Dopo Germania e Spagna, che hanno diffuso i dati già ieri, anche Italia ed intera area euro accusano i contraccolpi del caro energia segnando un rialzo dell’inflazione In Italia i prezzi al consumo sono saliti in media ad agosto dello 0,5% rispetto a luglio. Su base annua, ossia in confronto all’agosto 2020, i prezzi sono aumentati del 2,1% (a luglio si era registrato un incremento dell’1,9%). I dati sono stati diffusi in mattinata dall’Istat che segnala come l’inflazione si collochi sul livello più alto dal 2013. La spinta viene dai beni energetici con i carburanti che costano il 12,8% in più di un anno fa e le bollette di gas elettricità rincarate di ben il 34,4%. L’indice relativo al “carello della spesa”, che raggruppa i beni acquistati con maggior frequenza come alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona, torna a salire segnando un +0,8% su base annua. Il dato sui prezzi alla produzione dell’industria, in rialzo a luglio del 12,3% su base annua, diffuso oggi dall’Istat lascia intendere ulteriori pressioni sui prezzi. Questo indicatore tende infatti ad anticipare la tendenza dei prezzi al consumo.
A livello di zona euro, Eurostat registra un balzo dell’incremento dei prezzi dal 2,2% di luglio al 3% di agosto. Il dato è superiore alle attese degli analisti e bisogna risalire al novembre 2011 per trovare un valore analogo. Come per l’Italia è l’energia (+ 15%) a spingere tutto il paniere. Rispetto al luglio scorso l”incremento medio dei prezzi è stato dello 0,4%. Un anno fa, il tasso di inflazione registrato nell’area euro era di – 0,2%. I paesi che registrano i valori più alti sono il Belgio (+ 4,7%), la Lituania (+ 4,9%) e l’Estonia (+ 5%). In Germania il carovita è salito al 3,4%, valore più alto degli ultimi 13 anni. Spagna al 3,3% mentre la Francia si ferma al 2,4% ma con un salto significativo rispetto all’1,5% di luglio. I dati sull’inflazione saranno valutati con attenzione dalla Banca centrale europea che si riunisce la prossima settimana. La Bce ritiene che si tratti di rialzi temporanei che, almeno per ora, non giustificano una riduzione degli interventi di stimolo alla crescita economica. La Bce dovrebbe iniziare “a pensare a come ridurre i programmi speciali” varati contro la crisi pandemica, ha tuttavia affermato oggi il governatore della banca centrale austriaca Robert Holzmann, componente del consiglio direttivo.
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