La pandemia e la crisi economica e di opportunità susseguenti ai vari confinamenti ha colpito molti settori e migliaia di lavoratori autonomi e ditte individuali. Specialmente in un momento, ne parlavamo in un precedente articolo, in cui il passaggio al lavoro in proprio stava raggiungendo numeri considerevoli.
Per fronteggiare questi disagi, nel corso dell'ultimo anno il Governo ha stanziato numerosi aiuti. Dopo i bonus stanziati l'anno scorso, come scritto in un nostro articolo firmato da Laura Pellegrini, il Governo Draghi ha fatto partire una nuova tranche di aiuti a famiglie ed imprese, riprendendo in alcuni casi delle mosse attuate dal governo Conte.
Il decreto-legge 22 marzo 2021. n. 41 proroga diverse misure di sostegno e finanzia nuovi bonus e agevolazioni per persone e aziende in difficoltà. Il provvedimento è stato convertito, con alcune modifiche, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69. In questo pacchetto di azioni economiche troviamo bonus e contributi destinati ai lavoratori autonomi e alle ditte. Sono 40 miliardi di euro di cui 17 che sono destinati a imprese e professionisti, 9 alle imprese per sostenerle sui fronti del credito e della liquidità e 4 ai lavoratori in difficoltà.
La novità sostanziale è che al criterio del fatturato si aggiunge anche quello dell'utile. Questa modifica allarga la platea dei beneficiari raggiungendo altri 370 mila titolari di partita IVA, come detto da edilportale.com. Ma non è l'unica novità; vediamo insieme nei dettagli quali sono i contributi, nuovi o aggiornati, disponibili per chi ha una partita IVA.
Contributo a fondo perduto per partita IVA: i vari casi
Il nuovo contributo a fondo perduto è regolato dal decreto legge 25 maggio 2021, n. 73 entrato in vigore il 26 maggio 2021. Come scrive edilportale.com, si articoli su tre ipotesi:
- la replica del precedente bonus previsto dal primo Decreto Sostegni; un contributo a fondo perduto per le partite IVA con determinate classi di ricavi e che hanno subito un calo del fatturato di almeno il 30% tra il 2019 e il 2020;
- il calo medio mensile del fatturato nel periodo compreso tra il primo aprile 2020 e il 31 marzo 2021;
- i risultati economici dei contribuenti; a finalità perquativa, il contributo va assegnato sulla base di questo valore tenendo conto dei vari ristori e sostegni percepiti nell'annata 2020-21, anzichè sul fatturato.
Secondo quanto scrive teknoring.com, il contributo a fondo perduto è applicabile a tutti i contribuenti che hanno la partita Iva attiva alla data di entrata in vigore del decreto e che presentano istanze ottengono il riconoscimento del contributo stabilito del decreto ristori di Marzo 2021. Infine, i richiedenti domanda di contributo non possono aver indebitamente percepito tale contributo o non averlo restituito.
Contributo a fondo perduto per partita IVA: la prima possibilità
I soggetti economici che hanno già ottenuto e beneficiato degli aiuti economici previsti dal dl Sostegni non dovranno presentare ulteriori istanze. Riceveranno nuovamente il bonus una tantum e, come in precedenza, sarà direttamente l'Agenzia delle Entrate a erogare tale contributo.
Sono inoltre confermate le modalità di fruizione scelte dal beneficiario nelle precedenti istanze: erogazione diretta sul conto corrente bancario/ postale del contribuente o riconoscimento di un credito d’imposta da utilizzare in compensazione tramite modello F24.
Contributo a fondo perduto per partita IVA: la seconda possibilità
La seconda casistica prevista dal nuovo decreto legge è legata alle perdite di fatturato. Si applica a tutti i titolari di partita IVA che hanno beneficatio dell'aiuto previsto dal Sostegni di Marzo (quindi la prima possibilità) ma hanno registrato ulteriori perdite. Nello specifico, la seconda possibilità va a chi non registra ricavi superiori ai 10.000 euro e ha subito una perdita nel fatturato di almeno il 30% considerando il periodo temporale 1° Aprile - 31 Marzo delle annate 2020/2021 rispetto al 2019/2020.
Rimangono esclusi dalla seconda ipotesi di contributo anche i soggetti la cui partita Iva risulti non attiva alla data di entrata in vigore del decreto, gli enti pubblici e gli intermediari finanziari, i soggetti che, pur avendo attivato la partita Iva successivamente al 1° gennaio 2019 non presentano un calo di fatturato compreso nei valori previsti. I beneficiari otterranno un importo che non può essere superiore ai 150 mila euro. Anche in questo caso ci sono due differenze.
Per chi ha ottenuto il primo contributo, questa seconda tranche si calcola applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dei periodi precedentemente descritti.
- 60% per i soggetti con ricavi e compensi non superiori a 100mila euro;
- 50% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 100mila euro e fino a 400mila euro;
- 40% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 400mila euro e fino a 1 milione di euro;
- 30% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro;
- 20% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro.
Per chi invece non ha beneficiato del contributo iniziale, la seconda tranche si calcola in misura pari all’importo ottenuto applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dei periodi descritti.
- 90% per i soggetti con ricavi e compensi non superiori a 100mila euro;
- 70% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 100mila euro e fino a 400mila euro;
- 50% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 400mila euro e fino a 1 milione di euro;
- 40% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro;
- 30% per i soggetti con ricavi o compensi superiori a 5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro.
Contributo a fondo perduto per la partita IVA: la terza possibilità
Come detto, esiste una terza strada percorribile per fare domanda del contributo a fondo perduto per partite IVA. Tale agevolazione spetta ai soggetti economici con ricavi o compensi fino a 10 milioni di euro che hanno registrato un peggioramento del risultato economico d’esercizio, relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020 rispetto a quello relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019.
Anche in questo caso il contributo non può superare il tetto dei 150 mila euro. Il calcolo del contributo si ottiene applicando alla differenza del risultato economico d’esercizio relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020 rispetto a quello relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, una percentuale ancora da definire e che verrà decisa con un decreto del MEF, il Ministero dell'Economia e della Finanza.
L'istanza deve essere presentata all'Agenzia delle Entrate in via telematica e presentata entro trenta giorni dalla data di avvio della procedura stessa. Tale istanza può essere presentata solo se la dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020 è presentata entro il 10 settembre 2021.
Bonus affitto per i titolari partita IVA: una proroga da considerare
Uscendo fuori dai ristori e dai contributi a fondo perduto appena attivati, ci sono ancora un paio di bonus di cui parlare. La principale è senza dubbio il bonus affitto, decretato l'anno scorso è che a Settembre è stato prorogato fino a Dicembre 2021. La misura è riservata a riservata a tutte quelle attività commerciali, industriali, artigianali, agricole, d’interesse turistico e termali che hanno registrato cali di fatturato durante questo infausto periodo.
Il credito d'imposta rimane fisso al 60% per contratti di locazione. In caso di affitto d'azienda, la percentuale di credito di imposta passa dal 30% al 50%. In caso di differenti contratti stipulati è possibile richiedere il credito d'imposta su tutti i vari casi.
Gli effetti dei bonus sulle partita IVA
Le possibilità di richiedere degli incentivi di supporto ci sono, ma ogni sacrosanta volta si alza un coro di voci contrarie agli aiuti statali. Tutti i bonus e i contributi stanziati in questo ultimo anno hanno effettivamente dato una mano all'economia e ai titolari di partita IVA?
Il report trimestrale pubblicato dal l'11 Maggio dal MEF offre delle risposte, parziali ma già abbastanza illuminanti. Riportiamo da informazionefiscale.it:
Nel 2020, l’anno della pandemia e del lockdown totale, le cessazioni registrate sono 333.495. Nel 2019, l’anno che tutti i provvedimenti emergenziali prendono come parametro di normalità per valutare le perdite subite, invece sono state registrate 429.478 chiusure di partite IVA, un numero sorprendentemente più alto.
Prevedibili, invece, sono le cifre che riguardano le nuove aperture di partite IVA dei primi tre mesi del 2021: 186.019 con un aumento del 15,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un incremento del 105,7 per cento, se si considera solo marzo, che nel 2020 ha segnato l’inizio della crisi epidemiologica e dello stop generalizzato.
Come si può notare, il calo delle cessazioni di partita IVA è al 22%; questo dato ci dice che in tempo di pandemia sono state chiuse meno partite IVA rispetto al periodo pre-COVID. I dati reali arriveranno nei prossimi mesi, ma possiamo già dire che l'intervento tempestivo dello Stato ha evitato un bagno di sangue tra i lavoratori autonomi, pur con tutte le difficoltà e critiche.
Copywriter e creative writer, classe 1991.
mi sono laureato in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all'Università degli studi di Bologna con una tesi sulla serialità televisiva americana. Ho lavorato come scrittore creativo e assistente di produzione in una casa cinematografica specializzata in documentari.
Scrivo per lavoro e per passione. Ho ricevuto diversi premi e riconoscimenti sia nella scrittura di sceneggiature per il cinema che nel campo della narrativa breve. In particolare, con riferimento al premio Il Cavaliere Giallo del 2018, ho avuto l'onore di ricevere la menzione speciale per la sceneggiatura "Acquario".
Il mio motto è? "Sii cauto e osa".
Tutti i bonus da conoscere se hai una partita IVA - Trend-online.com
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