In attesa di osservare cosa dirà stasera mangiafuoco Powell uno che ha già messo le mani davanti suggerendo che un banchiere centrale non può prevedere una bolla finanziaria, vediamo cosa suggerisce la storia al proposito, visto che sono usciti ieri i risultati trimestrali della più colossale bolla attuale, ovvero Tesla…
Charles Mackay…
«È stato giustamente affermato che gli esseri umani pensano come un gregge, si vedrà che diventano matti in gregge e ritrovano l’uso della ragione lentamente e singolarmente». https://t.co/d3Q2GAOxec
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) April 27, 2021
Al netto delle plusvalenze da trading sul bitcoin e degli incentivi ambientali che vende ad altre concorrenti, Tesla è il nulla, ovvero un’enorme voragine, la voragine con la macchinina a pile intorno.
Secondo il Global Times, le vendite di Tesla in Cina nel secondo trimestre sono destinate a un forte calo.
Durante la storica crisi dei Mari del Sud, all’inizio del 700, il clima di euforia generato da questa avventura favorì la creazione di innumerevoli altre società, che spuntarono come funghi. Alcune di queste società si basavano su un progetto solido, reale, ma il più delle volte si trattava di società fittizie o figlie comunque di idee e progetti strampalati.
Leggendario è il caso di quella società che nella sua ragione sociale nascondeva il seguente mistero: «Per la creazione di una società che porterà notevoli vantaggi
ma che per il momento nessuno conosce!».
La società era collocata attraverso un acconto sul prezzo complessivo, il cui saldo si sarebbe dovuto versare quando il mistero del vantaggio fantasma fosse stato rivelato. Inutile dire che, incassato l’acconto, il geniale truffatore si dileguò nella nebbia di Londra.
Come disse Albert Einstein, «due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana,
ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi».
Torniamo però a Londra, una Londra «insaponata» da mille bolle colorate, alimentate dall’impudenza dei «soffiatori», ma anche dall’ingenuità di coloro che assistevano
ammirati allo spettacolo. Il fiorire di queste società cominciò, a un certo punto, a dare fastidio a Blunt e alla sua South Sea. Grazie alle sue conoscenze egli non esitò dunque ad esercitare pressioni per far passare in parlamento una legge, la «Bubble Act», che di fatto toglieva di mezzo la concorrenza. La macchinazione, però, come spesso accade, gli si ritorse contro: la comparsa della legge provocò infatti il panico nel mercato finanziario londinese e la stessa South Sea ne fu coinvolta.
Inutile ripetere che tutto quanto sta accadendo avrà risvolti esplosivi in termini deflazionistici, come vedremo nel prossimo Machiavelli ci sono più di 10 buone ragioni per definire folli e ignoranti coloro che guardano all’inflazione perenne nei prossimi anni.
Stasera la Fed confermerà il gioco della martingala in atto, non potrà che ribadire con le solite chiacchiere, che i prezzi sono sostenibili, che il virus non è ancora sconfitto, che restano notevoli rischi al ribasso, che il sistema è fondamentalmente sano, che la ripresa sarà più forte delle aspettative, che l’inflazione sarà transitoria e soprattutto che passeranno lustri prima che i tassi vengano rialzati.
La martingala non è altro che una strategia utilizzata nel gioco di azzardo nel 18 secolo francese, testa o croce, la necessità di dover raddoppiare la scommessa, la puntata ad ogni perdita, in modo da recuperare la prima scommessa.
Ormai le banche centrali sono abituate a perdere le loro scommesse, sull’inflazione non se ne parla, il bello è che i banchieri centrali non sono altro che dei falliti osannati dalla folla, per aver risolto i danni che loro stessi provocano.
Il debito è diventato così grande in questo periodo, nell’ultimo decenni, e di così estrema importanza sistemica, che quando arriva una crisi, c’è sempre una mossa di politica monetaria più grande per garantire che le entità più indebitate non vadano in default rischiando un contagio a catena per l’economia globale.
Non solo continua ad aumentare in maniera esponenziale, la richiesta di prestiti in dollari, l’esposizione al dollaro…
La fine del dollaro… ma tutti lo vogliono! https://t.co/5s4i7oQP5G pic.twitter.com/BJRtaDhwiv
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) April 27, 2021
Non da ultima la probabile emissione a breve di nuovi BTP in dollari da parte del governo italiano…
Btp in dollari, l’emissione si avvicina: il Tesoro dà il mandato alle banche https://t.co/LmtPMVsosU
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) April 26, 2021
Ecco perché la deflazione da debiti resta la strada maestra da studiare, altro che illusioni inflattive.
Ieri il mago pirlino dei bond, Gundlach, si proprio quello che prevedeva un paio di anni fa i tassi a 10 anni vicini al 6 %, oggi suggerisce di spostarsi sull’Europa, perché il dollaro è destinato a un lungo e inesorabile declino.
Jeff Gundlach: “I bought European equities a couple of weeks ago, literally for the first time in many years…And that’s largely because I think the US dollar is almost certain to decline over the intermediate to long term.” https://t.co/OlXg5TJbMq
— Lisa Abramowicz (@lisaabramowicz1) April 27, 2021
Ovviamente per non sbagliarsi questo genio della lampada sostiene che l’inflazione non sarà affatto transitoria.
Ci sono così tanti debiti in circolazione che basta un accenno alla fine dei sostegni fiscali e monetari che crolla il mondo, arriva una nuova crisi, alto debito perenne, che raddoppia ad ogni scommessa, interventi monetari continui, default inesistenti tranne che per le piccole e medie imprese e miserabile produttività, in poche parole uno squallido ambiente da casinò continuo e perenne.
Ieri il croupier ha fatto risalire i rendimenti sperando di far paura alla Fed, peccato che mentre qualcuno si aspettava una pessima asta dei titoli di Stato americani a 7 anni, ieri l’asta è andata benissimo, solida e con un rendimento vicino a 1,30% ma indicatori totali estremamente solidi.
Sono giorni, settimane, mesi di attesa, nel frattempo in Europa prosegue l’illusione del recovery fund,
«Il bilancio della Ue 2021-27 e il Recovery Fund, per dispiegare i loro effetti, richiedono che la decisione sulle nuove risorse proprie venga ratificata da tutti gli Stati membri, come se fosse una modifica dei Trattati (e magari qualche paese penserà di ricorrere a un referendum…)…nelle 68 pagine dell’accordo di Bruxelles, suddiviso in ben 159 capitoli, sono state introdotte non poche innovazioni sul piano delle procedure e dei controlli di merito da parte dell’euroburocrazia sui finanziamenti da erogare, innovazioni che non sono previste in nessuno dei trattati europei, tantomeno nel trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea, che di fatto, in mancanza di una Costituzione europea, ne fa le veci.
Ciò comporta che le innovazioni relative al Recovery Fund, benché approvate dal Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, al momento non hanno alcuna base giuridica, e, per averla, devono sottostare all’approvazione di tutti i 27 Parlamenti dei paesi Ue, esattamente come avviene per i trattati. In caso contrario, salterebbe tutto. (Milano Finanza)
Auguri Ragazzi, noi invece scommettiamo che nei prossimi anni avremo una nuova crisi in Europa, forse ancora più grave di quelle che hanno caratterizzato il nuovo secolo.
Dice bene Draghi, se falliamo stop alla politica fiscale in comune in Europa, l’ennesima illusione di chi non vuole mai fare i conti con la storia della Germania.
Ricordo a tutti coloro che avessero bisogno, che ICEBERGFINANZA è anche consulenza a 360 gradi, in mezzo a questa tempesta perfetta.
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