Da importante finanziatrice di start-up alla fuga dei clienti. Il futuro della Silicon Valley Bank è sempre più in bilico e fa tremare l'intero settore bancario. Anche se il rischio non è quello di una nuova Lehman Brother, affermano gli analisti, le tensioni evidenziano l'impatto dell'aumento del costo del denaro e l'incertezza in cui si trova a operare il settore finanziario. La Casa Bianca e il Tesoro americano monitorano gli sviluppi, con particolare attenzione a un possibile effetto contagio.
La Silicon Valley Bank (SVB) è stata fondata nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medearis durante una partita di poker.
Ed una mano sbagliata sul rientro degli investimenti potrebbe portarla al fallimento. Il suo primo ufficio è stato aperto nel 1983 in North First Street a San Jose. L'ufficio di Palo Alto è stato aperto nel 1985. La sua strategia di business è raccogliere depositi da imprese finanziate tramite capitale di rischio. Si è poi ingrandita nel settore bancario e finanziario degli stessi venture capitalist e ha aggiunto servizi volti a consentire alla banca di mantenere i clienti man mano che si consolidavano dopo la loro fase di avvio.
Nel 1986, SVB si fonde con National InterCity Bancorp e apre un ufficio a Santa Clara. Nel 1988, la banca porta a termine la sua Ipo per lo sbarco in Borsa raccogliendo 6 milioni di dollari. Nel 1990 la banca apre il suo primo ufficio sulla costa orientale, vicino a Boston. L'anno successivo, la banca si internazionalizza con il lancio delle società Pacific Rim e Trade Finance. Adesso il probabile default dopo la decisione a sorpresa di emettere 2,25 miliardi in azioni per rafforzare il capitale a seguito di perdite significative sul portafoglio di investimenti. La reazione dei mercati e degli operatori fanno subito intuire le difficoltà di raggiungere gli obiettivi e l'inizio dei colloqui con gli advisor per una vendita della banca.
Silicon Valley Bank, da start-up alla fuga dei clienti - Agenzia ANSA
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