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Tuesday, January 25, 2022

Borse, in Usa crolla il Nasdaq, giù anche il Dow Jones. Pesano Ucraina e tassi Fed - Corriere della Sera

Mentre l’Europa chiude una giornata di contrattazioni tutta all’insegna della volatilità in territorio positivo, Wall Street accentua le perdite, scossa dai timori per un’escalation militare in Ucraina tra Russia e Occidente — il Pentagono ha ordinato a 8.500 soldati in massima allerta a preparasi a schierarsi in Europa come parte di una «forza di risposta» della Nato a una mossa militare russa contro Kiev — e per i ribassi sulle stime del Pil mondiale indicati dal Fondo Monetario. Wall Street procede negativa a metà giornata. Il Dow Jones perde l’1,44% a 33.864,69 punti, il Nasdaq cede il 3,18% a 13.414,36 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,30% a 4.308,88 punti.
Qui, le Borse in diretta: consulta indici azionari e andamento dei mercati finanziari mondiali.
Il mercato è anche in attesa delle mosse della Federal Reserve per contrastare l’inflazione che è in forte accelerazione. La Fed pubblica mercoledì l’aggiornamento sulla sua politica, che dovrebbe dare indicazioni sulla fine degli stimoli monetari e anche sul sempre più probabile rialzo dei tassi di interesse.

I mercati europei e asiatici

Le conseguenze sui mercati europei sono state immediate. Il mercato azionario è stato tuto il giorno in preda alla volatilità, dopo l’avvio in forte ribasso di Wall Street, pur riuscendo a chiudere in rialzo.
Così Parigi ha finito a +0,74%, Francoforte a +0,75%, Londra a +1,02%, Madrid a +0,89% e Amsterdam a +0,16%. Milano (+0,22%) sconta anche le incertezze sul nome del futuro presidente della Repubblica, con lo spread che mantiene sopra i 140 punti (144 punti alla chiusura, come lunedì).
Per quanto riguarda i titoli, a Piazza Affari il rialzo del greggio (+1,9% il Wti marzo a 84,89 dollari al barile, +1,75% il Brent di pari scadenza a 87,8 dollari) ha spinto i petroliferi, con Tenaris (+4,62%), Saipem (+3,5%) ed Eni (+3,22%) in vetta. In calo i titoli del risparmio gestito e le auto, mentre la peggiore è stata Leonardo (-5,7%) sui timori per le indiscrezioni sul maxi contratto Eurofighter con il Kuwait, dove due alti ufficiali sarebbero sotto accusa per presunta corruzione. La società ha fatto sapere che il programma «procede in linea con il contratto» e che Leonardo «non è oggetto di una indagine giudiziaria in relazione al programma Kuwait». Sul mercato valutario l’euro si indebolisce e torna sotto quota 1,13 dollari.
A Piazza Affari è riuscito solo in parte il rimbalzo della galassia Agnelli-Elkann, lunedì colpita dalle vendite più forti in una seduta drammatica per il Ftse Mib: Ferrari (+1,29%) si è piazzata tra le migliori ed Exor (-0,31%) ha retto, mentre Cnh Industrial (-0,91%), Stellantis (-1,11%) e Iveco (-2,87%) hanno perso ulteriormente quota. In coda, come detto, i titoli del risparmio gestito (Azimut -2,9%, Finecobank -3,12%, Banca Generali -1,91%) anche se Assogestioni ha segnalato che il 2021 si è concluso all’insegna della crescita per il settore in Italia: il comparto del risparmio gestito ha inanellato 12 mesi consecutivi di flussi positivi con il susseguirsi di masse record (raccolta dicembre +7,8 miliardi, nel 2021 +91,7 miliardi con masse record). Sotto i riflettori Tim (-0,39%), alla vigilia del primo Cda con Labriola amministratore delegato. Da segnalare l’accelerata della Juventus (+5,26%) spinta dal calciomercato: i vertici della Fiorentina hanno aperto ufficialmente per la prima volta alla cessione di Dusan Vlahovic, l’attaccante serbo che è attualmente capocannoniere della Serie A. Tra le peggiori invece Innovatec (-9,82%) ed Eprice (-18,56%), che sono state a lungo fermate in asta di volatilità per i forti ribassi.

In mattinata gli indici hanno resistito ai cali consistenti dei mercati asiatici, che hanno seguito il crollo europeo di lunedì con 386 miliardi di euro bruciati in una sola seduta. Le principali borse di Asia e Pacifico hanno chiuso tutte in negativo: Tokyo (-1,66%), in calo del 10% rispetto ai massimi raggiunti lo scorso settembre, Shanghai (-2,58%), Taiwan (-1,6%), Seul (-2,56%) e Sidney (-2,49%). Ancora aperte Hong Kong (-2%), Mumbai (-0,37%) e Singapore (-1,26%).

Le scelte della Fed e le stime del Fmi

Alcuni economisti ritengono che la Fed si stia muovendo troppo lentamente nell’aumentare i tassi per contenere l’inflazione. Ma c’è anche il timore che la mossa della Fed possa essere troppo aggressiva, provocando così recessione senza riuscire a frenare la corsa dei prezzi. La vicedirettrice del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath, ha detto di augurarsi che il previsto aumento globale dei tassi d’interesse avvenga in modo «ordinato». Il Fmi ha tagliato le stime di crescita dell’economia mondiale per il 2022. Dopo il +5,9% del 2021, il Pil è atteso in crescita quest’anno del 4,4%, ovvero 0,5 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di ottobre. Nel 2023 la crescita è stimata al 3,8%, in rialzo di 0,2 punti. «L’economia globale entra nel 2022 in una posizione più debole delle attese», afferma il Fondo sottolineando che la revisione al ribasso per quest’anno è legata al taglio delle stime per le due maggiori economie al mondo, gli Stati Uniti e la Cina. A pesare sull’economia mondiale è il Covid ma anche l’elevata inflazione.

Le stime sull’Europa e l’Italia

Il Fmi rivede al ribasso la crescita dell’Italia per il 2022. Il Pil è atteso crescere quest’anno del 3,8%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre. Per il 2023 la crescita è prevista al +2,2%, ovvero 0,6 punti in più sulle previsioni precedenti. In rallentamento anche la Germania che crescerà quest’anno del 3,8% (-0,8%) e il prossimo del 2,5% (+0,9%). La Francia segnerà un +3,5% nel 2022 (-0,4%) e un +1,8% nel 2023 (invariata). Per la Spagna è prevista una crescita del 5,8% quest’anno (-0,6%) e del 3,8% il prossimo (+1,2%). Il pil britannico è atteso a +4,7% quest’anno (-0,3%) e a +2,2% nel 2023 (+0,3%).

Le mosse della Bce

«La Banca centrale europea ragiona su tre possibili scenari per il tasso d’inflazione, e uno di questi, anche se meno probabile, è che l’inflazione sia persistentemente, significativamente sopra il 2%, il che richiederebbe una seria stretta monetaria». Lo ha detto il capo economista della Bce Philip Lane in un’intervista al settimanale lituano Verslo zinios. Uno degli scenari ipotetici — spiega Lane — è che le forze disinflazionistiche di prima della pandemia riaffiorino dopo la pandemia, e «il mondo ritorni a tassi d’interesse piuttosto bassi». Un secondo scenario è che tale situazione non ritorni, rendendo più facile per la Bce stabilizzare l’inflazione all’obiettivo del 2%. E un terzo scenario è appunto di un’inflazione «significativamente sopra il 2%» a cui «dovremmo rispondere». Uno scenario che «nell’area euro — spiega Lane — vedo come meno probabile rispetto agli altri due». Lane ha anche ribadito la «sequenza» di una stretta monetaria in tale caso: «La prima decisione sarebbe terminare gli acquisti netti di titoli. E solo dopo valutare i criteri per alzare i tassi d’interesse».

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