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Monday, August 30, 2021

Mps, per il marchio spunta la banca pubblica Mediocredito Centrale - Corriere della Sera

Per il marchio Mps potrebbe profilarsi una via di salvezza grazie alla banca pubblica Mediocredito Centrale. L’istituto al 100% di Invitalia, già controllante della Popolare di Bari, entra nella dataroom senese accanto a Unicredit. Obiettivo dell’analisi: verificare circa 150 filiali del Centro-Sud che non interessano a Unicredit e le attività corporate della banca, ovvero Capital Services, il leasing, il centro informatico e altre attività accessorie, che occupano personale e che Unicredit svolge già. Ma c’è di più: oltre a questo nucleo di attività, secondo fonti al lavoro sul dossier c’è l’ipotesi che Mcc rilevi il marchio Montepaschi, che diventerebbe così l’insegna sotto la quale la stessa Mcc con le sue nuove attività potrebbe operare: «Per Mcc il marchio senese potrebbe essere un valore aggiunto», spiega la fonte.

Il tema dei dipendenti

In questo modo, oltre al marchio, si salverebbe una presenza a Siena e si giustificherebbe anche il mantenimento di un certo livello occupazionale. Oggi Mps occupa 21 mila dipendenti. Si parla di 5-6 mila esuberi per favorire il passaggio a Unicredit ma potrebbero essere di meno. Sulla difesa del marchio della banca più antica del mondo in attività (dal 1472) ieri è tornato Enrico Letta, il segretario Pd che corre proprio a Siena per le elezioni suppletive del 3-4 ottobre. «Mps non è un marchio semplicemente di natura finanziaria, il legame con il territorio ed i lavoratori è parte integrante della forza» di Mps.

Oltre le elezioni senesi

Comunque molti tasselli dell’acquisizione da parte di Unicredit devono ancora andare a posto, tanto che uno slittamento della due diligence fin oltre il voto di ottobre viene dato per scontato. Ci sono vari punti aperti. Lo schema dell’operazione dovrebbe prevedere una scissione non proporzionale di Mps: la parte commerciale va a Unicredit, il resto rimane ai soci attuali di Mps. Alle minoranze il Tesoro (oggi al 64%) proporrebbe uno scambio con azioni Mps-Unicredit.

Laumento e i crediti deteriorati

L’aumento di capitale potrebbe alla fine rivelarsi più basso dei 2,5-3 miliardi circolati, entro un miliardo circa: dipenderà dal costo per gli esuberi di personale. Peserà anche lo stato dei crediti: alcuni che Mps valuta in bonis, per Unicredit sarebbero deteriorati. Per evitare di gravare troppo in termini di capitale, gli npl non verrebbero ceduti ad Amco (sempre del Tesoro) ma solo gestiti e sarebbero parte dell’ipotetica Mps-Mcc. Fra i vari temi sul tavolo, le cause legali e il destino dei 2 miliardi di bond subordinati emessi da Mps.

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