«Nuovi strumenti finanziari» per aumentare «il coinvolgimento diretto dei risparmiatori italiani». La strategia del governo per gestire i 2.770 miliardi di euro di debito pubblico pari al 145,7% del Pil, è stata delineata da Giancarlo Giorgetti durante un'audizione parlamentare a inizio dicembre.
L'idea del ministro dell'economia è di convogliare la liquidità delle famiglie verso nuove tipologie di titoli di Stato. Un po' un ritorno agli anni '80, l'epoca dei bot people, quando il 20% del debito era detenuto dai piccoli risparmiatori, percentuale scesa al 7,42% di quest' anno. L'obiettivo è quello di sottrarsi il più possibile ai repentini cambi di umore dei mercati, in un anno, il 2023, che vedrà il graduale ritiro dei sostegni della Banca centrale europea.
Certo, finora, nonostante Francoforte ce l'abbia messa tutta per complicare la vita al governo Meloni, tra maxi rialzi dei tassi di interesse e la fine dei programmi di acquisto dei titoli (Pepp e App), l'Italia non ha sofferto più di tanto. Anzi, a giudicare da alcuni indicatori, sta pure meglio di qualche mese fa. Dopo aver superato i 250 punti base a metà ottobre, lo spread è diminuito fino a un minimo di 177 punti a inizio dicembre, per poi attestarsi, in seguito alle ultime decisioni della Bce, intorno ai 210, con il rendimento del decennale che ieri è arrivato al 4,47%. Insomma, per dirla con le parole del responsabile della Direzione debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni, non c'è un «caso Italia» sui mercati europei.
Ma il meteo, per il 2023, promette pioggia. Con il cosiddetto Quantitative Tightening, che partirà a marzo, la Bce limerà i reinvestimenti dei titoli in scadenza, riducendo in questo modo il proprio bilancio di 15 miliardi di euro al mese. E questo fino alla fine del secondo trimestre.
NUOVI TITOLI
Dopodiché il ritmo potrebbe persino aumentare, magari attraverso vere e proprie vendite di bond. Visto come stanno le cose, tutelarsi diventa un obbligo. Da qui la strada indicata da Giorgetti, con l'introduzione di nuovi titoli destinati ai piccoli risparmiatori, sulla scorta del modello del Btp Italia, indicizzato all'inflazione e con un "premio fedeltà" per chi lo porta a scadenza. Strada che è stata messa nero su bianco dalle "Linee guida della gestione del debito pubblico" publicate dal Mef qualche giorno fa.
Nel documento sono snocciolati anche numeri sulle emissioni previste per il 2023. Senza contare i Bot, nel 2023 scadranno 260 miliardi di euro di titoli che andranno quindi rimpiazzati, cifra a cui vanno aggiunti i circa 90 miliardi di fabbisogno del settore statale. Considerando che una parte verrà coperta dai prestiti europei e dalla liquidità che c'è in cassa al momento, il Mef prevede di collocare sui mercati 310-320 miliardi di titoli a medio lungo termine (contro i 285 miliardi di quest' anno). Oltre ai Bot (139,4 miliardi nel 2022), per gestire in modo flessibile le esigenze di finanziamento dello Stato il Tesoro punterà non solo sui Btp Italia (ne scadranno 25 miliardi l'anno prossimo) con una o due emissioni, ma anche, nel caso, sui Btp Futura (che non sono stati emessi quest' anno).
AUTARCHIA
Inoltre, nel documento si legge che verrà valutato il ricorso anche «nuovi strumenti che possano risultare di interesse per il pubblico dei risparmiatori retail, tenuto conto di un contesto di tassi di interesse nettamente più elevati rispetto anche al recente passato». Potrebbe vedere la luce poi il Btp autarchico, riservato ai residenti in Italia e dotato di un maxi sconto fiscale. Insomma, il 2023 sarà l'anno dei Btp. Ma se gli strumenti a disposizione del Mef potranno variare, l'obiettivo rimarrà lo stesso: riportare il debito pubblico in mani italiane e metterlo così al riparo dalle turbolenze dei mercati. Stando ai dati di Bankitalia, al 30 settembre erano detenuti da soggetti esteri titoli per 638,9 miliardi di euro, il 28,18% del totale, mentre altri 748,4 miliardi (il 33%) risultavano nei bilanci di banche, assicurazioni e fondi di investimento italiani. Infine, 169 miliardi sono registrati sotto la voce "altri residenti", che comprende i risparmiatori retail. Il problema riguarderà soprattutto i 711 miliardi che la Banca d'Italia ha acquistato per conto della Bce. Finora questa montagna di titoli ha sonnecchiato placidamente nei forzieri di via Nazionale, ma con il Quantitative Tightening una parte andrà smaltita. Gli investitori privati dovranno perciò accollarsi una quota maggiore di debito pubblico. Senza l'ombrello della Bce, insomma, sarà tutto più difficile.
Btp, la mossa vincente: come far soldi nonostante la Lagarde - Liberoquotidiano.it
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