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Thursday, September 9, 2021

La Bce rallenta gli acquisti pandemici - Il Sole 24 ORE

3' di lettura

La Banca centrale europea rallenta gli acquisti di titoli. Le condizioni di finanziamento, che rappresentano in questa fase la bussola della politica monetaria di Eurolandia, potranno essere mantenute a un livello «favorevole», appropriato, con un ritmo di acquisti netti di titoli più lento di quello realizzato nel secondo e nel terzo trimestre, quando - al contrario - la Bce aveva ritenuto necessario accelerarli rispetto al primo trimestre 2021.

La decisione, presa all’unanimità, era ampiamente attesa dai mercati. Soprattutto, non è un tapering, un programma di azzeramento che avrebbe mandato un messaggio sbagliato ai investitori. «Abbiamo ricalibrato il Pepp, come abbiamo fatto a dicembre e poi a marzo», ha spiegato in conferenza stampa la presidente Christine lagarde. La Bce, ha aggiunto, è fiduciosa nel fatto che le condizioni di finanziamento resteranno a livelli appropriati anche con i nuovi ritmi. Non sono stati discussi, ha poi precisato, i passi successivi, che saranno probabilmente esaminati insieme a tutta la strategia di politica monetaria nella riunione del 16 dicembre.

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«Il lavoro non è finito», ha avvertito in ogni caso Lagarde, riferendosi ovviamente all’obiettivo prioritario di inflazione; e questo spiega perché non è stato annunciato un tapering. Le pressioni sui prezzi, al di là dei fattori temporanei, stanno aumentando solo gradualmente. La ripresa è risultata più forte del previsto, ma richiede ancora un ampio stimolo monetario e fiscale: non ha certo permesso all’economia di Eurolandia di tornare ai livelli pre-crisi. Ancora due milioni di posti di lavoro - ha detto Lagarde - mancano all’appello. Le nuove proiezioni dello staff, riviste al rialzo solo per il 2021, indicano una crescita del pil del 5% quest’anno, del 4,6% il prossimo e del 2,1% nel 2023.

La dinamica dell’inflazione permette uindi di mantenere una politica monetaria ultraespansiva. L’accelerazione dei prezzi è puramente temporanea - ha ripetuto anche in questa occasione Lagarde - e la loro dinamica tornerà presto sotto tono, così come lontane dall’obiettivo del 2% sono le aspettative di inflazione di lungo periodo. Pur riviste al rialzo, le proiezioni puntano a un’inflazione media del 2,2% quest’anno, dell’1,7% nel 2022, e dell’1,5% nel 2023; mentre l’inflazione core, che esclude energia e alimentari, potrà essere pari all’1,3% quest’anno, all’1,4% nel 2022 e all’1,5% nel 2022. Il bersaglio è lontano, anche se i rischi sono bilanciati.

La Bce non vede inoltre, all’orizzonte, i temuti “second round effects” che possono derivare da aumenti dei prezzi legati all’offerta, come quelli attuali, generati soprattutto dalle strozzature nelle forniture. Sono le ricadute dei rincari sulle aspettative di inflazione e quindi, innanzitutto, su salari e stipendi; possono rendere «più persistenti e durevoli» questi aumenti. Gli attuali incrementi dei prezzi, ha però spiegato Lagardi, «non necessariamente» conducono a questi effetti, mentre le trattative salariali segnalano incremento solo «graduali e moderati».

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