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Friday, August 4, 2023

Prezzi calmierati per combattere l’inflazione, le industrie dicono no al governo - Il Fatto Quotidiano

Un paniere di prodotti di prima necessità a prezzi calmierati dal primo ottobre al 31 dicembre. È quello di cui discuterà questa mattina -4 agosto – il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, all’incontro con le associazioni della distribuzione moderna e del commercio. L’obiettivo è raggiungere un’intesa entro il 10 settembre e mettere un freno all‘inflazione che, per il “carrello della spesa”, si attesta ancora al +10,4%. Ma l’idea del trimestre salva-spesa non piace a commercianti e produttori, nonostante l’esecutivo abbia assicurato che la modalità di adesione sarà flessibile, nel rispetto della libertà d’impresa.

Il ministro Urso, intervenendo su Twitter, ha richiamato tutti gli attori coinvolti a “uno sforzo comune”, ma la trattativa appare in salita. Il presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli, ha accusato l’industria della trasformazione di non voler firmare con “argomentazioni pretestuose e strumentali” e ha manifestato la volontà di ricercare comunque “possibili forme che consentano di contrastare l’inflazione, a tutela di famiglie e consumi”.

Un netto “no” è arrivato da Centromarca (Associazione italiana dell’industria di marca) e Ibc (Associazione industrie beni di consumo). Il trimestre anti-inflazione “non è praticabile per aspetti sostanziali, di carattere formale e giuridico”, a partire dai ridotti margini di profitto delle imprese e da problemi relativi alle norme antitrust. Anche Unionfood ha espresso dispiacere per le dichiarazioni di Federdistribuzione, ribadendo che qualsiasi intesa non possa prescindere dal coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera alimentare nel senso più ampio, dall’energia alla logistica.

Intanto i dati Istat sui consumi continuano a calare a giugno. In modo “disastroso” secondo le associazioni di consumatori. Assoutenti calcola che le famiglie stiano tagliando consumi per 1.075 euro annui a famiglia. Poi, in una nota congiunta con Federconsumatori e Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori), esprime rammarico per la rottura della trattativa tra il Ministero delle Imprese e la grande distribuzione organizzata. Anche l’Unione nazionale consumatori definisce i numeri sulle vendite al dettaglio “pessimi” e interviene sull’eventuale trimestre salva-spesa. In questo caso, però, il presidente Massimiliano Dona parla di pericolo scampato e si dice entusiasta perché l’intesa con produttori e distributori sarebbe stata “una pubblicità ingannevole che ci saremmo riservati di denunciare all’Antitrust”.

Sono all’insegna della preoccupazione anche i commenti ai dati Istat delle associazioni del commercio, da Federdistribuzione a Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa). Confesercenti sottolinea come lo scenario negativo sui consumi si protragga da più di un anno e pesi soprattutto sui negozi che hanno registrato un crollo del volume di vendita del 6% nei primi sei mesi dell’anno. L’ufficio economico di Confcommercio, infine, vede nei consumi deboli un segnale coerente con la riduzione del Pil nel secondo trimestre.

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