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Friday, September 17, 2021

Brexit, la Gran Bretagna ritorna a libbre e once: addio al sistema metrico decimale dopo 27 anni - Corriere della Sera

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A LONDRA - La nostalgia dell’Impero arriva sugli scaffali dei negozi: il governo di Boris Johnson ha annunciato, in nome della Brexit, l’abbandono del sistema decimale in chili e grammi per i prodotti in vendita, imposto vent’anni fa dall’Unione europea, e il ritorno alle tradizionali pounds e ounces inglesi, ossia libbre e once, conosciute anche come “misure imperiali”. E’ una promessa che il premier conservatore aveva fatto appena si era insediato a Downing Street: “Ripristineremo quell’antica libertà – aveva detto -. La gente capisce cos’è una libbra di mele: ci sarà un’era di generosità e tolleranza verso le misure tradizionali”.

Il gioco della Brexit

In realtà, è un sollievo soprattutto per le generazioni più anziane, abituate da sempre a ragionare in quel modo (mia moglie, inglese, non ha mai capito cos’è esattamente un chilo): per i più giovani, cresciuti col sistema europeo, sarà un po’ più difficile raccapezzarsi. Per capirci, una libbra equivale a 450 grammi, ma è composta di 16 once, che dunque equivalgono ciascuna a circa 28 grammi: se un pollo pesa 6 libbre e 10 once, è un vero rebus. Ma è una confusione che vale il gioco della Brexit, in nome della quale il governo Johnson ha annunciato un gran falò dei regolamenti europei: tornerà anche lo stemma con la corona reale sui boccali di birra, introdotto nel lontano 1699 per stabilire dove deve arrivare una pinta e sostituito nel 2006 dal marchio CE (conformità europea).

La vittoria postuma di Steve Thoburn

Il ripristino delle misure imperiali è una vittoria postuma per Steve Thoburn, il fruttivendolo passato alla storia come “il martire della metrica”, che vent’anni fa venne condannato a sei mesi di carcere (con la condizionale) per aver venduto un casco di banane in libbre invece che in grammi: in base alle direttive europee, era infatti illegale contravvenire al sistema metrico. Già allora Johnson, che era direttore dello Spectator, il settimanale conservatore, aveva tuonato contro la “mostruosità” di “costringere i britannici a usare le misure di Napoleone”.

“Capitalizzare le libertà della Brexit”

Adesso giustizia è fatta. E non ci si ferma qui: perché nell’annunciare la decisione il ministro per la Brexit, Lord Frost, ha sottolineato che il ritorno alle misure imperiali è parte di una più ampia manovra per “capitalizzare le libertà della Brexit”. E dunque dalla protezione dei dati all’agricoltura geneticamente modificata, dalle tecnologie verdi ai servizi finanziari, la Gran Bretagna si prepara a divergere dall’Unione europea “per creare un ambiente regolativo competitivo che sostenga l’innovazione e la crescita”. In altre parole, basta con le cautele e i lacciuoli imposti da Bruxelles e via libera alla deregulation.

La Brexit quando fa comodo

Ma in realtà il governo britannico sembra voler applicare la Brexit soltanto quando gli conviene: ha infatti sospeso l’introduzione dei controlli doganali sulle merci in arrivo dall’Europa, nel timore di trovarsi con i supermercati vuoti. Già da settimane in Gran Bretagna ci sono difficoltà di approvvigionamento a causa delle nuove norme sugli spostamenti, che hanno messo in crisi le catene logistiche: tanto che si teme che possa addirittura “saltare” il Natale. Mettere in atto pure i controlli doganali avrebbe fatto precipitare la situazione: e dunque, in barba alla retorica sul “riprendere il controllo”, Londra ha deciso di far finta che la Brexit in questo caso non sia avvenuta (e dire invece che gli europei i controlli sulle importazioni britanniche hanno cominciato a farli, e pure in maniera rigorosa). Allora il ritorno alle “misure imperiali” appare soprattutto come una mossa populista, una decisione di facciata per dare al pubblico l’impressione di fare sul serio: ma quando poi la Brexit rischia di “mordere”, torna comodo ignorarla e andare avanti come se niente fosse.

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