Una piattaforma integrata — incentivi.gov — che include in unico portale in maniera non dispersiva bandi, avvisi, istruzioni, chiamate per manifestazione di interesse, agevolazioni ad imprese, partite Iva, startup, professionisti. Online dal 2 giugno si pone l’obiettivo di avere una logica rovesciata: centrata sulla domanda di imprese potenzialmente beneficiare e non sull’offerta dei bonus e dei progetti promossi dal governo. Si tratta di una sfida titanica: portare la pubblica amministrazione al servizio di cittadini e imprese. Un obiettivo verso cui tendere: su cui hanno indirizzato le energie tutti gli ultimi governi ma non sempre con esiti lusinghieri. Stavolta, per ogni agevolazione, verranno specificate le categorie di interesse, le date di apertura e chiusura degli sportelli, le caratteristiche tecniche, i costi ammessi e l’ambito territoriale. Sul sito, costruito dal ministero dello Sviluppo guidato da Giancarlo Giorgetti, l’aggiornamento della normativa e della modulistica per la presentazione delle domande. Con un’organizzazione dei contenuti improntata a favorire la conoscenza degli interventi di sostegno alle imprese, anche attraverso applicazioni basate sull’intelligenza artificiale.
Una vetrina unica
Sforzo di trasparenza, razionalizzazione, messa a fattor comune. Si chiama anche interoperabilità delle banche dati, perché lo Stato ha già tutto a disposizione solo che gli interventi vengono pubblicizzati poco e male. Serve una vetrina unica. E un’accessibilità che non costringa le imprese (e gli studi di consulenza e progettazione che lavorano in quella che potremmo definire la bonus economy) a doversi districare tra pagine poco chiare e collegamenti ipertestuali che rimandano a provvedimenti scritti da azzeccagarbugli: i mandarini di Stato, profili prevalenti nelle strutture tecniche ministeriali, con grandi competenze giuridiche e poca capacità di comunicazione e marketing.
Gli incentivi per cittadini e imprese
D’altronde da anni viviamo una polarizzazione nel nostro modello produttivo, tra una nicchia di aziende, il 20% del totale, protagonista dell’intero ammontare delle nostre esportazioni, e l’altro 80% che resta attaccato alla domanda interna di consumi che spesso vive di incentivi. Ma in quell’80% c’è un’altra sotto-nicchia, almeno 60 mila imprese, che potrebbe fare il grande salto trascinando il nostro prodotto interno lordo, aumentando la fattura di beni e prodotti, costruendo una domanda aggiuntiva di servizi professionali in modo da far crescere di taglia il nostro terziario. Per farlo dovrebbe raccordarsi meglio con le politiche di stimolo alla domanda decisi dai governi. Un esempio classico è la sterminata pletora di incentivi all’auto-impiego. Citiamone alcuni: Smart&Start per le imprese innovative, On (Oltre nuove imprese a tasso zero), Resto al Sud per nuove attività nel Meridione, «Cultura Crea», che finanzia i progetti artistico-culturale, Self-employment con prestiti a tasso zero per iniziative imprenditoriali di chi non studia né lavora. Quanti le conoscono?
Hai diritto al bonus o all’incentivo? Per scoprirlo arriva la piattaforma del Mise - Corriere della Sera
Read More
No comments:
Post a Comment