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Wednesday, September 8, 2021

La Bce verso un rallentamento degli acquisti «pandemici» - Il Sole 24 ORE

L’INFLAZIONE IN EUROLANDIA

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Inflazione in forte ma temporaneo rialzo

Sono allora molti i fattori in gioco. L'inflazione, innanzitutto, che ad agosto ha improvvisamente toccato il 3%, un valore abbandonato l'ultima volta nel 2011, con una core inflation all'1,6%, il massimo dal 2013. Le aspettative di inflazione, misurate dagli inflation rate swap 5y5y, che si riferiscono al periodo 2026-2031, ne hanno risentito, ma partivano da livelli molto bassi. Ora puntano all'1,7% e segnalano insieme - almeno al momento - una dinamica dei prezzi ancora troppo lenta ma anche l'uscita dalla fase in cui si temeva un ancoraggio delle aspettative in una fascia compresa tra l'1% e l'1,5% (con un'inflazione al 2%, le aspettative devono restare ancorate al 2%). In prospettiva, i modelli della Bce prevedono comunque un nuova rallentamento della dinamica dei prezzi.

EUROLANDIA, CRESCITA E TREND

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Eurolandia in mezzo al guado

Queste sono le circostanze di fondo, che non sembrano richiedere fretta nel chiudere i programmi di emergenza. La crescita invece è ancora lontana dai livelli prepandemici, anche se la ripresa della primavera è apparsa piuttosto brillante. Il pil ha superato il livello di giugno 2020, ma resta ancora indietro rispetto al trend di lungo periodo, interrotto da fattori decisamente esogeni, come l'epidemia e i lockdown.

Priorità alla ripresa

In questa fase la Bce - malgrado una disoccupazione relativamente bassa (ma, di nuovo, alterata da fattori non certo normali) - può certamente concentrarsi sul versante reale dell'economia, nel pieno rispetto del suo obiettivo monetario. Anche se l'obiezione dei “falchi” - perché continuare a iperstimolare la domanda quando l'inflazione segnala che comunque è già superiore all'offerta - non va comunque sottovalutata, né considerata come ideologicamente motivata.

I RENDIMENTI DI EUROLANDIA DAL 2020

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Rendimenti ancora bassi

Il livello dei tassi di mercato - che già risente delle aspettative degli investitori - è al di sopra dei minimi toccati a dicembre, ma resta più basso, malgrado una ripresa economica più rapida delle attese, rispetto a giugno. È un livello appropriato, tenuto conto anche delle prospettive di inflazione? È qui che le differenze tra falchi e colombe diventano davvero rilevanti: guardando al lungo periodo, e al futuro rallentamento dei prezzi, non sembra strettamente necessario un irrigidimento di queste condizioni monetarie, mentre considerazioni diverse - non di più breve periodo, ma di incertezza complessiva: sull'andamento dell'economia e del costo della vita e sul surriscaldamento di prezzi e quotazioni - potrebbero consigliare un graduale rialzo dei tassi di mercato.

LA CORSA DEI PRESTITI ALLE AZIENDE

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Prestiti in frenata

A valle della catena di trasmissione della politica monetaria, mentre il costo del credito resta ovunque relativamente stabile da un anno a questa parte - cala solo in Italia, dove è ai minimi dal 2003 - l'andamento dei prestiti segnala solo una moderata, anche se stabile, crescita dopo il balzo del primo lockdown, quando i governi tentarono di “ibernare” l'economia per permetterle di superare la pandemia con danni collaterali limitati. Non si assiste né a un surriscaldamento, né a un rischio di contrazione dell'economia (anche se il livello dei debiti, pubblici e privati, resterà un vincolo importante dei prossimi anni), ma la crescita va ancora sostenuta.

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