettoni, pandori, cioccolato, torroni, miele, marmellata, dolci regionali); seguono al 29% sciarpe, guanti, cappelli, calzini prodotti personali come cosmetici e creme; per il 17% libri, gift cards e pelletteria, 12% giocattoli. Un’economia “circolare”.

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Monday, December 25, 2023

Superbonus, decreto salva spese in salita. Stretta nel 2024 anche per i mobili - Il Sole 24 ORE

3' di lettura

La partita sul decreto salva spese per il superbonus sui lavori in condominio resta in salita, mentre la manovra fa segnare un ulteriore giro di vite sugli immobili che hanno sfruttato l’agevolazione e non interviene sulla soglia di spese del bonus mobili che quindi passerà da 8mila a 5mila euro dal 1° gennaio. Ma procediamo con ordine.

L’impatto sui conti

Gli approfondimenti tecnici su una soluzione che consenta di salvaguardare la maxiagevolazione al 110% (o al 90% a seconda dei casi) per i lavori effettuati entro la fine del 2023 sono rinviati a dopo Natale, quasi a ridosso della vigilia del Consiglio dei ministri del 28 dicembre. Al ministero dell’Economia (Mef) aspettano di vedere gli ultimi dati sull’effetto del 110% sui conti pubblici. Le previsioni non ancora certificate stimano un effetto di 23 miliardi di euro aggiuntivi rispetto alle stime dell’ultima Nadef. Un’ipoteca su ogni tentativo di soluzione, nonostante i ripetuti pressing dei partiti di maggioranza, e in base alla quale il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha finora alzato un muro considerando il superbonus una materia «radioattiva».

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Il rischio contenzioso

Resta in prospettiva il problema dei possibili contenziosi che si potrebbero instaurare tra imprese edilizie e condomini per non aver rispettato la scadenza del 31 dicembre 2023. Un problema non di poco conto. Anche per questo il ragionamento negli ultimi giorni si è concentrato proprio su un intervento che consenta di evitare il recupero da parte delle Entrate per chi, pur avendo rispettato tutti i vincoli, non termina entro il 31 dicembre i lavori coperti con il 110 o il 90 per cento. Una sorta di soluzione in pareggio ma che di fatto obbliga i contribuenti in ritardo nel 2024 a sobbarcarsi un costo maggiore per completare i lavori. va ricordato infatti che da inizio anno l’agevolazione scende al 70 per cento. Sul tavolo la maggioranza, in particolare uno dei relatori della manovra Guido Quintino Liris (Fratelli d’Italia), continua a chiedere un Sal straordinario.

L’ipotesi di un intervento con decreto legge, oltre a superare le contrarietà dell’Economia, potrebbe essere anche l’occasione per un restringimento del campo di applicazione del bonus barriere architettoniche al 75%, su cui finora è rimasta anche la chance di cessione del credito e sconto in fattura.

Limiti ai bonus edilizi

Sui bonus edilizi arriva comunque un segnale di ridimensionamento con la legge di Bilancio. Nessun intervento sulla soglia di spesa massima per il bonus mobili, collegato agli interventi di ristrutturazione con la detrazione del 50 per cento. Dal prossimo anno si scende dagli attuali 8mila euro a 5mila euro. In termini pratici, significa quindi 3mila euro in meno con un taglio, quindi, di 1.500 euro dell’agevolazione da sfruttare in dieci anni nel 730 o in Redditi.

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Borsa, per Tokyo chiusura in rialzo. Acquisti sul tech spinti dal Nasdaq - Il Sole 24 ORE

1' di lettura

La Borsa di Tokyo conclude la prima seduta della settimana con il segno più, in un contesto di scambi ridotti, con gli acquisti che si concentrano sul settore tecnologico, dopo l’accelerazione del listino Nasdaq Usa. Il listino di riferimento Nikkei avanza dello 0,26% a quota 33.254,03, e un aumento di 84 punti. Sul fronte valutario lo yen è stabile sul dollaro a 142,40 e sull’euro a 156,80.

Il Taiex di Taiwan ha guadagnato lo 0,1%. Il Set di Bangkok è cresciuto dello 0,2%. L’indice Shanghai Composite ha perso lo 0,3% a 2.905,79. La maggior parte dei mercati della regione e non solo sono rimasti chiusi per le vacanze di Natale.

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Venerdì scorso Wall Street ha chiuso debole: l’S&P 500 è salito dello 0,2% attestandosi a meno dell’1% al di sotto del suo record stabilito quasi due anni fa, a 4.754,63. Il Dow Jones è scivolato meno dello 0,1% a 37.385,97, e il Nasdaq ha guadagnato lo 0,2% a 14.992,97.

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Certificazione Unica 2024, tutte le novità con assegno unico e non solo - Money.it

Entro il 16 marzo la Certificazione Unica 2024 deve essere consegnata non solo a chi ha percepito redditi nel corso del 2023, ma deve anche essere trasmessa all’Agenzia delle Entrate. Un’unica scadenza, quindi, per un doppio adempimento.

Nel modello sono indicati:

  • redditi da lavoro dipendente e assimilati sottoposti a tassazione ordinaria, separata, ritenuta alla fonte o imposta sostitutiva;
  • redditi da lavoro autonomo e redditi diversi, così come definiti dagli articoli 53 e 67 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR);
  • somma totale delle provvigioni (rapporti di commissione, agenzia, procacciamento di affari, mediazione...);
  • compensi e somme erogati in seguito a pignoramenti pressi terzi e procedure di esproprio;
  • corrispettivi erogati per contratti di appalto;
  • indennità erogate in caso di cessazione di rapporti di agenzia, funzioni notarili e attività sportive;
  • ritenute d’acconto;
  • detrazioni effettuate.

Quali sono le novità da rispettare nella predisposizione del modello CU 2024? Ecco i cambiamenti che derivano dalle modifiche legislativa apportate nell’ultimo anno.

Certificazione Unica 2024: entro il 16 marzo l’invio

La certificazione unica è stata introdotta con il decreto legislativo 175 del 2014 e ha sostituito il CUD e altri modelli per lavoro autonomo e dipendente. Si tratta di un documento fondamentale ai fini della dichiarazione dei redditi perché riassume i redditi maturati, comprese le provvigioni, le ritenute d’acconto e le detrazioni operate.

Deve essere consegnato ogni anno ai lavoratori, viene inoltre inviato anche all’Agenzia delle Entrate che usa il modello come base per la predisposizione della dichiarazione dei redditi precompilata.

I datori di lavoro lo consegnano ai propri dipendenti e l’Inps fa la stessa cosa verso i pensionati e i titolari di altre prestazioni.

Per il datore di lavoro, sostituto d’imposta, l’invio telematico del modello CU è obbligatorio.

Nel 2024 l’invio per i dipendenti e per i pensionati va fatto entro il 16 marzo (ed entro la stessa data va fatta la trasmissione all’Agenzia delle Entrate). Per le somme corrisposte ai lavoratori autonomi la trasmissione telematica può essere effettuata entro la stessa scadenza del modello 770. In base all’articolo 16 del decreto Semplificazioni dal 2025 il modello 770 dovrebbe essere archiviato.

Certificazione Unica forfettari 2024

L’articolo 3 del decreto Semplificazioni fiscali prevede l’eliminazione dell’obbligo della Certificazione unica per i soggetti che hanno aderito al regime forfettario o altro regime fiscale di vantaggio.

Viene però sottolineato che tale obbligo viene meno a partire dall’anno di imposta 2024, questo implica che per l’anno di imposta 2023 la stessa deve ancora essere predisposta.

Ne consegue che chi ha aderito al regime forfettario, o altro regime di vantaggio, entro il 16 marzo 2024 deve inviare la CU relativa alle spettanze erogate nel 2023.
L’articolo 3 del decreto Semplificazioni fiscali si applica sia all’invio della CU all’Agenzia delle Entrate, sia all’invio ai percipienti.

CU 2024 per Assegno unico

Dal 1° marzo 2022 con l’introduzione dell’Assegno Unico sono state modificate le norme inerenti le detrazioni per i figli a carico.

Con la Risoluzione n. 55 del 3 ottobre 2023, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a dare le indicazioni necessarie per compilare correttamente questa sezione nel 2024.

Le indicazioni devono essere inserite nella sezione «Dati relativi al coniuge e ai familiari a carico». La Risoluzione 55 precisa che, affinché il sostituto di imposta possa riconoscere, nel rispetto delle condizioni previste, le deduzioni e detrazioni degli oneri sostenuti dal lavoratore per i familiari a carico, la sezione della CU dedicata ai “Dati relativi al coniuge e ai familiari a carico” va compilata anche se per i familiari a carico non si è provveduto al riconoscimento della detrazione per carichi di famiglia di cui all’articolo 12 del Tuir o di oneri e spese sostenute nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico di cui al medesimo articolo 12 del Tuir.

Inoltre le informazioni relative ai familiari a carico per i quali spettano le detrazioni risultano necessarie per la determinazione delle addizionali regionali all’Irpef con riferimento alle Regioni che prevedono particolari agevolazioni correlate al carico fiscale.

L’Agenzia sottolinea che il prospetto dei familiari a carico nella CU 2024 deve essere completato con i dati relativi anche ai figli per i quali si percepisce l’assegno unico anche al fine di consentire all’Agenzia delle Entrate di predisporre correttamente la dichiarazione dei redditi precompilata.

Risoluzione 55 Agenzia delle Entrate

Risoluzione indicazione familiari a carico CU 2024

Occorre però precisare che le determinazioni assunte con la Risoluzione n°55 sono in parte state superate. In risposta ai rilievi del Presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, l’Agenzia ha comunicato di aver intrapreso una interlocuzione con l’Inps al fine di acquisire i dati inerenti i figli a carico e l’Assegno Unico direttamente dall’Inps.

Sarà quindi facoltativo per i datori di lavoro completare o meno il quadro CU «familiari a carico» con i dati dei percettori dell’Assegno Unico.
L’Agenzia ha inoltre annunciato a breve la predisposizione delle istruzioni per la compilazione del modello.

Le novità della CU 2024 per i lavoratori sportivi

Nel 2023 è entrata in vigore la Riforma dello sport, questa si ripercuote anche sul modello CU da consegnare ai lavoratori sportivi. Le nuove regole sono entrate in vigore il 1° luglio 2023, ne deriva che si avrà un doppio regime.
I compensi percepiti dai lavoratori dello sport fino al 30 giugno 2023 sono considerati «redditi diversi», quelli percepiti dal 1° luglio al 31 dicembre sono invece considerati «redditi da lavoro dipendente e assimilati».

Ne consegue che per i redditi percepiti a partire dal 1° luglio devono essere applicate anche le deduzioni e detrazioni previste per tale tipologia di compensi, ovviamente pro quota.
Per i redditi diversi, conseguiti dal 1° gennaio 2023 al 30 giugno 2023, non è invece prevista alcuna detrazione.

Certificazione Unica 2024: le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

Come viene specificato il flusso telematico da inviare all’Agenzia si compone:

  • Frontespizio nel quale vengono riportate le informazioni relative al tipo di comunicazione, ai dati del sostituto, ai dati relativi al rappresentante firmatario della comunicazione, alla firma della comunicazione e all’impegno alla presentazione telematica;
  • Quadro CT nel quale vengono riportate le informazioni riguardanti la ricezione in via telematica dei dati relativi ai modelli 730 resi disponibili dall’Agenzia delle Entrate;
  • Certificazione Unica 2023 nella quale vengono riportati i dati fiscali e previdenziali relativi alle certificazioni lavoro dipendente, assimilati e assistenza fiscale e alle certificazioni lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi nonché i dati fiscali relativi alle certificazioni dei redditi relativi alle locazioni brevi.

Il flusso deve essere presentato esclusivamente per via telematica e può essere trasmesso direttamente dal soggetto tenuto a effettuare la comunicazione oppure tramite un intermediario abilitato. Il documento si considera presentato nel giorno in cui è conclusa la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate. La prova della presentazione del flusso è data dalla comunicazione attestante l’avvenuto ricevimento dei dati, rilasciata per via telematica.

Bozza CU 2024

Bozza CU2024

Istruzioni CU2024

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Sunday, December 24, 2023

Borse, rally al test dei tassi: a Milano faro sulle mid-cap tecnologiche - 24+ - 24+

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Smart working e pensioni sotto la lente. Resta da risolvere il nodo Superbonus - QUOTIDIANO NAZIONALE

Roma, 24 dicembre 2023 – Sistemata la manovra, che dopo il via libera del Senato si prepara alla seconda lettura blindata alla Camera, il governo apre il cantiere Milleproroghe. Il tradizionale provvedimento di fine anno che allunga i tempi per norme, versamenti e discipline di ogni genere, è atteso nell’ultimo consiglio dei ministri dell’anno, giovedì 28 dicembre, insieme a 4 decreti attuativi della delega fiscale, compreso quello sull’Irpef, rinviato dalla scorsa riunione.

Il lavoro sul Milleproroghe prende le mosse innanzitutto da quello che è rimasto fuori dalla manovra. A partire dal dossier Superbonus, non ancora archiviato del tutto, dalle pensioni e dallo smart working. Durante i lavori sulla legge di bilancio in Senato è spuntata la proposta di un Sal straordinario senza proroghe né oneri. Ma al ministero dell’Economia prima di qualunque mossa si attendono le ultime proiezioni sui costi dell’incentivo, che a novembre aveva già sfondato i 96 miliardi.

Smart working e pensioni sotto la lente. Resta da risolvere il nodo Superbonus

Smart working e pensioni sotto la lente. Resta da risolvere il nodo Superbonus

Le decisioni dipendono dal "problema di tenuta dei conti pubblici", chiarisce il ministro Giancarlo Giorgetti, avvertendo che ogni mese di proroga costa 4,5 miliardi. Ma Forza Italia tiene alto il pressing e assicura che "ci sarà attenzione" da parte del governo. Per un eventuale intervento, oltre al Milleproroghe, c’è anche l’ipotesi di un decreto ad hoc, che a quel punto approderebbe al cdm del 28. Il provvedimento potrebbe contenere anche una stretta su altre forme di agevolazioni legate alla casa.

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Saturday, December 23, 2023

Superbonus 110, spunta la sanatoria: stop alle sanzioni per chi non termina i lavori - ilgazzettino.it

Oltre il danno c’è il rischio della beffa. Non solo un numero elevato di famiglie rischia di non riuscire a concludere i lavori finanziati con Superbonus, ma per molte di loro il Fisco potrebbe bussare alla porta e chiedere la restituzione del 110 per cento anche sui lavori già fatti. Per questo nel decreto sul Superbonus che il governo dovrebbe licenziare in consiglio dei ministri il 28 dicembre, è spuntata una norma per disinnescare i futuri accertamenti. Una sorta di “sanatoria” del 110%. Per capire di cosa si tratta bisogna addentrarsi nelle complesse regole che governano l’incentivo edilizio introdotto nel 2020, e che prevedono che per ottenere il bonus sia necessario migliorare la prestazione energetica degli edifici o delle villette, di almeno due classi energetiche. Se per esempio, l’immobile è nella categoria “G” deve salire almeno alla “E”. Ma cosa succede a chi non rispetta questa condizione? Deve restituire allo Stato la detrazione ottenuta, anche se è stata scontata in fattura. «Si tratta di uno degli aspetti critici da affrontare, va trovata una soluzione per evitare brutte sorprese a molte persone che si trovano in questa spiacevole situazione non sempre per loro responsabilità, ma anche per i continui cambi di regole e l’impennata dei prezzi delle materie prime», spiega Guido Quirino Liris, il relatore della manovra di Bilancio che aveva scritto l’emendamento per introdurre un Sal (Stato di avanzamento lavori) straordinario per chiudere “ordinatamente” tutte le lavorazioni del 2023. 
La soluzione, in realtà, è già sul tavolo, ed è stata discussa nei giorni scorsi nelle riunioni tecniche al ministero dell’Economia che sta lavorando al provvedimento e se ne sarebbe discusso anche a margine del preconsiglio in cui si è parlato di milleproroghe. Ma la misura continua a scontare le forti perplessità del ministro Giancarlo Giorgetti, che da sempre ha assunto una posizione di netta chiusura a qualsiasi norma sul Superbonus che possa aumentare anche di un solo euro ancora la spesa a carico dei conti pubblici. 

Stipendi, Irpef, pensioni, Imu: tutte le novità della Manovra: ecco cosa cambierà nel 2024

LA PRUDENZA

«Sul Superbonus», ha detto ieri il ministro, parlando a margine del voto di fiducia sulla manovra, «non è che viviamo su Marte, stiamo aspettando le ultime proiezioni per quanto riguarda il costo. Abbiamo un problema di tenuta dei conti pubblici da cui poi facciamo discendere le decisioni». «Ogni mese di Superbonus - ha aggiunto - ci costa 4,5 miliardi, che è esattamente quanto abbiamo stanziato in aumento per la sanità per tutto l’anno per il 2024. Ogni mese di proroga si mangia esattamente lo stanziamento per la sanità. Se non si capisce questo, non si fa un ragionamento onesto». Una prudenza, quella di Giorgetti, dettata probabilmente anche dalla necessità di contenere le spinte alla richiesta di una proroga dei lavori per il 2024 che ancora arrivano da alcune componenti della maggioranza di governo come Forza Italia.
Ieri il capogruppo al Senato degli azzurri, Maurizio Gasparri, si è rivolto direttamente al ministro dell’Economia. Sul Superbonus, ha detto, «chiediamo con FI, lo chiediamo a Giorgetti, una transizione per chi sta a metà del guardo ma non c’è dubbio che quella pagina va chiusa, la transizione siamo certi si gestirà». Ma più che una proroga, è probabile che nel decreto del 28 dicembre sia dia seguito al Sal straordinario, che permetterebbe di fatturare al 110 per cento tutti i lavori effettuati nel 2023, a prescindere dalla percentuale di realizzazione dell’intervento complessivo realizzata. Una misura che darebbe un po’ di respiro a 200 mila famiglie che vivono nei circa 30 mila condomini che, per dirla con Gasparri, sono rimasti a metà del guado.

IL PASSAGGIO

Nel 2024 poi, i lavori residui potranno proseguire con il bonus del 70%. Anche qui sul tavolo c’è una norma “anti-contenzioso”, con la quale si permetterebbe alle imprese di incassare il 70% del bonus anche se i condomini non versano “cash” il restante 30% di loro spettanza. Ma su questa norma peserebbero i dubbi della Ragioneria mentre, potrebbe arrivare una stretta anti elusiva sul bonus barriere architettoniche, un incentivo che fino al 2025 ancora gode dello sconto in fattura. Qui si starebbe registrando un boom di spesa simile a quello che in passato si era avuto con il bonus facciate del 90%. E non sempre si tratterebbe di interventi per favorire l’accesso agli edifici dei disabili. Un principio di incendio che va fermato sul nascere.

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Fisco, le novità per il 2024: canone Rai, tampon tax e affitti, cosa cambia - Adnkronos

Dalle modifiche ai regimi forfettari al ritorno del concordato, dal taglio del canone Rai al rialzo delle tasse su sigarette e assorbenti, fino agli aumenti in busta paga: sono molte le novità fiscali che entreranno in vigore nel 2024 passate in rassegna dalla Cgia di Mestre.

Forfettari

Per i lavoratori autonomi in regime forfettario con compensi superiori ai 25 mila euro sarà obbligatorio emettere la fattura elettronica.

Rialzo fringe benefits

Fringe benefits più pesanti per i lavoratori dipendenti: la soglia di esenzione passa dai 258 euro circa a 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico e a 1.000 euro per gli altri lavoratori dipendenti.

Più soldi in busta paga

Confermata per un altro anno la riduzione del cuneo fiscale per i redditi inferiori a 35 mila euro (costo totale pari a 10 miliardi di euro) con benefici medi di circa 100 euro al mese.

Mamme lavoratrici

Le lavoratrici madri di almeno due figli con un contratto di lavoro a tempo indeterminato godranno dell’esonero contributivo al 100 per cento sino al decimo anno di età del figlio più piccolo.

Irpef

Per tutti i contribuenti è prevista la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef che da quattro si ridurranno a tre, con l’unificazione dei primi due scaglioni di reddito (aliquota 23 per cento). Questa misura comporterà un alleggerimento del carico fiscale in capo ai beneficiari pari a 4,2 miliardi di euro.

Ace addio

Ace addio. Per le imprese verrà abrogata l’Ace, Aiuto alla crescita economica.

Concordato

E' destinato a tornare in vigore il Concordato preventivo biennale con l'avvio della riforma fiscale.

Taglio canone Rai

E' prevista una riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro.

Tampon tax e infanzia: prodotti più cari

Torna dal 5 torna al 10 per cento l’aliquota Iva relativa ai prodotti per l’igiene femminile come assorbenti e tamponi e per alcuni prodotti per l’infanzia come pannolini e latte in polvere.

Affitti

Sale dal 21 al 26 per cento l’aliquota della cedolare secca sulle locazioni brevi a partire dal secondo immobile locato.

Sigarette

Infine nel 2024 sono destinate ad aumentare le accise sulle sigarette perché l’importo specifico fisso per unità di prodotto passerà a 29,30 euro (invece di 28,20 euro) per 1.000 sigarette.

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Friday, December 22, 2023

Stipendi, Irpef, pensioni, Imu: tutte le novità della Manovra: ecco cosa cambierà nel 2024 - ilmattino.it

Lavoro, pensioni e famiglia. Dando priorità ai redditi più bassi, privilegiando le misure a favore della natalità e senza trascurare la sanità e i rinnovi dei contratti della Pa. Parte da questi capisaldi la seconda manovra del governo Meloni, che mette a terra complessivamente circa 28 miliardi, di cui metà destinati alle due misure più corpose, il taglio del cuneo fiscale e la nuova Irpef a tre aliquote. Qualche novità, dalle pensioni di medici e statali alla rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo Stretto, arriva nel corso della conversione in Parlamento, un iter partito blindato ma protrattosi oltre le attese, nonostante l'ordine imposto alla maggioranza di non presentare emendamenti.

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