Ci sono Apple e Microsoft (che obiettavano per iMessage e Bing) ma anche Alphabet (Google), Amazon, ByteDance (TikTok), Meta (Facebook e Instagram). Esclusa Samsung. Dovranno sottostare a una serie di regole su interoperabilità e apertura
Che il Digital Markets Act al vaglio dell'Unione europea non piacesse alle Big Tech è chiaro sin dall'inizio. Ora però la lista dei gatekeeper, ossia le società che tra le altre cose hanno 45 milioni di utenti attivi al mese, è ufficiale. La Commissione europea ha incluso Alphabet (Google), Amazon, Apple, ByteDance (TikTok), Meta (Facebook e Instagram) e Microsoft. All'appello manca invece Samsung che a luglio era tra le sette ad aver dichiarato soglie che l'avrebbero potuta includere nell'elenco.
Per ora, le più agguerrite sono state Microsoft e Apple. Entrambe avevano chiesto alla Commissione europea di escludere dall'elenco dei servizi che dovranno sottostare alle regole del provvedimento rispettivamente Bing e iMessage. Al momento, sembra che la Commissione abbia accolto le istanze e valutato che i due servizi menzionati non rientrino nei requisiti richiesti.
Le piattaforme coinvolte
La Commissione ha individuato le seguenti piattaforme: quattro social media (TikTok, Instagram, Facebook e LinkedIn), due di messaggistica istantanea (WhatsApp e Messenger), tre sistemi operativi (Android, iOS, Windows), un motore di ricerca (Google), due browser (Chrome, Safari), oltre a YouTube e i servizi pubblicitari di Google, Amazon e Meta. La lista comprende anche servizi come Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store e Meta Marketplace.
Come esplicitato dai commissari Margrethe Vestager e Thierry Breton l'obiettivo è mitigare l'emergenza delle start-up europee che fanno sempre più fatica a reggere la concorrenza delle grandi società tecnologiche. «Per troppo tempo, Apple ha utilizzato il suo monopolio sul mercato delle app per aumentare ingiustamente i prezzi, danneggiare i concorrenti e limitare la scelta dei consumatori europei. Come previsto, la Commissione Europea ha riconosciuto Apple come gatekeeper - ha commentato Olivia Regnier, Head of European Government Affairs di Spotify - Apple dovrà ora porre fine alle sue pratiche palesemente anticoncorrenziali nell’UE, smettere di obbligare gli sviluppatori a pagare tariffe ingiuste e discriminatorie nell’App Store e consentire agli sviluppatori di comunicare direttamente con i consumatori in merito a nuove offerte e promozioni. Come ha già fatto in passato, Apple probabilmente cercherà di eludere i propri obblighi di conformità, ma i consumatori e gli sviluppatori dell’UE contano sulla Commissione per applicare efficacemente la DMA, proteggere i consumatori europei e rinvigorire l’innovazione tecnologica per le imprese europee».
Dal canto suo Apple ha dichiarato: «Rimaniamo molto preoccupati per i rischi per la privacy e la sicurezza dei dati che il Dma comporta per i nostri utenti. Ci concentreremo su come mitigare questi impatti e continuare a fornire i migliori prodotti e servizi ai nostri clienti europei».
Le istanze di Microsoft e Apple
Microsoft aveva fatto presente che il suo motore di ricerca Bing non potesse sottostare alle regole del Digital Markets Act, tenuto conto del fatto che il suo marketshare è di circa il 3 per cento. Di conseguenza, non avrebbe dovuto essere equiparato in termini di obblighi a Google, che invece supera il 90 per cento, a cui invece verrà imposto di offrire all'utente la possibilità di scegliere un motore di ricerca alterativo.
La Mela di Cupertino aveva chiesto invece l'esclusione di iMessage, che non supera i 45 milioni di utenti attivi al mese e per questo non dovrebbe rispettare l’obbligo dell’interoperabilità con altri servizi di messaggistica, come ad esempio WhatsApp di Meta. Tuttavia, tenendo conto del fatto che iMessage è integrato sui dispositivi come iPhone, iPad e Mac, gli analisti hanno stimato che il numero di utenti è superiore a un miliardo. Detto ciò, i numeri ufficiali non sono mai stati divulgati dalla società. A prescindere da questo aspetto, è ipotizzabile che Apple subirà le conseguenze peggiori adeguandosi all'obbligo di consentire l'uso di app store alternativi e il cosiddetto sideloading delle app su iOs e iPadOS tanto inviso dalle parti di Cupertino.
Cosa prevede il Digital Markets Act
Perché il Digital Markets Act è così indigesto alle Big Tech? Facciamo un passo indietro. Come accennato poco sopra, la legge prevede un elenco di cosiddetti gatekeeper, ossia società che rientrino nei seguenti requisiti: offrono servizi con almeno 45 milioni di utenti attivi al mese, hanno un fatturato annuo pari o superiore a 7,5 miliardi di euro negli ultimi tre esercizi finanziari o una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro nell’ultimo esercizio finanziario.
Le Big Tech che anche prima della pubblicazione dell'elenco hanno ammesso di superarli sono state Alphabet (Google), Amazon, Apple, ByteDance (TikTok), Meta, Microsoft e Samsung (poi esclusa).
Sulla base delle dichiarazioni, la Commissione europea ha elaborato la lista che ha designato ufficialmente le società che entro il 6 marzo 2024 dovranno conformarsi ai requisiti del Digital Markets Act. In pratica significa che quelle identificate come gatekeeper dovranno ammettere sui propri sistemi operativi app, app store e sistemi di pagamento di terze parti, oltre alla cancellazione delle app preinstallate e l’interoperabilità dei servizi di messaggistica. In caso di violazione le sanzioni previste ammontano a pagamenti che possono arrivare fino al 10 per cento del fatturato mondiale (al 20 per cento in caso di infrazioni reiterate). La penalità giornaliera sfiorerebbe invece il 5 per cento.
Digital Markets Act, ecco l'elenco delle Big Tech che entrano nelle nuove regole Ue: esclusa Samsung - Corriere della Sera
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