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Sunday, June 18, 2023

L'aumento dei tassi di interesse rende le banche più ricche e le famiglie più povere - VeneziaToday

La crescita dell’inflazione rende le banche più ricche e le famiglie più povere. Nel 2022, secondo i dati raccolti dal centro studi dell'associazione Cgia, gli istituti di credito italiani hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili, 8 miliardi in più rispetto al 2021 (+58 per cento). I risparmi delle famiglie venete, tra il marzo dell’anno scorso e lo stesso mese di quest’anno, hanno subito una riduzione di 1,48 miliardi di euro. Quelle della provincia di Venezia, in particolare, hanno perso oltre 116 milioni di euro (-0,7%), ma nel resto della regione è andata anche peggio: a Vicenza, ad esempio, i risparmi si sono ridotti di 457 milioni (-2,48%).

È uno degli effetti dell’aumento dei tassi di interesse che sono stati decisi a livello europeo (e non solo) con l'obiettivo di raffreddare il caro prezzi. Se a giugno del 2022 il tasso principale di rifinanziamento della Banca centrale europea (Bce) era pari a zero, a partire dal 21 giugno 2023 toccherà la soglia del 4 per cento. Significa che, rispetto a 12 mesi fa, chi oggi chiede un mutuo (o chi ne ha uno a tasso variabile) ha subito un aumento del costo del denaro molto importante, assicurando, nel contempo, un vantaggio economico a chi presta denaro: le banche, per l'appunto.

Per contro, i tassi di interesse attivi, ovvero quelli praticati sui nostri depositi bancari, sono rimasti pari a zero. Tale situazione, con una inflazione quasi a due cifre, ha contribuito a erodere i nostri risparmi. Inoltre l’impennata dell’inflazione ha costretto molti nuclei familiari ad attingere dai risparmi le somme necessarie per fronteggiare il caro vita. L’effetto combinato di questi due aspetti economici ha alleggerito il conto corrente degli italiani di oltre 25 miliardi di euro.

Per fronteggiare questa situazione, Cgia suggerisce che il governo attivi «una politica redistributiva che tolga qualcosa ai settori che da questo scenario hanno realizzato extraprofitti importanti (creditizio, energetico, farmaceutico, eccetera), distribuendoli, sotto forma di riduzione delle imposte erariali, al ceto medio che non ha ancora beneficiato di alcuna riduzione del carico fiscale».

A livello regionale le contrazioni percentuali più significative nei risparmi hanno interessato le regioni del nord: Lombardia e Liguria (-3,5 per cento), Emilia Romagna (-3,9 per cento) e il Piemonte (-4,7 per cento) sono le aree geografiche dove le famiglie hanno subito l’erosione più importante. A livello provinciale, come detto, le famiglie venete più colpite risiedono a Vicenza: la contrazione è stata del 2,48 per cento (-457,1 milioni di euro); seguono Rovigo con il -2,35 per cento (-107,5 milioni di euro), Padova con il -2,08 per cento (-424,4 milioni di euro), Treviso con il -1,26 per cento (-249 milioni di euro), Verona con il -0,94 per cento (-189,3 milioni di euro) e Venezia con il -0,70 per cento (-116,7 milioni di euro). Belluno è l’unica provincia veneta in controtendenza; i depositi bancari, infatti, sono aumentati dell'1,3 per cento (+62,9 milioni di euro).

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