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Wednesday, January 4, 2023

Ita verso la privatizzazione: cosa può succedere ora - ilGiornale.it

Ita Airways va verso la privatizzazione. Il decreto pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale e risalente al 22 febbraio apre la strada al ritorno in mani private della compagnia di bandiera erede di Alitalia. La mossa apre a una riflessione sul futuro industriale di un gruppo che è sempre più appetibile sul mercato. E, anzi, forse ora più che mai può contribuire a fare emergere risultati per le casse dello Stato senza gravare ulteriormente sui suoi costi. Ita, partita come un'incognita, dopo un anno di gestione dell'ad Lezzerini è decisamente risanata e strutturata. Il primo semestre 2022 ha fatto registrare un Ebitda di -260 milioni per gli oneri del risanamento, ma la compagnia si aspetta un secondo semestre con risultati migliori, se non addirittura il ritorno all'utile.

In quest'ottica il governo Meloni non intende mettere Ita sul mercato a qualsiasi condizione e vuole dare priorità a quegli investitori che già in tempi non sospetti avevano mostrato interesse per la compagnia di bandiera. Non sarà una privatizzazione a tutto campo né sarà una vendita integrale, almeno in un primo momento. L'obiettivo è cercare partner industriali di peso. Tra le favorite della corsa, per tale motivo, emerge Lufthansa. La quale ha il vantaggio di essere meno bruciata della cordata AirFrance-Klm e di godere dell'immagine di compagnia attenta ai bilanci e con cui Ita potrebbe essere maggiormente complementare senza scivolare al ruolo di partner di serie B.

Lufthansa nelle scorse settimane ha prospettato l'ingresso nel 40% del capitale di Ita. Questo era stimato dal fondo Certares a 950 milioni di euro durante le trattative esclusive della tarda era Draghi in cui si prospettava un acquisto totale delle quote. Oggi la valutazione sarà sicuramente inferiore e stimabile tra i 450 e i 500 milioni di euro in caso di acquisto di quote solo parziale. Lufthansa parte da questa base di prezzo e dunque la sua offerta sarebbe quantificabile in 200 milioni di euro. Per l'Italia ad oggi questa strategia consentirebbe di rimandare la vendita di parte residua delle quote a quando Ita sarà ancora più appetibile e dunque ulteriormente valorizzabile. Cercando inoltre partner industriali di peso. Lufthansa, come controparte per la quota di minoranza, avrà di fatto un ruolo privilegiato nel management. Il decreto per la vendita di Ita cita espressamente il "preminente coinvolgimento nella gestione della compagnia aerea offerente" anche per quote di minoranza.

In quest'ottica ciò che può accedere è da un lato la fine degli esborsi notevoli del governo per l'ex Alitalia, dall'altro il rischio di perdere un gioiello tornato più lucido che in passato per una quota di risorse decisamente subottimale. La scelta ideale sarebbe in quest'ottica il rilancio di un disegno che veda anche un socio italiano affiancato a Lufthansa. La compagnia di bandiera tedesca assiste alla partita rifiutando alleanze con attori come Ferrovie dello Stato, la cui Alta Velocità è vista come concorrenziale.

La prossima mossa da attendersi, in ogni caso, sarà la formalizzazione della trattativa esclusiva tra il MEF, azionista di Ita, e Lufthansa per la quota di minoranza. Primo passo necessario per aprire un reale discorso sul tema. Il patto coi Tedeschi si prospetta meno sfavorevole per Ita rispetto a quello potenziale con francesi e olandesi, che restano alla finestra e potrebbero tornare alla carica se Lufthansa non si concretizzasse. Per il Paese il vero problema sarà capire se ha senso continuare a avere una compagnia di bandiera e scegliere il bivio tra la conquista di possibili dividendi sicuri dagli utili di un'Ita risanata, ma di fatto a guida tedesca, o incassare il premio di realizzo della privatizzazione totale dopo la prima cessione di quote di minoranza. Bivio che il governo Draghi non ha affrontato e a cui Giorgia Meloni si trova ora davanti: bisognerà riflettere sul senso di avere ancora oggi una compagnia di bandiera come volano di sviluppo economico e industriale per il Paese. Ma decidere in fretta. E l'apertura a soci esterni formalizzata a condizioni di mercato precise è sicuramente un primo passo.

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