Rechercher dans ce blog

Monday, July 3, 2023

I piani su Generali di Del Vecchio e Caltagirone hanno il placet del governo Meloni (di C. Scozzari) - L'HuffPost

Poco più di un anno dopo la scomparsa dell'imprenditore Leonardo Del Vecchio, la sua finanziaria di famiglia, Delfin, torna al centro delle manovre sulle Assicurazioni Generali. Subito dopo la sconfitta subita all'assemblea dei soci di fine aprile 2022, che aveva sancito la riconferma al vertice del gruppo del Leone dell'amministratore delegato francese Philippe Donnet, sembrava infatti che i due azionisti forti, Del Vecchio appunto e Francesco Gaetano Caltagirone, stessero studiando le nuove mosse. Nel mirino, si diceva, questa volta ci sarebbe stata Mediobanca, che delle Generali è prima azionista con una partecipazione del 13,1%, seguita dal 9,77% in mano alla famiglia Del Vecchio, dal 6,23% del gruppo Caltagirone e dal 4,83% nel portafoglio dei Benetton.

Furono due gli elementi che spinsero i soci a prendere tempo su una qualsiasi operazione su Mediobanca, che secondo le ipotesi e gli scenari che si tracciavano all'epoca avrebbe potuto trovare il sostegno di una delle due principali banche italiane, Intesa Sanpaolo o Unicredit. Il primo fu appunto la morte di Del Vecchio, la chiusura del testamento del quale si sta prolungando oltre le iniziali previsioni a causa delle decisioni prese da alcuni figli e delle difficoltà pratiche legate all'esaudire le ultime volontà del fondatore di Luxottica. Insomma, se nell'ultimo anno Caltagirone non sembra affatto avere deposto l'ascia di guerra sulle Generali e su Mediobanca, la famiglia del Vecchio è apparsa in tutt'altre faccende affaccendata. Per questo oggi ha fatto rumore la notizia, riportata da Repubblica, secondo cui Delfin ha ricevuto dall'autorità sulle assicurazioni Ivass l'autorizzazione a salire oltre il 10% e fino al 20% del gruppo del Leone.

In mattinata, la stessa cassaforte della famiglia Del Vecchio ha tentato di ridimensionare la cosa, precisando che la richiesta all'Ivass si è resa necessaria "in conseguenza del piano di acquisto di azioni proprie avviato da Assicurazioni Generali nell'agosto del 2022 e implementato nei mesi successivi, piano che ha determinato il superamento involontario, da parte di Delfin, della soglia del 10% dei diritti di voto esercitabili". Tale richiesta, accolta in data 30 giugno 2023 dall'autorità, "non sottintende dunque alcuna particolare strategia di Delfin, se non quella di agire in conformità alle regole rispetto alla propria posizione quale azionista della compagnia assicurativa triestina", conclude la nota della famiglia Del Vecchio. Anche gli analisti di Equita, nel commentare le notizie di oggi, appaiono piuttosto scettici. Tra i principali motivi di questo scetticismo c'è il costo, non banale nemmeno per Delfin, che implicherebbe salire al 20% delle Generali: agli attuali prezzi di Borsa, la famiglia Del Vecchio dovrebbe mettere sul piatto quasi 3 miliardi. Non poco, specialmente se si considera il complicato contesto di successione in corso.

Resta il fatto che, in termini politici, il terreno sembra essere oggi fertile per una possibile operazione che coinvolga il gruppo assicurativo e/o la banca sua prima socia. Poco più di un anno fa, infatti, il secondo scoglio incontrato da Caltagirone e Del Vecchio fu di natura politica. Il governo di Mario Draghi era sempre apparso poco propenso ad avallare un'operazione su Generali o su Mediobanca che poteva essere interpretata come in antitesi rispetto al libero mercato. Con quest'ultimo termine si fa riferimento anche a quel nutrito gruppo di fondi e soggetti finanziari il cui voto, proprio nell'assemblea di fine aprile 2022, fu determinante per sancire la riconferma di Donnet e quindi la vittoria della stessa Mediobanca sul tandem composto da Caltagirone e Del Vecchio.

Diverso è il discorso per l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, con il quale il costruttore ed editore romano appare decisamente più in sintonia. Non a caso, appena la scorsa settimana, Caltagirone è stato ascoltato in audizione davanti alla commissione Finanze del Senato sul Ddl Capitali. E proprio per l'occasione ha sottolineato come a suo giudizio rinnovare il consiglio di amministrazione di una società quotata in Borsa con il meccanismo della lista stilata dal medesimo cda uscente "rischia, con un'iperbole, di creare una autocrazia". Parole che tirano in ballo direttamente le Generali, che fanno gola anche perché hanno in pancia attività per 500 miliardi circa, di cui una cinquantina rappresentati da Btp e altri titoli dello Stato italiano. Donnet, infatti, l'anno scorso è stato riconfermato proprio grazie alla lista presentata dal cda uscente (e da lui stesso guidato). Già nei mesi scorsi il quotidiano Mf aveva ipotizzato un emendamento del governo a uno dei suoi decreti, verosimilmente quello sui capitali, per impedire a gruppi quotati in Borsa con azionisti singoli forti di presentare liste del cda. Un provvedimento che lascerebbe appunto campo libero, in Generali o Mediobanca, a Caltagirone o alla famiglia Del Vecchio. Tale emendamento prima o poi diventerà realtà? Rispondere alla domanda è più che mai urgente, perché il rinnovo del consiglio di amministrazione di Mediobanca, con l'annessa riconferma dell'ad Alberto Nagel, è ormai dietro l'angolo, essendo atteso in autunno.

Adblock test (Why?)


I piani su Generali di Del Vecchio e Caltagirone hanno il placet del governo Meloni (di C. Scozzari) - L'HuffPost
Read More

No comments:

Post a Comment

Tim in Borsa chiude a +2,2% in attesa offerta Kkr su Sparkle - Ultima ora - Ansa.it - Agenzia ANSA

Tim chiude tonica in Borsa e indossa la maglia rosa nel listino principale, in attesa dell'offerta di Kkr per Sparkle e il dossier su N...