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«Allo stato attuale mi aspetto che il programma di acquisti pandemici Pepp termini alla fine di marzo. Cosa la Bce farà successivamente? Questo è un tema su cui discuteremo al prossimo meeting del consiglio, a dicembre». Sono quasi le 15,30 di giovedì 28 ottobre. È in corso la conferenza stampa della Bce. Fino a quel momento è tutto tranquillo: la banca centrale non ha cambiato alcunché nella sua politica monetaria. Ma con queste parole Christine Lagarde getta acqua ghiacciata sul mercato dei titoli di Stato: annuncia infatti che il programma pandemico di acquisti di bond (il cosiddetto Pepp) non verrà prorogato dopo la sua scadenza a marzo 2022 e - soprattutto - comunica che allo stato attuale la Bce non ha deciso come evitare uno “scalone” negli acquisti da aprile in poi.
Se la fine del Pepp non è una sorpresa, l’ipotesi dello “scalone” lo è. Così, in quel momento, sul mercato gli investitori colgono un messaggio ben chiaro: pur restando accomodante, tra quattro mesi la Bce potrebbe ridurre la rete di protezione che ha costruito durante il Covid sotto i titoli di Stato. Non è una certezza, sia chiaro, ma il dubbio basta a creare forte turbolenza sul mercato.
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Il grande riprezzamento: spread a 150 punti?
A farne le spese sono stati soprattutto i Paesi del Sud Europa (quelli che più hanno beneficiato del programma di acquisti Pepp) e tra questi il più colpito è stato l’Italia. Così in pochi giorni i rendimenti sono tutti saliti: il decennale spagnolo è passato da 0,54% delle ore 15,00 di giovedì 28 a 0,64%, quello portoghese da 0,44% a 0,57% e quello italiano da 1,02% a 1,22%. Lo spread BTp-Bund è così volato da 112 punti base pre-Bce a 132 di ieri sera: massimo da un anno. E ha continuato a salire anche ieri, nonostante il positivo umore dei mercati testimoniato dalle Borse tutte in rialzo (Milano +1,23%).
Alcune banche d’affari pensano che lo spread continuerà a salire: secondo Citigroup potrebbe arrivare a 150 punti base.
I motivi del rialzo/1: l’incertezza sulla Bce
Come detto, il motivo principale è legato al dubbio lasciato in sospeso da Lagarde: cosa farà la Bce dopo marzo 2020? Attualmente l’istituto di Francoforte acquista bond e titoli di Stato europei attraverso due programmi: con il Pepp (il programma pandemico) ne compra ogni mese per 70 miliardi di euro, mentre con l’App (il residuo del “vecchio” quantitative easing) acquista altri 20 miliardi. A marzo, stando così le cose, resterà in vita solo il programma App da 20 miliardi: il mercato è convinto che la Bce in qualche modo compenserà la chiusura del Pepp con qualche cosa di alternativo (la stessa Lagarde ha detto «noi possiamo avere flessibilità massima»), ma dato che a domanda precisa la presidentessa Bce non ha dato neppure una pur vaga rassicurazione, il mercato ha iniziato a preoccuparsi.
E se la Bce riducesse le protezioni? Ecco perché lo spread BTp-Bund s’impenna - Il Sole 24 ORE
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