La grande attesa per l'intervento di Christine Lagarde al simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole su quale sarà l'orientamento della Banca Centrale Europea in vista del Consiglio Direttivo di settembre è stata spenta dalle uscite dei falchi del Nord Europa. Dopo le parole del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che non ha chiuso definitivamente la porta a ulteriori rialzi dei tassi per contrastare un'inflazione comunque in calo negli Stati Uniti, il discorso di Lagarde in serata serviva a dare indicazioni sulle prossime mosse dell'Eurotower. Ma è stata battuta sul tempo dagli interventi del presidente della Bundesbank tedesca Joachin Nagel e da quello della banca centrale austriaca Robert Holzmann. Il primo, parlando a Bloomberg, ha messo le mani avanti affermando che "è troppo presto per pensare a una pausa, penso che dobbiamo aspettare i prossimi numeri. Nel board di luglio ci siamo accordati per aspettare i numeri che vedremo nel meeting di settembre e io seguirò questa strada". Nagel ha sottolineato che anche se l'inflazione "sta scendendo quella 'core' è ancora "persistente": "non dobbiamo dimenticare che l'inflazione è ancora attorno al 5% ed è ancora troppo alta. Il nostro target è il 2%. Quindi c'è ancora della strada da fare".
Il dibattito sui tassi di interesse della Bce ha quindi ripreso vigore dopo la fine della pausa estiva che, a quanto pare nella visione della Bundesbank, non coincide con la fine dell'era dei rialzi. E non solo per la banca tedesca: l'andamento dell'inflazione ancora non è chiaro, secondo Holzmann, per cui "sospetto che la Bce dovrà alzare i tassi ancora un altro po'" perché "l'indice core è ancora molto alto". L'inflazione core è l'indice dei prezzi depurato dai beni più volatili come energia e cibi freschi. Al di là del merito, difficile dire quanto sia opportuno per i membri del Consiglio Direttivo esporsi pubblicamente - come già fatto in passato - prima che parli la presidente della Bce, peraltro da uno dei summit di politica monetaria - insieme a quello di Sintra, in Portogallo - più importanti e più seguiti, quello di Jackson Hole, nel Wyoming.
"La lotta contro l’inflazione non è ancora vinta", ha detto Lagarde nel suo intervento. Secondo la presidente Bce "è probabile che si verifichino ulteriori shock provenienti dal lato dell’offerta stessa e che lo spostamento del mix energetico globale aumenti anche l’entità e la frequenza degli shock nell’approvvigionamento energetico". Non solo: il reshoring e il friends-shoring implicano anche nuovi vincoli sull’offerta, "soprattutto se la frammentazione del commercio accelera prima che la base dell’offerta interna sia stata ricostruita". Ad aggiungersi c'è la transizione energetica che richiederà massicci investimenti in un orizzonte temporale relativamente breve, pari a "circa 600 miliardi di euro in media all’anno nell’UE fino al 2030".
Secondo la presidente dell'Eurotower il nuovo contesto pone le basi per assistere a shock dei prezzi maggiori di quelli visti nel periodo prepandemico: "Se dovessimo far fronte sia a maggiori esigenze di investimento sia a maggiori vincoli di offerta, è probabile che assisteremo a maggiori pressioni sui prezzi in mercati come quello delle materie prime, in particolare per i metalli e i minerali che sono cruciali per le tecnologie verdi". Il compito di Lagarde resta quello di tenere ancorate le aspettative di inflazione in un contesto nuovo, dove la transizione energetica, le dinamiche che emergono dal mondo del lavoro, l'agilità con cui le imprese riescono a tirare i prezzi nelle varie fasi, e le tensioni geopolitiche che stanno portando a una riorganizzazione globale delle forniture di materie prime rendono più complesso e incerto l'orizzonte in cui opera la Bce. "La formulazione delle politiche in un’epoca di cambiamenti e rotture richiede una mente aperta e la volontà di adattare i nostri quadri analitici in tempo reale ai nuovi sviluppi", è il succo del discorso di politica monetaria. Ma per chi si aspettava indicazioni su ulteriori rialzi di qui a poche settimane, Lagarde ha ribadito le solite parole: "Fisseremo i tassi di interesse a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a raggiungere un tempestivo ritorno dell'inflazione al nostro obiettivo a medio termine del 2%".
Quanto agli Stati Uniti, secondo il presidente della Fed l'inflazione anche lì rimane troppo alta e "la crescita superiore al trend dell'economia" potrebbe rendere necessari ulteriori aumenti dei tassi. "Per riportare l'inflazione al 2% - ha spiegato Powell - sarà necessaria una fase di crescita sotto il trend dell'economia". "L'economia non si sta raffreddando come da attese e questo potrebbe ostacolare ulteriori progressi sul fronte dell'inflazione e rendere necessari ulteriori rialzi". Insomma, sebbene il picco sembri alle spalle, l'inflazione "rimane troppo alta. Siamo pronti ad aumentare ulteriormente i tassi, se opportuno" e "intendiamo mantenere la politica monetaria a un livello restrittivo finché non saremo sicuri che l'inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo". Tradotto: la Fed non chiude la porta a ulteriori rialzi, fermo restando che potrebbe lasciarli invariati sui livelli già elevati di ora.
Tuttavia, "considerando i progressi compiuti nei prossimi incontri saremo in grado di procedere con cautela nel valutare i dati in arrivo, l'evoluzione delle prospettive e dei rischi". Powell ha evidenziato "l'incertezza" in cui la banca centrale Usa si trova a muoversi ricordando che questo scenario "complicano il nostro compito di bilanciare il rischio di un inasprimento eccessivo della politica monetaria con il rischio di un inasprimento troppo ridotto"." Fare troppo poco potrebbe consentire il radicamento di un'inflazione superiore al target" con "un costo elevato per l'occupazione. Ma anche fare troppo potrebbe causare danni inutili all'economia". Resta un punto fermo: "Due mesi di dati positivi sono solo l'inizio di ciò che servirà per creare fiducia che l'inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo".
Lo sgarbo a Lagarde dei falchi del Nord Europa. Dettano prima la linea: "I tassi saliranno ancora" (di C. Paudice) - L'HuffPost
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