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Tuesday, June 14, 2022

Btp oltre il 4%, come guadagnare con il balzo dei rendimenti (ma diversificate il rischio) - Corriere della Sera

In tempi relativamente brevi, il rendimento del Btp decennale si è portato su valori interessanti per chi dispone di patrimoni e vorrebbe, almeno in parte, investirli. Il tasso del Btp lunedì 13 giugno ha infatti superato la soglia del 4% e ha chiuso al 4,1%, su livelli che non si vedevano da dicembre 2013. Mentre già il giorno successivo, martedì 14 il Btp si è attestato al 4,06%, dopo la flessione iniziale al 3,96%.
Il primo pensiero va al rischio che si assume, destinando parte dei propri capitali a strumenti finanziari, quali azioni o, in questo caso, obbligazioni, sotto forma di titoli del Tesoro italiano. Non molto tempo fa, si ipotizzava che un livello del 3,75-4,00% di rendimento del Btp decennale avrebbe potuto rappresentare un primo momento per investire una quota parte di disponibilità liquide. Il percorso, fino a quel momento, era stato graduale. Nel senso che le quotazioni dei titoli di Stato a media e lunga scadenza erano diminuite, complici la richiesta da parte dei mercati di rendimenti superiori, ma in misura contenuta.

L’accelerazione

Nelle ultime sedute di Borsa, un’inattesa accelerazione ha fatto sì che il rialzo dei rendimenti si sia fatto molto più concreto. Il 28 maggio scorso l’emissione con durata decennale rendeva il 2,89%. Nelle cinque sedute successive, la soglia di rendimento del 3% è stata largamente superata, per attestarsi poco al di sotto del 4%. La conferenza stampa dalla presidente della Bce ha rappresentato una situazione abbastanza complessa, l’inflazione salita all’8,1% a maggio. La principale arma a disposizione della Bce, come della altre banche centrali, è la stretta creditizia, attraverso l’incremento del tasso di riferimento. A partire dal 21 luglio, con un seguito importante nei mesi successivi, da settembre in poi, il rialzo avrà poche soste. Ma la Banca di Francoforte dovrà monitorare l’elevato numero di emittenti governativi, di cui alcuni con debito complessivo elevato. La seconda ragione dell’aumento dei rendimenti è probabilmente riconducibile all’avvicinarsi del 15 di questo mese, quando la Fed aumenterà per la terza volta, quest’anno, il tasso di riferimento.

Le scelte della Fed

Il positivo andamento dei consumi e dell’elevato numero dei lavoratori che trovano impiego fanno sì che per ridurre la dinamica inflazionistica, la banca centrale Usa possa essere indotta ad applicare una stretta monetaria superiore alle attese. In quest’ottica, i mercati finanziari anticipano la possibile decisione pretendendo un livello di rendimento via via crescente a tutte le scadenze dei titoli di Stato. In particolare della durata più gettonata, la decennale.

La diversificazione

Se, sulla scia di questi meccanismi, il rendimento del Btp decennale si attestasse tra il 4,25 e il 4,50%, potrebbe essere il momento di destinare una parte del patrimonio ad un’emissione con scadenza decennale. Accanto a cui, per mantenere la rischiosità complessiva del patrimonio a livelli medi, mettere scadenze biennali e triennali, il cui rendimento sfiora il 2%. Investire, per ora, un massimo del 7,5% della parte destinata alle obbligazioni in queste tre scadenze, può rappresentare la parte iniziale di una politica di portafoglio a due facce.

Il confronto con le azioni

Da un lato, la prima pietra di un accumulo a prezzi ancora cedenti, se i rendimenti di mercato salissero ulteriormente. Dall’altro una potenziale plusvalenza, se invece i rendimenti futuri dovessero diminuire, nel caso che, a inizio luglio, la comunicazione della variazione del prodotto lordo Usa del secondo trimestre di quest’anno fornisse ancora dato negativo. Il grafico è eloquente: i decennali Ue offrono un rendimento minimo, al lordo delle imposte, dell’1,44% di Berlino, per salire al 3,64% di Roma. Si coglie ad occhio la maggiore impennata del rendimento che caratterizza il Btp, a partire dal 30 maggio. Un mese prima era al 2,85%. Un rialzo superiore al 27%. Che dimostra quanto le obbligazioni più lunghe possano, in certe fasi, esporre a rischi — e ad altrettante opportunità di investimento— paragonabili a quelli azionari.

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