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Friday, October 29, 2021

L’economia corre: +2,6% del Pil nel terzo trimestre, crescita acquisita +6,1% nel 2021 - Il Sole 24 ORE

4' di lettura

Corre veloce l’economia italiana. Nel terzo trimestre l’Istat stima che il Pil sia aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,8% in termini tendenziali. La variazione acquisita per il 2021 è pari a +6,1 per cento. Il Pil è espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015 ed è corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato.

Il recupero dei servizi, la crescita dell’industria

Dopo un secondo trimestre del 2021 in forte recupero, commenta l’Istituto di statistica, nel terzo trimestre dell'anno l'economia italiana ha registrato una crescita ancora molto sostenuta. Il risultato ha beneficiato, per il secondo trimestre consecutivo, di un forte recupero del settore dei servizi di mercato, il più penalizzato dalla crisi, e di una crescita dell'industria. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell'industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta.

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Inflazione sale ancora: a ottobre +2,9%

Sale ancora l’inflazione. Nel mese di ottobre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,6% su base mensile e del 2,9% su base annua (da +2,5% del mese precedente). È quanto risulta dai dati provvisori dei prezzi al consumo diffusi dall’Ista. L’ulteriore accelerazione, su base tendenziale, è in larga parte dovuta, anche nel mese di ottobre, ai prezzi dei Beni energetici (da +20,2% di settembre a +22,9%), sia della componente regolamentata (da +34,3% a +37,0%), ovvero le tariffe di luce e gas, sia di quella non regolamentata (da +13,3% a +15%).

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Intesa Sanpaolo alza stime crescita 2021 a +6,2%

Prima revisione al rialzo di un istituto privato della stima per il Pil italiano dopo la diffusione del dato Istat per il terzo trimestre. Lo fa l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo che cambia la previsione e la porta al 6,2% dalla precedente del 5,7 per cento. «Lo scenario è coerente con una crescita del Pil di mezzo punto percentuale su base congiunturale negli ultimi tre mesi dell'anno» commenta l’economista della banca Paolo Mameli in una nota congiunturale. Nel terzo trimestre, nota ancora, «il Pil italiano è cresciuto ancora una volta più del previsto». Si riduce ulteriormente il ’fosso’ scavato dalla recessione del 2020: il Pil ora è al di sotto dei livelli pre-pandemici solo dell’1,4 per cento. Per quanto riguarda il quarto trimestre «ci attendiamo un significativo rallentamento dell'attività, dato che l'effetto-riaperture nei servizi è stato massimo nei trimestri centrali dell'anno». L’economista di Intesa Sanpaolo nota quindi come dagli indici anticipatori arrivi il segnale che «il ciclo espansivo non è terminato, anzi, dopo la possibile frenata di fine 2021, il Pil potrebbe riaccelerare a partire dal primo trimestre 2022».

Nomisma: crescita inarrestabile, nubi solo da materie prime

Una crescita del Pil che «sembra inarrestabile» e su cui possono addensarsi «nubi all’orizzonte solo a causa della carenza di materie prime». Così l’istituto di ricerca bolognese Nomisma commenta la stima preliminare pubblicata dall’Istat che prevede per il terzo trimestre un balzo del 2,6% del Pil spingendo il Paese verso una stima di crescita annua superiore al 6%. «Le uniche nubi all’orizzonte sono formate dalla carenza di materia prime che si sta allargando a macchia d’olio - spiega Lucio Poma, capo economista di Nomisma - oltre al rame, acciaio, allumino e zinco, inizia a mancare anche il magnesio. Oltre alla carenza dei semiconduttori l’automotive inizia a temere la carenza dei componenti passivi: magneti e condensatori. Si tratta - argomenta - di nubi nere e dense, che solo una decisa e repentina politica industriale europea possono dissipare». Quanto all’inflazione che ad ottobre registra una impennata dal 2,5% al 2,9%, l’economista di Nomisma individua tre motivi che rendono il dato meno preoccupante: «primo - osserva - il Paese sta crescendo ancor più rapidamente dell’inflazione; secondo, la crescita dell’inflazione italiana al 2,9% è notevolmente più bassa della media dell’eurozona che si posiziona al 4,1% e terzo, l’inflazione di fondo resta pressoché stabile sul + 1,1%, era +1% a settembre».

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