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Wednesday, July 26, 2023

La Fed alza i tassi fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da 22 anni - Corriere della Sera

Come aveva previsto il mercato la Federal Reserve ha alzato i tassi dello 0,25% spingendo il costo del denaro in una forchetta fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi dal 2001. Dopo la due giorni di riunioni il Fomc della Fed ha scelto di varare l’undicesimo rialzo da marzo 2022, perché la guerra contro l’inflazione non è ancora vinta. E oggi la Bce potrebbe replicare l’aumento in Europa. «Valuteremo riunione dopo riunione», ha detto il presidente della Fed Jerome Powell che ha sottolineato come ci sia ancora incertezza sulla curva dei prezzi Molto dipenderà anche dai dati sul Pil Usa del trimestre e quelli sull’inflazione Pce, quella che depura i prezzi da componenti volatili come energia e alimentari, il più prezioso per le decisioni Fed che verranno divulgati giovedì 27 luglio. Troppo presto quindi per capire se nella riunione Fed del 19 e 20 settembre darà seguito ai rialzi o meno.

Inflazione al 2%, un cammino ancora lungo

La Fed è impegnata a riportare l’inflazione del 2%: «la stabilità dei prezzi è necessaria per consentire all’economia di funzionare per tutti e soprattutto per un mercato del lavoro forte», ha detto Powell, sottolineando che la Banca centrale adotterà un approccio dipendente dai dati per i futuri rialzi. «Il processo per riportare l’inflazione al 2% è ancora lungo», ha sottolineato Powell. «Siamo pronti a rivedere» la strategia nel caso in cui dovessero emergere rischi che potrebbero impedire di centrare gli obiettivi della stabilità dei prezzi e della massima occupazione, ha comunicato il Fomc. Gli analisti ritengono che ci sono circa il 50% di possibilità che la Fed alzi il costo del denaro anche in settembre. Cruciale sarà il consueto appuntamento di Jackson Hole, in Wyoming, alla fine di agosto per capire le intenzioni di Powell. Che ieri ha insistito sul fatto che «la politica monetaria non è evidentemente stata abbastanza restrittiva per un tempo necessario. Dobbiamo mantenere i tassi alti per diverso tempo».

Nessuna recessione quest’anno negli Usa

«Abbiamo fatto molta strada ma l’inflazione si è ripetutamente dimostrata più resiliente del previsto»: la Fed può permettersi di essere paziente e risoluta ma «non taglierà i tassi quest’anno, non penso», ha aggiunto il presidente della Fed che manda anche un segnale rassicurante: gli economisti della banca centrale americana «non prevedono più una recessione» alla fine dell’anno negli Stati Uniti, principalmente a causa della «resilienza dell’economia» finora.

Le decisioni della Bce

La nuova stretta della Fed precede l’attesa riunione della Bce che potrebbe alzare nuovamente i tassi indicando però una possibile pausa in settembre, visto che l’inflazione sta calando con decisione. La presidente Christine Lagarde ha avviato il suo ciclo di rialzi nel luglio 2022, quattro mesi dopo gli Usa, e la Bce si è mantenuta su posizioni da falco fino a poche settimane fa. Da giugno qualcosa è cambiato: il dibattitto tra falchi e colombe si è riacceso, e molti membri del board chiedono di guardare all’inflazione nominale, che sta scendendo, e non a quella di fondo, che è ancora persistente. In alcuni Paesi, come la Spagna ad esempio, l’inflazione è già tornata sotto il 2%, e il timore è che nuovi rialzi penalizzino inutilmente l’economia. Lagarde dovrà fare una sintesi tra le richieste delle colombe, che vorrebbero una pausa a settembre, e i falchi che vorrebbero proseguire. Ma questi ultimi sono sempre meno: anche il rigido governatore della banca centrale olandese, Klaas Knot, su settembre non vuole fare previsioni perché tutto è possibile, pausa compresa. A favore dello stop ai rialzi giocano i segnali non buoni che arrivano dall’economia dell’Eurozona. Gli indici Pmi a luglio sono ancora tutti sotto le stime: il manifatturiero scende a 42,7 punti dai 43,5 previsti, e calano anche i servizi, a 51,1 dai 51,5 degli analisti.

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