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Thursday, October 21, 2021

Big Tech, nel 2021 ricavi su del 30% e 27 milioni di profitti netti al giorno - Corriere della Sera

Big Tech, nel 2021 ricavi su del 30% e 27 milioni di profitti netti al giorno

Il mondo è di nuovo uscito da casa ma ha continuato a comprare e a vivere online. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione e la (parziale) riconquista della normalità ha confermato che le abitudini di consumo sono definitivamente cambiate con internet. Nei primi sei mesi del 2021 (quindi post lockdown), il fatturato aggregato dei 25 maggiori operatori mondiali del softweb è cresciuto del 31,1%. I giganti, dagli americani Amazon, Google, Microsoft e Facebook, ai cinesi Jd.com, Alibaba a Tencent, hanno aumentato gli utili dell’80,2%: ogni giorno incassano in media 27 milioni di profitti netti,triplicati in tre anni, contro i 5 dei grandi gruppi della manifattura, e nel periodo 2018-2020 hanno risparmiato tasse per 24,5 miliardi. Fatturano oltre 1.150 miliardi, pari al 70% del Pil italiano, per il 65% realizzati dai colossi Usa e per il 27% da quelli cinesi. Hanno in cassaforte 639 miliardi di liquidità, tesoro investito per metà in titoli a breve termine. Lo rileva il nuovo «Rapporto sulle software e web companies» realizzato dall’Area studi Mediobanca.

Le tasse (non) pagate

Come le altre multinazionali, ma più di loro grazie al fatto che i ricavi digitali sono più “trasportabili”, i big del softweb sopportano un carico fiscale minimo: il 40% dell’utile ante imposte è tassato in Paesi a fiscalità agevolata e ciò ha permesso un risparmio di quasi 11 miliardi nel 2020 e di 24,5 nel triennio 2018-2020. L’aliquota media risulta quindi pari al 12,8%, inferiore di 10 punti a quella media teorica (dichiarata dagli stessi big). La global tax, l’accordo sulla tassazione delle multinazionali sottoscritto l’8 ottobre da 136 Paesi, potrebbe cambiare le cose: la tassazione minima per le multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni è fissata al 15% mentre per i big sopra i 20 miliardi è prevista la stessa tassazione sui profitti fino al 10% del fatturato, e del 25% su quelli che eccedono questo rapporto. Ma, ed è la parte che coinvolge di più i big del softweb, questa porzione viene redistribuita nei Paesi di competenza e tassata secondo le rispettive aliquote fiscali. Nel rapporto viene dunque simulato il tax rate effettivo dopo la “riforma” per i colossi del softweb, in crescita dal 12,8% al 13,9%.

Per capire cosa potrebbe cambiare nella realtà è sufficiente guardare al caso italiano: i colossi del websoft nel nostro Paese hanno raggiunto ricavi per 4,6 miliardi (con 13 mila occupati, più di 8 mila relativi alla sola Amazon) e hanno versato al nostro fisco quasi 80 milioni, con un tax rate del 31,4%, aumentabile al 40% e a 101 milioni se si considerasse la digital service tax. È evidente la sottostima del fatturato grazie alla sua allocazione nelle zone a tassazione agevolata.

I record di Big tech (e la corsa continua)

La classifica mondiale del settore è guidata da Amazon, con un fatturato di 314,6 milioni nel 2020: nel 2019 il colosso dell’e-commerce ne fatturata 228,6. Amazon è anche al secondo posto assoluto fra le multinazionali, preceduta solo dal colosso della distribuzione «fisica» Walmart che realizza vendite per 425 miliardi. Lo studio di Mediobanca simula a questo proposito il sorpasso: nel solo retail il gruppo di Jeff Bezos, Amazon, fattura oggi 174 miliardi (pari il 55,3% del giro d’affari) e potrebbe raggiungere l’intero Walmart nel 2026, tanto più se realizzerà il progetto di aprire grandi magazzini negli Usa.
Al secondo posto Alphabet (Google) con 148,7, seguito da Microsoft: 116,5. Ci sono poi due cinesi, Jd.com e Alibaba con, rispettivamente 93 e 89,4 miliardi, e il colosso dei social Usa, Facebook, con 70 miliardi. Amazon è primo anche per dipendenti: 1,3 milioni. Il secondo e il terzo big, i cinesi Jd.com e Alibaba, occupano rispettivamente 315 e 251 mila persone.

In un confronto fra web economy e industria (old economy?), Amazon è la sola internet company presente nella top10. Secondo i dati dell’Area Studi Mediobanca, terza multinazionale per ricavi è il colosso petrolifero cinese Cnpc con 257,3 miliardi, seguito da un altro big cinese dell’energia Sinopec con 255,5 miliardi, da Apple (che potremmo definire “misto” visto che è hi tech ma soprattutto hardware) con 223,7 e da Volkswagen con 222,9.

Le società tecnologiche e lo sprint in Borsa

Ovviamente nessun confronto è possibile dal lato della Borsa: la capitalizzazione delle 25 softweb è aumentata del 20,7% nei primi nove mesi del 2021 e di quasi il 90% dal 2018 al 2020: valgono 10 volte l’intera Piazza Affari e al 15 ottobre 2021 sul podio prima è Microsoft con 1.969 miliardi, seguita da Amazon con 1.488 e Google con 733. Subito dopo ci sono Facebook con 667 miliardi e Tencent con 527.

Il websoft e l’industria tradizionale

Per quanto ancora saranno possibili queste distinzioni? Se la digitalizzazione è ormai pervasiva e sta cambiando anche l’industria “tradizionale”, i colossi del websoft a loro volta stanno diventando sempre di più «conglomerate innovative». Amazon vuole entrare nella grande distribuzione old style ma già ora la parte più redditizia del suo business non è nell’e-commerce bensì nei servizi web che significa cloud, software, fintech. E lo stesso vale per gli altri big, presenti in tutte o quasi le tipologie di business, dai servizi ai social network, dallo streaming al fintech, fino ai viaggi, al game, al food delivery e alla sharing mobility.

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