MILANO - Dopo il forte rimbalzo della vigilia, con i mercati europei che hanno riguadagnato oltre 400 miliardi di capitalizzazione, gli scambi del Vecchio continente si riportano in ribasso. Le vendite si sono rafforzate dopo che la Bce, che pure ha assicurato di esser pronta a tutto pur di mantenere la stabilità dei prezzi e dell'economia a seguito della crisi ucraina, ha delineato la strada per la fine degli stimoli straordinari: un percorso accelerato che per il mercato è un atteggiamento più da falco del previsto. Ora gli investitori arrivano ad aspettarsi già due rialzi dei tassi quest'anno, a settembre e a dicembre. Nelle sale operative arriva anche il dato sull'inflazione Usa, che a febbraio vola al 7,9%: in linea con le attese, ma pur sempre ai massimi da quarant'anni per l'impennata dei costi energetici esacerbata dalla guerra in Ucraina.
Milano si conferma in forte calo in chiusura: -4,2% con le banche (ieri protagoniste delle risalita) che sono nuovamente le più pesanti. Due titoli di rilievo - Banca Intesa e Unicredit - sono finiti in asta di volatilità, appesantiti anche dal faro della vigilanza sulle conseguenze del conflitto sulla liquidità. Tra le poche eccezioni Tim (+3,3%) alle prese con un eventuale risposta del cda all'opa del fondo Kkr, e Leonardo (+1,5%) in vista di un incremento delle spese per la difesa annunciate da molti paesi Ue.
Sulle Borse europee pesa anche l'incontro in Turchia tra Lavrov e Kuleba, ministri degli Affari Esteri di Russia e Ucraina, che non ha registrato alcun progresso: a fine giornata, Parigi cede il 2,83%, Francoforte il 2,93% e Londra l'1,22%. Mentre Goldman Sachs si unisce all'elenco di imprese occidentali che lasciano il mercato russo, dalla Bloomberg rimbalza la notizia che Russian Railways sarebbe la prima società a non aver onorato il pagamento di una cedola ai sottoscrittori di obbligazioni che aspettavano oggi il versamento di 23 milioni di euro. Anche a Wall Street chiude negativa: il Dow Jones perde lo 0,34% a 33,173,02 punti, il Nasdaq cede lo 0,95% a 13.129,96 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,43% a 4.259,40 punti.
A certificare la lettura dell'annuncio Bce come una stretta sulle previsioni c'è la volata dello spread che aveva aperto la seduta a 147,2 punti, e a fine giornata segna 164, con il rendimento balzato dall'1,673% all'1,9% sul mercato secondario. Anche i tassi degli altri titoli dell'Eurozona hanno registrato un'impennata: i Bund tedeschi a 5 anni sono tornati positivi, per la prima volta dal 28 febbraio scorso. Riflessi anche sull'euro che risale dopo che la Bce ha annunciato che concluderà il programma di acquisti netti App nel terzo trimestre se l'andamento dell'inflazione sarà confermato. Dopo un iniziale balzo, la divisa unica modera il rafforzamento e passa di mano a 1,1006 dollari (da 1,0993 ieri in chiusura) e a 127,68 yen (127,31).
Proseguono inoltre le forti fluttuazioni delle materie prime, con il mercato che si chiede se i maggiori produttori di greggio incrementeranno la produzione per bilanciare la mancanza di petrolio russo in seguito alle sanzioni imposte a Mosca. Prosegue, per ora, il rally del petrolio ma senza la volatilità dei giorni scorsi: il Wti di aprile è scambiato a fine seduta a 110,2 dollari (+1,3%) e il Brent di maggio a 113,1 dollari (+1,8%), mentre il gas naturale cala a 128 euro al megawattora (-18 per cento).
Tokyo recupera il rally
Si era mossa invece in forte rialzo, questa mattina, la Borsa di Tokyo che ha segnato il maggior balzo giornaliero (+3,94%) dal dicembre 2020, prendendo spunto dal recupero degli indici azionari Usa. Ieri sera, infatti, Wall Street ha chiuso in forte rialzo con il Nasdaq che ha guadagnato il 3,59% e il Dow salito del 2%.
Le Borse cinesi chiudono la seduta in territorio positivo sulla scia dei guadagni di Wall Street e dei listini europei, e dei prezzi ragionevoli del petrolio: l'indice Composite di Shanghai guadagna l'1,22%, a 3.296,09 punti, mentre quello di Shenzhen mette a segno un progresso del 2,12%, a quota 2.160,94.
Le Borse di oggi, 10 marzo. Milano -4,2% dopo la Bce, sale lo spread. Vola l'inflazione Usa: +7,9% a febbraio - la Repubblica
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