MILANO - Borse nervose dopo che dagli Usa sono arrivati dati assai inferiori alle attese sul mercato del lavoro, con la creazione di 210mila posti a novembre che manca di parecchio le aspettative degli analisti, che puntavano su 550mila nuove posizioni. In riduzione ci sono i settori pubblico, dell'automotive e dei retailer.
Rallenta il ritmo di assunzioni delle aziende Usa
Si addensa così qualche nube sulla ripresa della più importante economia al mondo, considerazione che assume ancor più consistenza alla luce dell'evoluzione di questi ultimi giorni sul fronte sanitario. Sembra dunque che si possa riproporre il film già visto durante l'estate, quando fu la variante Delta a rallentare la ripartenza dell'occupazione. "Se la Omicron avesse gli stessi effetti - ha annotato, al Wsj, Justin Weidner, economista di Deutsche Bank - frenerebbe il recupero del mercato del lavoro". Per il momento, tra gli indizi di una normalizzazione che prosegue c'è il fatto che cresce la quota di persone che cercano lavoro. Anche perché i salari (+4,8%) iniziano a rispondere ai rincari dovuti all'inflazione galoppante, per quanto anche in questo caso la crescita delle buste paga sia stata inferiore alle attese (+5%).
Cala, ma è calcolata su diversa base statistica, la disoccupazione al 4,2%. Questo calo - spiega a caldo Antonio Cesarano, global chief strategist di Intermonte - si deve proprio "all'aumento del numero di potenziali lavoratori che attivamente si son presentati per cercare lavoro. Questo probabilmente a causa del venir meno dei sussidi e dei minori timori sulla pandemia dopo il rallentamento dei contagi, tra ottobre e novembre". Per Cesarano, "mettendo insieme le informazioni dei due report ne emerge complessivamente un contesto in cui le aziende hanno iniziato a rallentare le assunzioni nel momento in cui finalmente i potenziali lavoratori si son presentati in modo più copioso a ricercar lavoro attivamente. O, in altri termini, l'offerta di lavoro sta recuperando nel momento in cui la domanda di lavoro da parte delle aziende è apparsa più cauta". Se si guarda il confronto con il pre-Covid, all'appello mancano ancora 3,9 milioni di posti. In particolare, dice Cesarano, mancano "soprattutto le assunzioni nel comparto leisure and hospitality (+23.000) per il quale mancano ancora 1,3 milioni di posti di lavoro per ritornare alla fase pre-pandemica".
I mercati e le mosse delle Banche centrali
Il quadro a luci e ombre emerso dai dati del lavoro americano innervosisce i mercati finanziari. In un primo momento, la creazione di posti di gran lunga inferiore alle aspettative sembra impedire alla Federal Reserve di spostarsi verso toni più "da falco" e quindi verso un'accelerazione della chiusura dei rubinetti con i quali ha inondato di liquidità i mercati. Ma, ricorda Bloomberg, il solo calo del numero sulla disoccupazione consente al governatore Jerome Powell di continuare a spingere per un tapering accelerato: la delusione dei posti creati non è un game changer sulla via della stretta agli stimoli. "Il dato molto deludente sulla creazione di posti di lavoro a novembre è stato compensato dal forte calo del tasso di disoccupazione e dal rialzo del tasso di partecipazione alla forza lavoro - il commento di Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia - Crediamo che le cifre macro di oggi non abbiano alcun impatto nelle prossime scelte della Fed. Riteniamo che, per combattere le pressioni inflazionistiche, la banca centrale statunitense si impegnerà per abbassare le aspettative di inflazione, cambiando radicalmente l’approccio in politica monetaria. Ci aspettiamo quindi che nella prossima riunione del FOMC la riduzione degli acquisti di titoli governativi possa essere maggiore rispetto alle aspettative di mercato".
Dopo un iniziale rafforzamento, sui mercati si sono dunque fatte largo le preoccupazioni sulla tenuta della ripresa e sul fatto che la Fed procederà con la stretta. A fine seduta Milano ha segnato un calo dello 0,26%, Francoforte dello 0,71%, Londra dello 0,14% e Parigi dello 0,44%. Dopo la buona partenza di Wall Street, anche gli indici americani si indeboliscono: soffre in particolare il comparto tecnologico e - alla chiusura delle Borse Ue - il Nasdaq cede il 2,2%, mentre il Dow Jones lima lo 0,4% e lo S&P500 lo 0,96%. A Piazza Affari svetta Recordati, dopo la maxi acquisizione in Uk.
Sulla sponda europea la presidente Bce, Christine Lagarde, ha ribadito che la Banca Centrale Europea è "pronta ad agire" ma "è molto improbabile" un aumento dei tassi nel 2022. Tra i dati macro, indicazioni rassicuranti arrivano dal settore dei servizi. L'indice Pmi rilevato da Markit nel nostro Paese è salito a novembre a 55,9 punti, da 52,4 del mese precedente a fronte del 54,5 atteso dagli analisti. Il dato composito è cresciuto a 57,6 punti da 54,2 di ottobre, ben oltre le attese degli analisti che avevano preventivato salisse a 55,9 punti. Male invece la produzione di auto in Germania: il mercato è crollato del 31,7% ancora a novembre e si prevede che il 2021 si chiuda dieci punti percentuali sotto il 2020.
Questa mattina i listini asiatici si sono mossi in positivo. La Borsa di Tokyo ha allungato sul finale di contrattazioni ed è salita dell'1% con il Nikkei a quota 28.029.57, aggiungendo 276 punti. L'Hang Seng di Hong Kong ha chiuso la settimana sulla parità arretrando dello 0,093%. Positivi invece il Composite di Shanghai che ha guadagnato lo 0,94% a 3.607 punti, e il Component di Shenzhen cresciuto dello 0,86% a 14.892 punti. Il listino dell'isola è interessato dalle scelte di Didi, la rivale cinese di Uber, che dopo pochi mesi prepara suo delisting da Wall Street e si avvia a quotarsi a Hong Kong. In una nota, la società ha detto che il consiglio di amministrazione ha autorizzato l'avvio delle procedure di delisting dal New York Stock Exchange. La decisione segue il pressing di Pechino sul colosso, contraria alla sua quotazione a Wall Street fin dall'inizio.
Sul fronte valutario, il tema prezzi continua ad allarmare anche la Turchia, alle prese in questi giorni con una pesante svalutazione della moneta: a novembre il Paese ha registrato un'inflazione del 21,3% su base annua, ai massimi livelli da tre anni. La Banca centrale di Turchia ha fatto sapere di essere tornata a immettere liquidità nel mercato valutario per la seconda volta in 48 ore "a causa di una dannosa formazione di prezzi nei tassi di cambio", come si legge in un comunicato. In una settimana le riserve valutarie internazionali nette delle Banca centrale turca sono calate di 510 milioni di dollari, passando da 25 miliardi e 180 milioni a 24 miliardi e 670 milioni di dollari.
Chiude a 129 punti base lo spread tra Btp e Bund tedesco, con il rendimento del decennale italiano allo 0,93% sul mercato secondario.
Tra le materie prime, il petrolio si muove in rialzo all'indomani della riunione Opec+ durante la quale è stato confermato anche per gennaio un aumento della produzione di 400mila barili al giorno. Il contratto consegna febbraio sul Brent sale del 2,57% a 71,46 dollari al barile e quello scadenza gennaio sul Wti del 2,38% a 68,08 dollari al barile.
Le Borse di oggi, 3 dicembre 2021. Lavoro Usa sotto le attese, ma per gli analisti la Fed continuerà la sua s… - La Repubblica
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