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Wednesday, January 18, 2023

Bollette gas, perché le tariffe scenderanno del 35% (anche grazie alla Germania) - Corriere della Sera

Prezzo del gas sul mercato europeo di riferimento, il Ttf di Amsterdam, mai così basso da inizio dicembre 2021. Martedì 17 gennaio il contratto future di febbraio ha toccato ha toccato un minimo a 53 euro/Mwh, salvo poi risalire poco sopra i 59 euro al megawattora. La tendenza è in calo da diversi giorni: da inizio gennaio, quando le quotazioni erano intorno a 77 euro a MWh, sono scese di circa il 25 per cento. Tenendo le dita incrociate, il metano non sembra più essere un’emergenza. Prezzi più bassi si stanno registrando anche sul mercato italiano all’ingrosso, il Psv, che da ottobre è il parametro su cui si basano le tariffe di Arera per le bollette del gas, diventate mensili e retroattive. Quindi, per conoscere le tariffe che pagherà nel mese di gennaio chi è in maggior tutela (circa 7,3 milioni di famiglie in Italia su un totale di 20,4 milioni) bisognerà aspettare i primi giorni di febbraio, quando saranno comunicate dall’Autorità Arera. Azzardando previsioni dopo il giro di boa di metà gennaio, dopo il forte rincaro dell’ultimo aggiornamento tariffario, l’andamento dei prezzi al ribasso dovrebbe portare sollievo sul fronte dei costi ai consumatori già questo mese. E questo anche per chi ha contratti nel mercato libero, se il prezzo della materia prima è indicizzato a un listino, come il Psv italiano o il Ttf olandese.

Prezzi giù

Il prezzo all’ingrosso del gas in Italia nella seconda settimana di gennaio di quest’anno, 70,4 euro/Mwh, è risultato più basso del 21,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, 89,3 euro/Mwh. Il prezzo medio del gas nei primi 15 giorni di gennaio è stati di 69,8 euro/Mwh. Se questo prezzo fosse confermato fino alla fine del mese, la bolletta per il mercato tutelato potrebbe calare del 35% circa, visto che il prezzo medio di dicembre era stato di 116,8 euro per megawattora, ma se dovesse attestarsi e stabilizzarsi ai prezzi attuali il ribasso potrebbe essere sensibilmente inferiore, permettendo di arrivare verso un dimezzamento. Anche per Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la conseguenza del calo del prezzo del gas dovrebbe essere quella dell’abbassamento delle bollette.

Il ruolo della Germania

Ma a che cosa si deve la tregua dopo la tempesta che ha portato al record di agosto, quando è stato toccato il picco a 342 euro al megawattora? Innanzitutto a un inverno che finora è stato più mite delle previsioni e a una domanda inferiore da parte delle industrie e dei consumi privati. Ma sul crollo delle quotazioni ha inciso il fatto che buona parte del prezzo viene determinato dalla Germania, prima economia europea e primo Paese europeo per consumo di energia. Berlino in tempi record ha messo in piedi due rigassificatori, mentre dagli Usa (e non solo) arriva gas naturale liquefatto in abbondanza. I depositi sono pieni per oltre l’80% a livello europeo e anche il nostro Paese ha gli stoccaggi sopra questo livello di riempimento.

L’eolico

Inoltre, le rinnovabili stanno dando un forte contributo, soprattutto il vento. Secondo i report di Wind Europe, domenica 15 gennaio l’80% dell’energia elettrica tedesca è stata prodotta da pale eoliche, facendo crollare il prezzo della luce a soli 9,3 euro per megawattora, contro i 145,5 euro pagati nello stesso giorno in Italia, dove l’eolico pesa solo per il 13,6%. In Danimarca l’eolico è la prima fonte di produzione dell’elettricità. La Penisola iberica si ferma al 50%, mentre l’Austria è al 26,8% e la Francia (che utilizza soprattutto il nucleare) al 23,6 per cento.

Sempre meno energia dal gas

La mattina del 16 gennaio, secondo i dati di Energy-charts.info, nell’Unione Europea su 317.160 Mwh di energia elettrica prodotta, ben 78.500 derivavano dall’eolico, 62.300 dal nucleare, 38.655 dal gas, sceso così solo a un decimo della produzione di energia di energia elettrica, quando siamo in pieno inverno. Il clima mite e ventoso soprattutto nei Paesi dell’area del Mare del Nord e dell’Oceano Atlantico, unito a un maggiore utilizzo di materie prime (ultra-inquinanti) come carbone e lignite hanno permesso all’Unione europea di trovare alternative al metano,. Il flusso dalla Russia è crollato di oltre l’80 per cento.

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