Sebbene non abbia esposizioni dirette rilevanti, una delle grandi banche che sta risentendo di più delle turbolenza scatenate dal crac della californiana Silicon Valley Bank è Credit Suisse. Ieri il titolo della banca elvetica ha chiuso con una flessione di quasi il 10% ed oggi non recupera come fanno invece i concorrenti, mantenendo un calo da inizio anno del il 23%. I credit deafult swap sulla banca, ovvero prodotti finanziari che consentono di assicurarsi contro il fallimento di una società di cui si possiedono titoli (ma che spesso sono usati anche a scopi puramente speculativi) hanno toccato un costo record superando i 450 punti. Oggi l’amministratore delegato del gruppo Ulrich Koerner ha affermato che i deflussi di depositi di Credit Suisse si sono “moderati significativamente”, ma che non si sono fermati del tutto. I deflussi di fondi sono iniziati nell’ultimo trimestre del 2022, da allora sono stati ritirati 110 miliardi di franchi. La banca ha dichiarato martedì che i prelievi sono continuati fino a questo mese, sebbene sia stata avviata un’enorme campagna per riconquistare la fiducia dei clienti.
Il manager ha ricordato che sono intraprese azioni “decisive” sui costi (sono stati tra l’altro annunciati 9mila licenziamenti, ndr) che si manifesteranno nei risultati del primo trimestre. Inoltre lo slancio degli utili “sta tornando”, anche se non è ancora al punto in cui l’istituto di credito vuole che sia. Il ceo ribadisce le previsioni di perdita per il primo trimestre nel settore della gestione patrimoniale. La banca è stata costretta a ritardare la pubblicazione della sua relazione annuale, prevista per la scorsa settimana, dopo che la Sec (l’autorità che vigila sui mercati statunitensi dove Credit Suisse è presente) ha sollevato domande dell’ultimo minuto sui rendiconti del flusso di cassa del 2019 e del 2020. La società di revisione contabile PwC ha inoltre espresso un parere negativo sull’efficacia dei controlli interni del gruppo. Credit Suisse ha quindi ammesso di aver rilevato “debolezze” nelle sue procedure di controllo e reportistica relative agli scorsi due anni. La banca svizzera attraversa una fase molto delicata. Il 2022 è stato un anno terribile che si è chiuso con una perdita di 7 miliardi di euro. La banca ha varato un complesso piano di ristrutturazione del suo business per ridurre il livello complessivo di rischio e focalizzarsi sulla gestione di grandi patrimoni. Nell’autunno del 2022 è stato completato un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi (4 miliardi di euro), sottoscritto principalmente da investitori Mediorentali, oggi maggioranza relativa nell’azionariato del gruppo.
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