Al contrario, i segnali di una recessione nell'area dell'euro ancor più mite e breve del previsto non possono che rafforzare la convinzione della Bce di poter alzare i tassi e frenare la domanda senza danneggiare oltremisura l'economia e l'occupazione, con ripercussioni meno dolorose per imprese e famiglie in assenza di una recessione violenta.
La presidente Christine Lagarde, il 19 gennaio a Davos, ha confermato che la Bce “shall stay the course”, manterrà la rotta, perché l'inflazione resta troppo alta comunque la si veda.
Rispetto a un rialzo di 50 centesimi anche alla riunione di marzo, come preannunciato con slancio eccessivo da Lagarde a dicembre e come auspicato di recente dai falchi più aggressivi, sta prendendo peso la posizione delle colombe, pronte a cogliere in marzo nelle proiezioni un rallentamento dell'inflazione in avvicinamento verso il target di medio termine al 2%.
La posizione delle colombe è rafforzata dal fatto che al momento il rischio di disancoraggio delle aspettative e il rischio di una spirale prezzi-salari-prezzi non si sono concretizzati. Ma restano in agguato e vanno monitorati, per evitare che l’inflazione alta si radichi nell’economia. L'inflazione in eccesso a lungo è un problema tanto per i falchi quanto per le colombe.
Cautela sulla riduzione del bilancio
Sul fronte della riduzione del bilancio, la Bce si trova in una “comfort zone”: i rimborsi anticipati dei prestiti mirati più a lungo termine TLTRO III ha ridotto le dimensioni del bilancio in due colpi, da 300 e 500 miliardi circa nel novembre e dicembre 2022.
Bce verso tassi in aumento dello 0,50% in febbraio, moderazione possibile da marzo - Il Sole 24 ORE
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