«Non ci sfidate». Riassumendo, il messaggio che arriverà a partire da oggi dai banchieri centrali della Bce ricorda un vecchio adagio dei mercati, quello che consiglia di non affrontare mai di petto un’istituzione che può stampare moneta. Alla luce dello tsunami sui mercati, la Bce ha capito che deve correggere già nelle prossime ore una comunicazione in parte sbagliata che ha innervosito gli investitori. Dunque, i membri del board ricorderanno che la Bce ha una solida storia di “salvataggi” e che è sempre intervenuta, quando si è materializzato il rischio di spread alle stelle e di una cosiddetta frammentazione dei mercati - basti pensare al “whatever it takes” e al conseguente Omt o al programma Pepp anti-pandemia.
Soprattutto, i banchieri centrali sottolineeranno con maggiore enfasi, rispetto all’ultima conferenza stampa di Christine Lagarde, di essere pronti a farlo di nuovo, varando un nuovo programma di acquisti sul modello di quello “anti-pandemia”, oppure sfruttando l’enorme quantità di titoli che la Bce ha in pancia per scambiare titoli tedeschi con quelli italiani. Insomma sono pronti a lanciare, se ce ne sarà bisogno, un nuovo ombrello anti-spread, come era stato anticipato all’inizio di giugno dal Financial Times.
Ma - dettaglio fondamentale - dovrà essere ben motivato, come fu il “whatever it takes” o il piano anti-pandemia. Anche per non rischiare nuovi ricorsi alla Corte costituzionale di Karlsruhe e costringere la Bce a una nuova via crucis legale. Peraltro, da Francoforte osservano che quell’anticipazione del “Ft” è stata deleteria proprio perché ha creato aspettative eccessive verso Lagarde. In altre parole c’è l’impressione che i mercati stiano sfidando apertamente la Bce per spingerla a mantenere una promessa che era un’anticipazione giornalistica e che Lagarde non ha voluto confermare nell’ultima conferenza stampa.
Basteranno questi messaggi a stroncare la sfida dei mercati? Ai piani alti di Francoforte non si aspettavano una reazione così violenta sui listini, come rivela una fonte a microfoni spenti. Ieri i rendimenti sui titoli di Stato italiani hanno superato il 4%, il differenziale con quelli tedeschi ha raggiunto quota 245 punti, e i titoli bancari sono crollati di nuovo in profondo rosso, soprattutto a Piazza Affari. Ma per ora la Bce pensa che si tratti di una reazione in parte eccessiva alla “normalizzazione” delle politiche monetarie. E resta in una posizione attendista. Se gli attacchi ai Paesi periferici si faranno più consistenti, interverrà. Anche perché l’Italia ha un problema pregresso del debito pubblico alle stelle, ma si è anche instradata su un percorso virtuoso di aggiustamenti e riforme e sta attuando passo dopo passo un colossale piano di stimolo per l’economia, il Pnrr. E alla Bce questi sforzi sono ben chiari.
Da Francoforte arriva anche un messaggio che riguarda i tassi di interesse. Un altro dettaglio che ha isterizzato i mercati è l’accenno di Lagarde a un rialzo di mezzo punto a settembre, dopo che sul blog della Bce la presidente aveva annunciato solo un quarto di punto. Un altro sintomo che i “falchi” sono riusciti a imporre all’ultimo momento una stretta più violenta rispetto agli intenti della vigilia dell’ultima riunione. Ma dalla Bce fanno notare che a settembre lo “scalone” potrebbe essere anche solo di un quarto di punto. Insomma, l’unica certezza è che la Bce aumenterà i tassi di un quarto di punto a luglio e che tornerà ad aumentarli a settembre; ma forse si fermerà allo 0,25%. Dipenderà dall’andamento dell’inflazione e dal contesto economico. Per i “falchi” la priorità è uscire rapidamente da otto anni di tassi negativi, e anche con due rialzi da 25 centesimi l’obiettivo sarebbe raggiunto già in autunno.
Ieri Francesco Giavazzi, consigliere di Mario Draghi, parlando esclusivamente nella sua veste di economista ha accennato al rialzo dei tassi come a uno «strumento sbagliato» per combattere un’inflazione esogena e che può difficilmente essere stroncata con la politica monetaria. Però l’economista ha aggiunto che spetta ai governi sostenere una domanda che potrebbe essere indebolita dalla stretta monetaria e contenere un’inflazione molto alimentata dai picchi nel settore energetico.
All’ondata di sfiducia che si è abbattuta sui titoli di Stato italiani, secondo l’economista, occorre rispondere accelerando l’attuazione del Pnrr, che stimola la crescita controbilanciando le misure restrittive Bce. Quanto all’inflazione, «poiché sinora i governi europei non sono riusciti a introdurre il price cap sul gas — anche se prima o poi ci riusciremo — si rischia che la banca centrale sia costretta ad intervenire rallentando l’economia, come negli Usa. Quindi la domanda privata, fra 6-8 mesi, potrebbe rallentare». A regime, insomma, «il Pnrr può immettere nell’economia circa 40 miliardi l’anno».
Borse giù, Btp sotto attacco, la Bce si corregge sui tassi e prepara la sfida anti-spread - la Repubblica
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