La mini riforma dell'Irpef è in corso. Le aliquote scenderanno da 5 a 4 (con la cancellazione del prelievo al 41% e il conseguente allargamento della platea dell'ultimo scaglione), verranno rimodulati gli scaglioni e le detrazioni, sarà cancellata l'Irap (l'imposta regionale sulle attività produttive) per ditte individuali, persone fisiche e start up. Questa l'intesa di massima raggiunta tra il ministro dell'Economia, Daniele Franco, e i rappresentanti dei partiti della maggioranza per distribuire gli 8 miliardi di euro di taglio delle tasse previsti dalla legge di Bilancio 2022. Sette miliardi serviranno per la riduzione dell'Irpef, uno per l'Irap.
Come cambiano le buste paga nel 2022 con la riforma dell'Irpef
Il debutto operativo della nuova Irpef dovrebbe avvenire a marzo 2022: in tal caso, le buste paga di quel mese vedranno anche arrivare il conguaglio relativo a gennaio e febbraio. Ma l'effetto su base annua dovrebbe essere pieno a partire da gennaio. Si tratta al momento di ipotesi, ma il governo sembra aver trovato la quadra sull'impianto della riforma. I benefici dovrebbero riguardare quasi tutti i contribuenti, in misura diversa. Come cambierà la struttura dell'Irpef? Adesso ci sono 5 aliquote di prelievo: 23% sui redditi fino a 15mila euro; 27% tra 15mila e 28mila; 38% fra 28mila e 55mila; 41% tra 55mila e 75 mila; 43% oltre 75mila. Dal 2022 le aliquote diventerebbero 4. Nessun cambiamento per il primo scaglione (23% fino a 15mila euro). Il secondo scaglione resterebbe uguale (15-28mila euro), ma si applicherebbe il 25% anziché il 27%. Il terzo scaglione si ridurrebbe di poco (28-50mila euro) ma con un'aliquota più leggera di tre punti, dal 38% al 35%. Sparirebbe l'aliquota del 41% e sui redditi oltre 50mila euro si applicherebbe il 43% (che ora invece scatta dopo i 75mila euro). In sintesi:
Irpef: la tassazione oggi
fino a 15mila euro | 23% |
da 15mila a 28mila euro | 27% |
da 28mila a 55mila euro | 38% |
da 55mila a 75mila euro | 41% |
oltre 75mila euro | 43% |
Irpef: come potrebbe essere dopo la riforma
fino a 15mila euro | 23% |
da 15mila a 28mila euro | 25% |
da 28mila a 50mila euro | 35% |
oltre 50mila euro | 43% |
Il taglio dell'Irpef dovrebbe portare guadagni soprattutto ai ceti medi, con risparmi in busta paga che, secondo il responsabile economico del Pd Antonio Misiani, potrebbero superare i 700 euro annui per alcune fasce di contribuenti del terzo scaglione, attualmente compreso tra 28mila e 55mila euro. Per la struttura progressiva dell'imposta, la riduzione delle aliquote del secondo e terzo scaglione sarà estesa a tutti.
Le stime sugli aumenti in busta paga
I vantaggi più significativi relativi al taglio dell'Irpef dovrebbero riguardare a partire dal 2022 chi ha un reddito tra i 30mila e i 60mila euro lordi l'anno. Secondo i dati del ministero dell'Economia, si tratta di circa 7 milioni di contribuenti. Le elaborazioni della Fondazione studi consulenti del lavoro ci permettono di proporre alcuni esempi utili concreti per capire cosa ci attende con il passaggio da cinque a quattro scaglioni Irpef. I consulenti del lavoro hanno analizzato alcuni casi tipo che rientrano nella media dei redditi italiani. Il primo è a 20mila euro l'anno: l'Irpef attuale, senza considerare alcun tipo di detrazione, è pari a 4.800 euro. Dal 2022, con il passaggio del secondo scaglione dal 27% al 25%, scenderebbe a 4.700 euro con un beneficio di 100 euro.
Nel caso di un unico percettore di reddito da 30mila euro, si passa da un'Irpef lorda di 7.500 euro a 7.200 euro. Il vantaggio è di 300 euro, ma anche qui è concentrato su un'unica persona.
In una famiglia con due lavoratori e reddito complessivo di 45mila euro, equamente distribuito e quindi pari a 22.250 euro a testa, non tenendo conto delle detrazioni per i figli a carico, il passaggio per ciascun contribuente è da un'Irpef lorda di 5.475 euro a 5.325 euro, con un beneficio di 150 euro a testa, pari a 300 euro per il nucleo. Il beneficio, dunque, sale all'aumentare del reddito.
Con un reddito lordo annuale di 40mila euro, invece, il risparmio diventa di 620 euro: l'imposta lorda di 11.520 euro dovuta oggi sarebbe di 10.900 euro dopo la riforma. Se il reddito sale a 80mila euro, il risparmio è invece di 270 euro, quindi più basso: l'imposta lorda di 27.570 euro dovuta oggi sarebbe di 27.300 euro dopo la riforma. Fino a 15mila euro, salvo interventi sulle detrazioni fiscali, non ci sarebbero vantaggi perché per questa fascia di reddito l'aliquota rimane del 23%. Accanto alla nuova riforma delle aliquote Irpef, la rimodulazione delle detrazioni (con il completo assorbimento del bonus Renzi) e della no tax area (ma solo per gli autonomi, da 4.800 a 5.500 euro), dovrebbe evitare bruschi salti di prelievo da uno scaglione all'altro e assicurare meno tasse per tutti.
A che punto è la riforma
L'intesa politica raggiunta al ministero dovrà ora tradursi in legge, previa presentazione in Senato dell'emendamento alla legge di Bilancio col dettaglio delle misure. A complicare il percorso è però arrivata la presa di posizione della Confindustria, molto negativa sull'ipotesi di riforma. Secondo l'associazione guidata da Carlo Bonomi, "la sforbiciata alle aliquote Irpef disperde risorse limitate con effetti impercettibili sui redditi netti delle famiglie e l'intervento sull'Irap, limitato alle persone fisiche, non migliora la competitività". Critici anche i sindacati che hanno chiesto modifiche al governo. La cabina di regia riunita ieri a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi ha confermato lo stesso schema deciso al ministero dell'Economia nel confronto della settimana scorsa con i partiti sul taglio delle tasse, ovvero destinare 7 miliardi al taglio Irpef e un miliardo per sforbiciare l'Irap.
Salta il contributo di solidarietà sui redditi sopra i 75mila euro
È saltato, invece, il contributo di solidarietà per i redditi sopra i 75mila euro contro il caro bollette. Il contributo è stato al centro di un braccio di ferro nel Consiglio dei ministri di ieri. Alla fine sarebbe stato lo stesso Draghi a decidere per un cambio di rotta, evitando nuove frizioni. Il contributo, a carico di chi supera la soglia di reddito, avrebbe dovuto essere utilizzato per far fronte agli aumenti delle bollette, con particolare attenzione alle fasce più deboli. L'idea era quella di far pagare un contributo di solidarietà a chi si trova nelle fasce di reddito più alte, in modo da compensare i 248 milioni di euro circa della riduzione Irpef che impatterebbe sul loro scaglione. Si sarebbe trattato di una restituzione di circa 20 euro al mese a persona.
La proposta era stata avanzata durante la cabina di regia: il premier Draghi avrebbe chiesto ai capidelegazione di esprimersi sulla richiesta dei sindacati: Pd, M5s e Leu a favore, contrari Italia Viva e centrodestra. Il tema è stato affrontato anche nel successivo Consiglio dei ministri, caratterizzato da una sospensione legata, riferiscono fonti di governo, al mancato accordo sul taglio delle tasse. In particolare a dividere sarebbe stato proprio il contributo di solidarietà, per il 2022, per i redditi Irpef sopra i 75mila euro: tale fascia non avrebbe beneficiato del taglio allo studio, così da liberare circa 250 milioni di euro da impiegare contro il rincaro delle bollette.
Nonostante la misura sia saltata, nel corso del Consiglio dei ministri sarebbero stati individuati altri 300 milioni aggiuntivi per arginare l'aumento di luce e gas senza gravare ulteriormente sui contribuenti. Risorse, chiariscono fonti di governo, individuate nel bilancio dello Stato, tra risparmi e fondi non interamente spesi. Sarebbe stata questa la mediazione alla quale si è arrivati per superare le divisioni sul contributo di solidarietà.
Gli aumenti in busta paga nel 2022 con la riforma dell'Irpef: chi ci guadagna di più - Today
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