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Monday, February 14, 2022

Piazza Affari giù del 3,9% e lo spread Bund-Btp tocca i 171 punti - Corriere della Sera

I venti di guerra in Ucraina preoccupano i mercati. In Piazza Affari l’indice Ftse Mib, dopo aver sfiorato ribassi del 4% in corso di seduta, ha chiuso in calo del 2,04% a 26.415 punti. Madrid ha concluso in calo del 2,5%, Parigi del 2,2%, Francoforte di due punti percentuali. In ribasso dell’1,7% finale sia Amsterdam sia Londra, con Mosca che nei diversi indici si muove su cali tra il 3 e il 2%. Le tensioni internazionali si sono leggermente allentate grazie alle parole del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che nel pomeriggio ha parlato di una possibilità di risolvere la crisi con la diplomazia, ma i timori per una invasione russa dell’Ucraina continuano a preoccupare gli investitori. L’indice Stoxx 600, che raggruppa i 600 titoli maggiori del Vecchio continente, dopo cali anche più ampi ha perso l’1,9% finale, che si traduce in 201 miliardi di capitalizzazione bruciati in una sola seduta.

Lo spread ai massimi da giugno 2020

Lo spread tra Btp e Bund avvia con un balzo la prima seduta della settima e arriva a 171 punti per poi chiudere a 169 punti con il rendimento del decennale italiano all’1,97%. Si è trattato, secondo le rilevazioni di Bloomberg, del massimo da giugno 2020. A metà mattina la distanza di rendimento tra i due titoli di Stato si è di nuovo allargata, sfiorando di nuovo i 169-170 punti e poi, in una vera e propria altalena, ripiegando ancora a 165. Ma il rendimento del nostro decennale è rimasto più o meno invariato intorno all’1,9%, segnalando quindi un apprezzamento (con conseguente calo di rendimento a 0,19% e poi un poco più su, a 0,24%, rispetto allo 0,29% di venerdì scorso) del bund, il titolo-rifugio per eccellenza quando si accende l’allarme rosso sui mercati. Quindi gli investitori «volano» verso la qualità tedesca, comprando più bund, ma non chiedono, per ora, all’Italia di pagare di più.

I titoli

A Piazza Affari va particolarmente penalizzato è stato il settore bancario. Soprattutto Unicredit (-4,23%), istituto di credito del nostro Paese più esposto in Russia, paese dal quale circa il 3% dell’utile operativo del gruppo. Ha retto meglio Banco Bpm (-0,65%), che resta al centro dell’attenzione come possibile protagonista del risiko bancario. Debole anche Intesa Sanpaolo, che è arretrata del 3,01%. A picco Banca Mps che ha perso il 6,03%. Le voci secondo cui l’Ftid avrebbe concesso il proprio via libera alla cessione dell’80% di Banca Carige a Bper hanno invece messo le ali al titolo della banca genovese che, con un balzo del 2,28% a 0,7901 euro, si è praticamente allineato al prezzo dell’Opa annunciata dalla Popolare di Emilia Romagna sul restante 20% a 0,80 euro per azione. Male Telecom, in calo del 2,75% nel giorno del cda sull’avanzamento del piano industriale. Venduto il comparto auto, con Iveco Group a -3,95%, Cnh Industrial a -3,86% e Stellantis a -2,56%. Sul listino principale, in controtendenza Inwit, che è salita dell’1,79%, e Snam, che ha guadagnato lo 0,83%.

Il petrolio

Sul mercato dei cambi, l’avversione al rischio ha indebolito l’euro che e’ sceso anche sotto la soglia di 1,13 e in chiusura vale 1,1304 dollari (1,1333 in avvio e 1,1393 venerdì in chiusura) e 130,715 yen (130,71 e 132,17). Il biglietto verde vale 115,629 yen (115,32 e 116,00). Dopo una giornata volatile, in chiusura dei mercati europei, il prezzo del petrolio è tornato a salire: il contratto consegna aprile sul Brent guadagna lo 0,37% a 94,79 dollari al barile e quello scadenza Marzo sul Wti lo 0,77% a 93,82 dollari al barile. In rialzo anche il prezzo del gas.

Tra politica economica e inflazione

In una prospettiva più lunga, tutti i titoli di Stato e le obbligazioni ma anche i listini stanno scontando in anticipo, come sempre avviene sui mercati, l’avvicinarsi del cambio di passo della politica economica. Negli Stati Uniti è praticamente certo un primo rialzo dei tassi in marzo, che verrà seguito da altri due o tre interventi della Fed entro la fine dell’anno. Alcune case di analisi hanno addirittura ipotizzato che possano arrivare a sei. In Europa, dove l’inflazione corre ma non quanto negli Stati Uniti, dove l’ultima rilevazione ha sfiorato il 7,5%, il nuovo corso non ha una data definita, ma le ultime dichiarazione di Christine Lagarde, la presidente della Bce, sono state accolte dai mercati con nervosismo. Il rialzo dei tassi, anche se annuncia una ripresa economica, non è mai un passaggio semplice per chi investe.

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