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Saturday, July 24, 2021

La strategia di Mediobanca: più risparmio gestito e banca d’affari - Corriere della Sera

Utili in forte crescita a 789 milioni di euro, rispetto ai 600 di un anno fa che erano stati impattati dalla prima ondata di Covid: è la stima del mercato (il cosiddetto «consensus») per i conti annuali di Mediobanca che saranno approvati il prossimo 29 luglio dal Consiglio. Una cifra rotonda, frutto della strategia portata avanti in questi anni dal ceo Alberto Nagel al timone di Piazzetta Cuccia dal 2008. Un arco di tempo che ha visto il settore vivere forti discontinuità e che ha portato la stessa Mediobanca a conservare la propria identità ampliando però il mix strategico. È così che essere in linea con le previsioni del piano industriale 2019-2023 permetterà di staccare un dividendo corposo agli azionisti, vecchi e nuovi.

I nuovi soci forti

Il via libera della Bce al ritorno delle cedole scatta a inizio ottobre, in tempo per l’assemblea di fine mese di Piazzetta Cuccia, che stabilirà il loro ammontare. Secondo i calcoli di Intermonte dovrebbe essere di 0,62 per azione, pari al 70% dell’utile. I nuovi soci forti, Leonardo Del Vecchio con il 19%, e Francesco Gaetano Caltagirone, appena salito al 3% — qualunque siano le loro strategie sulla banca (e a cascata su Generali) —, trarranno beneficio dall’investimento in Piazzetta Cuccia (incasseranno rispettivamente 102 e 15 milioni) al pari dei fondi istituzionali che rappresentano circa il 40% del capitale e dei soci storici del patto di consultazione (Doris, Benetton, Ferrero e pochi altri) all’11%. Oltre a questo, c’è l’andamento in Borsa: in un anno il rialzo di Mediobanca è stato del 54%, ben oltre il +30% dell’indice FtseMib, e anche di quello delle banche italiane (+35%) ed europee (+49%). Oggi il titolo vale 8,8 miliardi e si avvicina alla soglia dei 10 euro, a un soffio dai massimi degli ultimi cinque anni (10,85 euro dell’ottobre 2019).

Il business del wealth management

È il business del wealth management a spingere la crescita, soprattutto nelle commissioni che oggi sono un terzo dei ricavi complessivi (464 milioni nei nove mesi con 74 milioni di utili, +11%). Un assaggio lo si è avuto ieri con i conti di CheBanca!: i profitti sono balzati del 52,7% a 48,7 milioni grazie a masse aumentate del 17,2%, ricavi del 13% a 358 milioni, margine di interesse del 7% a 229 milioni e commissioni del 24% a 127 milioni). Nel settore Mediobanca valuta opportunità esterne. Secondo un report di ieri di Ubs, Piazzetta Cuccia sta valutando di rilevare la rete dei promotori da Deutsche Bank Italia, l’ex Finanza e Futuro. Una strada che consentirebbe di accrescere le masse, che attualmente si assestano a quota 32,5 miliardi gestiti da CheBanca! (in totale sono oltre 70 i miliardi gestiti dal gruppo). Una crescita significativa anche se Mediobanca cerca l’occasione per l’operazione che le farebbe cambiare volto, come per esempio nel progetto di acquisizione di Banca Generali di cui si è parlato nei mesi scorsi. Gli analisti della banca svizzera vedono con favore un’operazione più grande, che coinvolga nuovamente la controllata del Leone di Trieste o Banca Mediolanum o Fineco.

Gli altri rami

L’obiettivo di Nagel è uguagliare in termini di contribuzione ai ricavi la banca d’affari («Cib»), attività storica che nei primi nove mesi ha reso ai massimi storici (537 milioni con 232 milioni di utili netti). Nei primi sei mesi del 2021 Mediobanca è risultata in cima alle classifiche Refinitiv delle operazioni annunciate e completate. Anche qui la strategia del ceo è stata quella di puntare sul segmento delle medie aziende, servendo contemporaneamente gli imprenditori con il private banking. C’è poi il secondo ramo storico di Mediobanca, il credito al consumo di Compass, che è stato potenziato nell’online e sul territorio: il Covid aveva rallentato sia le spese dei clienti sia materialmente l’accesso fisico nelle agenzie Compass (-5% i ricavi a 764 milioni nei nove mesi) ma le riaperture hanno portato a un recupero dei livelli pre-Covid. È un mix «unico» di business e di visione strategica — ha evidenziato Citi in un’analisi di fine giugno. Report nel quale si sottolineava anche l’aspetto positivo della governance peraltro rappresentativa sia della lista del board sia di Assogestioni. Da qui la previsione di un rendimento per gli azionisti sostenuto. Mediobanca «ha fondamentali solidi grazie a un capitale elevato con un Cet 1 del 16,3% — prosegue Citi —, con un buffer di circa 670 punti base rispetto allo Srep, un elevato potenziale di rendimento del capitale, una redditività superiore alla media supportata da una maggiore crescita dei ricavi, forte liquidità e migliore qualità degli attivi rispetto ai concorrenti, oltre a moratorie più basse». Tradotto in cifre per la Borsa, «le azioni attualmente vengono scambiate a circa 6-6,5% di dividend yield sul 2022-2024, all’8% incluso il buy-back, e questo è un valore migliore rispetto alla media del settore. Prevediamo che il pay-out sarà al di sopra dell’obiettivo del management nel 2022-2023».

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