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Friday, September 30, 2022

Enel: via libera Putin a vendita asset Russia a Lukoil - Ultima Ora - Agenzia ANSA

(ANSA) - ROMA, 30 SET - Via libera di Vladimir Putin alla vendita della partecipazione di Enel in Enel Russia a Lukoil e al fondo di investimento Gazprombank-Fresia. Lo riporta la russa Ria Novosti.
    Il gruppo italiano aveva annunciato a metà giugno di aver raggiunto un accordo per la cessione dell'intera partecipazione in Enel Russia, pari al 56,43%, per circa 137 milioni di euro.
    L'operazione era stata però temporaneamente congelata dal governo di Mosca fino al decreto firmato oggi dal presidente.
    (ANSA).
   

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Enel: via libera Putin a vendita asset Russia a Lukoil - Ultima Ora - Agenzia ANSA
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Modello 730/2022 in scadenza il 30 settembre, ultimo giorno per l'invio: a cosa fare attenzione - Money.it

Ultimo giorno per inviare il modello 730/2022 all’Agenzia delle Entrate: si tratta della dichiarazione dei redditi «preferita» da lavoratori dipendenti e pensionati. La scadenza per inviare il 730 precompilato o ordinario è il 30 settembre, quindi i contribuenti hanno ancora poche ore per la trasmissione.

Ma quali sono le cose più importanti a cui fare attenzione? A parte il calendario della dichiarazione dei redditi, bisogna tenere in considerazione altri fattori, così da non rischiare le sanzioni del fisco, o perdere il rimborso.

Dichiarazione dei redditi, modello 730 in scadenza il 30 settembre

La prima cosa a cui fare attenzione è il calendario. La scadenza per chi usa il modello 730 è il 30 settembre per la trasmissione online all’Agenzia delle Entrate.

I contribuenti che invece usano il modello Redditi Pf (tendenzialmente chi è titolare di partita Iva) hanno tempo fino al 30 novembre per inviare la dichiarazione all’Amministrazione Finanziaria.

Il contribuente che ha già trasmesso il 730 e ha riscontrato un errore ha tempo fino al 25 ottobre per inviare al Caf o al professionista un 730 integrativo se la dichiarazione risulta a credito. Se, invece, la dichiarazione è a debito (quindi non risulta favorevole nei confronti del contribuente) può presentare un modello Redditi correttivo entro il 30 novembre 2022.

730 precompilato: cosa fare in caso di errori?

Se dopo l’invio della dichiarazione dei redditi il caf o il professionista abilitato riscontrano errori che hanno comportato l’apposizione di un visto infedele, bisogna avvisare il contribuente al fine di procedere all’elaborazione e trasmissione all’Agenzia delle entrate della dichiarazione rettificativa, mediante il modello 730 relativo al periodo d’imposta da rettificare.

Il modello 730 rettificativo va inviato entro il 10 novembre dell’anno successivo all’anno d’imposta cui si riferiscono i dati da rettificare e con identico sostituto segue le modalità ordinarie di rettifica. Se invece il sostituto è variato, deve essere qualificato come “730 senza sostituto”. Oltre il 10 novembre dell’anno successivo all’anno d’imposta cui si riferiscono i dati da rettificare, deve essere qualificato come “730 senza sostituto”.

730 e detrazione spese mediche: a cosa fare attenzione

A partire dal 2020 sono detraibili ai fini Irpef solo le spese pagate con carte e bancomat, mentre in caso di versamento in contanti, il rimborso Irpef è perso. Le regole per le spese mediche e sanitarie, però, sono diverse, applicate quasi a metà. Alla luce della rilevanza sociale dell’agevolazione, la legge di Bilancio 2020 ha previsto che:

  • sono detraibili solo se pagate con mezzi tracciabili le spese sostenute presso medici o strutture sanitarie private;
  • l’uso del contante è ammesso per le spese sostenute presso il Servizio Sanitario Nazionale ma anche presso strutture private accreditate.

Questo significa che non tutte le spese mediche e sanitarie pagate in contanti restano escluse dai rimborsi Irpef. Quelle relative a strutture pubbliche o private accreditate sono detraibili secondo le regole ordinarie.

Cosa controllare nel 730 precompilato

La prima cosa da controllare quando si accede alla propria area del 730 precompilato (a parte i dati anagrafici) è la correttezza delle informazioni circa le spese sanitarie. Nonostante la digitalizzazione del fisco, e il fatto che sempre più contribuenti paghino con mezzi tracciabili, è proprio in questa sezione che spesso si riscontrano delle mancanze.

Inoltre, c’è da tenere presente che quest’anno fanno il debutto in dichiarazione dei redditi dei nuovi bonus, che si traducono in detrazioni delle spese sostenute per:

  • l’esecuzione di tamponi e test per il Sars-Cov-2;
  • il credito d’imposta per l’acquisto di monopattini elettrici e servizi di mobilità elettrica;
  • l’acquisto della prima casa per gli under 36;
  • l’iscrizione annuale e l’abbonamento di ragazzi di età compresa tra i 5 e i 18 anni a conservatori di musica e a istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Anche in questi casi è bene controllare le spese indicate nella dichiarazione precompilata: per questo è bene conservare scontrini e fatture.

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Modello 730/2022 in scadenza il 30 settembre, ultimo giorno per l'invio: a cosa fare attenzione - Money.it
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Laurea Honoris Causa a Tim Cook a Napoli: «Sono tempi difficili ma offrono opportunità senza precedenti» - Corriere della Sera

Il Ceo di Apple nella città in cui l'azienda ha aperto la sua prima Developer Academy europea (e l'unica italiana) dedicata agli sviluppatori di app

Se quella degli smartphone fosse una religione, Steve Jobs ne sarebbe il profeta e Tim Cook…il papa. E questa mattina il papa è a Napoli, all’Università Federico II per incontrare i suoi fedeli. 

La laurea

Rimettendo ai loro rispettivi posti il sacro e il profano, la visita del capo di Apple all’ombra del Vesuvio è uno di quegli avvenimenti che mettono in moto un’intera città. A Napoli Tim Cook è venuto a ricevere la Laurea Honoris Causa in Innovation and International Management, un’iniziativa che non deve stupire perché Napoli da anni ha uno stretto rapporto con l’azienda di Cupertino che nel polo universitario di San Giovanni a Teduccio, nella difficile periferia orientale della città, ha insediato la Apple Developer Academy, una collaborazione con l’università Federico II che vi abbiamo raccontato qui.

L'Academy napoletana

Qui gli studenti imparano a sviluppare software, applicazioni per l’ecosistema della mela morsicata e a creare startup innovative. È la prima realtà del genere in Europa e l’unica in Italia, dove antico e moderno s’incontrano e collaborano: l’università statale più antica del mondo (nel 2024 festeggerà 800 anni di storia) e l’azienda che ha cambiato la vita di tutti, portando il mondo nel futuro delle comunicazioni. Tradizione e innovazione. Ecco perché Tim Cook è in città che appena arrivato ha salutato twittando: «Ciao Italia. Felice di essere a Napoli». 

L'emozione sul suo viso

Tim Cook ci ha abituati al suo tipico abbigliamento informale, per cui fa un certo effetto vederlo entrare nell’aula magna storica dell’università, visibilmente emozionato, indossando la toga accademica, preceduto dal rettore e da tutto il senato accademico in toga rossa ed ermellino. L’applauso scatta inevitabile quando dagli altoparlanti, alla fine dell’elenco dei presenti, lo speaker aggiunge «…e il dottor Tim Cook». Sembra la storica one more thing di Steve Jobs. Seduto in prima fila il Ceo di Apple ascolta l’introduzione del rettore e la Laudatio academica, rigorosamente in inglese poi inizia la sua Lectio magistralis. 

«Napoli città straordinaria»

Il primo pensiero: «è un onore e un piacere trovarmi in un luogo con una storia così antica e in una città straordinaria come questa» e dal sorriso si capisce che è davvero contento di trovarsi a Napoli. Non può evitare di ricordare l’Academy di San Giovanni. E poi lo slancio verso il futuro e l’innovazione: «Nel corso dei secoli, questo Paese ha prodotto grandi scoperte in molti importanti campi della conoscenza. Sfidando le convenzioni, scienziati, artisti, matematici e ingegneri italiani hanno sospinto l'umanità verso il futuro. E hanno dimostrato più volte che una grande idea può cambiare il mondo». 

Il futuro è adesso

Non dimentica il valore della privacy «che è un diritto dell’umanità, come l’accessibilità e inclusione». Poi il riferimento alla crisi ambientale e un occhio al futuro, ma con uno sguardo ottimista: «in Apple siamo determinati a essere parte della soluzione del problema dei cambiamenti climatici e agli studenti dico: il futuro oggi sembra incerto ma siate ottimisti perché io lo vedo qui a Napoli, in questa straordinaria università e lo vedo in voi. In Apple crediamo che la tecnologia possa aiutare a compiere questa trasformazione, possiamo costruire un futuro migliore per il pianeta e per l’umanità». 

Un discorso ispirato dove si sente l’eco dello stay hungry, stay foolish salutato da un fragoroso applauso per il quale anche Tim Cook, lo schivo Tim Cook, è costretto ad alzarsi di nuovo dal posto in cui era tornato. C’è aria di bis, ma quello sarà per gli studenti di San Giovanni nel pomeriggio.

L'incontro all'Apple Academy

Una manciata di chilometri separa il centro di Napoli da San Giovanni a Teduccio, periferia est della città, ma bastano a cambiare completamente lo scenario. Dall’austera e storica aula magna della Federico II all’auditorium della Apple Academy, high tech e connesso. É uno stacco che dà anche fisicamente il senso del progresso e dell’innovazione, alcuni fra i temi di cui ha parlato con gli studenti Cook. 

Quando, alle 14.47, entra nell’auditorium l’entusiasmo è alle stelle ed è subito stadio! Nell’enorme sala ci sono centinaia di studenti visibilmente provenienti da molti Paesi diversi e altrettanto visibilmente ansiosi. Si respira l’aria del grande evento, sui loro volti l’attesa disegna la voglia di futuro. C’è di che essere ottimisti come ha esortato lo stesso Cook nella sua Lectio magistralis. 

L'incontro con gli studenti

«Prima di tutto lasciatemi dire che sono onorato di essermi laureato in questa grande università», inizia scherzando, poi subito affronta le prime domande: i problemi dell’ambiente, la decarbonizzazione di Apple e gli sforzi per raggiungere l’obiettivo che l’azienda si è posta: la carbon neutrality. «Ognuno di noi ha la grande responsabilità di comportarsi in maniera sostenibile per l’ambiente, come consumatori e ancora di più come persone coinvolte in un’azienda che produce - risponde a un giovane studente di ingegneria che gli chiede come potrà fare la sua parte nel mondo del lavoro - pensate da un punto di vista carbon-free in ogni parte del processo e spingete la vostra azienda in questa direzione». 

La privacy

Poi la privacy. Pensa che il mondo si stia muovendo nella giusta direzione? «Come ho detto sono convinto che la privacy sia un diritto per tutti e siamo molto preoccupati perché invece viviamo in un mondo in cui siamo tracciati continuamente e questo è un grosso problema del nostro tempo. Ma c’è di buono che molte persone lo stanno capendo e stanno diventando sensibili a questo problema e quindi sono ottimista in questo senso. Sappiamo che le persone non sono aziende e hanno differenti punti di vista sulla privacy. La nostra idea non è che Apple decida, ma che sia la gente a poter scegliere con gli strumenti che forniamo. Anche i governi si stanno muovendo nella giusta direzione e dunque sono ottimista. Il progresso tecnologico e la protezione della privacy possono convivere, c’è sempre un modo di offrire questa possibilità, non è necessario dover scendere a compromessi, fare scambi, in questo senso». 

Cook e la tecnologia

Poi non manca la domanda sul suo rapporto con la tecnologia, un rapporto ovviamente fatto di fiducia ma anche concreto: «La tecnologia può risolvere molti problemi ma nessuna tecnologia è del tutto buona o cattiva, dipende dalle mani di chi la usa e dalle sue finalità e se si sceglie il bene la tecnologia può risolvere cose come il climate change, può curare malattie e fare cose impensabili. Pensiamo agli elettrocardiogrammi che facciamo con l’Apple Watch. Molte persone prima non l’avevano mai fatto e oggi invece la tecnologia ci permette di farlo; abbiamo Intelligenze Artificiali sofisticate e Machine Learning. Io sono molto fiducioso e ottimista per quello che la tecnologia può fare e credo fortemente nel suo potere se usata per il bene». 

Come si entra in Apple

Poi le domande che forse stanno più a cuore, nell’immediato, agli studenti che stanno gettando le basi per il loro futuro: come sceglie i suoi impiegati? «Il contributo che possono dare gli individui è importante nella scelta dei dipendenti ma ancora più importante è la capacità di collaborare. Quello che più di tutto cerchiamo è la creatività, persone che guardano alle cose in maniera diversa, che non sono intrappolate nei dogmi e che guardano a un problema da ogni angolo. Poi cerchiamo curiosità, cioè la capacità di fare domande. E ovviamente cerchiamo esperienza, capacità. E questa è una formula che funziona davvero molto bene per noi». 

Il futuro

Poi qualcuno chiede qual è la tecnologia che lo incuriosisce di più per il futuro. «L’Intelligenza Artificiale è un orizzonte fondamentale della tecnologia, che ci toccherà in ogni aspetto della vita. È qualcosa che ha un incredibile potenziale.» Infine, il consiglio da dare ai giovani: «Quando avevo la vostra età ero troppo focalizzato sul giorno dopo, sul trovare un lavoro, su qualcosa che doveva accadere nel futuro. Invece una delle cose che ho imparato da Steve Jobs è che la gioia è nel viaggio, e quindi ciò che mi sento di augurarvi con forza è di ricordare sempre questo, che la gioia è nel viaggio e non in un qualche futuro. E se vivrete la vostra vita così, sarete sempre felici». E giù applausi scroscianti, prima di un bagno di selfie con gli studenti che difficilmente dimenticheranno questo giorno.

La visita da Jago

Appena sbarcato nella città partenopea, ieri Cook aveva twittato la prima tappa della sua visita, l'incontro con Jago, il celebre scultore con un incredibile studio all'interno della chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi. «Ciao Italia», aveva scritto il Ceo in italiano, per poi proseguire in inglese «È fantastico essere a Napoli! Grazie allo scultore Jago per avermi invitato nel suo incredibile studio. Ispirato dagli artisti del passato, usa la tecnologia per creare capolavori per le generazioni a venire». Alle spalle del Ceo, Aiace e Cassandra, l'ultima opera dell'artista ciociaro ormai «naturalizzato» napoletano.

29 settembre

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Laurea Honoris Causa a Tim Cook a Napoli: «Sono tempi difficili ma offrono opportunità senza precedenti» - Corriere della Sera
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Lotteria degli Scontrini 2022: come funziona, quanto si vince e chi può partecipare - I-Dome.com

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  1. Lotteria degli Scontrini 2022: come funziona, quanto si vince e chi può partecipare  I-Dome.com
  2. Lotteria degli scontrini Coppia vince 25mila euro acquistando ai lidi  il Resto del Carlino
  3. Lotteria degli Scontrini 2022: vincitori estrazione 29 settembre  I-Dome.com
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Lotteria degli Scontrini 2022: come funziona, quanto si vince e chi può partecipare - I-Dome.com
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Thursday, September 29, 2022

Giovedì nero per le borse, l'Europa brucia 163 miliardi. Milano maglia nera - Economia - Agenzia ANSA

In Europa le Borse chiudono in deciso ribasso, intimorite dalle tensioni geopolitiche e preoccupate per un nuovo possibile rialzo dei tassi. Londra ha perso l'1,77%, Francoforte l'1,7% entrambe ai minimi dell'ultimo anno, Parigi l'1,53%, Madrid l'1,9%, Zurigo ha chiuso a -0,92% a 10.126 punti. La maglia nera spetta a Milano con un calo del 2,4% a 20.352 punti, ai minimi dal novembre 2020.

Le Borse europee hanno bruciato 163,5 miliardi di euro di capitalizzazione, con l'indice paneuropeo Stoxx 600 che ha terminato la seduta in calo dell'1,67%, a 382 punti, ai minimi dal novembre 2020

Seduta da dimenticare per Piazza Affari, che scivola ai minimi da 22 mesi insieme alle altre Borse del vecchio Continente incapaci di reagire di fronte a uno scenario macro e geopolitico particolarmente fosco. Il Ftse Mib ha perso il 2,4% a 20.352 punti, con le vendite che si sono concentrate su Stm (-5,4%), Stellantis (-4,8%), Prysmian (-4,6%), Pirelli (-4,4%), Nexi (-4%) e Tim (-3,7%), di fronte al rischio crescente di recessione. Male anche la banche con Bper (-2,8%), Unicredit (-2,7%), Intesa (-2,6%) mentre Mps è crollata (-13,5%) sui timori per una difficile ricapitalizzazione.

Dalle vendite si salvano solo Leonardo (+1%), che tiene nel contesto di tensione geopolitica, ed Eni (+0,15%), in una seduta positiva per il petrolio.

Lo spread Btp-Bund chiude la seduta in rialzo di 6 punti base, a quota 246, con il rendimento del decennale italiano che sale di 13 punti al 4,63%, realizzando la performance peggiore in un contesto di vendite generalizzate sui titoli di Stato del Vecchio Continente. Tutti i bond restano sotto pressione per le spinte inflazionistiche, confermate dalla corsa a settembre dei prezzi in Germania (+10), e dalla temuta risposta della Bce, dove i 'falchi' spingono per un nuovo rialzo di 75 punti base ad ottobre.

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Tuesday, September 27, 2022

Spread Btp-Bund sale fino a 249 punti in apertura - Ultima Ora - Agenzia ANSA

(ANSA) - MILANO, 27 SET - Lo spread Btp-Bund sale fino a 249 punti base in avvio di contrattazioni, in rialzo di circa sette punti rispetto alla chiusura di ieri, per poi ripiegare a 244 punti. Il rendimento del nostro decennale sale al 4,578%, in crescita di circa 4 punti base. (ANSA).
   

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Il listino americano Dow Jones ha subìto grossi ribassi ed è entrato nel cosiddetto “bear market” per la prima volta da due anni - Il Post

Monday, September 26, 2022

Bce, Lagarde: "Prospettive economiche fosche, inflazione alta ancora a lungo" - la Repubblica

MILANO - "Le prospettive si stanno facendo più fosche. L'inflazione rimane troppo alta ed è probabile resterà sopra i nostro target per un periodo esteso di tempo". Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde intervenendo alla commissione Econ al Parlamento europeo riferendosi in particolare alle conseguenze del conflitto in Europa. "La guerra ingiustificata di aggressione sull'Ucraina continua a gettare un'ombra sull'Europa. Le conseguenze economiche hanno continuato a dispiegarsi", ha aggiunto.

Una occasione troppo ghiotta perché non le fosse sottoposta una domanda sul voto italiano. Alla quale ha però nei fatti glissato. "La situazione in Italia? Amo gli italiani!", ha detto Lagarde all'uscita dell'audizione.

Nel suo intervento Lagarde si è soffermata anche sulle conseguenze che l'indebolimento dell'euro sta avendo sull'economia europea. "Il deprezzamento dell'euro ha contribuito ad amplificare le pressioni inflazionistiche", ha detto la presidente ricordando, per quanto riguarda l'andamento dei prezzi, che "l'inflazione rimane troppo alta ed è probabile che rimanga al di sopra del nostro obiettivo" del 2% "per un lungo periodo". Ricollegandosi nuovamente alla possibilità di un "caso" Italia sui mercati, ha spiegato che lo 'scudo' della Bce "non è uno strumento inteso per un paese specifico", va "dai baltici a Malta, e la Croazia dal primo gennaio. Non ho un paese specifico in mente". Alla domanda, questa volta degli europarlamentari, se guardasse all'Italia dopo le elezioni per l'utilizzo del 'Trasmission protecion instrument' (Tpi). "Non è l'unico strumento" in mano alla Bce, ha anche sottolineato, "abbiamo una varietà di strumenti che abbiamo usato da luglio".

"Nuovi rialzi dei tassi nei prossimi mesi"

Rispetto alle prossime mosse di politica monetaria, Lagarde ha ribadito che la Bce interverrà ancora sul fronte dei tassi. "Allo stato attuale, prevediamo di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi incontri per smorzare la domanda e prevenire il rischio di un persistente spostamento al rialzo delle aspettative di inflazione", ha detto. "Valuteremo regolarmente il nostro percorso politico alla luce delle informazioni in arrivo e dell'evoluzione delle prospettive di inflazione. Le nostre future decisioni sui tassi ufficiali continueranno a dipendere dai dati e seguiranno un approccio riunione per riunione", ha aggiunto. A proposito dei rincari del costo dell'energia Lagarde, ha detto: "Non posso fermare le azioni orribili e ingiustificate di Putin, vorrei poterlo fare, ma non posso. Non posso abbassare il prezzo del gas, vorrei poterlo fare, ma non posso. Forse una buona riforma della fissazione del prezzo dell'elettricità aiuterebbe di più".

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Mps non riesce a scambiare in Borsa, chiude a -34% - Ultima Ora - Agenzia ANSA

(ANSA) - MILANO, 26 SET - Nel giorno in cui diventa efficace il raggruppamento delle azioni, operazione propedeutica all'aumento di capitale, Mps non riesce a fare un solo scambio a Piazza Affari, vedendosi assegnare, al termine della seduta, un calo teorico del 34,5%, senza indicazione di prezzo. Se il crollo fosse confermato domani alla ripresa delle contrattazioni il titolo scenderebbe dai 30,5 euro ad azione a cui ripartiva oggi, a circa 20 euro, vedendo la sua ricapitalizzazione crollare da 300 a 200 milioni di euro in un giorno solo. Un incubo temuto dai piccoli azionisti, che in assemblea avevano chiesto di non procedere al raggruppamento temendo di incorrere nell'ennesimo "massacro" del proprio capitale, già falcidiato dalle perdite in questi anni.
    "Il raggruppamento azionario non determina alcuna modifica del capitale sociale né dunque del suo valore di mercato, conseguentemente non avrà alcun impatto sul valore di mercato degli investimenti in quanto la riduzione del numero di azioni si accompagnerà a una variazione al rialzo del prezzo di mercato secondo lo stesso moltiplicatore inverso", le rassicurazioni che l'amministratore delegato Luigi Lovaglio, aveva provato ad offrire ai soci, spaventati per un 'film' - raggruppamento e successiva caduta del valore del titolo - a cui avevano già assistito in passato. Il raggruppamento, aveva spiegato il banchiere, "è funzionale all'aumento" in quanto semplifica la gestione amministrativa dei titoli e rende più efficiente la negoziazione. (ANSA).
   

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Borsa: Milano positiva dopo l'esito elettorale - Agenzia ANSA

Fari puntati su Piazza Affari dopo l'esito delle elezioni politiche. La Borsa di Milano (+0,5%) prosegue la seduta in rialzo, dopo le elezioni politiche e in controtendenza rispetto ai principali listini europei. A Piazza Affari corre Tim (+4,1%), uno dei dossier caldi sul tavolo del prossimo Governo.

Lo spread tra Btp e Bund sale a 239 punti, con il rendimento del decennale italiano al 4,46% (+14 punti base), in linea con l'andamento dei tassi in Europa. In luce le banche con Fineco (+4,4%). Bene anche Intesa (+1%), Unicredit (+0,9%), Bper (+0,8%) e Banco Bpm (+0,5%). Mps non è ancora riuscita ad entrare agli scambi con il raggruppamento delle azioni. Bene anche il comparto dell'auto con Iveco (+1,8%), Stellantis (+1,5%) e Cnh (+1,7%). In flessione le utility e l'energia. In fondo al listino Enel (-2,3%), Eni (-1,7%), Hera (-1%) e A2a (-0,4%).

Le Borse europee girano in calo, in una seduta all'insegna della volatilità. Non si allenta la tensione sui titoli di Stato mentre si attendono le prossime mosse delle banche centrali per raffreddare la corsa dei prezzi. Sui mercati permangono i timori di una recessione globale con le materie prime in significativo calo. L'indice d'area stoxx 600 cede l'1%, in vista dell'avvio di Wall Street dove i future sono in calo. In rosso Madrid (-1,1%), Londra (-0,8%), Parigi (-0,6%) e Francoforte (-0,5%).

Sul fronte valutario l'euro prosegue in calo sul dollaro a 0,9641. In flessione anche la sterlina, scesa ai minimi storici, mentre si guarda alle prossime mosse della Bank of England che ha annunciato un aumento dei tassi d'interesse.

Sul fronte dei Titoli di Stato il rendimento del decennale è salito al 4,1% (+29 punti base). Sul fronte azionario i listini sono appesantiti dalle utility (-1,9%), con il gas in netta flessione. Ad Amsterdam il prezzo è sceso a 169 al megawattora. In calo anche l'energia (-0,9%), con il petrolio in calo. Il Wti scende a 78,3 dollari al barile (-0,5%). Nel vecchio continente soffrono anche le banche e le assicurazioni (-1,9%). Tengono le auto (+0,2%) con i tecnologici (+1,1%).

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Dichiarazione dei Redditi, tasse e bollo auto: tutte le scadenze del 30 settembre - I-Dome.com

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  2. Dichiarazione dei redditi precompilata 2022, ecco i suggerimenti dell'Agenzia delle Entrate per il 730 - GUIDA  Gazzetta del Sud
  3. Devi inviare questa dichiarazione entro il 30 settembre: il Fisco dà l’ultimatum  Bonifico Bancario
  4. Modello 730 integrativo 2022: cos'è, quando si usa e scadenza  Money.it
  5. Dichiarazione dei redditi precompilata 2022, ecco i consigli dell'Agenzia delle Entrate per il 730 - GUIDA  Gazzetta del Sud
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Dichiarazione dei Redditi, tasse e bollo auto: tutte le scadenze del 30 settembre - I-Dome.com
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Sunday, September 25, 2022

Conviene comprare BMW X1 2022? I pro e contro del crossover dal prezzo interessante - Business Online

BMW ha appena presentato la terza generazione della X1 2022-2023 e per la prima volta è accompagnata da una variante 100% elettrica denominata BMW iX1. La griglia della nuova BMW X1 è ora più larga e più alta, le linee sono più dinamiche.

La X1 mostra anche una firma luminosa unica, un cofano dalle linee marcate, luci posteriori che traboccano sui parafanghi e sul bagagliaio, un tetto che scende verso la parte posteriore. Ci interessa approfondire tutti i dettagli e dunque:

BMW X1 2022: pro e contro del crossover

Questa nuova versione della BMW X1 2022 mette in mostra un formato più imponente di 5 cm, ovvero una lunghezza di 4,50 m. Il che lo inserisce nella gamma BMW tra il minivan Active Tourer Serie 2 più corto di 10 cm, con cui condivide la piattaforma tecnica UKL, e il suo fratello maggiore, la BMW X3, che è più lunga di 22 cm. BMW X1 guadagna anche 2 cm di larghezza (1,84 m) e 4 cm di altezza, per raggiungere 1,64 m. Inoltre, il suo stile è più deciso e la sua presentazione convincente. È in qualche modo tra due segmenti di mercato (C e D).

Sotto il cofano, la BMW X1 lascerà la scelta tra quattro versioni termiche le cui potenze vanno da 136 a 218 CV. Oltre a questa gamma principale, è prevista l'espansione con le potenti versioni 20i da 170 CV, 20d da 190 CV e come punta di diamante, la BMW X1 M35i da 300 CV. All'inizio del 2023, le varianti ibride plug-in arriveranno come rinforzo, ciascuna offrendo rispettivamente un totale di 245 e 326 CV. Per quanto riguarda la BMW iX1, la versione elettrica, la potenza è di 313 CV per mezzo di due macchine elettriche, quindi la sua batteria con una capacità di 62,5 kWh consente un'autonomia di 438 km secondo il ciclo di certificazione WLTP.

Opinioni e considerazioni BMW X1 2022: comprarlo o no?

Nel 2009, la BMW X1 ha inventato la formula del crossover compatto premium con una ricetta tipica dell'azienda bavarese, ovvero un motore longitudinale e un'architettura a trazione posteriore per le versioni a due ruote motrici. Nel 2015 il modello adotta una diversa base tecnica, quella ampiamente utilizzata nella gamma Mini, oltre che dai minivan Serie 2 Active Tourer e Gran Tourer.

Nel 2022, il terzo opus rimane fedele a questo telaio, massimizzando lo spazio a bordo. Tecnicamente parlando, la BMW X1 non è mai stata così vicina alla Serie 2 Active Tourer, che ha ricevuto un restyling nell'autunno del 2021. I prezzi della BMW X1 partono da circa 40.000 euro

Da notare che il volume del bagagliaio delle versioni ibride plug-in è ridotto, così come quello della versione elettrica (490 litri) e che queste versioni non potranno avere la panca scorrevole. La plancia è quella della BMW Serie 2 Active Tourer con il suo doppio pannello digitale (Widescreen) che consiste in uno schermo da 10,25 pollici rivolto verso il guidatore mentre il touchscreen multimediale da 10,7 pollici riceve l'ultimo sistema operativo con un'interfaccia molto fluida e facile da utilizzare l'interfaccia.

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Non si può finanziare tutto con la lotta all’evasione fiscale - Il Post

Luce e gas, dal 1° ottobre i maxi rincari arrivano alle famiglie - Il Sole 24 ORE

3' di lettura

Sarà un sabato di tristezza e noia per il costo dell’energia. Sabato 1° ottobre, il costo di luce e gas aumenterà in modo rilevante per le famiglie e le piccole attività; è l’aggiornamento con cui ogni tre mesi l’autorità dell’energia Arera adegua ai costi le tariffe dei consumatori a maggior tutela. Sarà per l’economia la stagione più glaciale degli ultimi decenni, non solamente per le famiglie ma anche per le imprese, per molte delle quali al 30 settembre scadranno i contratti annuali per il cui rinnovo c’è una preoccupante rarefazione delle offerte.

Già da mesi sentono appieno i rincari dell’energia i consumatori riforniti dal mercato libero con contratti a prezzo variabile, soprattutto le imprese e quei due terzi delle famiglie che hanno abbandonato le tariffe dell’Arera per passare ai contratti liberi.

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Nell’aggiornamento del 1° luglio l’autorità dell’energia Arera era riuscita a rinviare ancora di tre mesi i rincari per i consumatori del segmento tutelato. Ma ora le tariffe non possono più tenere nascosti troppi mesi di mercato carissimo.

LA STANGATA ENERGETICA

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Ipotesi raddoppio

Quanto morderà l’aumento per i consumatori ancora regolati dalla tutela? Impossibile dirlo oggi, con una settimana di anticipo. Il presidente dell’autorità dell’energia, Stefano Besseghini, mesi fa aveva preconizzato un raddoppio, ma molto dipenderà dall’esito del voto di oggi e dall’orientamento rassicurante che darà il prossimo Governo dopo l’ubriacatura elettorale.

Le tariffe che i consumatori tutelati pagano oggi si aggirano per la corrente elettrica sui 25 centesimi al chilowattora. Dati gli andamenti del mercato e i ricuperi da fare per gli aumenti dei mesi scorsi che non sono ancora entrati nella bolletta, si può pensare che da ottobre a dicembre la tariffa elettrica si collocherà tra i 40 e i 50 centesimi al chilowattora. Cioè la crescita della sola voce energia elettrica si aggirerebbe tra il 60% e il 100%; le altre voci che compongono la bolletta dovrebbero rimanere abbastanza stabili.

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Luce e gas, dal 1° ottobre i maxi rincari arrivano alle famiglie - Il Sole 24 ORE
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Agenzia delle entrate, attenzione al 30 settembre: giorno cruciale - solofinanza.it - SoloFinanza

Fate attenzione perché se utilizzate la fatturazione elettronica dovrete fare un pagamento entro il 30 settembre all’Agenzia delle Entrate. Ecco cosa bisognerà pagare per non essere insoluti.

Questa data potrebbe essere di estrema importanza per chi usa la fatturazione elettronica. Vediamo il perché.

fatturazione elettronica
fatturazione elettronica solofinanza.it

Giorno importante per chi usa la fatturazione elettronica, cosa bisogna pagare

Quante volte sarà capitato di ricevere una fattura? Questo documento fiscale è obbligatorio per chi è proprietario di Partita IVA e determina il rapporto tra il venditore ed il cliente.

Se siete titolari di una Partita Iva e siete lavoratori autonomi allora sapete bene di cosa si tratta, mentre sono tantissime ancora le persone che quando si parla di fattura ancora non hanno bene in mente come questo documento e il sistema di fatturazione funzioni.

Per chi non lo sapesse però, vediamo che bisognerà assolutamente pagare entro il 30 settembre all’Agenzia delle Entrate se utilizzate la Fatturazione Elettronica.

Quello che bisogna pagare all’Agenzia delle Entrate entro il 30 settembre: fatturazione elettronica

Se si è un imprenditore, un negoziante o un lavoratore autonomo, emettere fatture è sicuramente una delle attività che sono all’ordine del giorno, ma sono ancora in molti a non sapere questo dettaglio molto importante. Allora spieghiamolo nel dettaglio per permettere a tutti di comprenderlo. 

Infatti se si inviano delle Fatture Elettroniche bisogna anche creare un bollo elettronico che ha la stessa funzionalità di un normale bollo cartaceo ma poi la domanda sorge spontanea: quando bisogna pagare il bollo? Ma soprattutto, quanto?

Il bollo elettronico infatti non viene pagato al momento, bensì dovrà essere pagato entro alcune date specifiche, ma non lasciatevi spaventare perché il sistema di pagamento è molto semplice e può essere fatto comodamente da casa. Per poter pagare il bollo bisognerà accedere sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate tramite SPID, con le credenziali o una Smart Card.

Una volta fatto l’accesso al sito bisognerà andare nella propria Area Personale e cercare la voce “Le tue Fatture”. In questo modo si avrà accesso a tutti i servizi collegati come ad esempio il pagamento dell’imposta di bollo.

tassa fatturazione elettronica
Bollo fatturazione AdE solofinanza.it

A questo punto bisognerà fare il conteggio dei bolli da pagare e compilare l’F24 oppure procedere al pagamento direttamente tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate. 

Una procedura semplice da rispettare, ma che potrebbe essere un problema per chi non ne è al corrente, o semplicemente per chi in modo distratto dimentica di pagare il bollo. Il 30 settembre è vicino, occhi aperti!

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Mps, Ita Airways, Tim, Ilva. Ecco i dossier industriali che il prossimo governo dovrà affrontare sin dal… - Il Fatto Quotidiano

Per quanto concerne le politiche industriali sono quattro le patate bollenti che il prossimo esecutivo si troverà a dover maneggiare sin dai primi minuti a palazzo Chigi. Ita Airways, banca Mps, Ilva e Telecom Italia. A cui si aggiunge lo spettro di una serie di default a catena tra i piccoli e medi operatori energetici colpiti dalla crisi del gas. Il primo dossier è quello della mini compagnia aerea, al 100% del Tesoro, per cui si stanno definendo i dettagli della vendita. Il governo Draghi ha deciso di procedere con la cordata composta dal vettore statunitense Delta e del fondo Usa Certares. L’offerta è stata preferita a quella della cordata concorrente di cui facevano parte Lufthansa e il gruppo di trasporti navali Msc. Tuttavia la vendita di Ita è tutt’altro che un capitolo chiuso.

In campagna elettorale Giorgia Meloni ha in più occasioni espresso la sua contrarietà alla cessione (di cui il Tesoro manterrebbe comunque una quota significativa), rimarcando come la decisione dovrebbe essere presa dal prossimo governo. Il problema è che nel frattempo la compagnia continua a perdere, circa 2 milioni di euro al giorno. In estate i dati di traffico sono migliorati ma meno rispetto al resto del mercato. Da sola Ita non vola con le sue ali e la ricerca di un partner pare una scelta obbligata. A meno che il nuovo governo non voglia davvero tentare l’ennesimo e improbabile rilancio, con costi elevati ed alti rischi. Alitalia prima ed Ita Airways dopo sono già costate alle casse pubbliche oltre 13 miliardi di euro.

Il gruppo bancario Monte dei Paschi di Siena intanto continua la sua lotta per la sopravvivenza. La scorsa settimana l’assemblea dei soci ha dato il via libera a un nuovo aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, quasi 10 volte l’attuale valore in borsa della banca (il Tesoro, che controlla ancora il 64%, dovrà versare circa 1,6 miliardi). I soldi serviranno innanzitutto per finanziare il piano di riduzione dell’organico che prevede 4mila uscite e quindi, in prospettiva, ridurre i costi della banca. Subito prima dell’assemblea Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia, aveva detto: “È un momento difficile ed è meglio aspettare il nuovo governo”. In queste settimane il leader della Lega Matteo Salvini ha più volte prospettato l’intenzione di fare di Mps “il perno di un terzo polo bancario concentrato sulle Pmi”. Secondo Salvini Mps è in grado di reggersi sulle sue gambe e può dar vita ad una serie di aggregazioni. I mercati non sono così ottimisti visto che da inizio anno il titolo ha perso il 67% a fronte di cali tra il 7 e il 19% dei principali concorrenti italiani.

La partita della ricapitalizzazione è solo alle battute iniziali. Dalle prime indicazioni non pare che ci sia una corsa degli investitori a partecipare. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio deve trovare 900 milioni di euro di capitali privati e permettere così al Tesoro, che può intervenire solo a condizioni di mercato, di sottoscrivere la sua quota senza violare la normativa sugli aiuti di Stato. Operazione tutt’altro che semplice in una fase di mercato complicata e dominata dall’incertezza. Incontri informali sono già in corso mentre il road show vero e proprio partirà dopo il lancio dell’aumento fissato per il prossimo 10 ottobre. La banca sta lavorando al prospetto informativo, in cui dovrà dettagliare un quadro preciso di tutti i rischi che l’investimento comporta. Tra i punti critici che Mps dovrà evidenziare nel prospetto figurano quelli legali, ossia 3,7 miliardi di richieste danni per le informazioni date al mercato negli scorsi anni. In cambio dell’assunzione di un rischio non il piano di Mps promette 700 milioni di utili prima delle tasse nel 2024.

In questi giorni Telecom Italia ha aggiornato nuovi minimi storici in borsa dove un’azione si scambia a 0,18 euro. Il governo di Draghi ha discusso per mesi l’ipotesi di una fusione tra la rete a banda ultralarga di Telecom con quella di Open Fiber. Open Fiber è controllata al 60% da Cassa depositi e prestiti, braccio finanziario del ministero del Tesoro, che attende il nuovo governo per fare la sua mossa sulla rete. Giorgia Meloni non è contraria alla creazione di una struttura unica ma FdI ha anche messo a punto un piano che prevede che Cdp si ricompri tutta Telecom Italia per poi rivendere la divisione di telefonia per abbattere il debito, ripagare l’operazione e mantenere il controllo della rete. Bisogna, naturalmente, fare i conti anche con i desideri degli altri azionisti. In primis i francesi di Vivendi che possiedono il 23,9% di Tim e valutano questa partecipazione almeno 31 miliardi di euro.

L’ex Ilva di Taranto continua la sua lenta agonia. La produzione è la metà dei livelli potenziali, 3mila persone sono in cassa integrazione. L’acciaieria (al 30 giugno) doveva pagare ad Eni (controllata al 30% dal Tesoro) bollette energetiche per 258 milioni di euro. In arretrato sono anche 100 milioni di euro di pagamenti ai fornitori dell’indotto che ora minacciano il blocco. Gli impianti rimangono sotto sequestro con facoltà d’uso. Una volta che questa situazione si sbloccherà Invitalia, società del ministero dell’Economia, dovrebbe rilevare un’altra quota di Acciaierie d’Italia da ArcelorMittal, salendo al 60% e controllando così la società. Il decreto Aiuti bis ha stanziato 1 miliardo di euro per sostenere le casse di Acciaierie d’Italia, il Dl Aiuti ter un altro miliardo per la de carbonizzazione. Rischiano di non essere gli ultimi.

L’Ilva, impresa energivora per eccellenza, soffre il balzo dei costi energetici. Ma in seria difficoltà sono anche un centinaio di piccoli operatori (tra i 5mila e i 50mila clienti) che non producono direttamente ma acquistano gas ed energia e poi rivendono ai clienti. I grossisti hanno stretto sulle condizioni di vendita e in molti si trovano sforniti di gas. In Germania il governo ha deciso di nazionalizzare il colosso Uniper, di proprietà della finlandese Fortum, strozzato dalla riduzione delle forniture russe. Per assicurare il rispetto dei contratti Uniper è stata costretta a reperire il gas mancante sui mercati pagando prezzi altissimi senza poterli traslare sui clienti che hanno tariffe bloccate per un determinato periodo di tempo.

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Saturday, September 24, 2022

Banca MPS risale con alcuni rumor. Ecco cosa accadrà lunedì 26 - Trend-online.com

Le ultime novità,  PUBBLICATO:

Tempo stimato di lettura: 4 minuti

Banca MPS

Banca Monte Paschi rimbalza dopo quattro sedute da incubo in cui ha perso oltre il 20%. Focus su alcune indiscrezioni.

In una giornata in cui il mercato continua a mostrare un andamento volatile, con il Ftse Mib che ha oltrepassato in più di un'occasione la linea della parità, prosegue in buon rialzo banca Monte Paschi.

Banca Monte Paschi risale dopo quattro ribassi di fila

Il titolo è reduce da ben quattro sedute in forte ribasso, nel corso delle quali ha complessivamente lasciato sul parterre oltre il 20% del suo valore.

Ieri Banca Monte Paschi ha ceduto circa due punti e mezzo percentuali e oggi ha avviato gli scambi già in positivo.

Negli ultimi minuti il titolo si presenta a 0,2982 euro, con un progresso dell'1,64% e oltre 11 milioni di azioni scambiate fino a ora, già oltre la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 7,4 milioni.

Banca MPS: pesa l'incertezza sull'aumento. La view di Intesa Sanpaolo

Banca Monte Paschi approfitta della buona intonazione del settore bancario, dando vita a una reazione dopo il forte calo delle ultime giornate.

A pesare sul titolo è l'incertezza legata all'aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro che dovrebbe partire a metà ottobre.

L'operazione si appresta a partire in un contesto caratterizzato da non poca incertezza, non solo per via della situazione politica ancora tutta da definire, ma anche per quella dell'azionario.

Gli analisti di Intesa Sanpaolo, commentando gli ultimi rumor sulla ricapitalizzazione, ritengono alto il rischio di esecuzione dell'operazione.
Gli esperti fanno notare che ciò potrebbe essere mitigato dal coinvolgimento degli anchor investor.

Banca MPS: a caccia di anchor investor. Focus su Anima e Axa

L'AD di Banca Monte Paschi ne sta selezionando una decina e stando a quanto riferisce il Messaggero, ne sarebbero stati già individuati molti. 

Tra questi ci saranno Axa e Anima, il primo nella bancassurance e il secondo nel risparmio gestito, con la possibilità che entrambi rivedano i loro contratti per renderli ancora più appetibili.  

Proprio quest'oggi si è appreso da alcune fonti che Banca Monte Paschi avrebbe aperto il tavolo negoziale con Anima Holding, per discutere non solo dei contratti in essere, ma anche del sostegno all'aumento di capitale.

Le stesse fonti aggiungono che l'AD Lovaglio avrebbe avviato le trattative anche con Axa, segnalando che in entrambi i casi si tratta ancora di una fase preliminare.

Banca MPS: lunedì prossimo il raggruppamento azionario

Intanto l'attenzione è già rivolta a lunedì prossimo, 26 settembre, quando ci sarà il raggruppamento delle azioni ordinarie di Banca Monte Paschi, nel rapporto di 1 nuova azione ogni 100.

L'operazione è finalizzata a ridurre il numero di azioni in circolazione in previsione dell'aumento di capitale e a semplificarne quindi la gestione amministrativa.

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Friday, September 23, 2022

Allarme gas, Volkswagen si prepara al peggio: pronta a spostare la produzione - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

4' di lettura

La crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina minaccia di sconvolgere il panorama industriale europeo. Il terrore attraversa il continente come un brivido, con l’industria in prima fila a temere il peggio: il colosso Basf con meno del 50% del gas necessario sarebbe costretto a chiudere l’impianto di Ludwigshafen, chiusura che si porterebbe dietro una filiera di 125 impianti collegati. Altro motivo per chiudere potrebbe essere il prezzo. Gli industriali e i sindacati tedeschi guardano con relativa fiducia alle capacità della politica di non lasciarli a piedi, soprattutto a cominciare dalla prossima primavera-estate, quando sarà misurata la capacità di ricostituire le scorte. Ecco perché chi può cerca di salvarsi escogitando soluzioni alternative. Il gruppo Volkswagen, ad esempio, potrebbe spostare la produzione fuori dalla Germania e dall’Europa orientale, se persistesse una carenza di gas.

Le responsabilità della politica

La più grande casa automobilistica europea, infatti, ha dichiarato giovedì che spostare la produzione sarebbe una delle opzioni disponibili a medio termine se la carenza di gas dovesse durare molto oltre l’inverno. La casa di Wolfsburg ha importanti stabilimenti in Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia, tra i paesi europei più dipendenti dal gas russo.«Come alternative a medio termine» il gruppo tedesco pensa al «trasferimento della capacità di produzione o ad alternative tecniche, in modo simile a quanto è diventato pratica comune nel contesto delle sfide legate alla carenza di semiconduttori e ad altre recenti interruzioni della catena di approvvigionamento», ha dichiarato Geng Wu, il capo degli acquisti.

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Pur affermando di aver fatto i preparativi «migliori possibili» per la carenza di gas per questo inverno, la Volkswagen si è detta preoccupata per l’effetto che i prezzi elevati del gas potrebbero avere sui fornitori.«I politici devono anche frenare l’esplosione attualmente incontrollata dei prezzi del gas e dell’elettricità», ha chiarito Thomas Steg, responsabile delle relazioni esterne dell’azienda. «Altrimenti, in particolare le piccole e medie imprese ad alta intensità energetica avranno grossi problemi nella filiera e dovranno ridurre o fermare la produzione».

I vantaggi del price cap iberico

Dove potrebbe spostare parte della produzione il gruppo Volkswagen? L'Europa sudoccidentale o le zone costiere del nord Europa, che hanno un migliore accesso ai carichi di gas naturale liquefatto via mare, potrebbero essere i primi obiettivi, ha spiegato al telefono a Bloomberg un portavoce. Il gruppo, che dal 1 settembre è passato dalle mani di Herbert Diess in quelle del capo di Porsche, Oliver Blume, gestisce già stabilimenti in Portogallo, Spagna e Belgio, paesi che ospitano terminali GNL (Gas Naturale Liquefatto). Per quanto riguarda Spagna e Portogallo, poi, oltre alla presenza degli stabilimenti al colosso automobilistico verrebbe incontro anche il price cap che divide l'Europa e però è già efficace nei due Paesi iberici. Il tetto al prezzo all’ingrosso del gas è stato approvato dalla Commissione europea e reso efficace dal 15 giugno. Sarà in vigore per un anno. Si tratta di un intervento da 8,4 miliardi di euro: 6,3 miliardi per la Spagna e 2,1 miliardi per il Portogallo. Il tetto è stato fissato a 40 euro per megawattora per i primi sei mesi. A seguire aumenterà di 5 euro al mese, fino a toccare i 70 euro. Il vantaggio per i consumatori dovrebbe esserci, anche se non clamoroso, visti i prezzi da cui si parte: un risparmio medio del 15% in bolletta, secondo il governo di Madrid.

Le altre grandi case europee

Volkswagen non è sola, ovviamente, nella ricerca di una soluzione alla crisi energetica. Martedì scorso il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha parlato di una imminente «decisione strategica» sulla produzione di energia, per rendere più autonomi gli stabilimenti. «È molto chiaro che anche se stiamo rendendo piú compatti i siti produttivi, parliamo di aree molto ampie e tetti ampi, che potremo usare per produrre energia, non solo con impianti solari», ha detto Tavares, ricordando che «se c’è carenza di energia elettrica, il settore che ne soffre di più è quello industriale e io devo mantenere la sostenibilità della mia attività». Insomma, il quarto gruppo automobilistico mondiale dovrebbe rendere noti i suoi piani già entro la fine di settembre.

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Mercati, sterlina ai minimi da 37 anni dopo il piano inglese di taglio delle tasse - Il Fatto Quotidiano

Forte rialzo per i rendimento dei titoli di Stato nell’area euro. I bund decennali tedeschi sono saliti per la prima volta dal 2013 al di sopra del 2%, con un incremento di 13 punti rispetto a ieri. In salita anche i Btp italiani, un decennale paga il 4,24% con un rialzo di 9 punti. Lo spread, ossia il differenziale di rendimento tra i due titoli, si è allargato cosi fino a 225 punti. I decennali francesi rendono il 2,5% (+ 3 punti), gli spagnoli 3,1% (+ 4), i titoli greci il 4,5% (+ 4). La risalita dei rendimenti significa che il valore dei bond sta diminuendo. In sostanza le vendite dei bond superano gli acquisti e l’equilibrio si ristabilisce su valori di prezzo più bassi. Si vende perché i tassi di interesse ufficiali stanno salendo mentre le prospettive per la crescita economica peggiorano. I timori di recessione affossano il petrolio che perde quasi il 4,3% a 86,6 dollari al barile.

Gli attuali rendimenti restano negativi in termini reali essendo ben al di sotto dell’inflazione media dell’area euro. Perde ancora valore l’euro che cede lo 0,75% nei confronti del dollaro, restando al di sotto della parità. Giù anche le borse con cali di oltre il 2%. Milano tra le peggiori arretra di quasi il 4%. I cali più forti sono per Tenaris (- 7,2%), Leonardo (- 5,2%) e Eni (- 4%) in scia con il petrolio. Amplifon è l’unico titolo in positivo. Francoforte scende dell’1,6%, Parigi dell’1,7%. Londra perde l’1,8%. Il nuovo governo britannico guidato da Liz Truss ha presentato un piano di taglio alle tasse da 45 miliardi di sterline, senza però chiarire i dubbi sulle possibili coperture. La sterlina perde il 2.4% sul dollaro e si porta sui minimi da 37 anni.

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L’Istat rivede al rialzo il Pil 2021 (+ 6,7%) Crescita trainata dall’edilizia. Scende il debito pubblico

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Mercati, sterlina ai minimi da 37 anni dopo il piano inglese di taglio delle tasse - Il Fatto Quotidiano
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Bonus Mobili fino al 2024, ecco come devono essere mobili ed elettrodomestici per ottenere la detrazione - InformazioneOggi.it

Il Bonus Mobili fino al 2024 ci consente di acquistare mobili e grandi elettrodomestici e ottenere una detrazione Irpef. 

Grazie alla legge di bilancio 2022 (legge n. 234/2021, articolo 1, comma 37), chi acquista mobili o grandi elettrodomestici negli anni 2022, 2023 e 2024 potrà usufruire della detrazione Irpef del 50%. Ma per quanto riguarda caratteristiche di mobili ed elettrodomestici deve rispettare alcuni paletti.

bonus mobili fino al 2024
Canva

Come sappiamo, per ottenere l’accesso al Bonus Mobili dobbiamo aver eseguito dei lavori di recupero del patrimonio edilizio, su singole abitazioni o condomini.

Nella Guida al Bonus pubblicata dal sito dell’Agenzia delle Entrate è altresì specificato quanto segue. “La detrazione spetta anche quando i beni acquistati sono destinati ad arredare un ambiente diverso dello stesso immobile oggetto di intervento edilizio. Oppure quando i mobili e i grandi elettrodomestici sono destinati ad arredare l’immobile ma l’intervento cui è collegato l’acquisto viene effettuato su una pertinenza dell’immobile stesso, anche se accatastata autonomamente“.

Ricordiamo inoltre che i lavori eseguiti sull’appartamento, edificio o fabbricato devono essere di recupero edilizio. Ma che interventi come la tinteggiatura di pareti e soffitti, la sostituzione di pavimenti o degli di infissi esterni non danno diritto al bonus.

Inoltre è obbligatorio dimostrare la data di inizio lavori. Una volta effettuate le procedure, possiamo comprare mobili e grandi elettrodomestici e chiedere la detrazione Irpef del 50%. Ecco i requisiti da rispettare.

Bonus Mobili fino al 2024, come funziona la detrazione

La detrazione Irpef, se spettante, verrà calcolata su una spesa massima di 10 mila Euro per l’anno in corso, ovvero il 2022. Per il 2023 e il 2024 il tetto è invece fissato a 5 mila Euro.

La detrazione sarà ripartita in 10 quote annuali di pari importo. Infine, è possibile portare in detrazione anche la spesa sostenuta per il trasporto e il montaggio dei mobili ed elettrodomestici acquistati.

Ma come devono essere i mobili e gli elettrodomestici per ottenere la detrazione? Sempre dal sito dell’Agenzia delle Entrate, nonché consultando i cambiamenti sulle Classi energetiche apportate nel 2021 dalla UE, possiamo comprenderlo.

I mobili detraibili sono letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, materassi, apparecchi di illuminazione. Sono invece escluse dalla detrazione porte, pavimentazioni (anche il parquet), tende e tendaggi e altri complementi d’arredo.

Come devono essere mobili ed elettrodomestici per ottenere la detrazione

Per quanto riguarda gli elettrodomestici, ricordiamo che nel 2021 sono state cambiate le classificazioni energetiche. Dunque dovremo attenerci alle nuove indicazioni per scegliere i dispositivi detraibili. Di seguito lo specchietto che illustra i criteri da controllare in etichetta.

classe energetica
Fonte: Commissione Europea

Per quanto riguarda invece le caratteristiche degli elettrodomestici per ottenere la detrazione, l’acquisto deve prevedere quanto segue.

  • Elettrodomestici nuovi, di classe energetica non inferiore alla classe A per i forni
  • Classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie
  • La Classe F per i frigoriferi e i congelatori

Rientrano nei grandi elettrodomestici anche gli apparecchi per la cottura, le stufe elettriche, i forni a microonde, le piastre riscaldanti elettriche, gli apparecchi elettrici di riscaldamento, i radiatori elettrici, i ventilatori elettrici e gli apparecchi per il condizionamento.

Le forme di pagamento per ottenere la detrazione

Ricordiamo che per accedere allo sgravio Irpef del 50% dobbiamo effettuare il pagamento dei beni nei seguenti modi. Bonifico o carta di debito/credito. Non si possono invece usare contanti, assegni bancari o altre forme di pagamento.

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La detrazione spetta anche in caso di acquisto con finanziamento, ma sempre se pagato con i suddetti mezzi. Infine, le medesime regole valgono anche per detrarre la spesa sostenuta per il trasporto e il montaggio.

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Borse Ue ancora in rosso, Milano maglia nera in attesa delle elezioni - Il Sole 24 ORE

4' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Piazza Affari è maglia nera in Europa con un calo superiore a due punti nell'ultima seduta prima delle elezioni di domenica, mentre le Borse europee continuano a fare i conti con i timori per una recessione imminente e le strette monetarie delle Banche centrali, dalla Federal Reserve alla Bce, per cercare di frenare la corsa record dell’inflazione. Questa settimana è toccato, tra gli altri, anche a Svezia, Norvegia e Regno Unito rivedere al rialzo i tassi d’interesse, mosse che hanno mandato in sofferenza i principali listini del Vecchio Continente sulla prospettiva di una serie di aumenti più rapidi delle attese (a partire dalla Federal Reserve). Così, frenati in particolare dal comparto auto ed energetico, si muovono in calo il CAC 40 di Parigi, il DAX 40 di Francoforte, in attesa della revisione del rating da parte di S&P, l'IBEX 35 di Madrid, l'AEX di Amsterdam e il FT-SE 100 di Londra. Vigilia di vendite anche a Wall Street, dove lo S&P 500 alla fine ha chiuso in rosso e sui minimi da luglio. Deboli i listini asiatici, con Tokyo chiusa per festività.

Milano a picco prima del voto di domenica

Per Piazza Affari è l’ultima seduta prima delle elezioni politiche e il FTSE MIB si muove in netto ribasso, con la performance peggiore tra le Borse europee. Gli osservatori che attendono al varco l’esito delle urne per capire la possibile composizione del nuovo governo dopo la caduta anticipata del premier Mario Draghi, coi tanti dossier «caldi» sul tavolo, dal Pnrr alla rete unica.
Nell’attesa, la giornata è ricca di dati macroeconomici a partire dagli indici Pmi a settembre di Francia (in discesa a 47,8 punti, sotto la soglia dei 50 punti), Germania (in calo a settembre, al minimo in 28 mesi), Eurozona (l'indice servizi è sceso a 48,9, manifatturiero a 48,5) e Gran Bretagna, mentre dagli Stati Uniti si guarda all'indice Markit Pmi Servizi preliminare di settembre. Intanto, restando sul fronte macro, prosegue il calo delle immatricolazioni di veicoli commerciali in Europa (Ue, Uk ed Efta). A luglio scorso il calo, infatti, rispetto allo stesso mese del 2021, è stato del 17,7%, scendendo a 149.420 nuove immatricolazioni.

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In rialzo Amplifon, occhi su Tim con trattative con Cdp

Occhi puntati su Piazza Affari nell’antivigilia dell’appuntamento con le urne elettorali. Sul listino principale milanese salgono Amplifon, Inwit e Telecom Italia, alle prese con la trattativa con Cdp sulla rete unica, la cui offerta dovrebbe arrivare, appunto, dopo il voto. Deboli Banco Bpm, Leonardo - Finmeccanica e Saipem.

Restano timori inflazione, Banche centrali e conflitto Ucraina

I mercati sono comunque influenzati dai timori sugli effetti delle politiche restrittive delle Banche centrali impattare sui listini europei. L’aumento del costo del denaro, per combattere l’inflazione, continua a preoccupare gli investitori, ormai spaventati dal rischio recessione. Le principali Borse europee hanno segnato ribassi dopo le mosse della Federal Reserve e della Bank of England che hanno deciso entrambe di alzare il costo del denaro. Mosse che, peraltro, hanno spinto in alto anche gli interessi dei Titoli di stato (il Treasury a dieci anni negli Usa si attesta al 3,69%, quello sul Btp italiano al 4,2%). A preoccupare i mercati, inoltre, resta lo scenario di escalation militare in Ucraina, dopo le minacce del presidente russo, Vladimir Putin, sull’eventuale uso delle armi nucleari.

Andamento dello spread Btp / Bund

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Spread poco mosso in area 220 punti prima del voto

Andamento poco mosso per lo spread BTp-Bund nell'ultima seduta prima delle elezioni. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005494239) e il pari scadenza tedesco è indicato a 220 punti base, uno in meno rispetto all'ultimo riferimento. In leggero calo anche il rendimento del BTp decennale che ha segnato una prima posizione al 4,17% dal 4,19% del closing precedente.

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Thursday, September 22, 2022

Chi vince e chi perde con il dollaro forte - Il Post

Caro energia, decine di rivenditori a rischio default da ottobre: ecco perché e che cosa rischiano i loro… - Il Fatto Quotidiano

I rincari di elettricità e gas si abbattono anche sui fornitori di energia. Rispetto al periodo pre Covid le società italiane hanno visto decuplicare i prezzi di approvvigionamento e sono arrivate a spendere per la materia prima un totale di circa 25 miliardi solo nel mese di agosto. Per l’inverno, con l’accensione dei riscaldamenti, si arriva a 15 miliardi al mese solo per il gas. Le piccole e medie aziende fornitrici rischiano quindi il default e quelle che invece resistono non riescono più a tollerare i ritardi nei pagamenti e a concedere rateizzazioni ai clienti finali – ossia famiglie, interi condomini, ristoranti, negozi e in generale tutte le imprese – che a loro volta rischiano più facilmente il distacco di luce e gas per morosità. La situazione potrebbe farsi ancora più drammatica dal 1° ottobre, quando inizia l’anno termico e scadono i contratti con cui i rivenditori al dettaglio si riforniscono dai grandi produttori e importatori: molti non hanno ottenuto un rinnovo, altri hanno dovuto accettare condizioni molto onerose. E ai clienti che cosa succederà? Se il fornitore va gambe all’aria si finisce nel mercato di ultima istanza, che garantisce la continuità del servizio ma a condizioni fissate dall’Arera e allineate a quelle del mercato tutelato. Che oggi prevede prezzi molto alti.

Contattato da Ilfattoquotidiano.it, Diego Pellegrini, portavoce di A.R.T.E., Associazione Reseller e Trader dell’Energia che riunisce oltre 130 operatori, aiuta a capire nel dettaglio con i numeri cosa sta avvenendo. I fornitori comprano l’energia per tutti i loro clienti oggi per domani, ma questa energia verrà fatturata e quindi incassata proprio dai loro clienti solo dopo 1 o 2 mesi. Questo meccanismo sta mettendo oggi in difficoltà le imprese fornitrici, perché se prima dovevano anticipare una certa cifra, oggi questa cifra è decuplicata.

Focalizzandoci ad esempio sulla sola energia elettrica, ipotizzando di avere un unico fornitore per tutta l’Italia quali sono le cifre di cui stiamo parlando? In un periodo pre Covid, con il Pun a 55 euro/MWh medi, l’impegno dell’intero sistema paese per comprare energia era di circa 1,5 miliardi di euro al mese. Già dal mese di settembre 2021 l’energia è salita su valori inaspettati fino ad allora e da lì in avanti è andata sempre in crescendo anche per via della guerra. Siamo quindi passati dai 4 miliardi di settembre, sempre per comprare la stessa quantità di prima ma al prezzo del mese preso in esame, ai 7,5 miliardi di dicembre 2021, 8,2 di marzo 2022, 11,5 di luglio e 14,5 di agosto.

Stesse considerazioni valgono per il gas: nel periodo pre Covid la spesa annuale per la sola materia prima gas dell’intero Paese era di circa 14 miliardi l’anno, dove nei mesi invernali si spendeva tra 1 e 1,5 miliardi al mese. Siamo passati ad una spesa nel solo mese di ottobre di poco più di 5 miliardi per arrivare ai quasi 10 miliardi dei mesi di dicembre 2021 e gennaio 2022. Ma questi sono mesi con forti consumi gas legati al riscaldamento. Ad agosto, nonostante i consumi logicamente inferiori ai mesi freddi, abbiamo avuto una spesa superiore agli 11 miliardi a fronte di uno storico che non ha mai raggiunto il miliardo nel singolo mese. In sintesi il sistema paese ha speso in soli 2 mesi quello che prima era il costo per un anno intero. E per questo inverno le previsioni sono ancora più nere: la stima del prezzo del gas per i prossimi sei mesi arriva a 90 miliardi a livello Paese, 15 miliardi al mese, calcola Pellegrini. È evidente quindi che la finanza che i fornitori dovevano impiegare precedentemente alla pandemia era attestata su valori più gestibili non solo dai fornitori stessi ma anche dal sistema bancario, il quale deve concedere molte più linee di fido in pochi giorni.

Proprio per aiutare i fornitori a far fronte a questa emergenza prezzi, l’Unione Europea ha aperto al sostegno ai fornitori con aiuti di Stato. A quelli italiani per ora oggi non è arrivato supporto. “Non chiediamo soldi ma interventi strutturali, come il disaccoppiamento delle fonti fossili da quelle rinnovabili nel meccanismo della formazione dei prezzi, oppure l’introduzione dell’Iva al 5% anche sull’energia elettrica o ancora spingere sull’Europa per l’azzeramento degli oneri Ets fino alla fine dell’emergenza. Serve poi un sistema di garanzie a monte di cui deve farsi carico lo Stato. Inoltre, chiediamo di approvvigionare i nostri clienti con il gas naturale acquistato dall’Acquirente Unico applicando un prezzo di vendita predeterminato a livello ministeriale”, commenta Pellegrini aggiungendo che “su questo ultimo punto c’è l’impegno della viceministra dell’Economia Laura Castelli di presentare un emendamento al Decreto Aiuti Ter”.

Una situazione incandescente dunque, che rischia di esplodere il 1° ottobre con l’inizio dell’anno termico, quando scadranno i contratti con cui i rivenditori al dettaglio si riforniscono dai grandi produttori e importatori: come scrive il Sole 24 Ore, molti fornitori non hanno ottenuto un rinnovo, altri si sono dovuti accontentare di volumi di gas inferiori al passato, offerti con minore flessibilità e con condizioni molto onerose. Dunque – scrive il quotidiano – si avvicina il rischio che decine di società energetiche retail falliscano perché non hanno abbastanza gas da distribuire ai clienti. Secondo Utilitalia sono almeno 70, ma molti operatori temono che le società italiane a rischio siano più di 100.

“Milioni di famiglie potrebbero rimanere senza gas a causa della situazione di grave crisi in cui versano piccole e medie società fornitrici e della carenza di risorse nel nostro paese”, spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi. “Di fronte a tale situazione il Governo non fornisce risposte, e preferisce dedicarsi a misure come le vetrate sui balconi, dimenticando che mancano ancora i decreti attuativi sulle comunità energetiche e vanno trovati con urgenza almeno altri 15 miliardi di metri cubi di gas”.

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