E il settimo giorno, il settimo giorno come proprietario di Twitter, Elon Musk licenziò la metà dei dipendenti. Circa tremila e 750 persone, il 50% del totale, il numero esatto ancora non c'è. La cosa era nell'aria già prima che Musk comprasse la società ma è diventata ufficiale la sera di giovedì quando tutti i dipendenti hanno ricevuto una email con cui sono stati avvertiti che ci sarebbero stati dei tagli di personale e quindi il giorno seguente non potevano andare in ufficio e dovevano aspettare una successiva email: se fosse stata mandata all'indirizzo di lavoro, vuol dire che il dipendente aveva conservato il suo posto; altrimenti era licenziato. I licenziati sono stati scelti, in gran fretta, in base al lavoro svolto nell'ultimo mese. Gli sviluppatori per esempio hanno portato a Musk le righe di codice che avevano scritto: se erano poche o di scarsa qualità, erano fuori.
I licenziamenti sono tutti brutti, e in Silicon Valley diverse aziende stanno riducendo il personale, ma questa è stata praticamente una puntata di Squid Game, il crudele gioco sudcoreano con eliminazione fisica dei concorrenti eliminati. Al giorno dei licenziamenti si è arrivati dopo una settimana frenetica e convulsa durante la quale molti grandi inserzionisti pubblicitari hanno bloccato gli investimenti in attesa di capire come la piattaforma evolverà sulla moderazione dei contenuti violenti. Intanto Musk ha chiuso alcuni progetti in corso (la funzione newsletter e la possibilità di fare post molto lunghi); ha resuscitato progetti abortiti da tempo (Vine, un software che consentiva di postare video brevi, che non ebbe successo ma che ora si ritiene possa servire per contrastare il dominio di TikTok); e si è molto battuto per mettere a pagamento la possibilità di avere il profilo certificato, "con la spunta blu" (era partito con l'idea di farlo pagare 20 dollari al mese ma dopo le proteste dello scrittore Stephen King si è convinto a scendere ad 8 dollari al mese).
In tutto ciò ai dipendenti è stato chiesto di lavorare senza pause per dare subito a Musk quello che Musk vuole: ha fatto scalpore la foto di una dirigente che dormiva in un sacco a pelo sotto la scrivania prima di riprendere il lavoro. Si chiama Esther Crawford, lavora a Twitter dal 2020, quando la sua startup è stata acquistata, e in questi giorni non ha smesso di twittare la sua felicità di far parte di questo nuovo corso: non risulta essere fra i licenziati.
Come nella favola di Natale di Charles Dickens, mentre a San Francisco e in tutte le città dove Twitter aveva dei dipendenti, andava in scena il licenziamento di massa, Elon Musk in versione "Scrooge" era a New York, al Metropolitan Opera, per una riunione annuale di miliardari organizzata dal suo amico (ed investitore) Ron Baron il quale sui licenziamenti ha detto: "Molti erano in smart working e scrivevano poco codice". Amen.
Questa mossa consentirà un risparmio di 400 milioni di dollari l'anno, ha detto Musk nel suo allegrissimo discorso: "Usate Twitter e comprate la spunta blu", ha esortato i miliardari. Era così di buon umore che ha anche rievocato le complicate vicende dell'acquisto della società, annunciato a maggio, ritrattato a luglio e poi chiuso a fine ottobre. Il problema, ha ammesso, non erano i bot, come pure sostenne ai tempi; o il fatto che i dirigenti di Twitter non stessero rispettando i patti: il problema era il prezzo. Twitter, per come stava andando il mercato, valeva molto meno del prezzo che Musk si era impegnato a pagare (44 miliardi di dollari). "Ho provato a far saltare l'affare, è stata come una scena del Padrino...". Qui Musk ha riso molto, non è chiaro se lo divertisse sentirsi per un attimo come Michael Corleone.
Twitter, Elon Musk si presenta: licenziati metà dei dipendenti con una mail - la Repubblica
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