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Monday, May 2, 2022

Il "flash crash", poi il panico: Borse scandinave sotto attacco - ilGiornale.it

Il breve momento di crollo delle borse europee di oggi è, allo stato attuale delle cose, senza spiegazione che non sia quella dello scaricamento di una situazione di tensione e nervosismo sui mercati a causa di un motivo scatenante imprevedibile, probabilmente un errore umano. Sono state le Borse scandinave le più colpite da quello che i trader definiscono il "flash crash": attorno alle 10, improvvisamente, sono precipitate in profondo rosso tutte le piazze europee, che hanno poi recuperato (in parte) dopo pochi minuti. Durante il breve attimo di panico sui mercati, l'indice azionario di riferimento di Stoccolma, ad un certo punto è sceso dell'8%.

Copenhagen è invece caduta dell'8,3% ed Helsinki del 7,9%. In risposta a questo momento di caos i mercati europei sono a loro volta arretrati facendo segnare agli indici, che già erano in calo di circa lo 0,8%, perdite variabili tra il 2 e il 4%, per poi riportarsi sui livelli precedenti. Sulla borsa milanese il crollo ha portato l'indice Ftse Mib a cedere quasi 900 punti, accusando una perdita del 3,8%. A Francoforte si è toccato il -2,1%, a Parigi -3,4%, a Madrid il -2,4%, ad Amsterdam -4%. Ora tutti questi listini hanno riassorbito i danni, ma lo spaesamento resta.

In un primo momento si pensava che l'origine del crollo dipendesse dalla Borsa di Oslo ma Euronext Oslo ha spiegato di star esaminando le cause del crollo che al momento risultano inspiegabili.

Nessuna notizia appare, in quest'ottica, tale da giustificare un tracollo di questo tipo. Negli stessi minuti venivano infatti diffusi i dati dell'indice Pmi manifatturiero di aprile in alcuni paesi europei, con un andamento contrastato, non definitivo nelle sue indicazioni. Senza però tracolli tali da scatenare uno schianto o una fase di panico. Più probabile che in questa occasione il crollo sia stato causato da un errore nell'immissione di un ordine, in questo caso su diversi titoli europei, tanto da colpire un po' tutti i listini.

Non si tratterebbe del primo caso nella storia. Il più celebre flash crash è stato quello dell'indice Dow Jones, della borsa valori di New York, avvenuto tra le 14:42 e le 15:07 ora locale del 6 maggio 2010. Quel giorno, in una fase segnata da grande nervosismo per la crisi del debito greca e i postumi della Grande Recessione, senza alcuna provocazione Wall Street lasciò sul terreno il 10% in pochi minuti. Wall Street vide sparire 700 miliardi di dollari per poi rimbalzare di un robusto 7% non sufficiente a ricomporre le perdite. Come riporta Vita, sembra che la causa possa essere legata a "un trader della Citigroup" che avrebbe "passato un ordine di vendita su un complicato prodotto finanziario che includeva il titolo Procter & Gamble digitando "b" di billion (miliardi) anziché "m" di million (milioni) e mandando in tilt l'intero sistema. Panico sui mercati di tutto il mondo con ordini di vendita progressivi. Procter & Gamble arrivava a perdere il 40% mentre altri titoli come Accenture quasi il 100%, recuperando poi il valore iniziale prima della chiusura".

L'errore del trader avrebbe poi alimentato previsioni errate e operazioni spericolate degli algoritmi di trading ad alta frequenza (high frequency trading) su cui si muove la borsa mondiale. L'Hft è basato su algoritmi molto raffinati che basano su determinati parametro di prezzi o di andamento la decisione di procedere a vendite o acquisti massicci. Dunque un errore nell'impostazione dell'input può generare un effetto-cascata prima della correzione. All'Europa, in questo caso, è andata bene perché qualunque sia stata la causa, e l'errore umano è il più probabile, lo schianto è stato mattutino e lontano dalla chiusura. Ma in una fase nervosa, dopo un mese di calo delle borse, Usa in testa, anche un singolo granello di sabbia può mettere in difficoltà l'intero ingranaggio della finanza. In tempi difficili, un piccolo bug è dunque in grado di piegare, anche solo temporaneamente, un intero sistema. Mostrandone tutta la vulnerabilità agli imprevisti e agli "effetti farfalla" che possono trasformare, potenzialmente, un errore di digitazione in un disastro economico. Un'ulteriore testimonianza di quanto la digitalizzazione, se pensata senza un'ottica di controllo umano sui processi, non necessariamente migliori la capacità operativa degli attori economici.

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