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Thursday, April 28, 2022

Generali, le famiglie si schierano per la battaglia: Benetton sosterrà la lista Caltagirone - Corriere della Sera

Manca un giorno all’assemblea per il rinnovo del board che guiderà le Generali nel prossimo triennio. Con i giochi che di fatto si chiudono oggi alle 12, termine entro il quale è possibile esprimere il voto in vista della plenaria di domani. L’esito sarà noto solo quando il presidente Gabriele Galateri leggerà i punti all’ordine del giorno. L’ago della bilancia lo farà il mercato in un assemblea che prevede un’affluenza record, tra il 65 e il 70%.Oggi la sensazione è che l’orientamento di alcuni azionisti di matrice familiare sia forse più chiaro.

L’appoggio delle famiglie industriali e il peso dei Benetton

Fonti vicine alla famiglia Benetton indicano che la cassaforte Edizione, che custodisce il 4% del Leone — una quota che a valori di mercato pesa per oltre un miliardo — avrebbe deciso di sostenere la lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone che ha già l’appoggio dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio, assieme attorno al 20%, sostenuta da Fondazione Crt con il suo 1,73%. È possibile che attorno alla lista Caltagirone si coaguli anche il consenso di altre dinastie industriali — in un allineamento tutto italiano e di matrice familiare —, che avrebbe il consenso anche di alcune casse, come quella Forense. Nomi come i Seragnoli, i Minozzi e forse anche i Lavazza potrebbero appoggiare lo schieramento che si oppone alla «lista del cda» che candida invece il ceo di Generali Philippe Donnet al terzo mandato e che vede l’appoggio di Mediobanca.

Non è per schierarsi in una battaglia che peraltro non è quella di Edizione. Anzi, l’auspicio dei Benetton sarebbe che, concluso il voto, le parti tornassero a dialogare — dicono le fonti — per il bene di un gruppo che con 60 miliardi è tra i maggiori possessori di debito pubblico italiano e che gestisce 700 miliardi di asset, nazionali ed esteri. È un ruolo da paciere quello che si ritaglia la famiglia Benetton, i cui esponenti hanno preso una decisione all’unanimità, riuniti in Edizione attorno al presidente Alessandro. Che dalla sua nomina al vertice della cassaforte ha deciso di imprimere una svolta ai destini delle controllate Atlantia e Autogrill. E ora ha preso posizione anche sul Leone. Il 4% di Generali resta una quota non strategica. È un investimento finanziario e per questo va protetto perché è possibile che Edizione nel lungo termine possa in parte disporne se avrà bisogno di sostenere le necessità delle sue tre società strategiche, Atlantia, Autogrill e United Colors.

Le ragioni del sostegno a Caltagirone

È la visione di Alessandro, quella di un imprenditore, che ha fatto scattare le scelte. Non è un voto contro. Entrambi i piani hanno lati positivi. Ma i Benetton hanno deciso di appoggiare chi nelle Generali ha investito: Caltagirone e Del Vecchio, anch’essi due imprenditori, hanno puntato circa 3 miliardi a testa. Quindi è giusto che possano esprimere rappresentanti in consiglio, sostiene la famiglia. La logica è che tutti assieme debbano lavorare al miglior risultato e che dopo l’assemblea si torni a occuparsi delle Generali, cosa che passa appunto per la ricomposizione delle parti.Con questo voto, l’obiettivo della dinastia è di accorciare la distanza tra le posizioni delle due liste e inaugurare un nuovo dialogo che superi i confronti, anche aspri, che ci sono stati tra i candidati. I Benetton conoscono bene Del Vecchio con il quale hanno partecipato alla prima privatizzazione della Sme. E con Caltagirone sono stati soci nel Messaggero e in Grandi Stazioni.

La lista del cda e i voti die fondi esteri

Al momento i pesi vedrebbero infatti prevalere con un margine, anche rotondo, la «lista del cda», sostenuta da Mediobanca con il 17,2% dei diritti di voto, e da De Agostini con l’1,44%. Il mercato deciderà. I fondi, in larga parte esteri, — che potrebbero pesare fino al 15% dei voti — si sono schierati per il rinnovo di Donnet, seguendo le indicazioni dei proxy advisor. Se la lista Caltagirone non vincerà, la compagine potrà comunque avere quattro consiglieri su tredici, ossia Francesco Gaetano Caltagirone, Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Roberta Neri. Sempre che la lista di Assogestioni non superi lo sbarramento del 5% e si assicuri un posto in consiglio. Troveranno la sintesi? Le premesse appaiono complicate da un confronto che si è consumato anche a livello personale e che non esclude ricorsi alle vie legali da parte dei contendenti. Gli scenari di una possibile pace parlano di futuri riequilibri dei pesi azionari e dei ruoli nel board nell’ambito di un’intesa nuova. Per ora restano solo scenari

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