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Il cda di Tim ha votato e, secondo quanto apprende l’Ansa da fonti, ha approvato la vendita di Netco accettando l’offerta di Kkr. Il fondo americano ha messo sul piatto 20 miliardi che potrebbero diventare 22 con la fusione con Open Fiber.
Il cda si è riunito domenica per continuare a esaminare l’offerta vincolante di Kkr e, nelle previsioni della vigilia, decidere se accettare o meno la proposta del fondo Usa del valore di circa 22 miliardi. Il board di fatto è chiamato a pronunciarsi anche su quale organo sociale possa dare il via libera all’operazione: secondo alcuni pareri legali il consiglio potrebbe procedere direttamente ad assumere una eventuale decisione favorevole. In sintesi, secondo tali pareri, la vendita della rete è un “atto gestorio” del Cda e quindi la responsabilità ricade sugli amministratori.
Il board di Tim potrebbe anche valutare di convocare gli azionisti ad esprimersi in un’assemblea ordinaria consultiva, fornendo un loro parere non vincolante sull’operazione, sulla falsariga di quanto già avvenuto in Atlantia per la cessione di Aspi. Questo perché, sempre secondo i pareri resi al gruppo, non sarebbe necessaria una modifica dello statuto, considerato che Tim continuerebbe ad operare come operatore di rete mobile e gestirebbe attività di rete fissa. In sostanza la cessione della rete non altererebbe l’oggetto sociale del gruppo visto che continuerebbe anche in futuro a offrire servizi di tlc. Di parere completamente opposto è l’azionista francese Vivendi, socio al 23,75%, forte di altri pareri legali sulla necessità che sulla cessione dell’infrastruttura si pronunci un’assemblea.
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L’azionista ha inoltre reso noto a Tim i contenuti di un parere legale del professor Luca Enriques sulla necessità del passaggio in comitato Parti correlate dell’offerta del fondo Usa: Vivendi lo ha riassunto nella lettera inviata lo scorso 30 ottobre al cda di Tim, al collegio sindacale, allo stesso comitato Parti correlate e per conoscenza alla Consob. La posizione di Vivendi è stata ribadita lo scorso 1 novembre da una lettera firmata dal general counsel del gruppo Frederic Crepin in cui si legge che l’approvazione dell’operazione richiede sia un preventivo parere positivo e privo di rilievi da parte del Comitato Parti Correlate, sia una previa delibera dell’assemblea degli azionisti. In mancanza, Vivendi prospetta il ricorso alle vie legali. Infine la media company di Parigi ha chiesto al board di esaminare con tanto di advisor e consulenti il piano alternativo presentato dal fondo Merlyn con l’ex vicedirettore generale di Tim Stefano Siragusa lo scorso 27 ottobre.
Tim dà il via libera all’offerta di Kkr, dicono fonti - Il Sole 24 ORE
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