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Thursday, May 27, 2021

Smart working, piace di meno ai giovani Vince il modello ibrido e fa aumenta i ricavi - Corriere della Sera

Qual è il futuro del lavoro? Non lo sappiamo ancora esattamente, quello che è certo però è che la maggioranza dei lavoratori chiede un modello ibrido, una nuova modalità che coniughi la possibilità di lavorare part time in ufficio con la flessibilità di lavorare, per il resto del tempo, del tempo a distanza, non necessariamente da casa.Secondo il Rapporto appena pubblicato da Accenture condotto sul 9.326 lavoratori a livello globale, l’83% degli intervistati sceglie come «ottimale» il modello ibrido del lavoro, dove gli individui hanno la possibilità di lavorare in remoto tra il 25% e il 75% del tempo. Facile capire perché.

Il modello ibrido unisce il meglio die due mondi. Secondo Accenture coloro che durante la pandemia del Covid-19 hanno avuto la possibilità di alternare il lavoro in ufficio con il lavoro a distanza, hanno goduto di una salute mentale migliore, hanno rafforzato le loro relazioni professionali e lavorare per la loro azienda ha permesso loro, nel complesso, di sentirsi meglio. Inoltre hanno sperimentato meno «burnout» di coloro che hanno lavorato unicamente in ufficio o soltanto da remoto.

Dallo studio emerge che c’è un 40% di individui che sente di poter essere produttivo e in salute ovunque: sia lavorando completamente a distanza che in loco oppure una combinazione dei due, alla luce della nuova tendenza che pare premiare il modello ibrido. Inoltre, l’85% delle persone che dicono di poter essere produttive e in salute ovunque, sostengono di avere intenzione di rimanere con la loro azienda per molto tempo.

Però trovare un modello ibrido che funzioni per tutte le generazioni può essere una sfida: tre persone su 4 (74%) della Generazione Z (cioè i post Millenials nati tra il 1995 e il 2010) vogliono più opportunità di collaborare con i colleghi faccia a faccia, una percentuale più alta rispetto al 66% espresso dagli appartenenti alla Generazione X (chi è nato tra il 1965 e il 1980) e al 68% deiBaby Boomers (i nati tra il 1946 e il 1964). Come dire, sono i più giovani a preferire il lavoro in ufficio rispetto ai colleghi con qualche anno in più, invece maggiormente attratti dal lavoro a distanza, avendo probabilmente stabilito relazioni più salde con i colleghi e desiderando avere più autonomia rispetto alle costrizioni imposte dalla presenza in ufficio.

Questo nuovo segmento di forza lavoro, costituito da individui che rimangono produttivi sia in ufficio che a casa e che hanno le risorse personali e organizzative più forti, è tra i dati più interessanti della ricerca. E costringe i leader responsabili ad ampliare il dibattito sul futuro del lavoro, in modo che non riguardi «solo la posizione, ma anche ciò che guida la produttività, la salute e la resilienza delle nostre persone», sostiene Christie Smith, alla testa della divisione Talent & Organization/Human Potential di Accenture dal marzo 2021.

Dal rapporto emerge che ciò che separa i lavoratori che sono produttivi ovunque (40%) da quelli che sono disconnessi e frustrati (8%), non è lo stress, ma se hanno le risorse giuste a livello individuale e organizzativo per aiutarli ad essere produttivi ovunque. Queste risorse includono l’autonomia lavorativa, la salute mentale positiva, la leadership di supporto e un’azienda matura digitalmente.

Inoltre, le organizzazioni che permettono a una forza lavoro resiliente di essere più produttiva e più sana ovunque stanno raccogliendo anche benefici finanziari. Il 63% delle aziende ad alta crescita dei ricavi ha già abilitato modelli di forza lavoro per la produttività ovunque, dove i dipendenti hanno la possibilità di lavorare in remoto o in loco. Mentre la stragrande maggioranza (69%) delle aziende a crescita negativa o nulla sono ancora concentrate su dove le persone andranno a lavorare fisicamente, favorendo tutto in ufficio o da remoto piuttosto che promuovere un modello ibrido.

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