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Per la seconda volta consecutiva la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi d’interesse al 5,25-5,50 per cento. La decisione del Federal Open Market Committee è stata unanime. Non sono esclusi però nuovi rialzi: la riunione chiave sarà quella del 13 dicembre
Poco variata, nel comunicato ufficiale, la rapida diagnosi dell’economia Usa, che prende atto soprattutto della forte crescita registrata nel terzo trimestre, l’inatteso +4.9% (1,2% trimestrale non annualizzato) annunciato nei giorni scorsi. Anche per gli aumenti nell’occupazione si parla ora di una moderazione e non più di un rallentamento.
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La novità più interessante riguarda l’andamento dei rendimenti, il cui rialzo aveva spinto Jerome Powell a dire che forse l’ultimo rialzo di quest’anno, atteso per dicembre, era ormai inutile perché, per così dire, i mercati stavano già “svolgendo il lavoro” della Fed. Anche nel comunicato si parla allora di «condizioni finanziarie e creditizie» - e non più soltanto di «condizioni creditizie» - che in futuro peseranno «sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione».
In conferenza stampa, il presidente Jerome Powell ha riconosciuto che «cambiamenti persistenti nelle condizioni finanziari possono avere implicazioni per l’andamento della politica monetaria», motivo per cui gli sviluppi finanziari sono «monitorati attentamente». Non solo i rendimenti, ma anche l’andamento del dollaro (il cambio effettivo) e delle quotazioni azionarie. La chiave è evidentemente nell’aggettivo «persistenti». Il comitato di politica monetaria della Fed non considera ancora sufficientemente solidi i rialzi della curva dei rendimenti, non tali in ogni caso da dichiarare finita la fase di rialzi dei tassi. Occorre anche, ha aggiunto Powell, che questi rialzi non riflettano semplicemente aspettative sulle mosse della stessa Fed.
Nuove strette non sono quindi esclusi. Powell non ha voluto definire come «neutrale», né orientata a un rialzo né a un taglio, l’attuale orientamento della politica monetaria. La questione resta ancora aperta: se sia necessario un nuovo aumento dei tassi a dicembre quando, ha ricordato il presidente, ci saranno nuove proiezioni macroeconomiche (e nuove indicazioni sull’andamento dei tassi). I rischi di fare troppo poco o di aver fatto troppo, dopo una lunga fase in cui è prevalso il primo, sono diventati ora più bilanciati, ma niente di più.
La Fed lascia i tassi invariati al 5,25-5,50%% - Il Sole 24 ORE
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