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Saturday, December 10, 2022

Tim, il fondo Kkr ci riprova: un'offerta per la rete e in partnership con lo Stato - Corriere della Sera

Kkr ci riprova con Tim. Il fondo americano che un anno fa era pronto a lanciare un’Opa da 11 miliardi per l’intera società di telecomunicazioni, ieri si sarebbe fatta di nuovo avanti e starebbe valutando un’offerta, questa volta però solo per la rete e a condizione che il governo accetti di essere partner nell’operazione. L’indiscrezione di Bloomberg, piombata nel mezzo delle strategie dell’esecutivo Meloni sull’ex monopolista di Stato, ha sferzato il titolo, salito del 4% e attestatosi a 0,20 centesimi di euro a fine seduta.Kkr — che già possiede una quota di minoranza in Fibercop, la controllata di Tim specializzata in fibre ottiche, del valore di 2 miliardi di euro — avrebbe recapitato a Roma la sua disponibilità, ma solo come parte di una joint venture con un’azienda sostenuta dallo Stato o nel caso venisse creato un nuovo veicolo finanziario di proprietà pubblica. Il fondo però avrebbe detto chiaro e tondo che sarebbe pronto solo a valorizzare la rete, nessuna Opa all’orizzonte.

Nessuna maggioranza ai fondi

Probabile che a rispondere a questi requisiti sia di nuovo Cassa Depositi e Prestiti, socia al 10% della telco, e nei giorni scorsi ritiratasi dall’offerta per acquisire l’infrastruttura di Tim e fonderla con Open Fiber creando così la rete unica. L’esecutivo però avrebbe già manifestato chiaramente il suo orientamento, ovvero non cedere la maggioranza della società di Tlc ai fondi. Il memorandum of understanding che prevedeva l’offerta di acquisto della rete con Cdp al 35% e Kkr e Macquarie al 65% si sarebbe arenato anche per questi motivi. Il sottosegretario con delega all’Innovazione, Alessio Butti, ha confermato che «per ora» non c’è alcuna un’acquisizione completa di Telecom Italia. Secondo altre indiscrezioni riportate invece da Reuters, sarebbe la stessa Tim a sondare l’interesse degli investitori per i suoi asset e il ceo Pietro Labriola starebbe lavorando per la Netco in particolare con il fondo Usa, ma avrebbe preso contatti pure con Iliad e Poste.

Il nuovo cda

Si aspetta dunque il tavolo che la Presidenza del Consiglio e il ministero delle Imprese e del Made in Italy, attraverso il ministro Adolfo Urso e lo stesso Butti, organizzeranno entro il 31 dicembre, e che dovrebbe coinvolgere le società interessate, i loro azionisti e gli stakeholder. Nell’attesa di notizie più certe, il primo appuntamento da cui potrebbe arrivare qualche indicazione è quello con il cda di Tim del 15 dicembre per la consueta riunione prenatalizia sul budget, ma che potrebbe fare il punto sul Piano di separazione e di riduzione del debito (oggi 2,7 miliardi) con l’eventuale piano B che sostituisce la mancata vendita della rete a Cdp. Altra questione in sospeso è poi la sostituzione del consigliere Frank Cadoret, che rappresentava, con Arnaud de Puyfontaine, il primo azionista Vivendi nel board: il nome più accreditato al momento è quello dell’attuale presidente di Fibercop, Massimo Sarmi. Il manager — una lunga esperienza come dg di Telecom dal 1998 al 2000 e prima ancora alla guida di Tim (la controllata per la telefonia mobile) dal 1995 al 1998 — sarebbe ben visto dai francesi e anche dal governo Meloni.

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