Il rialzo dei tassi più veloce nella storia della Banca centrale europea non poteva non lasciare danni dietro di sé. A tal punto che quasi 200mila famiglie italiane con un mutuo a tasso variabile non sono riuscite a rimborsare una o più rate nell’ultimo anno. A fotografare questa situazione è un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Reserach e Norstat che ha messo in luce come, proprio a causa dell’aumento dei tassi, da gennaio 2022 a oggi le rate sono cresciute fino al 65%, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro.
Un altro indice della febbre da tassi emerge dal bollettino di Bankitalia: a ottobre, infatti, il livello raggiunto dagli interessi sui prestiti per acquistare casa ha raggiunto il 4,72% (si parla di Taeg, il tasso comprensivo delle spese accessorie), in aumento dal 4,65% di settembre. Un livello simile, sottolinea l’Unione nazionale dei consumatori, non si vedeva dal gennaio del 2009, in piena crisi, quanto il Taeg era arrivato a quota 4,91 per cento.
La buona notizia, tuttavia, è che l’istituto guidato da Christine Lagarde - a causa di un’economia ferma e di un’inflazione in calo potrebbe arrivare a tagliare i tassi prima rispetto alle precedenti attese degli analisti che vedevano un’inversione di tendenza solo nella seconda metà del 2024.
Questa eventualità comincia a essere prezzata sui mercati, tanto è vero che secondo i future aggiornati al 4 dicembre sull’Euribor (a cui sono agganciati i mutui a tasso variabile) l’indice potrebbe scendere già a marzo 2024 a quota 3,68% dall’attuale 3,95 per cento. E se questo avvenisse la rata del mutuo medio si ridurrebbe dai 750 euro attuali ai 660 di dicembre 2024. Già ora, invece, il Taeg sui prestiti al consumo è sceso lievemente a quota 10,46 per cento.
La speranza, quindi, è che la Bce possa muoversi secondo le previsioni dei mercati. Ma non è certo. Bisogna ricordare che molti falchi all’interno del direttivo Bce escludono categoricamente tagli dei tassi nel primo trimestre del 2024. E se così fosse la situazione potrebbe aggravarsi: sempre secondo l’indagine, infatti, tra chi ha un tasso variabile quasi 1 su 2 ha dichiarato che potrebbe avere seri problemi con i pagamenti se le rate rimarranno a lungo su questi livelli. E più di 90mila famiglie di sicuro non riuscirebbero a rimborsare le rate. Il 21% dei rispondenti al sondaggio di Facile.it con un mutuo variabile ha rinegoziato le condizioni con la propria banca, mentre poco meno del 7% ha optato per una surroga. Il 6,4% ha estinto parzialmente il mutuo, altri hanno allungato la durata del finanziamento (4%) per abbassare le rate. Il 27,9% dei mutuatari, invece, ha provato rinegoziare il mutuo, ma senza successo.
A patire i tassi alti (4,5% quello di riferimento Bce) sono anche le imprese, per le quali un prestito costa il 5,46% annuo (dal 5,35% di settembre). E i finanziamenti per importi fino a un milione, vale a dire quelli che potrebbero chiedere le piccole e medie imprese, addirittura sono collocati sul mercato con interessi al 5,95 per cento. Al contrario, gli interessi riconosciuti alle banche sui depositi dei clienti vanno sempre a passo di lumaca: secondo l’istitito centrale guidato da Fabio Panetta, infatti, sono passati dallo 0,89% di settembre allo 0,92% di ottobre.
Ma gli italiani rischiano il tetto per colpa della stretta Bce: 200mila famiglie hanno saltato almeno una rata del mutuo - ilGiornale.it
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